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Racconti di Dominazione

Lucia una 19enne perversa

By 18 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo simone, 38 anni, carino, moro altezza media magro, ma soprattutto masochista fin da ragazzino e capace di subire ogni tipo di umiliazione e degradazione, senza limiti.
Lei si chiama Lucia, la conosco per caso in una chat sm; il mio profilo è chiaro, esplicito.
Incredibile, ma vero, è lei ad aprire una finestra privata.
Inizia subito in modo diretto, esplicito senza giri di parole: “ciao merda, sono Lucia, ho letto il tuo profilo e se non racconti cazzate come tanti qua dentro sei lo schifo sub-umano che cercavo, ma se sono solo fantasie dimmelo subito e vaffanculo”. Io, quasi incredulo, rispondo pronto “No Lucia le giuro che è tutto vero; sono un essere inferiore e potrà usarmi nei modi più luridi e perversi, io non le dirò mai basta”
Risponde “coglione, dammi del tu che ho 19 anni e potrei essere tua figlia (si fa per dire perchè non potrei mai essere figlia di un lurido cesso quale dici di essere); comunque ti potrei mettere alla prova, ma le mie condizioni saranno chiare e te le dirò quando mi degnerò di incontarti; per ora lasciami il cellulare e sogna che magari prima o poi ti darò una chance. Una e non di più. Chiaro pezzo di merda?”
Rispondo naturalmente di sì e spero che prima o poi davvero Lucia mi chiami. Sogno, ma non ci credo.
Invece, dopo circa una settimana mi squilla il telefonino e sento “Ciao cesso, sono Lucia: ho deciso di provarti. Stasera. Se hai impegni cazzi tuoi, rimandali. O stasera o vaffanculo, bastardo’.
Io in realtà avevo una cena con amici fissata da tempo, ma mi invento una balla e me ne resto a casa in attesa di Lucia (le avevo dato il mio indirizzo e non eravamo distanti).
Alle 21 suona il campanello, mi precipito ad aprire e la vedo: bellissima, capelli corti castano chiari, alta 1.80, snella (tg 38 scoprì in seguito) seno piccolo (come piacciono a me)una prima, culetto da favola, indossa un paio di jeans, scarpe da jogging e una cannottierina bianca (siamo in pieno Luglio e quest’anno fa un caldo terribile, a Milano poi..).
Tu saresti il cesso allora: bene inizia a darmi 50 euro che devo pagare il taxi, anzi coglione scendi e pagalo tu.
Mi precipito dalle scale, pago il tassista e rientro in casa.
Lei, seduta sul divano, mi dice “parliamo subito chiaro stronzo; io ora ti detto le regole, se ti stanno bene (non ammetto eccezioni del cazzo) ok sennò fottiti e non mi vedi più. Sì o no, solo questo mi devi dire: ma se la risposta sarà afferamativa ti garantisco che non ti permetterò di cambiare idea: ti filmo col telefonino quando sarai messo come dico io e se ti tiri indietro finisci su youtube in 5 minuti.
Annuisco e ascolto le sue “condizioni”. “Allora, merda inutile e vomitevole: ora ti spogli completamente e inizi a leccarmi i calzini (indossa calzette di spugna) che saranno belli impregnati di sudore con sto caldo di merda, oggi sono stata in palestra e non mi sono cambiata, nè lavata. Ah, dimenticavo, queste calze le porto da una settimana buona, idem le mutandine e in questa settimana non mi sono mai lavata nè piedi, nè ascelle, nè fatta il bidet.
Quindi la prima cosa sarà un lavaggio con la tua lingua schifosa delle mie calze belle impregnate di sudore, poi passerai ai piedi e alle ascelle.
Il menù della serata offre: sputi, catarro (ho una cazzo di influenza e sono zeppa di catarro, sei fortunato merda), poi ingoierai il mio muco, una bella cenetta con la mia merda che immagino molliccia chè ho mangiato pesante; ah naturalmente ti ingoierai qualche biscotto ben masticato e, gran finale, ti sboccherò in quel cesso di bocca che ti ritrovi. Più altre cosucce che mi verranno in mente nel corso della serata. Penso di essere stata chiara, brutto schifo di bestia. Hai 30 secondi: sì o no. Pensaci perchè se accetti non puoi tornare indietro.
