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Racconti di Dominazione

Mia sorella Giuseppina 36

By 26 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Mia Sorella Giuseppina’ nasce come una raccolta di racconti che si sviluppano in un arco temporale di 30 giorni.
Leggete i racconti precedenti per vedere come si è arrivati a questo’


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Mia sorella Giuseppina
Cap.1
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Gli ultimi 5 capitoli
Cap.30/35
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Cap.36 Martedì.

Si alza, ancora mezzo addormentata. Le sembra che la sveglia abbia suonato, ma non ne è sicura. Osserva il led luminoso dell’orologio e si stupisce di essere riuscita a mettersi dritta in piedi. Si sente a pezzi, le ossa rotte, i muscoli esausti e il senso di disgusto allo stomaco perennemente presente. Non riesce a capirne il motivo. ‘Forse, pensa, le succede perché mangia in modo irregolare.’
Accende il computer e si avvia verso il bagno. Cammina come un’automa: le movenze sono proprio quelle di un robot senz’anima. Si passa la lingua in bocca, schifata per il gusto che sente. Ha una voglia irrefrenabile di fumare una buona sigaretta. Socchiude gli occhi, pensando al piacere che proverebbe aspirandola. Sente arrivare un conato e vomita nel lavandino. Si sta preoccupando: ‘Forse sono malata.’ Pensa, guardandosi allo specchio.

Chiuso il getto dell’acqua si sente come a disagio. Apre le porte della doccia e si guarda attorno. Ha la sensazione che le manchi qualcosa o che, comunque, ci sia qualcosa di sbagliato. Si asciuga osservandosi allo specchio. Si soppesa le tette, che le sembrano più pesanti del solito.
Tutt’ad un tratto, nota che quella mattina, forse perché è ancora troppo presto, non vi è suo fratello a molestarla. Incredula, si avvia verso la propria stanza e, ferma nel corridoio, osserva la porta di Michele. Scuote la testa e si chiede se davvero non sia malata, posto che non riesce a smettere di pensare al suo cazzo.
‘Possibile che senta la mancanza delle attenzioni morbose di mio fratello?’ Pensa tremando. Poi si scuote, realizzando che ha ancora dei compiti da fare.

è in camera, davanti al lungo specchio, e si osserva. I lividi sulle tette sono contorni violacei che si notano ancora. I capezzoli duri sporgono in avanti; soppesa ancora le tette e le sente, come prima, calde e pesanti. ‘Potrebbero essersi indurite e accresciute per via di tutte le manipolazioni che hanno subìto?’ Si chiede, dubbiosa.
è contenta che sul sedere non siano restati i segni della punizione della sera prima. è furiosa, per aver dovuto sopportare le sculacciate che suo padre le ha rifilato. è certa che non le meritava e si arrabbia con se stessa per non aver reagito.

Apre la casella di posta elettronica e nota che vi è solo un messaggio.
‘Il solito’ pensa, ‘e sempre dello stesso autore.’ Come si aspettava, d’altra parte. Aveva inviato la sera prima il racconto che aveva scritto, con la relazione dettagliata della giornata passata e la parte d’inizio della descrizione su come avesse conosciuto il piacere da sola, ancora in tenera età. Ricordava, nel suo lettino da bambina, la manina che, furtiva, entrava nei pantaloni del pigiama e si intrufolava tra le gambe, a scoprire precocemente la propria femminilità già tanto intensa. ‘Complimenti,’ dice la mail, ‘ben scritto. Ed anche interessante. Mi sono eccitato da morire, a leggerlo.’
Il messaggio prosegue come al solito, con le istruzioni di dove andare durante la pausa pranzo della scuola e di come comportarsi.

Spento il computer si dedica ai compiti. Ultimamente, a causa di Tonino e del Sig.X, li aveva molto trascurati.

è tanto concentrata sul libro sul quale sta studiando, che non nota quasi l’arrivo del fratello.
‘Buon giorno porcellina.’ Lei si volta di scatto per osservare chi è entrato. ‘Vedo che sei già sveglia e noto anche con piacere che sei nuda.’

Non sa bene che ora sia, lo vede chiudere la porta, e riesce a pensare ad un solo motivo.

‘Visto lo stato in cui hai lasciato il bagno, ci avevo visto giusto. Hai già fatto la doccia e vedo che stai studiando. Brava. Sai che ti ho pensato molto ieri sera? Dopo la punizione mi è sembrato giusto lasciarti tranquilla. Ma questa mattina non potevo non venire a trovarti.’

