Skip to main content
Racconti di Dominazione

Mia moglie Laura. Cap. 9

By 2 Maggio 2020Maggio 7th, 2020No Comments

Mi guardai attorno, disorientato.
Avevo appena visto mia moglie prenderlo in bocca da due sconosciuti, davanti ad altri sconosciuti in un volgare locale notturno alla periferia della nostra città.
Non riuscivo quasi a crederci, non poteva essere successo davvero. Eppure provavo un misto di eccitazione e gelosia e la sensazione mi scuoteva le viscere.

Mentre questi pensieri mi tormentavano, mi accorsi che la saletta si era lentamente svuotata. Anche la musica di sottofondo si era smorzata, lasciando l’ambiente vuoto e silenzioso.
Rimasto solo, mi allontanai anche io, deciso a ritrovare mia moglie.
La chiamai subito sul cellulare, che dava segnale libero. Ma non ricevetti risposta.
Ripercorsi allora i vari corridoi e ispezionai le numerose salette, inutilmente.
Infine varcai la porta che separava quella zona del locale dalle altre sale.

La musica da questa parte era assordante, ragazze poco vestite e uomini di tutte le età affollavano la pista da ballo e gli ambienti circostanti.
Dopo essermi aggirato per circa 20 minuti, finalmente vidi Laura vicino al bar.
Era seduta ad un tavolino e aveva lo sguardo basso.
Mi avvicinai a lei che si alzò, e senza dirci una parola ci abbracciammo.

Notai che indossava lo stesso abbigliamento che le aveva procurato Daniela. Su quei tacchi a spillo arrivava quasi alla mia altezza.
Il miniabito rosso in tessuto elasticizzato si sollevò quando si alzò dalla sedia, lasciandole abbondantemente scoperte le cosce fasciate dalle calze velate di color nero. Quando se ne accorse si staccò da me e con un certo impaccio cercò di stirarsi verso il basso l’orlo del vestito.
Nel piegarsi leggermente in avanti per compiere quell’operazione non potei fare a meno di notare il profondo decolleté del vestito che le lasciava scoperto buona parte del seno.
Non le avevano fatto indossare il reggiseno. Distrattamente mi domandai se sotto indossasse almeno quel perizoma nero che le avevo visto prima.
Il trucco, sfatto dopo quella notte delirante, era ritoccato alla buona. Sulle labbra resisteva tenace quel volgare rossetto rosso fuoco.
Anche il profumo non era il suo. Questo che aleggiava attorno a lei era intenso, sensuale e copriva il sudore della pelle e l’odore lasciatole addosso da quegli uomini.
“Andiamo via”, mi sussurrò. E così, prendendola per mano l’accompagnai fuori dal locale.

Saliti in macchina vidi Laura scostarsi i capelli dal collo.
“Mi aiuti a slacciarlo, per favore?”, mi disse indicandomi il collare che aveva ancora addosso.
Armeggiai un po’ con il meccanismo a clip della chiusura e alla fine riuscii a slacciarlo.
Una volta tolto, lo prese e lo infilò con stizza nella borsetta.
A quell’ora di notte, la strada scorreva libera e silenziosa.
Laura non aveva voglia di parlare. La testa voltata verso il finestrino, lo sguardo distante.
“I tuoi vestiti?”, le chiesi a un certo punto.
“Non lo so…”, mi rispose dopo un attimo di esitazione. “Glieli ho chiesti, ma mi hanno detto che avrei dovuto tenermi questi…”
“Daniela ha voluto anche essere ringraziata per questa specie di vestito che mi ha regalato!”, aggiunse con sarcasmo toccando con le dita la stoffa del miniabito che le lasciava scoperte le cosce.
“… e Alberto?” le chiesi dopo un po’.
“Cosa?”, rispose lei.
“Ti ha detto qualche cosa?”, volli sapere.
Laura non rispose e la macchina ripiombò nel silenzio.
Non riuscivo a interpretare il silenzio di mia moglie e la cosa mi disorientava.

La mia testa era una tempesta di pensieri… su di lei, su di me, sue quello che era successo, su Alberto e Daniela… Ma non riuscivo a parlare.
Rividi mia moglie su quel palco, nuda esibita… e poi in ginocchio davanti a quel vecchio. Torrenti impetuosi di sensazioni, di emozioni mi scuotevano.
Mi accorsi di avere una potente erezione, e me ne vergognai. Ma in quel momento volevo mia moglie, desideravo possederla lì, subito.