Non ho bisogno nemmeno di 10 secondi: è tutto quello che ho sempre sognato: “assolutamente sì, Lucia, e senza alcun limite:potrai usarmi come e quanto vuoi, merito solo il peggio e ne sono consapevole; sarò solo il tuo lurido cesso, la tua pattumiera’.
‘Bene, merda schifosa, ah dimenticavo che verrai anche torturato e senza alcuna pietà: non osare nemmeno chiedere cazzate tipo ‘no segni permanenti’; te ne lascerò e parecchi bastardo schifoso. Problemi per caso?’
Assolutamente non dico, mentre mi spoglio completamente e mi inginocchio ai suoi piedi (porterà minimo un 41 di scarpe cazzo, adoro i piedi lunghi!).
Lucia mi assesta un paio di calci secchi in pieno stomaco più qualche schiaffo in faccia e mi ordina di toglierle le scarpe.
“Con la bocca cesso!”
Eseguo immediatamente (o meglio tento di eseguire immediatamente perché mi incasino con le stringhe).
‘Lurida merda, quanto cazzo pensi di metterci: apri il cesso di bocca!’ e mi sputa dentro un paio di volte.
Alla fine riesco a sfilarle una scarpa e annuso con adorazione mista ad eccitazione l’odore aspro e intenso quanto a me gradevolissimo che proviene dal suo calzino.
Annuso a lungo, poi inizio a leccare sempre più visibilmente arrapato.
Lucia se ne accorge (sono nudo e non è così difficile..) e mi grida: ‘brutta merda, ti è venuto duro è? Finisci che poi vediamo di sistemare la cosa’; io lecco finchè non mi viene ordinato di togliere il calzino e passare al lavaggio del piede.
Il suo piede è esattamente come me l’ero immaginato: lungo e affusolato. L’odore potente e sublime: lecco tutto, la palma poi dito per dito finchè un calcio non mi fa intuire che è ora di passare all’altro (stesso meccanismo per cui non sto a ripetermi).
Quindi Lucia mi dice ‘Bene, cloaca di merda: ora ficcati i calzini in bocca che passiamo ad un po’ di torture e vediamo se ti si ammoscia quell’inutile affarino che hai tra le gambe; cominciamo a massacrare i capezzoli, che d’ora in poi chiameremo figli di troia o bastardi.’
Dal momento che spesso pratico varie forme di auto-sevizia ai capezzoli (pardon, ai figli di troia) Lucia si accorge che entrambi sono definitivamente privi del primo strato di epidermide e commenta con una risatina sadica ‘ah, vedo che sono già ridotti da far schifo i bastardi del cazzo; non pensare che ciò mi spinga ad essere più clemente; al contrario, mi divertirò di più a conciarli come meritano. Vediamo di passare subito alle maniere forti.’
Detto questo prende due mollette dentellate del tipo che si usa per appendere le tende: attrezzi che conosco molto bene, utilizzandoli da anni, ma la sorpresa di Lucia è che, dopo avermi fatto sdraiare sul letto, legato i polsi dietro la testa e i piedi ai bordi del letto in modo da impedirmi ogni movimento, prende un accendino col quale scalda a lungo i morsetti (circa una trentina di secondi direi) e me li pinza arroventati sui bastardi.
Il dolore è lancinante e non posso trattenermi da grida scomposte, pur attutite dalle calze in bocca.
Lucia mi ride in faccia e aggiunge ‘carina, questa sorpresa, no? Figlio di puttana frocio, inutile latrina. Te li terrai, diciamo 15 minuti e fa partire il timer del telefonino’.
Dopo un quarto d’ora di un male insopportabile li toglie e guarda con soddisfazione i segni lasciati dai dentini metallici.
‘Vedo che sei ancora eccitato, quindi sei pure un masochista di merda oltre che un cesso: bene, non preoccuparti, che non abbiamo finito coi figli di vacca, ma ora sdraiati nella vasca da bagno che vediamo di usarti per l’unico scopo per cui può avere un senso la tua esistenza, frocio cesso lurido’.
