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Racconti di Dominazione

L’amica fidata 2

By 1 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

La mattina seguente ci svegliammo ancora abbracciati, un bacio dolce sulle sue labbra per ringraziarla della serata precedente e mi alzai.
Ero ancora nudo e mi avviai verso il bagno. Tornai poco dopo e la trovai già vestita, mi sorrise e mi baciò con passione.
La accompagnai alla porta e la salutai.
‘Allora ci vediamo presto’ disse lei, ‘grazie per la serata, &egrave stato bello anche se alcune cose sono state un po’ dolorose’.
Sorrisi. Stavo per ricambiare il ringraziamento’
‘Beh non fa niente, vorrà dire che sarai mio schiavo per un giorno come hai promesso…’
Chiusi gli occhi. ‘Caz.. &egrave vero’ pensai.
La sua sembrava una sfida e, come promesso, l’accettai.
La conoscevo bene ed ero convinto che non ce l’avrebbe fatta a reggere il ruolo, lei era di indole sottomessa, io no.
Stabilimmo subito la data e il luogo.
‘Ufficiale allora? Appuntamento tra 2 giorni a casa mia alle 9 di mattina. Puntuale mi raccomando’ mi disse con uno strana espressione scolpita sul volto. Accettai.
I 2 giorni passarono veloci e la mattina stabilita mi presentai da lei puntuale.
Mi fece salire e come aprì la porta i miei occhi si spalancarono sbalorditi.
Indossava solamente un corpetto, un perizoma in pizzo, delle autoreggenti e dei sandali con tacco 12, tutto rigorosamente nero. Per me era una rivelazione vederla agghindata in questo modo, lei così timida e pudica’
La sola visione mi provocò un’erezione immediata e molto probabilmente la notò anche lei.
Ricomparse il ghigno malizioso sul suo volto e mi fece entrare.
Mi squadrò dalla testa ai piedi per guardare come mi ero preparato e appoggiò una mano sul jeans all’altezza del membro tastando per avere conferma della mia erezione, poi ritrasse la mano sorridendo.
‘Benvenuto, accomodati pure in sala e spogliati. Io intanto vado a sistemare un paio di cose.’
Entrai nell’ampio salone e levai tutto tranne i boxer.
Tornò in sala con in mano un frustino e mi osservò nuovamente.
‘Non ti avevo detto di spogliarti?’ mi disse con aria seria e decisa.
‘Si ma non mi hai detto fino a che punto.’ risposi con fare divertito’alzò il frustino e mi colpì con forza sul lato esterno della gamba.
‘Ahiaa! Oh ma sei scema?! Così fai male!!!’- un’altra frustata mi raggiunse nello stesso punto.
‘Ahia!’
‘Zitto e da ora in poi ricordati che io sono la tua Padrona. Parlerai solo se te lo dirò io.’
Alzò di nuovo il frustino. ‘Ok ok, come vuoi’come vuole lei Padrona.’ ed evitai di subire la terza stoccata in pochi secondi.
Sfilai i boxer e rimasi nudo davanti a lei, non so perché ma in questa situazione mi sentivo in imbarazzo a mostrare le mie grazie.
Nel frattempo l’erezione era scomparsa.
Mi ordinò di aprire leggermente le gambe e ubbidii, appoggiò la punta rettangolare di cuoio del frustino alla base del membro e lo alzò nella posizione che in cui avrebbe voluto che fosse, ovvero quella eretta. Poco a poco riprese vigore fino a che non fu completamente rigido.
A questo punto spostò la punta del frustino alle base dei testicoli e li colpì da sotto.
Non fu un colpo particolarmente forte ma bastò a strapparmi un piccolo urlo.
‘Metti le mani dietro la testa e non urlare, soffri in silenzio’ ordinò con voce ferma. E riprese a colpirmi i testicoli da tutte le angolazioni possibili: da sotto, di fronte e dai lati.
Mi trattenni a stento ma ce la feci.
Non appena questo ‘gioco’ terminò si sedette sulla poltrona e mi ordinò di inginocchiarmi.