Sapeva che non era un complimento, il suo, un segno di riguardo e di affetto fraterno. Quel che le voleva dire, è che ha avuto in mente per tutta la notte la voglia di usarla, come sempre, per i suoi turpi giochi sessuali.

‘Vai lì e sdraiati sul letto. Brava e ubbidiente. Così mi piace. Ora palpati le tette e stuzzica i capezzoli.’

Giuseppina non sapeva che ore fossero e si preoccupava che potessero entrare i suoi genitori, che avrebbero potuto sentire ciò che il fratello le stava dicendo.

Appena ha eseguito l’ordine, Michele si accosta e si siede sulle sue gambe, con le ginocchia che le arrivano all’altezza dei fianchi. Si china in avanti e il cazzo punta già duro sopra di lei. Palpa per qualche istante i seni della sorella.
Lei teme che la voglia scopare. Solo in quel frangente le è tornato in mente che deve andare a comprare il test per la gravidanza in farmacia. Con tutto quello che le era capitato, l’aveva dimenticato.

‘Premi le tette l’una contro l’altra.’ Non capisce bene cosa lui abbia in mente ma, seppure dubbiosa, esegue.

Con difficoltà, il cazzo si incunea tra i suoi seni e frega fra i due globi carnosi per poco più di un minuto per poi distaccarsene quando lui si solleva.
‘è piuttosto eccitante, ma non si sente molto bene.’ Si piega in avanti nuovamente portando questa volta il cazzo all’altezza delle labbra.’ Succhialo per qualche minuto. Rendilo bello bagnato.’

Lei apre immediatamente la bocca e fa del suo meglio per umettare il pene del fratello con la saliva. Aveva provato un certo fastidio, mentre lui lo sfregava fra le sue tette ed, oltretutto, le sembrava che la posizione non fosse delle più comode. L’aveva vista nei film porno, quella posizione, ed aveva pensato che solo le attrici maggiorate potessero farla, non certamente una normodotata come lei.
Lungamente il tempo passa, indefinito: lei muove la testa per spompinarlo come le era stato chiesto mentre il fratello spinge il bacino come se la stesse scopando.

Estremamente eccitato dalla lingua di Giuseppina, Michele, finalmente, estrae il cazzo dalla sua bocca e ricomincia a scoparla fra le tette muovendosi sempre più velocemente. Si ferma solo un paio di volte per far colare una goccia di saliva fra di esse e riprendere poi, selvaggiamente, la splendida ‘spagnola’.

L’ha sentito ansimare e grugnire dando spinte più forti e prolungate. Sa che sta per godere da lì a poco e pensa di poter riuscire a bere subito la sborra per non farsi imbrattare tutta. Non sa che ore siano, né se ci sia ancora il tempo per potersi fare nuovamente la doccia.
Il primo schizzo la colpisce in piena faccia e solo per riflesso chiude gli occhi evitando in questo modo che lo sperma le allaghi, atterrando, la palpebra sinistra. Il successivo la colpisce sul mento e poi nuovamente sulla guancia. Mentre sente il succo colare lungo il collo e giù dalla faccia, lui continua impietosamente a scoparla tra i seni. Ad ogni spinta in avanti del bacino il cazzo li sfrega e rilascia uno schizzo biancastro. La violenza va lentamente scemando e ora la sborra le scende lungo il collo e giù fra le tette.
Michele si ferma a respirare e si spinge in avanti, appoggiandosi contro il muro, per guidare la cappella sulle labbra della sorella.
Come sente la pressione, Giuseppina apre la bocca nel modo in cui è abituata a fare, e succhia coscienziosamente il cazzo, pulendolo accuratamente con la lingua. Lentamente la verga si ammorbidisce: il fratello, allora, si solleva e, soddisfatto, si rimette in piedi restando poi immobile di fianco al letto ad osservarla.

Lo sperma era colato imbrattandole i capelli, il collo e parte dell’orecchio. Giuseppina teneva ancora entrambi gli occhi chiusi. Una lunga scia di sperma su quello sinistro le impediva di aprirlo.
‘Non male.’ Le dice sorridendole, anche se lei non può vederlo del tutto. ‘Non è tanto divertente quanto fottere e goderti in bocca o nel sedere, ma variare ogni tanto è piacevole. Preferirei scoparti in figa ma per oggi va bene così.’

Giuseppina era immobile, come pietrificata. Sentiva lo sperma colare e aveva voglia di piangere. ‘Come poteva suo fratello trattarla in questo modo! Come poteva farle questo.’ Si chiedeva in silenzio, cercando di trattenere le lacrime.

