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Racconti di Dominazione

Lucia – 03

By 31 Marzo 2023No Comments

Verso ora di pranzo, mi arrivo un messaggio:

– Dobbiamo parlare.

Lo ignorai, non leggendolo, e attesi l’orario della terza iniezione.
Arrivai davanti alla sua porta, trepidante e non sapendo se ci sarebbe stata e mi avrebbe aperto o mi avrebbe scaricato. Ma, per me, il gioco mi aveva preso e stava andando avanti.

Bussai ed attesi. Vidi la porta aprirsi un poco e poi più niente. Perplesso, dopo pochi secondi spinsi piano la porta e mi trovai difronte un vero spettacolo. Al centro della stanza ben illuminata c’era Lucia, con un trucco leggero, capelli legati a coda, braccia lungo i fianchi, un aderente maglioncino amaranto a giro collo e nessun altro capo di vestiario addosso, fatte salve calze autoreggenti e delle scarpe nere con tacco medio. La faccia tesa, nervosa e quasi arrabbiata.
Rimasi, qualche istante, immobile e chiusi rapidamente la porta dietro di me. Ero senza parole. La sua bellezza era statuaria ed allo stesso tempo altamente erotica. Era difficile non focalizzarsi sul suo cespuglietto nero ben curato e tagliato corto. Non capivo bene cosa stesse succedendo.

Come mi aspettavo, lei beffardamente e nervosamente, mi chiese:

– Ti piace quel che vedi? Sei rimasto incantato?

Ed aggiunse con derisione:

– O forse non hai mai visto una donna mezza nuda?

Oramai avevo deciso, se mi provocava voleva soffrire ed io l’avrei accontentata…
Deliberatamente, mi tolsi la giacca con tutta calma, mi sedetti su una poltroncina e le feci segno di girarsi. Apprezzai molto il suo fisico e le sue curve. Avevo un folle desiderio di scopare, ma dovevo prima ottenere di più, dovevo piegarla e sembrava che fosse d’accordo. il suo viso arrossato mi diceva che oltre la sua spavalderia c’era qualcosa di più e diverso.

Poi lei ad occhi bassi, stavolta, disse:

– Possiamo parlare?

Mi andai a lavare le mani e preparai tutto per l’iniezione su un vassoio. Poi, continuando a fissarla, mi sedetti e dissi:

– Dimmi.

La vidi rimanere immobile e per qualche secondo trattenne il respiro, come per cercare le forze ed il coraggio, poi espirò e iniziò quasi tutto d’un fiato:

– Attualmente sono una Dominatrice e, fino a ieri, pensavo di essere frigida. Quello che hai visto è il mio attrezzatissimo dungeon. Non faccio sesso con i miei clienti o meglio non concedo nessun mio orifizio o altre parti del corpo alle loro voglie. Per il resto gli faccio di tutto, in base ai loro gusti, medical fetish, sottomissione, strap-on, umiliazione, spanking e parecchio altro. Non ho mai capito il piacere che trovano nel dolore, sottomissione ed umiliazione, almeno fino a ieri. Anche fuori dal mio lavoro ho fatto pochissimo sesso e tutto ordinario e non ho mai tratto piacere da esso. Ho sempre temuto ed aborrito il dolore e non ho mai accettato nessun compromesso o forma di sottomissione. Non ho mai avuto un orgasmo né con uomini, tantomeno con una donna con cui ho provato. Non ho mai pensato di dare il controllo o accettare i desideri di uomo o donna, né gli ho o avrei mai chiesto sesso!… Fino all’altro ieri. Oggi non capisco e non so più nulla. Ti odio e detesto, non posso credere che ti permetta di fare certe cose, ma non riesco a pensare di espellerti dalla mia vita e amo sentirmi costretta. Non volevo dirti quello che ho detto, ma volevo parlarti e non sapevo cosa dirti.

Sembrò rilassarsi e prese fiato, poi mi guardo trepidante in attesa. Io ero stupefatto e perplesso, non mi ero mai trovato in una situazione del genere. Non sapevo cosa dire, ma la volevo ripagare dei suoi modi beffardi e dal mio punto di vista scorretti; quindi, la guardai intensamente e le chiesi:

– E con ciò? Cosa vorresti da me?

Lei sbarro gli occhi e quasi sconfitta rispose:

– Voglio continuare questa avventura e non so quanto durerà, voglio avere una safeword e voglio stabilire delle regole, voglio che mi dica cosa farai e concordare assieme. So che la cosa ti piace e vuoi continuare anche tu! Ti è chiaro quale sarà il tuo ruolo i tuoi compiti?