‘So che ti piacciono i miei piedi, ora finalmente puoi leccarli.’
Iniziai immediatamente a leccare le dita, una ad una per poi risalire lungo il collo del piede e arrivare alla caviglia. Indossava ancora i sandali e le autoreggenti quindi non mi era possibile dedicarmi ad altro.
Ad un certo punto alzò la gamba e mi mise la suola in faccia. ‘Succhia il tacco.’
Rimasi perplesso, era come fare un pompino e per un ragazzo etero come me era troppo imbarazzante!
A distogliermi da questo pensiero giunse una frustata sul lato della mia natica.
Presi quindi a succhiare il tacco come da lei ordinato. L’avevo visto fare spesso e cercai di imitare i movimenti. Feci del mio meglio e lo lavorai per un po’ leccandolo dalla punta al tallone, prendendolo tra le labbra e muovendo la testa avanti e indietro facendolo continuamente scomparire e ricomparire dalla mia bocca.
Poco dopo mi disse di staccarmi, di levarle i sandali e le calze e di riprendere il lavoro orale ai suoi graziosi piedini.
Eseguii l’ordine e stavolta mi dedicai alle dita con maggiore attenzione: leccai tra di esse e le succhiai con piacere una ad una.
Non era poi una grande tortura per me, l’unica cosa umiliante era la posizione, in ginocchio con il viso praticamente per terra e il sedere all’aria non mi sentivo molto virile.
Nonostante tutto la mia erezione persisteva e lei si divertiva con l’altro piede a stuzzicarmi il membro per godersi i miei sussulti e i miei leggeri gemiti di piacere.
Continuai a leccarle i piedi, occupandomi anche della pianta e dello spazio tra essa e le dita.
Intanto lei rideva compiaciuta, divertendosi a schernirmi per la mia posizione sottomessa.
‘Ma lo sai che sei proprio bravo come leccapiedi? A saperlo te li avrei fatti leccare prima!’
E ancora ‘ ‘Guardati, sei completamente nudo, inginocchiato davanti a una ragazza che ti sta umiliando e tu sei con il cazzo in tiro! Non ti vergogni? Rispondi!’
‘Si Padrona, ma i suoi piedi sono divini.’
Non mi sentivo particolarmente umiliato, ma questa sua frase, detta in questo modo, iniziò a cambiare le cose.
Crebbe in me una sensazione di umiliazione che diveniva maggiore ad ogni insulto della mia Padrona.
Quando si stancò mi allontanò la faccia col piede nudo e lucido per merito della mia lingua.
Mi disse di rimanere a 4 zampe e di seguirla in camera.

Mi avviai e nel contempo riflettei su alcune cose.
Io mi aspettavo un trattamento simile a quello che avevo riservato lei, invece mi stavo rendendo conto che sarebbe andata oltre ogni mia previsione.
Mi sarei potuto alzare per andarmene, ma qualcosa dentro di me me lo impediva.
Forse la voglia di vedere fino a che punto sarebbe potuta arrivare, o forse il semplice desiderio di provare un’esperienza nuova’o meglio, una già provata varie volte ma dall’altra parte della barricata.
Rimane il fatto che continuai a seguirla come un cagnolino fino alla camera dove lei si fermò e mi ordinò di sdraiarmi supino sul suo letto.
Eseguii e mi accomodai tenendo lo sguardo sulla mia Padrona per cercare di capire quali fossero le sue intenzioni.
Mi disse di posizionarmi a croce, la stessa posizione in cui l’avevo fatta mettere io pochi giorni prima, e mi legò saldamente polsi e caviglie alla testa e ai piedi del letto matrimoniale tendendo al massimo le corde.
Salì sul letto anche lei e iniziò a masturbarmi. Aveva delle mani incredibili, le muoveva con dolcezza e maestria, senza incertezze e in pochi minuti arrivai vicino all’orgasmo.
Fu in quel momento che lei, capendo che ero al limite, si fermò, prese nella mano i testicoli e li strinse.
