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Racconti di Dominazione

Letizia

By 27 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Letizia era proprio contenta che il turno fosse finalmente terminato.

 

Già di per se il turno di notte era pesante, quello appena terminato poi lo era stato ancora di più a causa di continue chiamate da parte dei pazienti e di un ricovero d’urgenza in piena notte.

 

Ma quella era la vita dell’infermiera, turni massacranti, sottopagata e con poche soddisfazioni professionali ma era anche la sua missione, donarsi al prossimo.

 

Prima di rientrare a casa decise però di concedersi lo sfizio di una colazione nel suo bar preferito di fronte all’ospedale. Brioche e cappuccino prima di andare finalmente a farsi una bella doccia calda e a crollare nel letto avvolta nelle coperte.

 

Entrando al bar salutò come di consueto Peter (il titolare) suo coetaneo e che ormai conosceva da una vita (dai tempi dell’università quando ancora faceva tirocinio). Come sempre lui la accolse con un sorriso e un carico di simpatia che elargiva sempre, tutti i giorni a qualsiasi ora.

 

Il bar a quell’ora era ancora poco frequentato e Letizia aveva la possibilità di gustarsi in pace ed in silenzio la sua colazione. In sottofondo si sentiva la voce di Andrea & Michele di radio deejay che parlavano del film 50 sfumature e invitavano le ascoltatrici a fornire il punto di vista femminile sull’argomento.

 

50 sfumature…non aveva ancora avuto modo di vedere il film ma il libro per lei era stata un’autentica rivelazione. Non tanto per il libro in se, che obiettivamente era banale, non scritto particolarmente bene e dalla trama troppo…harmony, ma perché aveva dato finalmente voce ad un mondo, sdoganato determinate pulsioni e reso di dominio pubblico l’argomento. E di questo Letizia era felice perché finalmente aveva scoperto di non essere la sola ad avere certe fantasie e il desiderio di sperimentare determinate situazioni. In tutti quei mesi aveva letto tantissimi articoli, blog, recensioni. Aveva scoperto un mondo, quello BDSM del quale ignorava l’esistenza. Non che tutto quello che aveva letto le fosse particolarmente chiaro, anzi, parecchie cose non aveva nemmeno idea di cosa fossero e un po’ si vergognava ad approfondirle, però già sapere di non essere sola l’aveva allietata e tranquillizzata.

 

Lei che fin da bambina amava giocare ai pirati ed essere “rapita” e “costretta in schiavitù” in attesa che andassero a liberarla, lei che vedendo una replica di Colpo Grosso si era eccitata immedesimandosi nei panni delle ragazze che partecipavano al gioco e che si spogliavano, lei che da sempre in casa faceva da “serva” ai suoi fratelli, lei che aveva scelto un mestiere che le consentisse di donarsi al prossimo perché se lo sentiva. Insomma Letizia aveva finalmente scoperto di essere una sottomessa, almeno caratterialmente.

 

Sfortunatamente per lei questo lato del suo carattere era sempre rimasto latente, vuoi perché in fondo lei in primis non ne era consapevole vuoi anche perché Luigi, il suo fidanzato storico era tutto fuorché una figura alla Mister Gray. E non soltanto perché non era un mega miliardario super fico ma un semplice operaio belloccio quanto perché di carattere era un buono, dolce, premuroso, delicato e non sicuramente un dominante che si impone sugli altri.

 

Luigi era quello capace di regalarti un cioccolatino per strapparti un sorriso, che non era andato ancora a vivere con lei nel suo appartamento in affitto perché fra la rata della macchina e l’aiuto economico che dava ai suoi non avrebbe potuto partecipare alle spese e non lo accettava, quello che non l’avrebbe sposata finché non fosse stato in grado di regalarle un matrimonio da sogno, quello che se avevi bisogno c’era sempre. Però era anche quello che in un gruppo “spariva”, veniva schiacciato dalle personalità altrui, faceva sesso sempre a luce spenta e in modo tradizionale. Non che fosse un problema, anche perché la sua esperienza in materia era piuttosto limitata e quindi non si definiva infelice però si rendeva conto che forse le mancava qualcosa, che certe sensazioni covavano sotto la cenere pronte a trasformarsi in un incendio. Queste fantasie la spaventavano anche molto ma sempre più spesso si trovava a rileggere le testimonianze simili alle sue di altre persone normali e sempre più spesso nel segreto del suo appartamento si era masturbata immaginando di essere a sua volta protagonista di un’avventura del genere.