‘Spalmati la crema sul corpo. Fammi vedere come sai essere eccitante. Palpati le tette con la sborra. Ora, Giusi! Non fartelo ripetere.’

Incredula per quello che è costretta a fare, muove le mani e, con gesti da automa, spalma e massaggia le tette. Sente i capezzoli duri e percepisce il forte odore di sperma che le si secca sulla pelle. Percepisce i rumori che fa suo fratello. Anche se non poteva vederlo cercava di intuire cosa potesse fare ancora, nella sua camera.

‘Brava. Ora alzati e vatti a lavare solo la faccia. Quando torni metti il vestito che ti ho appeso fuori dell’armadio. Ti aspetto in cucina per la colazione.’

Tornata in camera e chiusa la porta – ma solo per pura formalità – Giuseppina ricorda l’incontro-scontro con il padre che ha incrociato uscendo dal bagno mentre lui entrava. Ora era certa che l’avesse vista nuda. Completamente nuda. Quello che le ha dato più fastidio sono stati i suoi occhi. Li ha spalancati per la sorpresa e non ha deviato lo sguardo; anzi, li ha, si, abbassati, ma solo per visionarla meglio e guardarla ovunque, compresa la zona pubica, totalmente depilata. Ora che non ha più nemmeno la sottile striscia di peli sul pube come la sera prima, quando lui aveva potuto osservarla prima della punizione.

Si avvicina all’armadio e osserva il vestito appeso. Aveva passato in rassegna molti dei suo abiti, ed anche parecchie minigonne, prima di mettersi a letto la sera prima, per decidere come vestirsi secondo i consigli dello zio. Non poteva indossare le minigonne che avevano comprato assieme, lei e Tonino, perché erano eccessivamente corte. I top ed i bustini, invece, erano decisamente osceni. Le vestagliette o i baby-doll provenienti dal negozio di intimo, erano troppo scollati o completamente trasparenti. Ma ora, Michele aveva riesumato proprio quel vestito! Era un anno che Giuseppina non lo usava e l’aveva comprato solo per andare al mare come copri costume. Era già corto l’anno prima e non avendolo ancora indossato era certa che le sarebbe arrivato appena poco più sotto del sedere. Già così appeso, le ricorda che, acquistandolo, aveva notato come fosse semi trasparente, ed era estremamente convinta che quel vestitino non fosse fatto per essere indossato senza biancheria intima. Il pensiero la fa preoccupare: appena i professori l’avessero vista combinata in quel modo, l’avrebbero spedita a casa. E tuttavia, non aveva alcun’altra scelta, purtroppo.
Lo prende, lo toglie dall’appendino e lo indossa facendolo passare dalla testa. Mentre se lo sistema addosso in qualche modo, cerca di non pensare a come potrà affrontare la scuola. Non riesce nemmeno ad immaginare quanto potrebbe diventare orribile la giornata per via degli scherni pesantissimi che le avrebbero rivolto i compagni.
Giuseppina finisce di vestirsi e di truccarsi leggermente, ma si sente a disagio. L’odore di sperma persiste nell’aria e nelle narici. La doccia che si era fatta è stata resa inutile dalla sborrata che le ha riversato addosso suo fratello, e dall’impossibilità di potersi lavare nuovamente, per disperata mancanza di tempo.
Si guarda di nuovo allo specchio: non poteva credere che stesse per andare a scuola vestita in quel modo. Si sarebbe sentita decisamente meglio se avesse potuto indossare almeno uno slip e un reggiseno; si sarebbe accontentata anche solo di un perizoma con un reggipetto di pizzo. Gli indumenti sarebbero stati esposti ugualmente, certo. ‘Ma sarebbe stato meglio, in ogni caso, se fosse rimasta in vista la biancheria, piuttosto che la mia stessa pelle.’ Dice alla se stessa riflessa nello specchio.

Più tardi, seduta a consumare la colazione, si sentiva a disagio. Il padre continuava a grattare la gola come se avesse qualcosa che gli desse fastidio, pur continuando a fissare imperterrito le sue tette. La madre si affaccendava in pulizie immaginarie, tornando più volte a nettare i fornelli pur di non reincrociare lo sguardo della figlia. Il fratello ridacchiava soddisfatto, mentre terminava la ciotola di cereali, al pensiero della favolosa spagnola di poco prima, tra le tette della piccola sorella.
Giuseppina bevve con sollievo il bicchiere di spremuta. La bibita le tolse il gusto di sperma dalla bocca. Si sentiva spaventata e a disagio. Sapeva bene che se non avesse mangiato ora, poi non avrebbe potuto più farlo fino all’intervallo di metà mattinata o del pomeriggio. La pausa pranzo oramai era tutta dedicata a Tonino, e mangiare in mensa le era quindi diventato impossibile.