Arrivati davanti al nostro condominio, aprii il cancello automatico e scesi lungo le rampe che portavano ai garage.
Parcheggiai la macchina nel box stretto, mentre Laura mi aspettava fuori.
“Se mi vedesse qualcuno… conciata così!”, disse mentre richiudevo la saracinesca.
“Bè… questa sera ti sei lasciata vedere da parecchie persone molto peggio di così”, le risposi in tono secco.
Laura mi fissò risentita, senza dire nulla. Poi si avviò lungo il corridoio verso la porta che dava nel locale ascensore.
Non avrei dovuto rinfacciargli quello che era capitato, e mi pentii. Ma ero ancora confuso.
La vedevo da dietro ancheggiare suo malgrado su quei tacchi alti, mentre aumentava il passo per paura di essere vista da qualcuno. La schiena completamente scoperta, con quel vestito stretto che a malapena le copriva le cosce.
Certo che se un nostro vicino fosse sbucato in quel momento non so cosa avrebbe potuto pensare di lei…

Una volta dentro, mentre chiamavo l’ascensore, le dissi quasi in tono di scusa: “Comunque a quest’ora i nostri vicini sono a dormire da un pezzo, stai tranquilla…”
Laura mi fissò con le lacrime agli occhi, poi mi abbracciò stringendosi al collo.
Sentii di nuovo il suo profumo sensuale e il desiderio esplose violento in me.
Le baciai il collo mentre la spingevo al muro, il mio corpo premuto contro il suo, la mia mano sulla sua coscia.
“Fermo… che fai…” sussurrò lei.
Ero come in trance, con la mano le sollevai il vestito fino a scoprirla completamente.
Era nuda sotto, non le avevano lasciato indossare nemmeno il perizoma, e la cosa mi eccitò maggiormente.
La mia mano si insinuò nervosa tra le cosce, risalendo sino alla figa completamente scoperta.
“No… fermo…”, protestò lei, “può uscire qualcuno dall’ascensore…”
Incurante continuai a baciarla. Le misi la lingua in bocca, con durezza, mentre un dito strisciò in mezzo alla sua bella fessurina. Era bagnata. La cosa mi sorprese, ma non fece che amplificare la mia voglia.

Continuai a palparla quando il suono dell’ascensore che si apriva mi fece bloccare per un istante.
All’interno, solo la tenue luce del neon.
La presi per un braccio e la feci voltare verso l’ascensore. Lo specchio rifletteva la sua immagine e dietro, la mia.
La guardai riflessa allo specchio. Il vestito completamente sollevato.
Certo che avevano fatto proprio un bel lavoro pensai… la figa di mia moglie era completamente liscia. Sollevai lo sguardo sul profondo decolleté, poi le tirai fuori una tetta stringendola in mano. Il capezzolo era turgido.
Infilai con decisione un dito nella figa bagnata e comincia a sditalinarla.
Lei iniziò a sospirare profondamente. Evidentemente le piaceva il lavoro che stavo facendo.
Adesso erano due le dita che scivolavano bene dentro e presi ad aumentare il ritmo, mentre Laura emetteva dei mugolii di piacere.
La guardavo nello specchio, mentre teneva le labbra rosse semiaperte e gli occhi socchiusi.

“Dai, mettiti giù” le dissi a un certo punto, mentre armeggiavo con la zip dei pantaloni.
Laura guardò con apprensione la porta che ci separava dai box, ma mi accontentò e si accovacciò sui talloni.
Se qualche macchina fosse arrivata l’avrei sentita e avremmo fatto in tempo a infilarci in ascensore e salire.
“Succhialo come hai fatto con quel vecchio” le dissi mentre liberavo finalmente il cazzo, duro come il marmo.
Laura mi fissò per un istante, poi lo prese in bocca e iniziò a succhiarmelo.
Sentivo la sua lingua mulinare attorno alla mia cappella, mentre me lo succhiava con foga. Non lo aveva mai fatto così, con tanta passione.