La guardai e sorrisi teneramente, poi risposi:

– Non sono un master né professionista, né amatoriale. Vuoi una safeword, va bene, sarà: Supercalifragilistichespiralidoso, basta che la pronuncia in modo chiaro e nitido e cancellerei tutto e tutto sarà dimenticato, il tuo sogno si chiuderà qui. Per il resto andrà come è andata sinora. Io non so cosa faremo e come lo faremo. Per adesso ha funzionato senza concordare niente, ho solo seguito il mio istinto e fatto quello che ti e mi piaceva. Per me posso alzarmi e andarmene. Tu mi hai voluto. Mi piace quello che facciamo, ma non abbiamo obblighi e così mi va bene. Se non ti va più bene basta dirlo ed andrò via.

Presi il telefonino e le scattai una foto. Subito lei disse:

– NO! No….

Le dissi di girarsi, lei obbedì e scattare ancora. Poi le dissi di piegarsi, divaricate le gambe, allargarsi un po’ le antiche e guardarmi. E continuai a fotografare. Lei aveva quasi le lacrime agli occhi non per dolore, ma per rabbia. Deciso di ignorarla e rincasare la dose:

– Ora avrò qualcosa che mi ricorda di te e to spingerà ad essere più sottomessa.
Lei espirò e disse:

– Sei un bastardo, impotente!

Ed io, tirando fuori dalla tasca della farmacia le dissi sornione:

– Avevo già deciso che oggi avresti goduto tanto la nostra sessione di iniezione, ma ora sono proprio felice delle scelte fatte. Ho chiesto al dottore se potessi aggiungere della vitamina D alle tue iniezioni, lui mi ha spiegato che non c’era nessuna controindicazione, anzi ti avrebbero fatto bene, solo dovevo evitare di farlo nella stessa iniezione altrimenti ti avrebbe bruciato tanto e a lungo. Inoltre, mi ha sconsigliato questo prodotto – le feci vedere la scatola delle fiale che avevo portato – perché è il più doloroso e soprattutto ha dei quantitativi enormi. In più sono passato in farmacia ed ho preso questi aghi di vecchio stampo, per la siringa così sono più grandi ed entrano con maggiore difficolta. Ho dovuto pure cambiare siringhe…

Aggiunsi, strizzandole l’occhio:

-Non temere non mi devi niente per questi acquisti.
lei, nel frattempo, era sbiancata e non disse niente, ma il suo respiro sembrava lievemente affannoso e le sue labbra della figa iniziavano a sporgere e inumidirsi.

Facendo ben attenzione che vedesse tutti i passaggi presi la siringa più grande, misi l’ago più grande (sembrava enorme rispetto a quello di prima) e riempii con la sua medicina e poi aggiunsi una intera fiala della vitamina D. Devo ammettere che rispetto a prima il quantitativo era veramente notevole e non sapevo se avrebbe retto. Ma ormai ero in ballo e volevo vedere fin dove potevo arrivare.
Lei, intanto, ripresasi dalla shock iniziale sbraito:

– Mica vorrai inserirmi tutta quella roba nel culo, mi farai un bozzo enorme.

Ed io:

– Non temere, non voglio rovinarti quel bel culetto…

Poco convinta si girò ed andò ad appoggiarsi sul tavolo. Presi il vassoietto con il necessario per l’iniezione e, arrivato affianco a lei le diedi una notevole pacca sul sedere. Lei si alzo di scatto con lo sguardo perplesso. La presi dolcemente per mano e mi avviai verso le porte del dungeon e del bagno. Lei dopo un momento di perplessità, con voce supplichevole disse.

– NO! Li no…

Ma continuai senza lasciarle la mano o rispondere. Allora lei provo la linea dura e con derisione:

– Perché vuoi farlo lì, non sei capace di gestire una donna? Lascia stare se non hai le palle lasciamo proprio perdere.

Sembrava non si rendesse conto di essere mezza nuda, mentre mi seguiva docilmente che il suo destino nelle mie mani era già lì a pochi metri e che lei non desiderasse altro.

Entrato nel dungeon, individua rapidamente una panca da spancking dove oltre a stendersi poteva appoggiare le gambe e le braccia, dove con calma e fermezza la feci stendere con il busto sulla parte piana e legai le gambe e le braccia lungo gli appoggi sottostanti. Fatto ciò, le dissi:

– Adesso iniziamo a scaldare l’area.

