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Racconti di Dominazione

L’amica fidata

By 16 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci conoscevamo da parecchio tempo ma l’idea di essere bendata non la rassicurava. Era dubbiosa, non si fidava del tutto di me, così le proposi un affare.
‘Facciamo così’ dissi io, ‘tu ti lasci bendare e mi lasci fare senza interrompermi, prova a fidarti anche se so che non ti &egrave facile. Se una volta finito avrò fatto qualcosa che in qualche modo ti ha dato fastidio allora mi farò perdonare’diventerò tuo schiavo per un giorno intero. Ci stai?’
Lei rimase in silenzio, pensierosa. A mio modo di vedere l’affare era più vantaggioso per entrambi ma probabilmente la sua paura era che nel caso in cui avessi dovuto mantenere la parola e diventare suo schiavo mi sarei tirato indietro’e come avrebbe fatto ad obbligarmi? Sono 1.85 ed avendo sempre fatto sport ho un fisico atletico, di certo non avrebbe potuto prendermi di forza’
Lei invece &egrave di corporatura normale, né magra né grassa, alta circa 1.65 mora e con delle curve notevoli: la classica ragazza mediterranea. Sempre molto femminile nell’abbigliamento e negli atteggiamenti. Insomma, decisamente una bella ragazza.
Dopo qualche attimo di incertezza accettò la mia proposta, così ci incontrammo e, come d’accordo, mi lasciò carta bianca sul da farsi.
Iniziai col bendarla, la spogliai lentamente fino a farla rimanere in perizoma e reggiseno, entrambi neri e semi-trasparenti che lasciavano intravedere il contenuto. Poggiai le mie labbra sulle sue e la baciai per poi scendere sul collo. Slacciai il reggiseno e lo feci scivolare giù’portai la bocca sui suoi capezzoli già turgidi massaggiandoli con la lingua alternando movimenti dolci ad altri energici, succhiando e mordicchiando di tanto in tanto’
Sembrava gradire ma decisi di abbandonare i suoi prosperosi seni per farla sdraiare sul letto, una volta adagiata le presi le mani e le portai alla spalliera alla quale legai i polsi con 2 foulard di stoffa.
Fatto ciò, la accarezzai partendo dal polso legato e scendendo lentamente lungo il braccio, passando per l’incavo sotto l’ascella e proseguendo per il fianco’questo mio movimento la fece sobbalzare a causa del solletico provocato, ma non durò molto perché mi fermai non appena giunto all’elastico del perizoma. Feci scorrere un dito lungo l’inguine fermandomi sulla sua passera’massaggiai per qualche secondo, giusto il tempo di sentire inumidirsi la stoffa e riportai la mano sull’elastico.
Poggiai l’altra mano sull’altro fianco e presi i lati di quell’ultimo pezzo di tessuto rimasto sul suo corpo, lei capì le mie intenzioni e sollevò il bacino permettendomi così di sfilare l’indumento.
Non appena tolto mi soffermai a guardare il suo corpo nudo; era bendata, aveva le braccia immobilizzate alla spalliera del letto e non poteva coprirsi. I seni al vento dai quali spuntavano i capezzoli duri, scesi con lo sguardo. Le gambe strette, leggermente accavallate come ultimo, disperato tentativo di nascondere ciò che di più intimo aveva da mostrare.
Spostai delicatamente una gamba per osservare meglio. Era molto curata, completamente depilata fatta eccezione per un triangolino di pelo cortissimo e nero.
Appoggiai la mano appena sotto il triangolo, in corrispondenza del clitoride e iniziai a massaggiarlo piano. Ansimava, era abbondantemente bagnata e infilai un dito provocandole un gemito x l’inaspettato gesto. Soddisfatto, lo sottrassi.
Presi le caviglie e le legai ai piedi del letto. Era bloccata a X e non aveva più modo di difendersi.
Avevo già preparato tutto il necessario in un cassetto vicino al letto, non volevo fare molti giochini, solo alcuni per divertirmi un po’ e vedere il suo grado di sopportazione.
Presi delle mollette da bucato.
‘adesso sentirai un po’ male, stringi i denti e non preoccuparti’ dissi io.
‘come male, no no fermo” ‘ e applicai la prima molletta facendo molta attenzione a farle il minor male possibile. Non appena la lasciai andare emise un gridolino, neanche tanto forte.
Applicai anche la seconda, stavolta con un po’ meno delicatezza’e l’urlo fu più rumoroso’
Ripresi a massaggiarle la fica, alternando il massaggio alla penetrazione con 1 o 2 dita, le stava piacendo e le mie dita quasi annegavano nei suoi umori, così molto sadicamente, smisi’iniziando però a torturarla col solletico che lei soffriva da matti!
Piedi, fianchi e ascelle erano i suoi punti deboli e grazie ai movimenti rapidi e convulsi che faceva nel tentativo vano di divincolarsi, le mollette saltarono via dai capezzoli.
Un urlo si sostituì alle risa causate dal solletico.
Doveva essere doloroso’e per farle provare ancora un po’ di dolore mi dedicai ulteriormente ai capezzoli tirandoli, torcendoli e colpendoli nello stesso modo con cui si colpiscono le biglie in spiaggia.

Andai avanti per un paio di minuti, eccitandomi nel vederla tentare di resistere al dolore, poi tornai a dedicarmi alla passera che, con mia sorpresa (e felicità), era ridotta a un lago.
Sorpreso ma soddisfatto, ripresi quindi il massaggio al clitoride ma stavolta usando la lingua, colpi lenti e lunghi si alternavano ad altri rapidi e secchi e, come con i capezzoli, ogni tanto prendevo tra le labbra il suo bottoncino gonfio di voglia succhiandolo avidamente.
Era allo stremo, voleva godere ma mi fermai. Cercava di porgermi la fica stirando le braccia e il busto per avvicinarsi alla mia bocca così che potessi finire di leccarla per farla venire, ma questo gesto non faceva che accrescere la mia eccitazione.
Vederla eccitata all’inverosimile mentre mi supplicava di farla godere era una cosa stupenda.
Così, dopo averle dato un po’ di piacere presi una candela lunga e sottile e la accesi, facendo colare le gocce di cera blu sui suoi capezzoli martoriati, sulla pancia, sulle cosce, sull’inguine e, infine, sulla fichetta bagnata, questa fu molto probabilmente la prova più dura per lei. Strinse i denti, si morse il labbro inferiore e cercò di non urlare ma fu inutile, durò solo pochi istanti.
‘Ti prego basta, non ce la faccio più.’
Spensi la candela e la slegai. Ma prima di levare anche la benda la feci mettere a 90′ con le gambe divaricate e le braccia appoggiate al letto per sculacciarla sul sedere bianco e sulla fica sempre bagnatissima. Su quest’ultima alternavo colpi a massaggi per mantenere alta l’eccitazione e dopo una decina di minuti mi fermai dandole il permesso di togliere la benda.
La feci girare, rimase davanti a me completamente nuda e tremante, a testa bassa, imbarazzata per tutto quello che si era lasciata fare senza opporsi minimamente. La baciai appassionatamente facendola stendere sul letto sotto di me, la guardai negli occhi per ringraziarla della fiducia accordatami e la penetrai lentamente. Venimmo entrambi dopo poco a causa dell’eccitazione accumulata.
Finito di fare l’amore ci abbracciammo forte sospirando e passammo la notte insieme dormendo l’uno accanto all’altra.

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