Stavolta non riuscii a trattenere l’urlo e gridai per il dolore.
Pensai che qualcuno al di fuori dell’appartamento mi avesse sentito.
‘Ti ho detto che non devi urlare!’ e mi arrivò uno schiaffo in pieno viso.
‘Mi scusi Padrona, non sono riuscito a trattenermi ma non succederà più.’
Lei fece cenno con la testa per approvare la mia risposta.
Nonostante tutto decise di bendarmi e imbavagliarmi.
‘Ora ti faccio provare un po’ di giochini, dovresti conoscerli”
Sentii il rumore della rotella dell’accendino che sfregava la pietrina, immaginai che stesse accendendo una candela e la mia previsione fu azzeccata.
La prima goccia mi cadde sul capezzolo sinistro, poi una nella zona addominale, un’altra sul fianco e poi una sulla coscia. Stava lentamente avvicinandosi al pene e iniziai a prepararmi mentalmente per non urlare e non subire ulteriori punizioni.
Fece cadere una goccia sull’inguine e strinsi i denti immaginandomi quale sarebbe stato il bersaglio seguente.
Arrivò invece sul capezzolo destro e per un attimo mi rilassai.
Fu in quel momento che sentii un bruciore incredibile ad un testicolo, poi sentii bruciare anche l’altro, poi fu il turno della base dell’asta. Tutto avvenne in rapida successione, molto probabilmente aveva acceso anche una seconda candela.
Continuò facendomi colare cera lungo tutta l’asta e sui testicoli. Il dolore era forte e cercai di liberarmi dalla morsa delle corde per proteggermi le parti intime.
‘Ti brucia vero?’ disse ridendo chiaramente mentre mi scostò il bavaglio.
‘S..sì’ – riuscì a rispondere io senza urlare ‘ ‘ti prego basta, fa malissimo’
Per tutta risposta mi tirò uno schiaffone in faccia. ‘Devi darmi del Lei cretino!’
‘Mi perdoni.’
Appoggiò una mano sul mio membro sempre eretto e riprese a masturbarmi, solo per pochi secondi però. Si fermò e scappellò completamente il glande con delicatezza.
Un brivido mi percorse lungo tutto il corpo e fece vibrare anche il mio membro.
Mi rimise il bavaglio e una frazione di secondo dopo sentii un bruciore infernale proprio all’altezza del filetto.
Stavolta non riuscii a trattenermi e urlai con tutto il fiato che avevo in gola ma ne uscì soltanto un lamento soffocato a causa della stoffa che tappava la mia bocca.
In breve mi ricoprì tutto il glande di cera e qualche lacrima scese lungo il viso superando la barriera della benda.
Questa mia reazione la portò probabilmente a fermare la tortura.
Mi tolse la benda e i miei occhi la supplicarono di lasciarmi andare.
‘Devi sapere una cosa’ – mi disse – ‘ Quando ho accettato la tua proposta &egrave stato proprio per poterti usare come schiavo. Era da tempo che lo desideravo e tu mi hai dato la possibilità di far avverare questa fantasia quindi &egrave inutile che mi supplichi, tu sarai mio schiavo fino alle 9 di domani mattina’e ora sono appena le 11.30!’
Detto ciò mi liberò, lasciandomi però il bavaglio e mi fece sedere su una sedia da ufficio. Mi ammanettò nuovamente le mani bloccandomele dietro lo schienale e legò i piedi ai raggi posti alla base, ai quali erano attaccate le rotelle.
Spinse la sedia fino al pc e aprì una cartella.
Non appena vidi il contenuto mi voltai di scatto verso di lei cercando di capire le sue intenzioni.
Mi aveva scattato delle foto durante il gioco con la cera utilizzando la webcam e le aveva salvate sul computer.
Diede subito una risposta alla mia curiosità.
‘Come vedi ti ho fatto alcune foto ma stai tranquillo, non ho intenzione di mostrarle in giro. Sono solo un mezzo per garantirmi la tua obbedienza fino allo scadere delle 24 ore, così non sarò costretta a legarti per evitare una tua fuga.’