 

Con quei pensieri per la testa Letizia finì la sua colazione, uscì dal bar salutando Peter e si diresse verso la macchina.

 

Mentre andava al parcheggio decise di fare una cosa che, anche se ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato la sua vita. Decise di comporre il numero della radio per lasciare il suo commento sull’argomento del giorno. Tanto non mi risponderanno si diceva, tanto se anche mi risponderanno sarò anonima.

 

Non aveva però fatto i conti con l’abilità della centralinista che riuscì a convincerla non si sa come a passare in diretta per raccontare il suo punto di vista. Forse l’orario (le 6.30 del mattino) che le assicurava che nessuno dei suoi amici fosse all’ascolto, forse la garanzia di non rivelare la sua identità, fatto sta che si ritrovò in diretta su Deejay a parlare di 50 sfumature, della sua visione dell’argomento e addirittura delle sue voglie.

 

La chiacchierata fu molto piacevole, era innegabile che i 2 ci sapessero fare alla grande, e nonostante l’imbarazzo per l’argomento e le battute quando finalmente la telefonata terminò si sentiva euforica e felice per esserci riuscita.

 

Una volta a casa si spogliò e si concesse la meritata doccia calda corroborante. Terminata la doccia si infilò a letto e sprofondò in un sonno profondo fino a metà pomeriggio.

 

Quando finalmente si risvegliò e controllò il cellulare vide che c’erano 2 messaggi di Whatsapp. Sicuramente erano del suo Luigi che le augurava il buongiorno si disse. Quando li aprì vide che il primo era effettivamente suo mentre il secondo era di un numero che non conosceva e che non aveva nessuna foto nel profilo. Il messaggio recitava: “ciao Leti, anche in radio la tua voce è molto sensuale sai? Hai delle fantasie e dei gusti decisamente interessanti….credo dovremmo approfondirli meglio”

 

ciao Leti, anche in radio la tua voce è molto sensuale sai? Hai delle fantasie e dei gusti decisamente interessanti….credo dovremmo approfondirli meglio”

 

Erano ormai 10 minuti che aveva il cellulare in mano e continuava a fissare lo schermo come un’ebete. Quel messaggio l’aveva decisamente spiazzata. Non se lo aspettava. Era certa che nessuno di sua conoscenza potesse essere in ascolto a quell’ora. Dannata euforia del momento, dannati deejay che le avevano tirato fuori più di quanto volesse dire ma soprattutto dannata lei e le sue fantasie.

 

Ma quel numero non l’aveva in rubrica, e la foto era anonima e non le consentiva di risalire alla sua identità. Ma chi era? Cosa voleva? Era bloccata, non aveva la più pallida idea di come comportarsi, di cosa fare. Però non poteva rimanere lì imbambolata tutto il giorno, come una statua di sale. Decise quindi di non decidere, limitandosi al momento a non rispondere sperando che si risolvesse tutto in una bolla di sapone.

 

Si mise a fare i lavori di casa, spolverare, fare la lavatrice e stirare relegando il turbamento in un angolino della mente. In teoria avrebbe anche dovuto mangiare qualcosa ma non aveva appetito.

 

Mentre era intenta a fare la lavatrice ricevette la solita chiamata dal suo Luigi che amorevole come sempre le chiedeva come stava, com’era andato il turno di notte, se aveva bisogno di qualcosa e se voleva che si vedessero quella sera dopo l’allenamento di calcio. Come sempre lui riusciva a rasserenarla con la sua dolcezza. Si accordarono per vedersi a casa di lei verso le 22. Luigi avrebbe portato le pizze.

 

Il resto del pomeriggio trascorse abbastanza tranquillo e il messaggio ricevuto finì nel dimenticatoio.

 

Alle 22, puntualissimo Luigi si presento a casa sua con le pizze. Chiacchierarono del più e del meno e dopo mangiato trascorsero una piacevole serata sul divano a guardare un film, una vecchia commedia (Io me e Irene). Letizia avrebbe voluto continuare in intimità a letto visto che il giorno dopo avrebbe lavorato il pomeriggio ma Luigi era stanco per l’allenamento e si sarebbe alzato presto la mattina quindi si salutarono scambiandosi un dolce bacio della buonanotte.