Ed iniziai a sculacciarla alternando le natiche e sfiorandola intimamente sia sulla figa che sulla rosellina anale. Prima colpii le natiche pia, quasi massaggiandole, poi aumentai i colpi colpendo dal basso all’alto per coprire quanta più superfice possibile. Man mano aumentai la potenza dei colpi ed i massaggi per potermi godere la setosa burrosita del suo voluttuoso culo. Spesso mi fermavo a massaggiare le chiappa per godermi il calore che si irraggiamento da esse, l’umidità che iniziava a colare dalla sua fighetta e le pulsazioni del suo buchetto quando lo sfioravo.

Inizio a lacrimare e sospirare, controllai che avesse la fighetta bella umida. A quel punto mi fermai e le chiesi:

– Cosa ti piace del sesso? Hai mai fatto sesso orale? E sesso anale?

Lei, rossa in viso rispose:

– Non mi piace il sesso, avrò avuto una decina di rapporti sessuali e tutti insoddisfacenti, il sesso anale è qualcosa che faccio ai miei clienti volentieri, adoro vederli guaire e godere mentre li sfondo, il sesso orale me lo faccio praticare spesso, non mi esalta, ma lo trovo gradevole, mi piace soprattutto dopo aver fatto pipì farmi pulire dal cliente.

Risi di gusto e le dissi:

– Intendevo che tu facevi pompini o ti facevi inculare…

Mi guardo allibita e rispose scocciata:

– No! Sei matto? È fuori discussione. Ma se proprio vuoi ti faccio leccare la mia passerina. Oppure se qualche cliente vuole qualcuno che glielo succhi ti chiamo e provvedi…

Ero stupefatto, legata, sculacciata ed ancora fiera ed aggressiva. Adoravo questa situazione che mi permetteva di punirla oltre a cuor leggero. Le dissi sogghignando:

– Non solo me lo succhierai, ma lo chiederai tu, ti verrò in bocca ed ingoierai pure.
Lei mi scherni, dicendo:

– I tuoi sogni bagnati tienili per te! Anche perché sicuramente verrai ancora prima di tirarlo fuori dai pantaloni, semmai lo trovi. Ed ove lo riuscissi a trovare dubito che supereremo le mie labbra e a schizzare più di una lacrima.

E mi fece una linguaccia.

Adoravo i suoi capelli scompiglio la faccia arrossata e il coraggio e l’arroganza che stava mostrando. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, mi provocava e sapeva le conseguenze, ma sembrava non le importasse o voleva di più…

Presi una decina di questi aghi più spessi, per liquidi viscosità, e molto lentamente li iniziata piantare uno alla volta. Godevo dei suoi gemiti ad ogni strato che speravo e sentivo l’ago scattare più in fondo. Ogni inserzione causava degli urletti e dei gemiti. Esasperata sbraito:

– Ma che stai facendo, questa è tortura. Hai solo questo modo per penetrarmi? Se proprio vuoi infilare qualcosa prova a scoparmi, tanto sarà un cotton fioc che mi scopa…

Le sue provocazioni ormai mi divertivano e non mi colpivano, le trovavo adorabili e sapevo che avrebbe avuto il dolore che cercava, a breve, le risposi:

– Sto piantando più aghi per essere sicuro di non colpire vene o arterie, poi inietterò in più punti per non sformarti questo delizioso culo, inoltre così soffrirai di più e poi potrai implorarmi di farmi questo pompino che desidero da quando ti ho sentito parlare e ho voluto tapparti la bocca.

Lei piccata rispose:

– Sogna pure, ho il terrore che uno stuzzicadenti mi tappi la bocca e riesca a stento superare le labbra. Al massimo un sarà grande quanto un mio capezzolo…

Io scattai delle altre foto ed iniettai la prima dose sul primo ago ed attesi, poi lentamente sfila l’ago. Lei iniziò a sudare e non disse niente, alla seconda dose iniziò a lamentare il dolore, ma continuai ad iniettare e sfilare. A metà trattamento sudava ed imprecava che bruciava, ma allo stesso tempo sembrava eccitarsi e le labbra della figa erano gonfie ed umide.