La guardai con un misto di preoccupazione e sollievo.
Si spostò alle mie spalle e avvicinandosi all’orecchio aggiunse – ‘Non pensare di ribellarti e andare a cancellare le foto perché le ho spedite ad un altro mio indirizzo di posta e andrebbero quindi recuperate’e ovviamente mostrate in giro per punire il tuo gesto’ – e mi diede un bacio sulla guancia.
Non sapevo se la storia della casella di posta fosse un bluff ma non potevo rischiare.
Quando mi liberò da tutto rimasi quindi fermo aspettando nuovi ordini senza provare nessun tipo di ribellione.
L’ordine seguente fu di mettere le mani contro il muro stando ad un metro circa di distanza da esso, posizione del tutto uguale a quella di chi subisce una perquisizione stando appoggiato alla macchina.
‘Non ti ho legato di proposito, voglio che tu stia fermo senza opporre resistenza subendo i colpi del mio gatto a nove code’
Pure il gatto a nove code?! E dove li aveva rimediati tutti questi oggetti? pensai tra me e me’
Iniziò a colpirmi con questo nuovo oggetto e, anche se a fatica, riuscii a non spostare le mani dalla posizione originale lasciando che le strisce di cuoio segnassero sedere e schiena.
La punizione durò una decina di minuti in cui si alternarono colpi secchi e colpi di striscio che mi strapparono qualche gemito di dolore ma mai urla o suppliche.
Le parti colpite erano tutto un bruciore, la carne era stata segnata per bene e aveva assunto un colore rossastro.
‘Rimettiti sul letto, stavolta a pancia in giù.’ tuonò la Padrona all’improvviso.
Eseguii rapido e venni bloccato nuovamente a croce, senza però benda e bavaglio.
Sentii che riaccese le candele e fece cadere alcune gocce sulle zone che erano state vittime del gatto a nove code. Affondai la testa dentro al cuscino per resistere al dolore e strinsi i denti.
Dopo qualche minuto spense le candele e prese a sculacciarmi, dapprima piano, poi aumentando gradualmente l’intensità dei colpi.
Mi colpì in ogni maniera possibile variando la forza poi, quando sentì la mano indolenzita, continuò a percuotermi utilizzando una riga da disegno.
La tortura proseguì a lungo e il colore del mio sedere cambiò ulteriormente arrivando ad un rosso molto intenso, in alcuni punti addirittura viola.
Si fermò e si allontanò dalla stanza senza proferire parola e soprattutto lasciandomi legato.
Tornò dopo una decina di minuti dicendo che era pronto il pranzo. Mentre mi liberava dalle corde che mi tenevano bloccato guardai l’orologio: le 13.
‘Aspetta, mettiti questo’ mi disse porgendomi un collare di cuoio nero con le borchie e un grosso anello in metallo.
Come al solito eseguii senza fare storie.
‘Ora mettiti a quattro zampe. Ricordati che per me sei un cane quindi in casa ti muoverai solo in questo modo.’
Mi chinai e mi venne subito fissato un guinzaglio all’anello del collare.
Mi disse di andare in cucina e durante la passeggiata la Padrona continuò a ridere divertita per la scena che aveva davanti agli occhi.
Giunti al tavolo prese una ciotola per cani e vi mise dentro del cibo, la appoggiò sotto al tavolo e mi disse che potevo mangiare’senza usare le mani.
Mentre lei mangiava comodamente seduta al tavolo io lo facevo dalla ciotola posta sotto ad esso cercando di non finire con la faccia nel cibo.
Ad un certo punto il piede destro della Padrona entrò volontariamente nella ciotola e ne schiacciò il contenuto sporcandosi completamente.
‘Puliscimi il piede, schiavo. Così farai 2 cose che ti piacciono allo stesso tempo: mangiare e leccarmi i piedi.’
Ubbidii e iniziai a leccare il piede, dopo pochi minuti tornò pulito come appena lavato.
Riprese il guinzaglio e mi strattonò portandomi in sala dove si accomodò sul divano.