 

Letizia non aveva sonno e preda di un richiamo magnetico accese il computer e si mise a scuriosare fra vari blog che parlavano di BDSM. E proprio mentre stava leggendo con attenzione la testimonianza di una ragazza che diceva di aver iniziato da poco ad appassionarsi a quel mondo, descrivendo in modo entusiasta le sensazioni provate e l’appagamento ricevuto ricevette una notifica sul cellulare.

 

Sicurissima si trattasse di Luigi che le voleva augurare nuovamente la buonanotte prese distrattamente il cellulare per leggere. Il telefono quasi le cadde dalle mani quando si rese conto che il mittente non era affatto il suo Luigi ma bensì il numero del mattino “non è carino non rispondere ai messaggi”.

 

La tensione accumulata ritornò prepotentemente e si accorse di tremare tutta. Doveva assolutamente capire chi era e cosa voleva così finalmente si decise a rispondere “si può sapere chi sei? Non ho il tuo numero. E soprattutto cosa vuoi da me?”. Lo sconosciuto era in linea e immediatamente si mise a comporre la risposta “per ora puoi chiamarmi Virgilio. Cosa voglio? Come Virgilio per Dante voglio essere la tua guida. Prenderti per mano. Accompagnarti attraverso l’inferno ed abbandonarti alle soglie del paradiso. Diciamo che abbiamo dei gusti simili e siccome e dal momento che il tuo Luigi non è in grado di seguirti per questa selva oscura lo farò io”. Dannazione! Pensò Letizia maledicendo per l’ennesima volta la sua leggerezza. Sapeva anche il nome del suo fidanzato. Doveva assolutamente capire chi era. “Dimmi chi sei ti prego. Quello di stamattina era solo uno scherzo”.

 

Il messaggio era stato recapitato e letto ma la risposta tardava ad arrivare aumentando la sua ansia e agitazione.

 

Finalmente la scritta blu la informò che stava scrivendo “te l’ho detto. Per ora puoi chiamarmi Virgilio! Uno scherzo dici? Io sono convinto del contrario e penso che se Luigi, i tuoi amici o i tuoi colleghi dell’ospedale dovessero riascoltare il podcast del tuo intervento presente sul sito della radio la penserebbero come me…”

 

La situazione stava precipitando. Quell’uomo conosceva il nome del suo fidanzato, sapeva dove lavorava e quei puntini potevano essere considerati una velata minaccia di sputtanamento “globale”. Al podcast non aveva proprio pensato.

 

Che casino! Non sapeva proprio cosa fare. Decise di rispondere di getto cercando di essere accomodante per provare a tutelarsi “ok…Virgilio, visto che è così che vuoi essere chiamato, così ti chiamerò. Hai ragione, ho sbagliato a esternare i miei pensieri più reconditi. Ma gradirei che la cosa rimanesse inter nos. Posso contare sul tuo silenzio?”. Doveva assolutamente disinnescare quella bomba prima che le scoppiasse fra le mani. La risposta di Virgilio però non prometteva nulla di buono “brava, vedo che sai essere ubbidiente. Io non credo tu abbia sbagliato, anzi. Vuoi che la cosa rimanga fra noi? Si può fare ma il mio silenzio ha un prezzo…”. Ci mancava solo che le chiedesse dei soldi “e cioè? Guarda che non sono ricca” provò a buttare lì Letizia sperando di chiudere il discorso. “sei povera di soldi ma ricca di energie. Hai solo bisogno di tirarle fuori e convogliarle nel verso giusto. Hai bisogno di una guida e quella guida voglio essere io. Adesso devo andare, ti ricontatterò presto per la tua decisione. Pensaci”.

 

Letizia rilesse diverse volte quel messaggio di commiato così ambiguo.

 

Cosa doveva fare? Parlarne con Luigi? Da escludere, lo avrebbe mortificato. Con qualche amica o collega? No, impossibile, con nessuna era così in intimità da spingersi a raccontare quanto accaduto.

 

Eppure la sua mente vagava, per un attimo le venne in mente l’immagine di lei nuda e bendata, accompagnata per mano da una figura indefinita mentre con in mano uno scrigno per le offerte attraversava una schiera di dannatiti che allungavano le mani su di lei, sfiorandole il viso, i capelli, il seno, i capezzoli turgidi, la schiena e le natiche. Per via della benda sugli occhi le era impossibile capire quanti effettivamente fossero, sentiva solo le loro mani, mentre la figura al suo fianco le sussurrava suadentemente che presto avrebbe offerto se stessa e scoperto cosa custodiva lo scrigno.

