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Racconti di Dominazione

Manette e languori

By 17 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

ieri. ore 17,00.
sei arrivato sotto casa mia. mi hai chiamata. io avevo già deciso.
avevo casa libera, non mi andava di non approfittarne. quindi avevo intenzione di fare in modo che tu salissi da me. ho ritardato di truccarmi ed ho aspettato con calma il tuo squillo.
“amore, sono qui sotto, scendi?”
“emm..devo ancora truccarmi, amore. sali, dai, ti apro”.
sì, la voglia carnale di te era troppa. non mi bastava, almeno ieri sera, stare vicino a te fino a mezzanotte e rotti. volevo di più. come ero sicura che tu ovviamente non ti saresti tirato indietro.
sei entrato. mi hai baciato a lungo. ho fatto aderire il mio corpo al tuo.
“bella..” mi hai detto baciandomi la guancia in quel modo che mi fa rabbrividire.
comincio a strusciarmi su di te.
mi guardi “c’è qualcuno in casa tua, vero, oltre noi?” chiedi.
faccio segno di no con la testa. sento il rigonfiamento duro dentro i jeans e continuo.
“oh, bene. a quattro zampe, allora, puttana”
ti ho guidato in camera. mi hai fatto togliere i pantacollant. mi hai fatto salire sopra di te dicendomi di strusciarmi. dopo un pò, mentre già tremavo, hai slacciato la cerniera “strusciati ancora, troia”
l’ho fatto. tirava. bruciava. ma questo non faceva che aumentare il mio piacere. mi sono avvinghiata a te e tu mi hai spinta via “non ti ho dato il permesso di baciarmi, cane. che schifo”
mi sono tirata indietro, non smettendo di strusciarmi “scusa, padrone”
hai tolto i pantaloni, hai scoperto il tuo cazzo, grosso, lungo e duro, il cazzo con cui mi impali quando ne hai voglia, rompendomi la figa “baciamelo, cane”
oh, non chiedevo di meglio. ho fatto passare la lingua lungo tutto il tuo cazzo duro. l’ho circondato dolcemente con le labbra ed ho cominciato a leccarlo, fino in fondo, aiutandomi con la mano. sembri soddisfatto.
“basta, puttana. mi hai annoiato.” sorridi alla mia delusione “sali su”
quando salgo e comincio ad andare su e giù non mi trattengo. lo faccio veloce, subito, come se si trattasse di un urgenza, repressa per tanto tempo. ti voglio, non posso pensare a nient’altro.
“staccati, puttana, vai sotto”
ti metti sopra di me. mi schiacci. mi possiedi.
hai il cazzo al massimo della durezza, intreccio le gambe sulla tua schiena, ti artiglio le spalle, grido, grido forte, di piacere. ti prego, ti supplico di non smettere, anche se sono una puttana immeritevole, anche se devo essere punita, ti supplico di non fermarti, di continuare a domarmi.
quando ti stacchi, a sorpresa, come sempre, mi lasci immensamente appagata, ma con ancora tanta voglia di cazzo, come qualcuno che ha avuto una fetta di torta, l’ha assaggiata ed è rimasta a metà perchè il resto gliel’hanno tolto.
dopo un pò andiamo nello studio. mi ordini di non toccarmi mentre mi fai vedere un video porno. tu puoi.
soffro, bagno il pavimento. continuo a volerti. mi contorco, nuda, per terra e contro le tue gambe “via cane, fai schifo”
ti dico tutte le porcate che ho fatto, quanto mi sono toccata, che ieri mattina mi sono svegliata già tutta bagnata.
“vieni, troia, bevi”
ho circondato il tuo cazzo con la mia bocca. ho bevuto tutto. com’è buono, il tuo sperma, padrone. ho continuato a leccare anche quando era finito, con piccoli singulti di piacere.
“ti piace, eh, cane?” mi sono staccata, ho fatto segno di sì con la testa.
mi hai presa per i capelli “torniamo in camera”
mi hai fatta stendere sul letto. ti sei calato verso la mia figa. hai cominciato a leccarla, a morderla, a segnarla “com’è grassa la tua figa” hai detto.
“l’ho tenuta in allenamento, padrone”
sorridi “sei una vacca” e la stringi di più. getto un urlo.
mi hai toccato i seni. hai notato il livido blu.
ho gridato, languivo di piacere, piacere estremo. ti supplicavo di continuare.
ho sentito la tua lingua dentro, mentre contemporaneamente il tuo dito mi stimolava il clitoride. ho gridato più forte. “maiala” hai commentato.
sei salito su, continuando a leccare tutto il mio corpo. hai assaggiato i miei seni, ormai violacei “sei bellissima, puttana. sei immensamente bona”, mi hai detto.
ho abbassato la testa, lusingata “grazie, padrone”.
mi hai abbracciato forte, il tuo petto contro la mia schiena, siamo rimasti un pò così, aderendo l’una all’altro, come una cosa sola. ti ho detto che ti amo.
mi hai detto che mi ami, che sono la tua vita.
dio, quanto ti amo, ti voglio, amore..padrone.
le tue mani, prima di farmi alzare, hanno cercato ancora una volta la mia figa. penso che sapere che vengo dopo pochi secondi di stimolazione ti diverta parecchio “l’ultimo” hai detto, cogliendomi di sorpresa.
mi hai fatto tremare contro di te. pochi secondi. ho dato un piccolo urlo.
“ah, ma io non te le ho fatte vedere!” ho detto, contenta.
e ti ho porto le manette, quelle della festa di carnevale. le hai prese in mano, mi hai guardato e mi hai sorriso “che cosa hai in mente adesso?”
mi hai presa per i capelli e mi hai legata al cassettone “pensa che divertente se ti lasciassi così tornando tra 1 ora. magari prima arriverebbe qualcun altro a liberarti” mi hai detto, rivestendoti velocemente.
beh, te ne sei andato davvero. lasciandomi così, legata, nuda, con i polsi doloranti ed un seno livido.
ho sentito la porta sbattere. ho chiamato per 5 minuti.
che cosa significa che torni tra 1 ora? amore? amore?? padrone? non vorrai lasciarmi qui. mi libero! guarda che mi libero.
mi guardo intorno. potrei. ma tu, il mio padrone, mi hai detto di rimanere così.
e così rimango. grido che comunque sono una schiava fedele, che non cercherò di liberarmi. che ti aspetterò, per quanto tu ci possa mettere.
sento qualcosa che si muove oltre il corridoio. e la porta che sbatte ancora. sei tu, un sorriso di puro piacere stampato in faccia.
entri nella stanza. il piede contro la mia figa. mi masturbi così, mi fai venire 3 volte. quindi ti abbassi verso di me e mi liberi.
i polsi fanno tanto male. mi abbracci “come avrei potuto lasciarti qui?”
non vorrei rivestirmi, mi suggerisci di farlo, effettivamente è tardi. va bene, ma non metto le mutandine sotto i pantacollant. so che rimarrò bagnata per tutta la sera. ma sono una puttana, è così che devo essere, è così che sono. costantemente bagnata per te.
dio, quanto ti amo, padrone.

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