‘Mettiti in ginocchio qui davanti, ora sarai il mio poggiapiedi mentre mi riposo davanti alla tv.’
Detto fatto, e i suoi piedi si appoggiarono sulla mia schiena da dove si mossero solo per stuzzicare il membro duro come il marmo o per colpirlo con dei calcetti.

Continua’ PARTE TERZA

Era oramai da parecchio tempo che stavo piegato a 4 zampe davanti alla Padrona facendole da poggiapiedi mentre guardava la tv, le ginocchia e i polsi iniziavano a farmi male ma lei pareva non stancarsi di questa situazione.
Poco dopo suonò il citofono e istintivamente mi girai di scatto verso la mia Padrona, impaurito all’idea di poter essere visto in questa situazione da qualcun’altro.
Lei mi guardò sorridendo ‘ ‘tranquillo, ci penso io. Tu stai fermo in questa posizione.’ ‘ mi disse con un tono tranquillizzante.
Obbedii confortato dalle sue parole me cercai ugualmente di capire chi c’era sulla soglia di casa.
Prima di uscire la mia Padrona aveva chiuso la porta d’ingresso della sala e di conseguenza non mi era facile capire il discorso, riuscii solo a intuire una voce femminile ma il discorso fu breve e dopo pochi secondi sentii la porta blindata richiudersi.
Qualche istante dopo si aprì la porta della sala e rientrò la Padrona’seguita da un’amica!
Rimasi stranito e d’istinto portai le mani sui genitali per coprirmi cercando riparo dai suoi occhi.
‘Cosa stai facendo?! Rimettiti subito in posizione se non vuoi che mostri le tue foto in giro!’ tuonò la Padrona.
‘Ma’ma lei cosa ci fa qui?’ riuscii a chiedere con un filo di voce.
‘Non sono cose che ti riguardano, comunque l’ho invitata io. Mi darà una mano fino allo scadere delle 24 ore e non ne parlerà con nessuno.’
Rivolsi lo sguardo verso la nuova arrivata cercando di capire se avrebbe davvero mantenuto la parola. Non era certo una persona che definivo amica anzi, il nostro rapporto era sempre stato di indifferenza e come se non bastasse avevamo pure avuto un’accesa discussione qualche tempo addietro.
‘Beh cara ‘ disse lei spostando lo sguardo dal sottoscritto ‘ non parlerò con nessuno se lui sarà ubbidiente”
Detto ciò portò nuovamente il suo sguardo su di me, mostrandomi un sorriso sadico.
La Padrona annuì divertita alle parole della sua amica.
La nuova arrivata si chiamava Giulia, mi era sempre stata antipatica e per questo cercavo di evitarla, devo però ammettere che fisicamente mi aveva sempre attratto.
Alta 1.70, snella, con un culetto tondo e sodo e una seconda abbondante di seno che sul suo fisico longilineo pareva molto più abbondante.
Il viso era da ragazza della porta accanto anche se sapevo benissimo che non era una santa’pelle liscia, occhi grandi color nocciola e capelli castani, lisci e lunghi che arrivavano una spanna sotto le spalle.
La mia Padrona tornò a sedersi sul divano allungando le gambe sulla mia schiena e fece accomodare anche Giulia, invitandola a liberarsi degli indumenti più scomodi.
‘D’ora in poi lei sarà la tua Signora, quindi non ti sognare neanche di usare il suo nome’a meno che non ti aggradino le punizione severe” ‘ e scoppiarono a ridere entrambe.
Giulia si era presentata in jeans e maglietta, niente di particolarmente sexy, ma una volta levati questi indumenti sfoggiò un completino intimo che fece tornare duro il mio membro.
Indossava solamente un reggiseno nero trasparente ed un minuscolo perizoma dello stesso tipo che lasciavano intravedere i piccoli capezzoli già turgidi e il rettangolino di pelo cortissimo.
‘Wow che bel completino! ‘ disse la Padrona all’amica ‘ vedo che sei senza calze, vuoi vedere come lecca bene i piedi il nostro schiavo?’