Mi scostai da lei, prima di venire e la feci sollevare. Poi la voltai e la feci appoggiare contro il passamano che attraversava lo specchio dell’ascensore.
Il sedere esposto e sollevato sui tacchi alti era illuminato dalla fioca luce del neon. Le divaricai un po’ di più le gambe, poi con la mano diressi il mio cazzo contro la sua fica bagnata.
La penetrai senza sforzo e cominciai a sbatterla con vigore, un colpo, due tre, mentre lei emetteva dei gemiti di piacere prima strozzati, poi sempre più forti. Se qualcuno fosse uscito sui pianerottoli dei piani inferiori l’avrebbe certamente sentita.
“Sìì… sììì… sììì… cosììììì…”, ansimò a voce alta, mentre veniva scossa da ondate di piacere.
Mi ci vollero ancora pochi colpi e infine anche io, assalito da un potente orgasmo, proruppi tutta la mia eccitazione nel suo ventre.
Mi appoggiai alla sua schiena nuda ansimando, sfinito nel corpo e nella mente.
Avevo provato un godimento profondo, assoluto.
Dopo esserci ripresi, ci ricomponemmo in silenzio. Laura, davanti allo specchio, si tirò giù il vestito e si sistemò il decolleté, poi salimmo in ascensore ed entrammo a casa.
Quella notte entrambi ci addormentammo subito, sfiniti dalla tensione.

Il giorno dopo mi svegliai presto. Avevo fatto un sonno agitato ed ero inquieto.
Laura si era alzata prima di me e la trovai in cucina che preparava la colazione.
“Come stai?”, le chiesi.
Lei mi guardò e fece un mezzo sorriso. “Bene…”, disse a bassa voce.
“Sai… quello che è successo ieri…”, non sapevo esattamente cosa dire. Mi volevo scusare con mia moglie per tutto quello che era accaduto, ma lei mi precedette: “Paolo… mi dispiace… non so cosa mi è successo ieri sera… ho fatto cose che mai avrei pensato di fare e di cui mi vergogno… non so che pensare di me…”, disse con le lacrime agli occhi.
“Sei stata costretta… siamo stati costretti!”, la rassicurai.
“Quell’uomo… Andrea… mi inquieta, mi mette soggezione… è difficile da spiegare”, proseguì lei.
“E’ soltanto un mascalzone”, risposi.
“E in tutto questo, non ci ha nemmeno restituito le foto…”, aggiunse sconfortata.
“Lo so… cercheremo di affrontare la cosa e di venirne fuori in qualche modo”, provai a rassicurarla anche se non sapevo esattamente cosa fare.
Almeno non avremmo dovuto render conto a nostro figlio che oramai aveva ripreso i corsi in università e ritornava a casa solo una volta al mese.

Dopo questo sfogo, la mattinata trascorse tranquilla.
Come ogni sabato, Laura era indaffarata nelle faccende domestiche mentre io mi dedicavo ai miei lavoretti di riparazione e manutenzione.
All’ultimo piano del condominio, avevamo dei sottotetti piuttosto grandi. Il mio l’avevo adibito a rifugio personale.
Dentro avevo allestito un piccolo laboratorio di riparazione con un bel bancone, delle mensole e un porta attrezzi alle pareti.
Quel sabato avevo programmato il restauro di un vecchio tavolinetto che arredava il nostro ingresso.
All’interno del mio piccolo regno, tra vecchie sedie, mobili e scatole piene di cianfrusaglie riuscivo a pensare e rilassarmi.
Mentre ripitturavo il mobile, pensai alla sera precedente.
Decisi che avrei affrontato Andrea. Sarei andato al suo locale e mi sarei fatto ridare tutte le foto e i video che aveva fatto a Laura o l’avrei denunciato.

Quel pomeriggio, ero seduto sul divano mentre laura beveva un caffè quando sentimmo suonare al citofono. Non aspettavamo nessuno e ci guardammo perplessi.
Poi Laura guardò il monitor del citofono ma non apparve nessuno, così chiese titubante: “Chi è?”
Solo in quel momento Daniela si fece inquadrare dalla telecamera.
“Apri, Laura. Siamo io e Andrea.” Disse sorridendo.
Rimanemmo per un attimo paralizzati.
“Come sanno dove abitiamo?”, esclamai mentre il sangue mi si gelava nelle vene.
“Non lo so!”, rispose Laura.
Cercai di riprendere il controllo della situazione. Tutto sommato, se erano arrivati da noi era meglio. Li avrei affrontati senza bisogno di recarmi io da loro.
“Falli salire”, dissi a mia moglie in tono risoluto.

