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Racconti di Dominazione

Lui decide che sono sua

By 24 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi sarebbe venuto a prendere nel solito posto, solita ora e costante mio ritardo già considerato.
Quando esco con lui sono sempre curata, anche se non siamo più una coppia…se mai lo siamo stati.

Lui ha 42 anni, molto alto, calvo, un po’ della pancia di chi si gode la vita e coperto di tatuaggi. Sembra un evaso di un film americano, ma è una persona molto dolce.
Io ho 22 anni, alta, seno piccolo ma secondo lui bel culo e bei fianchi. Ci siamo frequentati per qualche mese e poi la cosa è finita, amichevolmente diciamo.

Ogni tanto usciamo. Qualcuna delle volte nella quali usciamo finiamo a fare sesso.
Quella volta però lui aveva deciso per un gioco nuovo.

Arrivo (in ritardo) e lui sogghigna, mi saluta con un bacio vicino alle labbra e infilando una mano sotto alla mia gonna di jeans. Quasi sempre gli lascio fare quello che vuole finchè si tratta di toccarmi semplicemente. Strofina la mano sul cotone dello slip e mette in moto.

Arriviamo a casa sua, mi versa un bicchiere di vino, chiaccheriamo delle donne che si scopa, mi alzo per recuperare il posacenere.
Lui si alza, mi arriva alle spalle e circonda i miei fianchi con le mani, poi risale, forza la scollatura della camicetta e mi stringe le tette fino a farmi gemere come piace a lui.

Non è che non ne abbia voglia, ma aspetterei almeno di finire il bicchiere di vino prima di farmi piegare in avanti per essere scopata.

Con un mezzo sorriso gli dico:
-No dai, aspetta un attimo.
Per tutta risposta mi arriva uno schiaffo. Non me lo aspettavo. Lui diventa serio, non sorride più e mentre io ancora non so che dire, mi trascina verso il divano spingendomi per il collo.

Slaccia la cerniera dei suoi pantaloni, li abbassa e si siede. Poi solleva completamente la mia gonna e mi fa inginocchiare con le sue gambe in mezzo alle mie dicendo di non abbassarsi verso il suo cazzo, di appoggiare le mani alle sue spalle senza muoverle e di non fare nulla che non sia lui a dirmi.

Io ubbidisco e intanto mi bagno in modo incontrollato, senza ritegno.

Appena mi posiziono nel modo giusto sento un suo dito scorrere a metà tra la stoffa dello slip e le mie labbra, piano.
Mi dice:
– Cara, io e te lo sappiamo che tu sei una puttana. Lo sappiamo, vero?

Annuisco e lui continua
-Bene, ho deciso che ho voglia di trattarti come piace a te per un po’, quindi da adesso in poi il gioco è questo.

Nonostante la sua mano a strofinarmi la figa non ero convinta, e mentre parlava la mia espressione non era ancora del tutto condiscendente.

Continuando a parlarmi mi aveva fatta abbassare e mi aveva spostato le mutande, poi aveva estratto il cazzo dai boxer e cominciato a strusciarmi la cappella sul clitoride con forza, iniziava a farmi male e avrei voluto spostarmi ma sapevo che non potevo.

– Vedi cara, pensavo che tra noi potrebbe non cambiare niente, ma quando al telefono ti chiamo puttana o ti schiaffeggio mentre siamo insieme, sai che il gioco è iniziato.

Nel frattempo le sue mani erano tornate suelle mie tette e strizzavano i miei capezzoli piccoli e rosei,
Non sapevo che dire, nemmeno sapevo se potevo parlare e lui, infastidito dal mio silenzio aveva iniziato a schiaffeggiarmi le tette.
-Senti troia, tira fuori la voce e dimmi “Si” o “No”.
Non sapevo che dire.

Altri due schiaffi arrivati di sorpresa mi stordiscono. Poi lui decide di fumare una canna.

-Alzati e non azzardarti a coprirti, fa su una canna e finisci il tuo bicchiere di vino.
Lui abbandona i pantaloni, tira su i boxer e si sposta.
Eseguo e mi siedo di fianco a lui che si era accomodato sul tappeto.
Mentre beviamo e fumiamo lui mi fa sedere a gambe aperte davanti a lui e inizia a infilarmi dita nella fessura, prima due, poi quattro, e ogni volta che estrae la mano mi fa succhiare il mio liquido e vedo il suo cazzo gonfiarsi nei boxer. Non lo fa per farmi godere, lo fa per farmi male: entra forte, con spinte violente e mi guarda sempre con quel sorrisetto. Sempre sorridendo passa al buchetto dietro infilando le dita umide, a volte dei miei umori, a volte della mia saliva.

Finiamo la canna, finiamo il vino, in silenzio, mentre io resto inerme e lui si avvicina un altro po’ e dice:
– Puliscimi le mani, sei bagnata come una cagna, puliscile con la lingua.

Io eseguo senza fiatare

– Guarda come lecchi puttana, che bocca che hai. Leccale tutte, mettile in bocca tutte.