La nuova arrivata annuì contenta e allungò le sue estremità verso il mio viso mettendomi un piede davanti alla bocca e l’altro sotto il naso, mettendolo a contatto proprio con l’incavo tra le dita e la pianta’dal momento che calzava scarpe da ginnastica senza portare calze non aveva un ottimo odore ma era comunque sopportabile.
Iniziai a leccare e succhiare il piede, in particolare le dita, una ad una, mentre la Padrona spostò le sue estremità sul mio membro ormai di marmo.
A quanto pare Giulia era soddisfatta del mio lavoro perché iniziò a toccarsi il seno con una mano e la passera con l’altra.
La cosa che più mi stupiva era l’assenza di vergogna in loro, si toccavano entrambe senza problemi come se fosse una cosa a cui erano abituate.
Era una situazione eccitantissima e iniziai a godere dello spettacolo che mi veniva mostrato nonostante i soliti commenti umilianti.
Decisero però di fermarsi e la nuova Padrona mi disse di girarmi rivolto verso di loro stando in ginocchio ma con la schiena dritta.
Appena mi misi in posizione portò un piede sul membro iniziando a massaggiarlo.
‘Sai che mi aspettavo di trovare di più tra le tue gambe? ‘ mi disse Giulia con un sorriso divertito ‘ ‘allora &egrave proprio vera la legge della L!’.
Si misero entrambe a ridere di gusto ma questa frase non mi toccò più di tanto’in fondo non ero un superdotato, questo &egrave vero, però ero nella norma’senza dimenticare che la mia Padrona aveva goduto chiaramente del mio membro’
Il massaggio proseguì alcuni minuti mentre le mie due Signore si procuravano piacere da sole.
Ero troppo eccitato e sentivo che stavo per venire ma se ne accorse anche Giulia che prontamente ritrasse il piedino.
‘Non provare a venire senza prima aver avuto il nostro permesso!’ aggiunse la nuova padroncina.
‘Brava ‘ aggiunse la mia Padrona ‘ devi imparare a resistere, altrimenti saranno guai!…e ora torniamo a noi, sdraiati qua davanti al divano e facci da zerbino’.
Mi sdraiai immediatamente ai piedi del divano e le mie Signore ripresero a stuzzicarmi con i loro piedini. Giulia li strofinava sul mio volto e si divertiva a farseli leccare per bene mentre la Padrona aveva ripreso a giocare con il mio membro.
Nel frattempo mi scattarono qualche foto per divertirsi maggiormente e per essere più sicure, con la promessa che sarebbero rimaste nascoste come quelle fatte in precedenza.
Dopo un po’ anche questo passatempo le stancò e smisero.
Giulia si avvicinò all’orecchio della Padrona sussurrandole qualcosa e scoppiarono a ridere.
‘Andiamo in camera, muoviti’e mi raccomando, a 4 zampe’ tuonò la Padrona.
Subito intervenne Giulia ‘ ‘Aspetta, se dev’essere il nostro cagnolino dev’esserlo fino in fondo!’ ‘ e uscì velocemente dalla sala lasciandoci li ad aspettarla.
Anche la mia Padrona era interdetta, non capiva cosa volesse dire con quella frase la sua amica.
Qualche attimo dopo ricomparve in sala dando una risposta alle nostre domande.
‘Se &egrave un cagnolino, deve avere anche la coda!’ ‘ e ridendo ci mostrò uno scopino per la polvere.
Rimasi pietrificato col cuore che iniziò a battere a mille, la mia Padrona invece era soddisfatta dell’idea dell’amica e lo mostrava con un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro.
‘Immagino tu sia vergine dietro, vero schiavo?’ domandò Giulia.
‘S-sì’ risposi io a fatica.
‘Bene, allora useremo questa’ e tirò fuori dalla borsa un barattolino di vaselina.
Da quanto ne sapevo la usava spesso con il suo ragazzo, come detto non era certo una santarellina.
Il manico dello scopino non era molto grosso, circa le dimensioni di un dito ma grazie a Dio lo lubrificarono per bene.