Il messaggio sul cellulare, arrivato mentre si versava la spremuta d’arancio, era chiaro. ‘Arrivo a prenderti e ti porto a scuola in macchina.’
Glielo aveva mandato Tonino, appunto, e lei ne era sollevata e preoccupata ad un tempo. Ogni volta che saliva in auto macchina con lui non restava vestita per molto tempo. Nel contempo, però, era contenta perché il passaggio che il ragazzo le aveva offerto le avrebbe evitato di affrontare i compagni di scuola sul pullman.
Un senso di rabbia le attanaglia improvvisamente lo stomaco, ma ricordandosi delle parole dello zio si liscia le mani lungo il vestito e rabbrividisce quando sente le sue stesse dita toccare la pelle delle cosce. Ingoia con fatica la saliva e si chiede coma possa affrontare vestita in quel modo l’intera scuola per tutto il giorno.

Lo squillo al cellulare ha indicato che Tonino è arrivato sotto casa. Ben sapendo che non gli piace aspettare, si affretta a scendere, dopo aver salutato i genitori con il classico bacio. Abitualmente usa le scarpe da ginnastica ma non le era sembrato il caso di vestirsi in quel modo anche oggi. Allora ha indossato le scarpe col tacco basso. Quelle scarpe le aveva messe, sino ad ora, solo per andare in chiesa o con abiti eleganti, ed erano le uniche con il tacco che avesse prima di incontrare Tonino.

Arrivata all’auto, nota che anche suo fratello la segue. Tonino li aspetta fuori dalla macchina. Salutata Giuseppina con un bacio sulle labbra aiuta i ragazzi a mettere gli zaini nel portabagagli. Lei gli sorride, contenta e grata per quel salvataggio: le ha evitato di dover andare a scuola con l’autobus affrontando tutte quelle merde.

‘Sali dietro.’ Le dice Tonino.
Giuseppina esegue prontamente, pensando che egli voglia il posto anteriore libero per Michele, il quale invece sale al suo fianco dietro al posto del guidatore. Dallo specchietto può vedere gli occhi di Tonino e non si capacita per quale motivo egli abbia deciso di accompagnare anche il fratello a scuola, tanto più che le sembra troppo presto: se doveva andare all’Università era decisamente in anticipo. Forse, ipotizza per tranquillizzasi, lui deve scendere fra poco, lungo strada, e quindi il posto davanti è stato lasciato libero per un altro amico.
Appena l’auto è partita Michele le mette una mano sul ginocchio mentre Tonino le dice:
‘Sbottonati come sempre.’

Giuseppina ha un attimo di esitazione, ma lo sguardo deciso di Tonino la induce ad obbedire. Il vestito cade ai lati, lasciandola quasi completamente nuda, mentre le dita del fratello vanno subito ad accarezzarle il pube glabro. Le tette ballano libere per via della strada sconnessa e le dita si fanno largo fra le piccole labbra della vulva.

Quasi senza che Giuseppina se ne accorgesse, l’auto si era fermata ed un ragazzo era salito sedendosi davanti, sul lato passeggero.
Impaurita, Giuseppina mise le mani a coppa sui seni e sul pube per proteggersi pudicamente, ma Tonino la guardò ancora, gelandola con lo sguardo. Lei allora, allontanò le mani con evidente ritrosia, il viso rosso e gli occhi spalancati.
‘Brad, ti presento Giuseppina e Michele. Ragazzi, vi presento lo ‘Smilzo.’
Il motivo del soprannome del nuovo arrivato era fin troppo evidente: il ragazzo era magro e secco come un chiodo.

Lo ‘Smilzo’ rimase a bocca aperta, senza riuscire a spiccicare una sola parola. Continuava a tenere gli occhi sgranati addosso a Giuseppina che faticava, a tenere le mani basse, mentre i suoi seni svettavano, scoperti, con i capezzoli che si protendevano prepotenti in avanti.
Brad mosse la bocca come se stesse parlando sottovoce, per esclamare subito dopo.
‘Ragazzi! Non stavi scherzando quando dicevi che era bella ed eccitante!’

I suoi occhi continuavano ad andare dalla mano di Tonino che rovistava vistosamente la figa della piccola, alle tette con i capezzoli duri che puntavano dritti verso di lui.