E mi infila una mano verso la gola mentre con l’altra strizza forte le mie tette passando da una all’altra, graffia i capezzoli e mi insulta

– Sei la mia puttana, guarda come succhi, adesso ti do qualcos’altro da succhiare.

Si solleva in ginocchio davanti a me, sul tappeto e senza darmi il tempo di prendere fiato dopo l’invadenza della sua mano, mi infila in bocca il suo cazzo che è lungo e grosso e duro, completamente scappellato e mi spinge dalla nuca il viso contro di sè.

Il suo cazzo è troppo lungo e non respiro, mi vuole sfondare la gola.

Tirandomi per i capelli mi sposta dal suo cazzo, mi guarda e mi dice di iniziare a leccare come so fare se non voglio che mi faccia male davvero.

Lo riprendo in bocca tutto e subito e cerco di abituare la gola alla presenza di quel cazzo spinto sempre di più.

Lui mi guarda a stringe i capezzoli e mi ripete quanto sono puttana.

Poi mi fa alzare, mi stringe a sè in modo che io possa sentire la durezza della sua asta e inizia a tastarmi il culo.

– Che bel culo che hai, non sono mai riuscito a entrarci del tutto

D’istinto mi viene da spostarmi ma le sue braccia mi avvolgono, fa una smorfia e mi butta sul divano senza dire niente, si siede a fianco a me di peso mi trascina a pancia bassa sulle sue cosce

– Inutile che tu faccia finta di non essere una zoccola, mi hai fatto girare le palle e adesso ti meriti una sculacciata.

Io non dico niente e aspetto la punizione con la mia camicia aperta e la gonnetta arrotolata sotto la pancia.

Non sento il colpo arrivare e mi prende di sorpresa, mi fa male, sento bruciare, il culo si scalda.

Subisco cinque sculacciate, ben distinte tra loro e davvero forti, non credevo potessero fare tanto male, poi mi spinge facendomi rotolare a terra.

– Alzati e va sul letto, muoviti troia schifosa, e smettila di bagnarti per queste cazzate. E spogliati.

Rimango in piedi, nuda a fianco del letto aspettandolo, lui arriva, nudo, con quel cazzo troppo grande completamente eretto e si arrabbia perchè non sono salita sul materasso. Non mi dice niente, mi da uno schiaffo che basta a farmi cadere sulla coperta, poi mi trascina la testa varso le palle ordinandomi di prenderle in bocca e succhiarle.

Io inizio a leccare e succhiare la sua borsa, lui resta in piedi a fianco del letto e mi trascina e rivolta sempre tirandomi i capelli.
Prendo in bocca le sue palle e lecco la sua borsa, strofino le labbra e le riprendo in bocca.

Di punto in bianco mi sposta, io mi allontano all’indietro e lui mi sale sopra allargandomi le gambe infilandomi il suo cazzo con un colpo secco e togliendomi il fiato.

I miei versi si fanno troppo forti mentre pompa come un animale e mi fa male e godo e cerco con il bacino di farlo entrare il più possibile, lui mi mette una mano sulla bocca e con l’altra mi schiaffeggia e tira i capezzoli che bruciano e si gonfiano.

– Sei una puttana, guarda come godi e come sei bagnata, sei la mia puttana?

Solleva due dita dalla mia bocca per lasciarmi rispondere ma io non riesco a parlare normalmente: le sue pompate sono troppo forti e mi tolgono il fiato e annaspando rispondo:
– Sì sono la tua puttana, sfondami per favore

Mentre continua a pompare arriva al mio culetto tutto aperto e con l’aiuto dei miei umori colati fino a lì inizia a forzare il buchetto con due dita.
Le infila dentro in poco tempo e sento il buchetto che frigge e che mi fa male ma in quel momento tre dita piene di miei umori mi vengono infilate in bocca e devo leccare. Sto godendo come una vera troia ma non mi lascia venire: estrae le dita dal culo e dalla bocca e si sposta per sborrarmi in gola.

Infila il cazzo tra le mie labbra sporche di saliva e dei miei umori e tenedomi la testa tra due mani mi scopa la bocca, come fossi un oggetto.
Fiotti di sborra calda mi invadono e vorrei sputare ma lui non è d’accordo e mi tiene mento e naso stretti e devo ingoiare tutto.

– Brava, vedo che hai capito, adesso puliscimi delicatamente il cazzo.

Mentre pulisco lui continua: – Bene siamo d’accordo, da adesso in poi io decido quando e dove iniziare a giocare, oggi sono stato troppo gentile e non sarà sempre così. Di là troverai sul tavolo un foglietto con una parola, dovrai dirla solo quando vorrai concludere del tutto il gioco. Vammi a prendere una sigaretta adesso.

Io so che è stato buono, ho paura di che mi farà quando deciderà di non esserlo più, ma mi avvio a prendere le sue sigarette senza ribattere, con tutti i miei buchi in fiamme e le tette livide.
Credo sia stato buono per convincermi a dirgli di sì..in ogni modo è troppo tardi, adesso sono sua.

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