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Mia moglie Laura. Capitolo 10

By 7 Novembre 2020Novembre 10th, 2020No Comments

Mentre Daniela e Laura presero l’ascensore, io mi affrettai a chiudere la porta di casa.
Andrea era sceso qualche minuto prima per prendere la macchina. Ci aveva informato che saremmo andati in città con la sua auto.

Quando scesi per le scale notai un signore che stava parlando con Laura nell’atrio del palazzo.
Era il signor Matteo, quell’impiccione del nostro vicino di casa del piano di sopra. Evidentemente aveva incrociato Laura e Daniela davanti all’ascensore e come al solito non perse l’occasione di attaccar bottone con mia moglie.

Avvicinandomi a loro, notai che continuava a guardare le gambe di mia moglie, mai vista su quei tacchi così alti. Laura cercava in tutti i modi di nascondere l’imbarazzo con un sorriso di circostanza, ma non ci riusciva molto bene.
“Oh, Paolo, ciao”, disse Matteo in tono mellifluo appena mi vide.
“Buongiorno, come va?”, feci io di rimando con un sorriso forzato.
“Bene…, mi diceva Laura che state andando a fare un giro in città…”, disse lui.
“Sì.”, intervenne Daniela con uno sguardo divertito, “Oggi ci divertiremo con Laura fino a sera…”
“Bè… sì”, intervenni io, “andiamo a fare un aperitivo in città.”
“Buon divertimento, allora…” rispose Matteo lanciando un ultima occhiata a mia moglie.

Laura avrebbe voluto sprofondare.
La frase ambigua di Daniela era decisamente fuori luogo.
L’ultima cosa che desiderava, poi, era di essere sorpresa in gonna corta e tacchi a spillo dal nostro vicino di casa, un signore dall’aria decisamente viscida che già normalmente la spogliava con gli occhi.
Mia moglie aveva il sospetto che la spiasse quando lei usciva in balcone perché più di una volta, alzando gli occhi verso l’alto, l’aveva visto ritirarsi velocemente dietro al suo balcone.
Un paio di volte, era venuto anche a casa a chiedere lo zucchero, fermandosi oltre il necessario.

Lasciatoci alle spalle l’incontro poco gradito con il signor Matteo, ci sistemammo nell’auto di Andrea.
Lungo il tragitto verso la città, Daniela parlava molto, ed erano tutte cose poco interessanti, ma era una gran chiacchierona e copriva il silenzio imbarazzato che altrimenti si sarebbe creato in macchina.

Ero seduto sul sedile posteriore a fianco di mia moglie, ma era una vicinanza solo apparente.
In realtà la sentivo molto distante da me.
Da quando poco prima avevo accettato la proposta di Andrea di tornare nel suo locale, Laura non aveva più incrociato il mio sguardo. Era evidente la sua delusione e anche il suo risentimento nei mie riguardi.
Oltre a ciò, le leggevo in faccia il disagio che provava ad uscire senza intimo addosso.
Ma c’era anche qualcos’altro in lei che non riuscivo a interpretare.

Distratto da queste considerazioni, voltai lo sguardo fuori dal finestrino e dopo un po’ apparve l’enorme insegna che campeggiava sopra l’ingresso del grande centro commerciale.
Con una certa inquietudine pensai a tutte le volte che Laura mi aveva trascinato in quel luogo di sabato pomeriggio.
Io odiavo la folla e la confusione, ma finivo sempre per cedere all’entusiasmo e alla curiosità di mia moglie e, anche se controvoglia, alla fine accettavo di accompagnarla.

Mentre Andrea prendeva le rampe che portavano al parcheggio sotterraneo, voltai lo sguardo verso Laura.
Questa volta nemmeno lei pareva entusiasta di passare lì il sabato pomeriggio.
A quell’ora, il parcheggio era già al completo e Andrea dovette fare diversi giri prima di riuscire ad infilarsi in un posto appena lasciato libero.
Saliti per le scale mobili fummo subito investiti dalla folla di persone che si aggirava incrociandosi per il vasto atrio del centro commerciale.

Famiglie, coppie, giovani e anziani entravano e uscivano dai numerosi negozi che si affacciavano lungo i corridoi che si diramavano come petali dal centro della struttura.
Laura si avvicinò un po’ di più a me mentre osservava con una certa preoccupazione tutta quella gente.
Probabilmente temeva di incrociare lo sguardo con qualche persona cosciuta e, ancora peggio, di doversi fermare in convenevoli che avrebbe volentieri evitato.
Anche se in passato ci era capitato di incontrare qualcuno, era tutto sommato una eventualità improbabile.