Giuseppina si stava abituando alle stramberie di Tonino o del Sig.X.: anche camminare nuda per casa, o sdraiata al mare non le dava quasi più fastidio. Ma quel modo di esserlo l’aveva fatta precipitare in una situazione nuova, forse eccitante, ma difficile da accettare. Si sentiva umiliata, ad essere esposta ad un estraneo, mentre dal finestrino vedeva persone che camminavano o viaggiavano in macchina accanto a loro, senza nulla che gli impedisse di ammirare tutto lo splendore arrapante del suo corpo. Anche poco prima, od in occasioni precedenti, era stata in macchina senza nulla indosso. Ed ogni volta si vergognava, ma poteva giustificarsi con se stessa, pensando che non poteva rendersi conto degli sguardi estranei per via degli occhiali neri che le proteggevano la vista. Poteva immaginare quel che sarebbe accaduto su quel sedile di macchina, di lì a poco. Ed anche provando a prepararsi, la sua mente non riusciva ad accettare un avvenimento degradante come questo. Si sentiva come una schiava del sesso. Si sentiva umiliata ad essere esposta ad una persona estranea, per di più dell’altro sesso. Ancora peggio, il ragazzo era un coetaneo della sua stessa scuola.

‘Gente.- Rosso in viso, interviene lo ‘Smilzo.’- Deve essere una tortura avere accanto un pezzo di femmina calda ed eccitante come lei, vederla girare tutto il giorno nuda e non poterla scopare.’

‘Certamente.’ Rispose Tonino con un ghigno in faccia. ‘Usa la bocca come una vera esperta ‘succhiaminchie’, ed è una vera gioia per il cazzo. Dico bene Michele?’

‘Certamente! E per di più ha un culo tenero come il burro e una figa caldissima e perennemente bagnata.’

Lo ‘Smilzo’, dopo essersi asciugato la bava che stava per cadergli dalla bocca ribattè:.
‘Cristo! Il mio, di cazzo, sta per esplodere!’

Tonino rise: ‘Se non c’è troppo traffico sulla strada per la scuola, e se si arriva abbastanza presto, potrebbe alleviarti l’eccesso di pressione che ti sta incasinando.’

Per tutto il tempo che erano fermi a parlare, Michele non aveva mai smesso di muovere le dita fra le piccole labbra della figa di Giuseppina. Poi, una volta resele umide, le spostava sul clitoride. Giuseppina si sentiva in imbarazzo ma si stava scaldando ed eccitando allo spasimo. Desiderava essere scopata e la sensazione la stava aiutando a superare il senso di disagio. Il caldo alle guance si stava diffondendo per tutto il corpo e per non gemere, la ragazza si mordeva il labbro inferiore.

‘Ehi, Michele’ Disse Tonino senza voltarsi, ‘Lascia libera la figa di tua sorella per un minuto. Lascia che Brad la controlli un attimo.’

Il suo amico eseguì prontamente, tirando poi la gamba sinistra di Giuseppina in alto fino a che il piede fosse appoggiato sul proprio ginocchio.
La posizione oscena che ora la ragazza aveva assunto, dette a Brad l’opportunità di osservarla senza impedimenti limiti. Si mise in ginocchio per guardarla meglio, e così poté vedere bene come la figa fosse umida e rossa, a causa dello strofinamento masturbatorio che stava proseguendo ininterrotto da dieci o quindici minuti.

Non vi era nulla che Giuseppina potesse fare. Appoggiò il gomito sul bordo del finestrino col palmo della mano sulla guancia mentre il suo sguardo si perdeva nel vuoto, oltre il paesaggio che le correva alle spalle. Con la coda dell’occhio, vide il braccio muoversi e la mano dello ‘Smilzo’ avvicinarsi al suo corpo.
Sentì due dita intrufolarsi fra le labbra gonfie ed esposte della figa. Dopo aver fatto piccoli movimenti Brad le infilò profondamente, mugolando e socchiudendo gli occhi. Le muoveva avanti e indietro convulsamente, portando anche il pollice a serrare il clitoride, facendola sussultare.
‘Mmmmhhhh! Ragazzi com’è calda!’ Inserì le dita il più profondamente possibile per poi estrarle e spingerle nuovamente in avanti più e più volte. ‘Per favore, ditemi che gusto ha.’

‘Provala.’ Disse Tonino. ‘Così ti accorgi che è dolcissima e che non aspetta altro.’

Michele rise, nel vedere Brad assaporare come un intenditore la ciprigna di Giuseppina: ‘La miglior delizia non è quando la soddisfi ma quando lei lavora su di te.’