‘Mettiti a 4 zampe, stai fermo e cerca di rilassarti altrimenti sentirai più dolore’ questo fu il consiglio di Giulia, esperta in questo campo ma fino ad ora nella parte passiva.
La Padrona la guardava curiosa, lei non aveva mai provato il sesso anale e non sapeva da che parte iniziare, così si fece da parte.
Giulia appoggiò la punta del manico al mio buchino e iniziò a farvi pressione, inizialmente piano ma aumentando poco a poco.
Per un po’ riuscii a resistere ma quando spinse a fondo il manico con forza mi lasciai andare ad un urlo liberatorio.
‘aaaaaaaaaaaaaaaahhhhh’ e istintivamente chinai il capo in segno di resa.
‘Allora ti piace? ‘ mi chiese Giulia mentre muoveva avanti e indietro il manico ‘ ora si che sei un vero cagnolino!’
Finita la mia trasformazione in cane mi fecero andare in camera e mi dissero di mettermi in piedi davanti alla base del letto.
Quindi mi legarono le mani alla griglia in fronte a me e mi fecero indietreggiare in modo che mi ritrovassi a 90′ con le mani distese davanti a me, salde al letto.
Iniziarono a colpire il mio sedere già provato dalla seduta punitiva mattutina e dalla mia prima penetrazione anale.
Ogni tanto si divertivano a dare colpi allo scopino in modo che si muovesse anche il manico all’interno del mio culo provocandomi dolore.
Quindi decisero di farmi tornare un essere umano sfilandomi la coda’chiaramente con un unico gesto lento e senza pause così da poter sentire ogni centimetro di quell’arnese.
‘Bene, vedo che non &egrave andata poi così male ‘ disse Giulia ‘ allora possiamo passare a qualcosa di più grosso!’
A queste parole non riuscii a mantenere il silenzio e le supplicai di non farlo. ‘No vi supplico, basta!’
‘E invece si, ti tocca’ aggiunse Giulia divertita.
Da quando era entrata in casa aveva messo un po’ in disparte la mia Padrona e tutte le decisioni erano ora prese da lei.
Prese quindi uno strap-on e me lo mise davanti al viso., le dimensioni non erano eccezionali, circa 16cm ma non molto largo.
‘Leccalo bene, voglio vedere se sei bravo a fare i pompini!’ ripresero a ridere entrambe mentre io, ormai rassegnato, iniziai ad eseguire l’ordine.
Lo succhiai come meglio potevo cercando di ricoprirlo con più saliva possibile.
Quindi lo ritrasse e lo lubrificò ulteriormente con la vaselina ripetendo il procedimento già seguito con lo scopino.
Prima di cominciare con la penetrazione però, decise chiudermi la bocca con un bavaglio.
Evidentemente già immaginava le mie urla e voleva evitare di fare troppo rumore.
Giulia indossò lo strap-on e lo puntò al mio buchino iniziando a premere leggermente, la Padrona intanto aveva preso a massaggiare il mio membro per portarlo all’erezione.
Sentii il fallo iniziare a farsi strada e strinsi i denti, Giulia andava avanti e indietro lentamente e ad ogni affondo spingeva quell’affare sempre più in profondità, finch&egrave non fu tutto al mio interno per la loro gioia e il mio dolore.
Ormai non mi trattenevo più e le lacrime solcavano il mio viso, cercavo di supplicarle di smettere ma non avevo quasi la forza di farmi sentire.
‘La prego Signora basta, non ce la faccio più’ riuscii a dire nonostante il bavaglio, con la voce tremante e singhiozzante, ma lei sembrava non sentirmi e ormai pompava senza preoccuparsi delle mie richieste anzi, cercava di umiliarmi ulteriormente insultandomi perché il mio membro era completamente eretto.
‘Allora sei proprio un finocchio! Ti piace prenderlo nel culo, vero troietta? Rispondi!’ e mi diede uno schiaffone su una natica.
‘Ahhhhhhhhhhhhh, s’si, mi piace!’
Era senza pietà ma continuò per parecchio tempo.