Eseguo e lei, sempre con quel sorriso da aguzzina mi fa: ‘Ovvio che per riempire la tua fogna di tutto quello che merita dovrò spogliarmi almeno la metà di sotto. Puoi immaginare quanto mi faccia schifo solo il pensiero che tu, lurida merda, possa vedere la mia fighetta e il mio culo. Ma visto che è indispensabile facciamo che il prezzo del vedermi nuda lo pagheranno i bastardi!’
Si toglie jeans e mutandine (che mi fa annusare e leccare a fondo) si mette con le gambe sui bordi della vasca, mi avvicina il culo (meraviglioso) al viso e inizia a spararmi un paio di sonore e puzzolenti scorregge che assaporo con grande piacere. ‘Spalanca la fogna, cesso’ e mi riempie di piscio, cui segue un’abbondante dose di merda cremosa, quasi liquida.
‘Masticala bene verme e ingoiane un po’, ma non tutta che ci serve, capito sporco cesso?’
Mastico (la cosa più dura) e ne ingoio una metà circa, sputandomi sul corpo il resto che va ad unirsi alla parte che non mi era entrata in bocca.
‘Bene, merda sub-umana: ora ti preparerò un piattino delizioso e lo mangerai tutto altrimenti sono cazzi amari, frocio del cazzo’.
Va in cucina e torna con una scodella, un paio di banane, una confezione di biscotti farciti al cioccolato e dei fagioli già cotti che conservavo nel frigorifero.
‘Merda schifosa ora avrai il grande onore di assaporare la ‘zuppa di Lucia’, una mia specialità da gran gourmet’.
Mi ordina di mettere tutta la merda avanzata nell’ampia scodella e passa al condimento..
Prima un paio di scatarrate, cui aggiunge un paio di cucchiate di fagioli masticati a lungo e qualche biscotto che ha subito lo stesso trattamento.
‘E ora viene il tocco da maestro, cesso’. Si allontana un paio di minuti e torna con un bicchierone dove aveva frullato le banane unendovi del latte freddo.
Si spara il beverone quasi d’un fiato, si infila due dita in gola e vomita il tutto nella ciotola.
‘Ecco la famosa ‘zuppa alla Lucia’ bastardo, un ultimo tocco e poi è tutta tua: aggiunge un paio di scatarrate e un’abbondante dose di muco che soffia da una narice tappandosi l’altra e viceversa; con un cucchiaio mescola bene il tutto e mi allunga il piatto.
‘Non deve restarne nemmeno una goccia e se ti viene da sboccare, non è un problema: basta che lo fai nella scodella che poi ti rimangi il tutto schifoso pezzo di merda’.
Inizio a mangiare, con un misto di eccitazione e disgusto. Alla terza cucchiaiata la cosa si fa davvero tosta e, dopo qualche conato, non riesco a trattenere il vomito.
‘Ottimo ‘ fa lei ‘ ora ti mangi vomito e merda rivomitate, ah ah!
Poi passeremo alla giusta pena per averti mostrato il mio divino culo e, infine ti farò una proposta che potrai, in via eccezionale, accettare o meno’.
Finisco, con sforzi disumani, la ‘squisita’ pietanza e la mia splendida aguzzina mi illustra la punizione (obbligatoria) e la proposta (facoltativa).
‘Allora, pezzo di merda insulso, inutile latrina del cazzo. La pena sarà la siringatura dei bastardi con acqua salina. Lo scambio, che puoi o meno accettare è questo: io ti mostrerò le mie splendide tettine (le avevo detto in chat della mia predilezione per i seni piccoli) e, in cambio, ti spegnerò una sigaretta sulla tua lurida pancia (in modo che resti la cicatrice) e ti marchierò con la punta dell’accendino dopo averlo tenuto acceso per 3 minuti esatti.
Hai 30 secondi per decidere (già, dimenticavo, se la risposta fosse negativa non mi rivedresti mai più)’. Quell’ultima frase mi tolse ogni dubbio residuo e il mio ‘accetto’ fu immediato.

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