Lo ‘Smilzo’ sgranò gli occhi. ‘Tu sei senza cervello. Adoro, mangiare la figa., ed ora sopratutto la sua. Se lei abitasse con me, vorrei addormentarmi con la bocca sopra i suoi seni e svegliarmi al mattino con le labbra incollate sulla sua vulva per leccarla ancora e ancora.’
Brad la stava ancora masturbando imperterrito quando disse, pensoso:
‘Sapete ragazzi, dovete stare attenti ad evitare di essere scoperti con lei. Se esce una sola parola, sul fatto che soprattutto te, Michele, ti scopi tua sorella, non penso che riuscirai mai più ad avere un altro appuntamento con una ragazza, in questa vita. Non credo che una tua ragazza, chiunque sia, possa condividere quello che fai. Penso che se tutto questo, od anche solo qualche particolare, si sapesse in giro, potreste tentare di riuscire a parlare con un’altra donna solo girando attorno ad un convento per tutta la vita, con la speranza che una suora si avvicinasse a voi per chiedervi se vi voleste confessare.’

Giuseppina non poteva vedere l’espressione del viso di Tonino ma quella del fratello, si. Era sicura che non avesse mai pensato ad un problema del genere. Era certa che ora ci avrebbe riflettuto a lungo.
Ma intanto, per tutta risposta, Michele le passò una mano dietro il collo appoggiandola poi sulla spalla per tirarla a sè lentamente e progressivamente. Si ritrovò così con il viso all’altezza del bacino del fratello: sapeva bene cosa dovesse fare. Dopo aver trafficato attorno alla cintura e ai jeans, riuscì ad imboccare il cazzo. Poteva solo usare la lingua attorno alla cappella, sforzandosi di spingere un poco la bocca in avanti. Lavorò lungamente, riflettendo che la posizione, anche se scomoda, la proteggeva da sguardi indiscreti. Una mano di lui le attanagliava il sedere muovendola allo stesso ritmo del pompino. Intanto, la mano di Brad le accarezzava una tetta pizzicando anche il capezzolo.

Giunti al parcheggio della scuola, Michele gode finalmente, sbuffando e spingendo un poco il bacino in alto. Il cazzo, il cazzo di suo fratello, la invade sino in gola, mentre Giuseppina succhia e ingoia le poche stille di sperma che fuoriescono dalle palle. Rimessasi seduta può notare come vi siano fortunatamente poche macchine e poche persone che stazionano nei dintorni. Non appena la macchina si spegne, Michele scende, lasciando il posto a uno ‘Smilzo’ eccitatissimo.
Ancor prima che la porta si richiudesse, Brad si era calato i pantaloni alle caviglie restando semi nudo. Gioca un po’ con le tette, baciando e succhiando entrambi i capezzoli, mentre Giuseppina per non sapere cosa fare, gli accarezza delicatamente il cazzo durissimo. Era certa che la cappella violacea e lucida di umori stesse pulsando, con lo ‘Smilzo’ pronto a godere. Poteva anche percepire altre pulsazioni, identiche, ma provenienti dalla sua figa. Era certa che se continuava a muovere la mano in quel modo lui avrebbe sborrato velocemente. Stringe il pugno attorno al paletto di carne mentre le sue gambe si serrano involontariamente. Desiderava essere chiavata ( si, ‘chiavata’, pensava, ed il termine osceno esaltava ancora di più la sua eccitazione) e godere a sua volta perdutamente, e questo la lasciava stordita e impaurita. Mai aveva pensato che avrebbe potuto provare una cosa del genere di fronte ad un estraneo.

Pochi secondi dopo Brad la fa piegare, con un gemito sordo. Giuseppina ha appoggiato un ginocchio a terra per stare meno scomoda, ed ora imbocca la cappella. Non ha avuto modo di vederlo bene, quel pene, ma è certa che sia lungo e sottile. Strette le labbra attorno al caldo cazzo, ha potuto notare come pulsasse di continuo.
Lo ‘Smilzo’ le appoggia la mano sulla nuca e la spinge con forza verso il basso urlando tutta la sua voglia disperata.
‘Succhia, ragazza! Succhia!’