Il dolore cresceva e lei iniziò ad agitarsi sempre di più, allora le iniziai ad accarezzare le labbra vaginali, poi le aprii e, lubrificare due dita, presi ad accarezzare in vari modi e versi il clitoride, il suo piacere cresceva e di pari passo aumentava il dolore. Finite le iniezioni era ora oramai al parossismo, da dieci minuti rasentava l’orgasmo, si contorce a dal dolore, il sedere era rosso e gonfio e lei sembrava stesse esplodendo.

Inizio a straparlare insultandomi e dicendomi di tutto, era completamente fuori controllo. Inizio ad imprecare, poi mi ordino:

– Fammi venire o vai al diavolo tu e tutta questa merda di gioco. Sto impazzendo ho bisogno di venire.

A quel punto mi trovai in difficoltà, nonostante la masturbazione continua e la penetrazione con le dita, il dolore le impediva l’orgasmo. Stavo valutando che fare quando la sentii mormorare:

– Super…, supercali… supercalifra…

A quel punto stavo per perdere tutto il divertimento e la cosa non mi andava molto. Un po’ per paura che poi non avrei più avuto né il tempo né la possibilità di godermi il suo culo decisi di rischiare il tutto per tutto e preso il medio ben lubrificato dai suoi umori vaginali glielo inserisco rapida nel buco del culo. Sbraito:

– NO! NOOOO!!!

Lei trattenne il respiro, sobbalzò più volte, diede un urlo belluino ed emise una grossa quantità di liquido dalla vagina, letteralmente squirtando e bagnando il braccio. Poi si stese e rilasso e sembrò quasi svenire, poi rauca disse con le lacrime agli occhi:

– Grazie! … fammelo succhiare… ti prego!

E continuo a respirare sempre con il fiato corto. Intanto io la continuai a masturbarla delicatamente senza sfilarle il dito dal culo. Poi estratto il dito, tirai fuori il mio pene, lo avvicinai alla sua bocce e le dissi:

– Succhia ed ingoia tutto!

Lei girò semplicemente la testa dall’altro lato, rimasi un attimo interdetto. Poi compresi e le diedi un forte schiaffo sul sedere. Poi mi girai e vidi un paddle. Impugnatolo le feci un po’ di vento poi la colpì in rapida sequenza sulle due natiche. Diede un urlo prolungato e si girò verso di me a bocca socchiusa. Mi avvicinai e glielo misi in bocca.

Pur essendo evidente la sua totale inesperienza e scarsa conoscenza della tecnica, trovai molto piacevole l’impegno e la sua calda bocca. Ad essere onesti ho dovuto spesso ricordarle di continuare il suo lavoro di suzione percuotendole le dolci rosse chiappe con il paddle, ma alla fine ebbi una abbondantissima eiaculazione che, grazie a vari intensi colpi, decise di ingoiare integralmente. Incredibilmente, ad un rapido controllo restava che fosse ancora rorida di umori.
Spossato e stanco, la lascia riprendersi un attimo. Ed andai a lavarmi e mettere a posto il materiale per le iniezioni. Visto che mi trovavo aprii l’acqua per preparare un bel bagno caldo.

Andai nel dungeon, per scioglierla, ma la vista di lei così legata, con il culo esposto e la figa esposta e fradicia fu troppo e non potei resistere, mi inginocchiai dietro di lei ed iniziai a leccargliela, prima piano, poi più intensamente, in base alle sue risposte. Le leccai ogni parte, la mordicchiai sulle labbra e il clitoride e la penetrai con la lingua. Ebbe in altro orgasmo, quasi urlato e quando si riprese, beffarda disse:

– Vedi che te la ho fatta leccare, adesso però devo fare la pipì. La vuoi bere tu?

Le diedi un buffetto su sedere, glielo cosparsi di crema emolliente. Poi la liberai. Era molto malferma sulle gambe e non riusciva a camminare.
L’accompagnai in bagno e dopo vari tentativi di sedersi, falliti per il dolore, l’aiutai a tenersi a me finché si liberava dall’urina. L’aiutai a spogliarsi completamente e potei godere della vista delle sue belle tette e capezzoli ancora rigidi a cui rubai un rapido bacio, già cercando di immaginare cosa gli avrei fatto. Poi la feci entrare nella vasca calda ed accesi l’idromassaggio.

Andai nel salone, apparecchiai un posto nel modo più carino possibile ed improvvisai una cena che lascia in caldo in forno.
Poi le scrissi un biglietto sul tavolo:

– La tua cena è in forno. A domani mattina.

Andai via e la lascia a riprendersi e godersi la serata e la memoria di quanto successo.

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