“Possiamo accomodarci?”, fece Andrea con un sorriso sicuro davanti alla porta d’ingresso.
Laura si voltò verso di me, poi li fece entrare.
Io mi alzai dal divano mentre Laura e i due ospiti mi raggiungevano.
“Posso sapere cosa ci fate qui?”, li affrontai in tono serio.
“Siamo venuti per invitarvi fuori, trascorreremo una splendida giornata.”, rispose Daniela con disinvoltura.
“Non abbiamo nessuna voglia di uscire con voi”, ribattei aspramente.
“Andiamo Paolo…”, disse Andrea in tono amichevole, “Non dirmi che sei risentito per quello che è successo ieri sera…”
“Sono molto irritato”, risposi.
“Non ti è piaciuto vedere tua moglie… esibita?” chiese Andrea.
“No, affatto”, risposi seccato.

Andrea mi fissò con aria sicura, poi osservando Laura disse: “Scommetto che ieri sera l’hai scopata come non avevi mai fatto prima. Sei riuscito almeno ad arrivare dentro casa? Ho l’hai presa da qualche parte lungo la strada?”
Come un flash mi venne in mente l’immagine di Laura con le gambe divaricate mentre la possedevo davanti allo specchio dell’ascensore, al piano dei box.
“Senta, quello che succede tra me e mia moglie sono solo affari nostri!”, risposi a muso duro.
“Certo, naturalmente…”, fece Andrea in tono accondiscendente, “lo dicevo solo per farti capire quanto ti sia eccitato ieri per la situazione.”
Guardai di sfuggita Laura, attraversato da un fugace senso di colpa.
“E credimi, è piaciuto molto anche alla tua signora”, aggiunse indicando col mento Laura.
“Non so per chi mi ha presa, ma a me non è piaciuto affatto!” puntualizzò Laura.
“Sul serio?”, rispose Andrea guardandola negli occhi, “Eppure il tuo corpo sembrava dire proprio il contrario…”
“Cosa sta dicendo?” intervenni.
Andrea mi guardò con un mezzo sorriso, poi tirò fuori il suo smartphone e me lo passò.
“Guarda tu stesso…”, mi disse facendo partire un filmato.

Dopo un attimo, apparve l’immagine di un camerino e subito dopo quella di Andrea che liberava dalle manette i polsi di Laura. Evidentemente era successo appena terminata la “performance” di mia moglie.
“Questa sera è andata molto bene…” diceva la voce fuoricampo di Daniela.
“Si meglio di quanto pensassi”, rispose Andrea rivolto alla telecamera.
Mentre mia moglie era in piedi nuda, con lo sguardo basso, Andrea le passò una mano sul collo sollevandole il mento.
“Guarda… è ancora eccitata: ha i capezzoli eretti”, disse.
La telecamera si avvicinò a Laura, indugiando sul suo seno pieno, mentre la mano di Andrea le palpava una tetta.
“Dici che le è piaciuto?”, fece la voce di Daniela.
“Vediamo se ho ragione…”, rispose Andrea e così dicendo scese lentamente con la mano lungo la schiena di mia moglie.
La telecamera riprese la sua mano che accarezzava il sedere di Laura fino a insinuarsi nel solco delle natiche.
Laura, immobile, emise dei profondi sospiri quando la mano giunse sulla sua figa, e Andrea vi strusciò ripetutamente le dita in profondità.
“E’ un lago…” disse trionfante Andrea mentre mostrava alla telecamera le dita imperlate degli umori di mia moglie.

A quel punto, Daniela le passò delle salviettine umidificate e una trousse per il trucco.
“Pulisciti e mettiti a posto un po’ il trucco”, le disse indicandole una sedia davanti a uno specchio illuminato, “E usa quel profumo sul tavolo.”
“Posso riavere i miei vestiti?”, chiese Laura.
“Dopo ti rimetterai il vestito rosso. E’ un regalo, sai? Mi dovresti ringraziare!” le rispose Daniela.

Mentre Laura era seduta al trucco, la telecamera inquadrò Andrea che frugava nella sua borsetta e tirava fuori la sua carta di identità.
Ecco come hanno scoperto dove abitavamo, pensai.
Il video terminò, e io guardai Laura sconfortato.