La mano sulla nuca non la molla, tenendola ferma, schiacciata contro il pube. Trascorrono pochi secondi, ed il cazzo inizia ad eruttare sperma. Grazie alla posizione che consente al membro di Brad di entrare nella sua bocca solo per pochi centimetri oltre la cappella, Giuseppina riesce ad ingoiare la sborra senza difficoltà. Al terzo fiotto si meraviglia della quantità di sperma che le stava riempiendo la bocca, rendendola certa che il ragazzo non avesse goduto da molto tempo. Non poteva nemmeno muoversi, se non con la lingua che saettava attorno alla cappella del cazzo.
Lo ‘Smilzo’ si rivestì, fuggendo poco dopo ed allontanandosi velocemente dalla macchina. Giuseppina aveva come l’impressione che stesse scappando dopo aver rubato qualcosa. Aveva appena accennato un saluto, arrivando quasi subito all’ingresso della scuola. Michele, invece, era ancora lì, vicino alla macchina. Non si era perso nulla dello spettacolo, come anche Tonino.
‘Rivestiti.’ Le disse quest’ultimo. ‘Ma senza chiudere l’ultimo bottone.’

Non era certa di sapere cosa l’amico volesse dire, quale fosse il bottone da lasciare libero. Una volta scesa dalla macchina potè notare come egli mostrasse un enorme bozzo nei pantaloni dovuto certamente allo spettacolo che lei gli aveva offerto, lasciandolo eccitatissimo.

Lui le si para davanti e dopo averle accarezzato le tette, le sbottona l’ultimo bottone della minigonna, lasciandola esposta indecentemente. In piedi com’era, non poteva sapere quanto tessuto la stesse proteggendo. Guardando la parte alta del suo corpo ha potuto notare come i lembi le lascino scoperta buona parte dei seni mentre per quanto riguarda il pezzo dall’ombelico in giù, continuava a chiedersi preoccupata quanto spacco avesse, a protezione da sguardi indiscreti mirati al suo pube.
‘Quando pensi che finirà tutto questo?’, chiese a Tonino.

‘Perché questa domanda? Non ti piace quello che fai?’ Le risponde bruscamente.

Preoccupata per la violenza che percepisce nel tono di voce, non sa se rispondere o rinnovare la domanda.
‘Mi dispiace, veramente. Non è che non voglia fare sesso, in particolare quando qualcuno, tu, Michele od anche qualcun altro si mette a lavorare su di me… Mi piace, mi piace molto, davvero.’ Annuisce timidamente. ‘Ma’ Ecco, vedi’ Quando sono con te in auto’ Che mi stai lavorando lì, sai, la figa, intendo’.. Insomma sto dicendo che quando sono con te mi piace farlo, ma non vorrei mai ripetere una cosa come quella di ieri. Insomma io”

‘Certamente. I tuoi ormoni sono alle stelle e vuoi godere. Magari con un cazzo che ti riempie il culo ed un vibratore in figa vero? Soddisfare solo cazzi e non ricevere nulla in cambio non ti piace vero?’

Non sapeva cosa rispondere. Si vergognava e sentiva le guance bruciarle. Non voleva ammetterlo, ma si sentiva anche la figa ardere per via di una voglia incontrollabile.

Sorridendole, Tonino prosegue: ‘Io ti posso capire, ma non dipende da me. Lo sai che io e te, abbiamo degli ordini e che li dobbiamo assolvere a qualsiasi costo. Cerca di comportarti bene e di fare sempre come ti è stato ordinato. Sai bene che sono gli ultimi giorni e non penso che tu desideri che si trasformino in un inferno. Sei calda e sexy, ti scoperei sui due piedi, ma non c’è tempo. Ora dobbiamo andare.’

Lei si avvia, ma il suo compagno la ferma prendendola per il braccio.
‘Quali professori abbiamo in comune?’

Lei li elenca per nome e materia.

Quando ha finito, lui resta pensieroso qualche attimo ed esclama:
‘Pur essendo di sezioni differenti abbiamo due insegnanti che coincidono: quell’antipatico del professore di matematica e quello noioso di inglese. Mah!’. L’osserva, ed estasiato cambia improvvisamente argomento: ‘Mi auguro che ti faccia sentire a tuo agio, camminare con quel vestito. Penso proprio che oggi in molti potranno vederti il sedere e non solo quello!’

Si era rilassata per qualche attimo ma dopo quella osservazione le guance esplosero improvvisamente, rosse per la vergogna.

‘Dal momento che non c’è tempo per una sana scopata, che ne dici di un bel pompino?’

Si guarda attorno spaventata e nota le auto che entrano nel parcheggio e alcuni professori intenti ad entrare nella scuola. La preoccupazione traspare dal suo viso in modo più che evidente. Anche se sono stretti fra due macchine, qualche compagno di scuola potrebbe vederli comunque. Tuttavia si inginocchia davanti a lui cercando di non pensare a quello che le aveva appena detto. Non le piace, quando le viene imposto, un atto così: certamente non l’avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà, in un posto pubblico. Ma l’ordine viene da uno dei suoi due ‘padroni’, per quanto temporanei. E lei deve obbedire senza discussioni.
Ha iniziato a succhiare muovendo la testa ritmicamente avanti e indietro lungo il cazzo, ma non riesce a togliersi dalla mente le ultime parole che le ha detto. Il pensiero corre agli studenti e ai compagni che la stanno aspettando a scuola e non riesce a pensare come potrà affrontarli.