Cercai di rassicurare con lo sguardo mia moglie quando Daniela la prese sottobraccio e insieme si avviarono lungo uno dei corridoi.
Insieme ad Andrea mi accodai a loro.
Da dietro osservavo Laura costretta ad ancheggiare suo malgrado su quei tacchi così alti.
Per quanto cercasse di darsi un contegno decoroso, ad ogni passo il suo sedere ondeggiava lascivo sotto la sottile stoffa della gonna.
L’effetto era decisamente sexy, anche se forse un po’ inappropriato alla situazione.

Giunti in fondo, entrammo in un grande negozio di abbigliamento di quelli che trattavano capi giovanili e popolari.
All’interno veniva diffusa musica con un volume piuttosto alto.
Io e mia moglie ci ritrovammo in mezzo al via vai di persone che girovagavano tra espositori circolari colmi di capi d’abbigliamento e lunghe fila di stender con abiti di ogni genere appesi.
In fondo, intervallati tra vani e mensole illuminati con led azzurri, si aprivano diversi camerini per la prova degli abiti.
Le varie commesse sembravano tutte indaffarate anche se non sembrava chiaro chi stessero servendo.

A un certo punto si fece incontro un signore che salutò calorosamente sia Andrea che Daniela.
Ci venne presentato come il direttore del negozio.
Era un uomo sulla sessantina dall’aria non particolarmente curata, basso e in sovrappeso.
“Vorremmo qualcosa di carino per questa bella signora”, disse Andrea dopo alcuni convenevoli, indicando mia moglie.
Mario, così si chiamava, squadrò Laura dalla testa ai piedi.
“Penso di avere ciò che fa per lei…”, disse con voce melliflua. “Lavora nel tuo locale?”, aggiunse con malcelato interesse.
“Non lavoro affatto nel suo locale!”, rispose secca mia moglie sentendosi offesa da quella insinuazione.
“Certo che no”, fece Andrea stemperando i toni, “la signora e suo marito sono soltanto dei nostri graditi ospiti.”

Mario continuò a fissare mia moglie, che imbarazzata guardò altrove.
“Sì, penso proprio che abbiamo qualcosa di adatto a lei… Da cosa vogliamo partire?”, disse infine.
“Bè…” intervenne Daniela, “da un bel paio di slip con reggiseno e autoreggenti, direi…” e così dicendo si allontanò insieme a Mario per visionare l’assortimento.

Laura iniziò ad osservare con scarso interesse alcuni dei vestiti esposti, quando fu chiamata da Daniela.
“Entra qui”, le disse indicandole un camerino. “Inizia a spogliarti mentre ti porto la biancheria intima.”
Mia moglie entrò titubante in quella specie di camerino e fece scorrere la piccola tenda che la separava dall’esterno.
Da fuori si notava come quel corto separé posto a metà altezza lasciasse intravedere sia parte delle gambe sia la testa di chi stava dentro.
Dopo qualche momento di incertezza, e diverse occhiate che lanciò attorno alla sala, Laura cominciò a spogliarsi.

Seduto su un divanetto poco distante notai la sua gonna afflosciarsi sul pavimento del camerino per poi essere raccolta con un gesto lesto della mano.
Sapevo che sopra a quei tacchi a spillo che si vedevano da sotto la tenda, mia moglie era completamente nuda.

Quando ritornò Daniela, non le passò la lingerie da sopra al separé, ma aprì con noncuranza la tenda del camerino.
Per un istante notai il corpo nudo di mia moglie appiattirsi contro la parete laterale della cabina.
“Cosa fa?!… sono nuda!”, le fece notare con veemenza mia moglie.
Daniela, come se non l’avesse nemmeno sentita le disse: “Prova questi, cara” e le porse quello che pareva essere della biancheria intima.
Laura afferrò gli indumenti e chiuse di scatto la tendina.