 

Quelle mani che la violavano e alle quali non riusciva a sottrarsi e quella voce che la ipnotizzava costringendola ad andare avanti e avanti e avanti…

 

Si scosse per far sparire la visione ma scendendo con le mani tra le gambe si accorse di essere eccitata…

 

 

 

To be continue?

 

Le 5:30. Peter si preparava ad aprire il suo bar. Aveva iniziato a lavorare in quel locale poco prima di cominciare a frequentare l’università; ciò gli aveva permesso di avere una certa indipendenza economica per quanto riguardava le spese universitarie, il divertimento e soprattutto era riuscito a non gravare sulle spalle dei suoi genitori. Peter non voleva dipendere dagli altri, nemmeno dalla sua famiglia. Una volta terminati gli studi, era riuscito a diventarne il titolare, nel giro di pochi anni.

 

Adorava quel locale e amava il suo lavoro, anche quando era stanco morto o quando gli capitava di aver a che fare per intere giornate, con persone che ordinavano un caffè senza dire “buongiorno” né “grazie”. Sorrideva sempre, anche al cliente più maleducato o incivile. Gli era stato insegnato così, ma in fondo gli veniva naturale. Gestire un bar infatti non significava soltanto avviare una semplice attività lavorativa, poiché la particolarità di questo mestiere doveva avere alla base la volontà di affrontare giornalmente diversi problemi, come appunto il contatto diretto con la clientela, idee creative e coinvolgenti, dialoghi costanti con i fornitori e molto altro ancora. Non c’erano regole precise da seguire che potessero garantire la longevità dell’attività, ma Peter aveva imparato che la prima accortezza da curare era la propria clientela. Considerava il bar quasi come un luogo “sacro”, a metà tra l’intrattenimento e le necessità: i clienti dovevano essere messi a proprio agio e solo allora avrebbero deciso di tornare. Cordialità e un certo savoir-faire erano elementi fondamentali per creare un ambiente piacevole da frequentare e Peter, li aveva entrambi. Inoltre, curava in modo quasi maniacale, la pulizia del locale e la qualità dei prodotti venduti. “Nessuno torna in un bar sporco o dove ha bevuto un pessimo caffè” si ripeteva sempre.

 

Come ogni mattina, esattamente cinque minuti prima dell’orario d’apertura, davanti alla piccola porta a vetri, ecco arrivare Mauro, uno dei suoi fornitori di fiducia nonché buon amico. Era passato per la consegna giornaliera di pasticcerie varie, ma prima di scaricare cesti di pane e vassoi di cornetti alla crema, gli piaceva entrare da semplice cliente, dando uno sbadigliante buongiorno all’amico e ordinare come di consueto la sua colazione per potersela gustare facendo magari due chiacchiere una volta finito di sfacchinare.

 

Se Peter aveva una disposizione d’animo tale da non lasciarsi destabilizzare dal continuativo orario di lavoro, Mauro poteva essere considerato il suo esatto opposto: non aveva alcun problema a fare le ore piccole, ma odiava doversi alzare presto l’indomani. Un uomo volenteroso e di gran fatica, ma che non vedeva l’ora che arrivasse il week end per non dover puntare la sveglia.

 

Mauro era quindi passato sul retro e insieme a Peter formarono una sorta di catena di montaggio, dove uno scaricava e l’altro disponeva i prodotti tra cucina e bancone. Una volta terminato, Peter si prestava a preparare la colazione ordinata da Mauro e il locale iniziava ad avere il suo via e vai di clienti, anche se ancora pochi, vista l’ora.

 

Anche se non conosceva i nomi di tutti i suoi clienti, Peter sapeva ormai tutte le loro preferenze senza nemmeno che gli parlassero: chi voleva il solito ristretto, chi la brioche vuota e succo di frutta, chi solo un bicchiere d’acqua, chi brioche e cappuccino, come Letizia.

 

Letizia, che stava giusto varcando la soglia del bar. Aveva probabilmente finito il turno di notte, aveva lo sguardo stanco e il suo fisico implorava riposo. Peter l’accolse con un ampio sorriso e prima ancora che arrivasse al bancone le aveva appoggiato sul piano il piattino con la brioche e un attimo dopo armeggiava con la macchinetta del caffè per prepararle il cappuccino. Silenziosa Letizia. Gustava la sua colazione senza dire una parola. Pensierosa Letizia. Sembrava avere la testa fra le nuvole. O forse anche la sua attenzione era stata catturata dalle voci di Andrea e Michele di radio deejay.