“Come vedi, anche a Laura è piaciuto e anche se adesso lo nega, è una cosa che scoprirà e ammetterà col tempo.”, disse Andrea richiamandomi al presente.
“Cosa intende?”, chiesi.
“Sto dicendo che Laura verrà altre volte nel mio locale, e presto scoprirà il piacere di essere esibita, ammirata… usata…”, rispose lui.
“Ma lei è un pazzo!” scattò in piedi mia moglie. “Non tornerò mai più in quel tugurio!”
“Io penso che lo farai”, insistette Andrea alzandosi in piedi, osservandola con aria sicura “già a partire da questa sera.”

Laura si ammutolì. Sembrava intimorita, quasi in soggezione di quell’uomo.
Poi riprese coraggio: “Paolo, quest’uomo mi vuole portare al suo night club e tu non dici niente?!”
Laura aveva ragione.
Misi da parte gli indugi e affrontai Andrea: “Mi ascolti bene, né io né mia moglie torneremo nel suo locale, questo se lo può scordare. E visto che è qui le chiederò per l’ultima volta di restituirci le foto e i filmati che ha fatto.”

Andrea alternava momenti di arroganza a momenti di accondiscendenza.
“Le riprese e le foto, certo… quelle ve le restituisco.” disse con accondiscendenza “Ma pensa a questo: siete stati nel mio locale due volte, e tua moglie ha già fatto delle cose che una signora di solito non farebbe.”
Poi mi osservò e riprese: “Quello che è successo è piaciuto a entrambi, anche se Laura non vuole ammetterlo. Vi chiedo solo un altro paio di serate, tutto qui e poi vi potrete dimenticare di me e io mi dimenticherò di voi. Nessuno saprà mai nulla.”

Io e Laura ci guardammo negli occhi.
“No Paolo…” disse mia moglie a bassa voce “non voglio.”
Andrea affrontò Laura di nuovo con arroganza: “Ieri sera hai fatto sesso orale con due sconosciuti, davanti a decine di spettatori e sei riuscita a farlo anche piuttosto bene. Oramai non dovresti avere più molte remore…”
Alle parole di Andrea, mi ritornò in mente l’immagine di mia moglie mentre lo succhiava a quel vecchio e poi di nuovo lei che mi succhiava il cazzo davanti all’ascensore, con una abilità che stentavo a riconoscere.
Anche se era assurdo, provai inconsciamente una fitta di risentimento verso mia moglie.

Andrea si accorse del mio tentennamento e insistette.
“Andiamo…”, ricominciò col suo finto fare accomodante, rivolgendosi a me “ti prometto che Laura sarà libera di fare solo ciò vuole. Se vorrà bere un drink o ballare un po’ in pista con te farà solo quello. E poi vi restituirò il materiale. Che ne dite?”
Io rimasi per un attimo in silenzio con lo sguardo basso, poi quasi senza accorgermene dissi: “Se si tratta solo di fare un po’ di presenza, va bene.”
“Ma Paolo?!”, protestò Laura sbarrando gli occhi allibita.
Per un lungo istante mi fissò come se l’avessi tradita, poi con le lacrime agli occhi si diresse in bagno e chiuse la porta.
In quel momento ebbi la sensazione che qualcosa tra di noi si era incrinato, rotto forse definitivamente.

“Hai preso la decisione giusta, vedrai che vi divertirete…” sentenziò Andrea, con aria soddisfatta. Poi prese a lodare la bellezza di mia moglie e a dichiarare quanto era fortunato ad averci come ospiti nel suo colale, ma io non lo ascoltavo.

Dopo un po’ riapparve Laura. Si era asciugata le lacrime, il volto impassibile.
“A che ora dobbiamo essere lì?”, domandò in tono atono senza guardarmi.
Andrea la fissò con un mezzo sorriso in volto, “Usciremo insieme adesso, così avremo tempo per fare un bel aperitivo in centro.”
Laura sembrò vacillare “Come… adesso?”
Anch’io stavo per dire qualcosa quando intervenne Daniela. “Su… su… andiamo a prepararci che dobbiamo farci belle per stasera…” e così dicendo la prese per un braccio e si fece accompagnare in camera da letto.

In quel momento squillò il cellulare di Andrea, che rispose alzandosi dalla poltrona.
Probabilmente erano questioni di lavoro che richiedevano la sua attenzione. Così un passo dopo l’altro si diresse verso il balcone.
Io rimasi solo, seduto sul divano in preda a sensi di colpa e ripensamenti.