Visto che passava qualche persona vicino al camerino, decisi prudentemente di avvicinarmi per tenere sotto controllo la situazione.
“Ma non posso indossarli…” disse Laura facendo capolino sopra la tenda, “sono striminziti…”.
“Su coraggio provali… vedrai che ti staranno benissimo” insistette Daniela.
Passò meno di un minuto che Daniela aprì di nuovo la tenda della cabina.
Ancora una volta, mia moglie cercò in tutti i modi di non mostrarsi.
“Su… fammi vedere”, la invitò Daniela “mettiti davanti allo specchio.”
Laura, guardinga, fece un passo di lato e si posizionò davanti allo specchio della cabina.

Accanto a Daniela vidi che mia moglie indossava un micro perizoma in pizzo nero trasparente composto da un minuscolo triangolino sul davanti che copriva a malapena la parte bassa del pube e da un sottile lembo di stoffa che si infilava scomparendo tra le natiche. Le due parti erano tenute insieme da inconsistenti stringhe laterali. Praticamente era come non averlo.
Il reggiseno, sempre in pizzo nero era di quelli a balconcino a mezza coppa che a stento le coprivano i capezzoli.
Le gambe erano fasciate da calze autoreggenti nere velate.

“Ma mi si vede tutto!”, protestò Laura “E questo reggiseno poi… è troppo piccolo!”
In effetti quel reggiseno, che doveva essere di una taglia in meno, aveva l’effetto di stringere e spingere in fuori e verso l’alto il seno già pieno di mia moglie.
L’effetto nel suo complesso era a dir poco eccitante.

Qualche passante cominciava a lanciare delle occhiate in direzione del camerino dove si intravvedeva la sagoma di una bella quarantenne in tacchi alti e biancheria sexy.
Anche Mario fece capolino davanti alla cabina lanciando una generosa occhiata alle forme di mia moglie.
“Senta!”, proruppe con veemenza Laura quando se ne accorse, “Non vede che sono in deshabillè?! Ma che lingerie mi ha dato?!” e così dicendo si strinse attorno al corpo la tendina del camerino.

“La devi scusare, Mario”, intervenne Daniela. “La signora è una donna di classe…”, disse con malcelata ironia “non è ancora abituata a mostrarsi e a volte reagisce in maniera scomposta.”
Era ormai evidente che Daniela provava un piacere sottile e perverso nel mettere in imbarazzo mia moglie.
“Non ti preoccupare”, rispose il direttore del negozio che si allontanò di qualche passo insieme a Daniela, “ne ho conosciute tante altezzose come lei… poi alla fine si abbassano tutte al nostro livello”, e così dicendo proruppe in una fragorosa risata.
Mia moglie chiuse di scatto la tendina indignata.

“Cosa le facciamo indossare sopra?”, gli chiese Daniela.
“Ho giusto qualcosa che fa per la signora…”, rispose Mario con un sorriso, e così dicendo si allontanò.
Quando l’uomo ritornò, passò a mia moglie dei vestiti non senza sbirciare da sopra al separè.
Dopo qualche minuto, Daniela scostò la tendina del camerino e fece venir fuori Laura.

Ciò che vidi mi lasciò senza fiato.
Le avevano fatto indossare una gonna a tubino a vita alta in pelle elasticizzata nera sopra al ginocchio con un profondo spacco sul davanti.
La gonna era aderente e si modellava perfettamente alle forme di mia moglie, al suo corpo, alle sue cosce.
Il sedere di Laura, soprattutto, alto e tondeggiante era messo particolarmente in evidenza.
Quella gonna aderiva al suo corpo come una seconda pelle, tanto da sembrare che non indossasse nulla.

Daniela le fece muovere qualche passo avanti e indietro.
Ad ogni passo, le cosce e il sedere di Laura risaltavano in perfetta evidenza e sembravano prorompere fuori dalla gonna.
Sopra quella gonna, Laura indossava una camicetta bianca decisamente striminzita e con una profonda scollatura che metteva fin troppo in evidenza il seno compresso e sollevato dal reggiseno a balconcino.
Si poteva notare perfettamente la forma dei capezzoli che spiccavano come chiodi al di sotto del tessuto sottile della camicetta.
Su quei tacchi a spillo, l’effetto era semplicemente provocante.
Così vestita, mia moglie poteva passare per la classica sexy professoressa protagonista di qualche film porno.

Quando Mario ci salutò all’uscita del suo negozio, Laura non lo degnò di uno sguardo.
Era evidente l’avversione di mia moglie per quell’uomo che aveva scelto per lei capi così indecenti.