 

50 sfumature… Peter aveva letto i libri sotto consiglio di Mauro. Una delle poche cose che aveva apprezzato di quella trilogia, non era certo stata la trama, dove in alcuni tratti era quasi scesa nel ridicolo, né la sua conclusione, forse scontata e con una tintura eccessivamente rosa, ma l’aver messo sotto una diversa prospettiva il vivere, il provare un rapporto a due sessualmente parlando più saporito e non il solito piatto “tradizionale”.

 

BDSM, un mondo particolare e affascinante di dominazione, sottomissione, di giochi di ruolo, che offriva un’infinità di varianti ai più accesi praticanti e nuove esperienze ai più inesperti. Ma ciò che più dava a Peter da pensare era che adesso, forse, dominatori e sottomessi, non sarebbero più stati guardati come pazzi sadici o additati come mostri, dai così detti “normali”.

 

Peter si era affacciato su quel mondo quasi per caso: come tutti gli adolescenti, apprezzava guardare diverse riviste dal contenuto erotico e divertirsi con quelle immagini. In un caldo pomeriggio estivo, Mauro si presentò a casa sua, con tra le mani una VHS (ebbene sì, c’erano ancora le videocassette). Il solito porno pensò Peter e effettivamente era stato così per i primi minuti del nastro, fino a quando, la fanciulla di turno, venne legata al letto per i polsi e le caviglie, il volto sprofondato nel cuscino… inerme e a completa disposizione dell’uomo che l’aveva messa in quella condizione… Ciò che Peter aveva visto, gli aveva fatto ribollire il sangue… aveva compreso di adorare il genere, voleva certamente saperne e vedere di più, e chissà… magari provare qualcosa. In seguito aveva letto diversi libri, racconti, storie e ne era sempre più stregato, desideroso di provare, sperimentare. Nel tempo si rese conto però che non era una cosa così facile, era un tema molto delicato, da affrontare con i modi giusti e soprattutto le corrette tempistiche. Con l’arrivo di internet sicuramente le cose si erano leggermente semplificate, ma il rovescio della medaglia era che spesso chi si dimostrava ben disposta a tale pratica si trovava dall’altra parte del pianeta. Ciò non toglie che abbia comunque potuto godersi alcune avventure virtuali, ma non poteva essere certo la stessa cosa di un’esperienza nella vita reale. E per quanto ne sapeva, Mauro non era stato certo più fortunato.

 

Il saluto di Letizia lo fece tornare con i piedi per terra. Le sorrise, come sempre, mentre usciva dalla piccola porta a vetri.

 

Mauro nel frattempo, aveva terminato le sue mansioni sul retro e faceva ritorno all’ingresso del bar. Vide Letizia in lontananza che si avviava di gran passo verso il parcheggio vicino. La conosceva da qualche anno, come cliente di Peter e aveva scambiato con lei qualche parola quando capitava che s’incontrassero a colazione, nulla di più, ma quella donna aveva sempre suscitato in Mauro una certa curiosità. Si sentiva attratto da lei; l’aveva immaginata più volte con un bavaglio alla bocca, con le mani legate dietro alla schiena, piegata su uno dei tavolini del bar, completamente nuda, lì ferma ad aspettarlo… Letizia aveva sempre rifiutato ogni avance da parte sua e risposto a tono alle sue battute a riguardo, si riteneva una donna fedele e mai avrebbe ferito nemmeno per gioco il suo Luigi, ma nonostante ciò, se aveva occasione Mauro si divertiva a provocarla, simpaticamente parlando.

 

Scosse la testa dall’immagine di Letizia ormai fuori dalla sua visuale ed entrò, dirigendosi subito al bancone, pronto per gustare la sua colazione. La trasmissione di Andrea e Michele continuava a riempire il silenzio del locale, quando ad un certo punto, dalla radio, non si sentivano più solo le voci dei due conduttori, ma anche quella di una donna. I due amici prestarono molta attenzione alle sue parole. Si guardarono, sorpresi.

 

Nessuno dei due disse una sola parola… ma quella voce, era sembrata terribilmente familiare ad entrambi.

 

 

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