Effettivamente avevo l’uccello durissimo e la mia Padrona aveva smesso da tempo di massaggiarmelo.
Ora mi stava guardando defilata alla mia sinistra sorridendo per la scena che aveva sotto gli occhi.
Con lo sguardo cercavo di trasmetterle il mio dolore e la mia supplica di smettere ma lei non mosse un dito.
Alla fine Giulia uscì dal mio corpo, sempre con esasperante lentezza.
Mi accasciai esausto sulla griglia del letto e stavolta venni aiutato a sistemarmi in una posizione più comoda.
Mi slegarono i polsi e mi fecero sdraiare sul letto a pancia in su.
Riposai per un paio d’ore e anche se il dolore non mi abbandonava riuscii a dormire un po’.
Verso le 18.30 venni svegliato e condotto in cucina, come per il pranzo fui fatto accomodare sotto il tavolo e potei mangiare dalla mia ciotola, stavolta però condita da due piedi, uno per Padrona.
Finita la cena andammo tutti e tre in sala e le mie due Signore si accomodarono sul divano per guardare la tv.
Io fui fatto sdraiare sotto di loro e come già fatto nel pomeriggio usarono le loro estremità inferiori sul mio uccello e sulla bocca.
‘Devo andare in bagno’ tuonò la mia Padrona, ora aveva ripreso in mano la situazione e con uno sguardo complice fece capire le intenzioni anche all’amica.
‘Su, a 4 zampe cagnetta’ormai sei una cagna e non un cane” disse Giulia.
Andammo in bagno e mi fecero entrare nella vasca.
‘Mettiti in ginocchio e appoggia il sedere ai talloni’ fu l’istruzione della mia Padrona che si denudò ed entrò nella vasca.
Piegò leggermente le ginocchia e avvicinò la sua passera al mio volto.
‘Ora apri la bocca e non perdere neanche una goccia” mi disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
Ormai rassegnato obbedii e quando il getto fuoriuscì lo accolsi tutto cercando di non deluderla.
Giulia la seguì subito dopo e anche con lei feci del mio meglio, alla fine però si sedette sul bordo della vasca e mi ordinò di pulirla.
‘Leccami la figa, la voglio bella pulita.’
Iniziai subito e in breve sparì ogni traccia di urina per lasciare posto ai suoi umori.
Era eccitatissima per tutto ciò che c’era stato durante la giornata e in breve venì ansimando e gemendo senza ritegno.
Vista la scena anche la Padrona volle il medesimo trattamento e anche in questo caso l’orgasmo non tardò ad arrivare.
Una volta soddisfatte mi guardarono e si misero a ridere”bravo, la usi bene la lingua’e ora &egrave giusto che anche tu abbia il tuo premio, d’altronde &egrave da stamattina che hai il cazzo duro, &egrave ora che ti svuoti’.
Sorrisi soddisfatto, finalmente potevo provare piacere anch’io, puro e semplice piacere.
Ma la soddisfazione durò poco.
‘Ok, masturbati!’ fu l’ordine della Padrona’e l’amica approvò con una fragorosa risata.
Dopo tutte le umiliazioni questa non era niente, ma non me l’aspettavo.
Obbedii comunque e iniziai a massaggiarmi l’uccello mentre loro mi guardavano divertite.
‘Ora vogliamo che sborri sui nostri piedini’e poi li ripulisci con la lingua!’ disserò all’unisono.
Mi lasciai andare inondando i loro piedi e immediatamente mi chinai a leccarli.
Era l’ultima umiliazione.
Finito quest’ultimo compito mi fecero fare una doccia e mi dissero che poteva bastare.
‘Ci siamo divertite molto’e stai tranquillo per le foto, non le faremo vedere a nessuno’.
Detto ciò uscii di casa e andai via.
Ero ancora sconvolto da ciò che era successo e portavo con me i segni di quella giornata.
Pensai a lungo a questa esperienza, con la piccola speranza di poterla rivivere, in fondo la mia amica/Padrona la sentivo spesso’

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