La rimanente parte del pomeriggio la trascorremmo in giro per le vetrine del centro commerciale e infine in un bar per un aperitivo.
Inutile dire che su quei tacchi a spillo e con quella mise, mia moglie ricevette più di uno sguardo e anche qualche commento alle spalle, al quale reagiva tenendosi più stretta a me e arrossendo imbarazzata.
Da quando eravamo usciti di casa era la prima volta che cercava il mio contatto.

Non era a suo agio vestita così e cercava evidentemente il mio sostegno.
Io le tenni la mano rassicurandola.
“Stai molto bene…”, le dissi.
“Sono oscena…” rispose lei.

Al locale di Andrea giungemmo per l’ora di cena.
Dopo che Andrea salutò e si intrattenne brevemente con i suoi dipendenti, un cameriere ci accompagnò al nostro tavolo, in una sala già piena a metà.
I commensali erano male assortiti. Uomini maturi accompagnati da ragazze giovani e poco vestite.
Nel sedersi, Laura cercò inutilmente di tenere insieme i due lembi della gonna che al contrario si separarono scoprendole inesorabilmente le cosce fino alla balza delle autoreggenti.
Se uno si fosse messo in piedi davanti a lei avrebbe potuto intravvedere persino la mutandina.
Così, Laura si assestò con la sedia sotto il tavolo nascondendo le gambe sotto l’orlo della tovaglia.

La cena trascorse abbastanza tranquilla.
Daniela parlava in continuazione di cose frivole, mentre Laura ascoltava silenziosa bevendo nervosamente il bicchiere di vino che Andrea di tanto in tanto le riempiva.
Finita la cena Andrea mi suggerì di andare con mia moglie a fare quattro salti nella sala da ballo.
Pensai che tutto sommato non era una cattiva idea. Ci saremmo così liberati per un po’ dalla presenza scomoda sua e di Daniela.
Così presi Laura per mano e andammo nella sala grande dove la pista della discoteca si stava lentamente riempiendo.

Dopo un po’ di incoraggiamento, convinsi Laura a scendere in pista.
Mentre mia moglie ballava un po’ impacciata, facendo attenzione che lo spacco davanti della gonna non si aprisse troppo, pensai che dopo tutto Andrea stava mantenendo la promessa di farci fare solo presenza nel suo locale.
Mi strinsi un po’ a lei. Sentivo il suo profumo, percepivo il suo calore. Era decisamente sensuale, la sentivo vibrare tra le mie braccia.
Mi avvicinai di più e le diedi un bacio in bocca.
Avevo voglia di lei.
“No… Paolo, non qui”, disse Laura scostandosi, “quando torniamo a casa…”
Ero ansioso di stare con mia moglie, così dopo un po’ abbandonammo la pista da ballo per ritornare al nostro tavolo.
Nutrivo la speranza che Andrea ci avrebbe presto restituito le foto per poi farci tornare a casa.

Seduto insieme a Daniela e Andrea scorgemmo un’altra persona.
Era Mario, il direttore del negozio di abbigliamento che ci salutò con fare cerimonioso sollevando un calice di vino.
Aveva già il viso paonazzo di chi aveva bevuto più di un bicchiere e la fronte sudata.
“Mario è un assiduo frequentatore del nostro locale”, fece Andrea.
Laura sedendosi lo guardò con aria sdegnata. La sua repulsione per quell’uomo di dubbio gusto era palpabile e non faceva nulla per nasconderla.

Dopo alcuni convenevoli e vari complimenti non troppo eleganti rivolti a mia moglie Mario mi chiese in tono ossequioso: “Potrei invitare la sua signora a ballare?”
“No, guardi non è il caso”, intervenne mia moglie.
“Ma su…”, fece Daniela, “Andiamo tutti in pista a ballare”, e così dicendo mi prese per la mano facendomi sollevare dalla sedia.
Laura rimase interdetta per un attimo, poi ci seguì non sapendo cosa fare. Dietro di lei si accodò anche Mario.

Le prime canzoni erano veloci e ritmate e Daniela si mise a ballare con movimenti sinuosi di fronte a me che stavo fermo ai bordi affianco a mia moglie.
Poi, quando la musica si fece più lenta, Daniela si avvicinò a me e buttandomi le braccia al collo mi fece entrare in pista.
Con qualche volteggio mi portò al centro della sala.
Notai in Laura un’espressione stizzita e quasi non si accorse che Mario si era avvicinato e l‘aveva portata in pista cingendola per la vita.
Mia moglie, che sui tacchi a spillo superava in altezza l’uomo, mi osservava ballare con quella donna.