Dopo un po’ mi sollevai come se avessi un enorme macigno sulle spalle e lentamente avanzai verso la nostra camera da letto.
Mi soffermai davanti alla porta aperta. Laura era di spalle, Daniela le aveva fatto togliere i vestiti e adesso era rimasta solo con gli slip e il reggiseno.
Probabilmente le aveva domandato che biancheria intima usasse, perché sentii mia moglie rispondere “Ho slip e reggiseni in cotone…”, aprendo un cassetto del comò.
Vedevo Daniela frugare con disinvoltura nel cassetto della biancheria intima di Laura, tirava su un slip o un reggiseno e scuoteva il capo con disappunto. “Cara… questi capi non ti valorizzano abbastanza…”
Poi venne verso di me, mi oltrepassò senza degnarmi di uno sguardo e si diresse da Andrea.
Laura rimase seduta sul letto di spalle, non ebbi il coraggio di entrare.

“La nostra Laura non ha biancheria intima che le stia bene…”, sentii dire a Daniela con tono falsamente deluso rivolgendosi ad Andrea.
“Non fa niente”, rispose lui interrompendo per un attimo la telefonata, “vorrà dire che la faremo uscire senza e provvederemo a comprarle qualcosa di più adatto.”

Daniela ritornò così in camera da letto.
Fece sollevare Laura. “Togli tutto, cara…” e disse indicandole la biancheria intima che aveva addosso.
Laura ruotò gli occhi attorno, incerta.
Poi si sganciò il gancetto del reggiseno, si sfilò le spalline e appoggiò il reggiseno sul letto.
Mentre Daniela la osservava, si coprì con pudore il seno candido con il braccio.
“Anche quelli” la invitò Daniela indicando gli slip che aveva addosso.
Dopo un momento di esitazione, Laura spinse giù la mutandina lungo le gambe fino a che non si afflosciò sulle caviglie. Poi se ne liberò alzando prima un piedi e poi l’altro. Infine la prese e la ripiegò sul letto.
“Adesso scegliamo una bella gonna e una camicetta”, disse Daniela.
“E sotto?” chiese Laura.
“Non metterai nulla sotto”, disse Daniela.
“Ma non posso uscire di casa senza biancheria intima!”, protestò Laura.
“E’ questione di poco tempo. Appena arriviamo in centro compreremo qualcosa di adatto a te, vedrai.”
A questo punto Daniela venne verso la porta e sorridendomi la chiuse.

Dopo circa mezz’ora, entrambe riapparvero in salotto.
Mia moglie si manteneva in equilibrio sui tacchi a spillo delle decolleté nere, che le slanciavano meravigliosamente le gambe scoperte.
Indossava una gonna corta a motivi floreali che aveva messo solo qualche volta d’estate.
Sebbene non fosse una minigonna, era la gonna più corta che avesse, ed evidentemente Daniela doveva averla scovata nel suo guardaroba.
Sopra portava una camicetta di seta blu coperta da un giacchino.
Il trucco, curato da Daniela, era piuttosto marcato con quel provocante rossetto rosso fuoco sulle labbra che le avevo visto la sera prima.
“Siamo pronte!”, disse Daniela raggiante.

Andrea la osservò soddisfatto.
“Aspetta”, disse avvicinandosi a lei e chinandosi ai suoi piedi.
“Che cosa sta facendo?” chiese Laura ritraendo le gambe.
“Oh, nulla di che. E’ solo un regalo che voglio che indossi” e così dicendo le allacciò alla caviglia destra una sottile cavigliera con strass luccicanti da cui pendeva un piccolo ciondolo a forma di cuore.

Laura la guardò con avversione.
“Non mi piace… mi sento volgare” protestò.
“Ti sta benissimo”, tagliò corto Andrea, “E poi è adatta a te. La cavigliera messa a destra assume il significato di una donna aperta, disponibile, anche se sposata.”
“Che cosa?!”, rispose Laura risentita.
Andrea proruppe in una risata, “Stai tranquilla, è un significato che non conoscono in molti.”
“E’ tempo di uscire adesso”, sentenziò infine Andrea, piuttosto soddisfatto di ciò che vedeva.

Potete inviare commenti, critiche, suggerimenti, impressioni scrivendo a luca.mx@hotmail.it oppure visitare il mio blog: www.raccontieroticidomx.wordpress.com

 

Leave a Reply