Daniela appoggiò lascivamente il suo capo sulla mia spalla.
Percepivo il suo profumo, lo stesso che aveva fatto mettere a mia moglie la sera prima. Intenso e sensuale.
Laura ci osservava in mezzo alle numerose persone che affollavano la sala da ballo, mentre Mario si era fatto sempre più stretto a lei.

“Guardali…”, mi sussurrò Daniela all’orecchio, “non sono una bella coppia?”
Io la fissai interdetto.
“Sai…”, continuò lei, “Mario ha una voglia matta di scopare tua moglie, di possederla. Vedi come la stringe? La desidera!”
In effetti potevo osservare quell’uomo che teneva stretta mia moglie. Una mano appoggiata sul suo fianco, l’altra scendeva lentamente verso il sedere inguainato dalla gonna di pelle.
Fui assalito da una fitta di gelosia mentre cercavo di osservarli, ma Daniela di tanto in tanto faceva un volteggio facendomi perdere di vista mia moglie.

Daniela si strinse sempre di più a me.
Adesso potevo sentire il suo seno maturo contro il mio petto, il suo bacino attaccato al mio.
Poi la sua mano si abbassò sui miei pantaloni.
“Non avresti voglia di vederla scopata da quell’uomo?”, mi sussurrò all’orecchio.
“No…” risposi io cercando di nuovo mia moglie con lo sguardo.
Quella donna non mi piaceva, non mi piacevano le sue parole, eppure non riuscivo a fermarla, a staccarmi da lei.
In mezzo alla folla che ballava intravvidi il muso sudato di Mario sul collo di mia moglie, mentre lei visibilmente infastidita mi cercava con lo sguardo.
Ormai la mano di Daniela aveva raggiunto la patta dei miei pantaloni e con discrezione la strusciava sul mio cazzo indurito.

“Sai… Mario mi ha domandato quanto prende di solito Laura…”, mi confidò Daniela.
Le sue parole mi gelarono il sangue. Avevo come un senso di repulsione nei suoi riguardi, ma allo stesso tempo non riuscivo a redarguirla. La ascoltavo passivamente, ammaliato dal suo profumo intenso, eccitato dal lavoro di mano che mi stava facendo.
“Mia moglie non è una prostituta…”, riuscì solo a dire con un filo di voce.
“Infatti…” continuò lei con un sorrisetto perfido, “Gli ho detto che lo fa gratis…”
“Cosa stai dicendo?”, dissi io.
“Ricordati di ieri, Paolo…”, fece Daniela continuando a masturbarmi da sopra al pantalone. “Sai, io ero molto vicina a tua moglie mentre faceva un pompino a quel vecchio… stava godendo, le piaceva!”

Ritornai con la mente alla sera prima e subito affiorò l’immagine di Laura in ginocchio, ai piedi di quel vecchio.
Daniela continuava a muovere la mano sul mio cazzo sopra i pantaloni.
L’ebbrezza che provavo mi annebbiava la mente.
“Laura è proprio una troia, fidati. E presto lo ammetterà anche lei!”
Avrei dovuto incazzarmi ascoltando quelle parole, invece mi fecero eccitare ancora di più. Il cazzo era diventato di marmo e Daniela lo teneva ormai saldo con la mano sopra i pantaloni.

Ancora una sua giravolta e rividi mia moglie.
Adesso Mario le teneva una mano proprio sul sedere, mentre con l’altra risaliva lungo la coscia.
Sotto la pressione del corpo di lui, i lembi della gonna di Laura si erano completamente aperti e sollevati. Potevo vedere le sue autoreggenti e la mano di Mario farsi strada all’interno della coscia di Laura sino allo slip oramai visibile.
Poi, con una smorfia infastidita Laura si allontanò da quell’uomo e dalle sue mani viscide.
“Ma cosa fa?!” disse con veemenza Laura scostandolo da sé.
Poi con passo deciso tornò ai bordi della pista cercandomi con gli occhi.
Anche io mi staccai a fatica da Daniela e la raggiunsi.
“Quel porco mi ha messo le mani addosso!”, mi disse stizzita.
Io cercai di tranquillizzarla, evitando di dirle cosa mi aveva detto e cosa mi aveva fatto Daniela.
“Torniamo al tavolo”, le dissi infine. “La serata è durata abbastanza.”

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