Mentre la guarda succhiargli il cazzo, Tonino le dice ad alta voce, come se desiderasse che altri, nelle vicinanze, potessero sentire:
‘Dio come sei brava! Hai un corpo perfetto e mi basta guardarti con il cazzo in bocca per venire.

‘Non era certa che fosse un complimento od un modo come un altro per umiliarla. Era sicura che con lui nelle vicinanze sarebbe stata sempre con il suo cazzo in bocca o nuda, a carezzarlo e farsi accarezzare. Continuava a succhiare instancabilmente, sperando che ciò servisse ad attaccarlo di più a lei, sul piano dei sentimenti. Ma non poteva evitare il sospetto che lui volesse solo che quella bocca sensualissima gli facesse un buon pompino.
Gli ha succhiato il cazzo nel modo migliore che potesse immaginare, ed al quale era oramai abituata. E dopo un lungo, lunghissimo tempo – cominciava a sentire male alle guance – le è finalmente venuto in bocca. Si sentiva a disagio ad ammettere che le piaceva sentire il cazzo fremere e pulsare mentre riversava lo sperma nella sua gola, ingoiando fino all’ultima goccia. Dopo averlo nettato per bene con la lingua, ed ingoiato ancora, sente lui respirare profondamente.

‘Brava. Ottimo lavoro. è ora di andare a scuola.’

Usciti dallo schermo di macchine, prendono gli zaini con i libri di scuola e, salutato Michele, si incamminano vicini verso il portone. ‘Come sei messa in inglese?’ Le chiede Tonino. ‘Io ho molte difficoltà e sono indietro.’

Distolta dai propri pensieri lo guarda: ‘Oh, beh, posso immaginare!. Ma non ti preoccupare: vuoi che studiamo assieme? Per me non è un problema.’
Si pente immediatamente di quella proposta. Le era già abbastanza difficile stare con lui contro la sua stessa volontà, senza poter far nulla per controllare la passione e la voglia che lui sapeva scatenarle dentro. E non riusciva a pensare cosa sarebbe potuto accadere, ad averlo sempre vicino.

Con un mezzo sorriso, Tonino le risponde: ‘Ti sono già grato per il lavoro che mi hai fatto poc’anzi e vedrò se mi potrai aiutare anche in qualche altro modo.’

Perplessa lo guarda e sorride. Era contenta della frase a suo modo gentile, ma anche del fatto che stessero entrando dalla porta secondaria e non dall’ingresso principale.

‘Quanti ne hai già fatti questa mattina?’ Le chiede lui.

Si blocca impietrita ad osservarlo, incredula. ‘Quanti?’ Ripete, fissandola ed allargando il sorriso.

Ingoia a fatica sentendo ancora il gusto di sperma in bocca e nelle narici.

In tutta onestà deve riconoscere che non sa bene come rispondere. Ferma, immobile, riflette contando: dunque, Michele a casa, ma visto che l’aveva scopata solo fra le tette e che lei gli aveva leccato il cazzo solo per pulirlo, quella valeva forse la metà, o non contava addirittura. Poi lui, Tonino, ancora suo fratello e Brad, il loro amico, in macchina. Titubante riesce a rispondere:
‘Tre e mezzo.’
Notando l’espressione perplessa del suo compagno, gli spiega il conteggio ed entrambi ne ridono, ma lei si sente assolutamente imbarazzata. Abbassa lo sguardo a terra e poco dopo lo segue avviandosi verso le scale dell’ingresso. Si è accorta che un seno è pericolosamente esposto, per via dello spallaccio dello zaino che abbassa il lembo del vestito tirandolo da un lato.

Alza lo sguardo: il portone la sovrasta. Ha la sensazione che la schiacci, assieme a tutti i pensieri che le turbinano in testa. è preoccupata per come potrà proseguire la giornata.

‘Devo fare come mi ha suggerito lo zio. Possono provare ad umiliarmi ma non possono mettersi nei guai di fronte agli insegnanti o al preside. Certamente ci proveranno, ma non vorranno procurarsi problemi seri, non a scuola almeno.’ Guardava altri compagni salire le scale e pensava all’amico di Tonino, Brad lo ‘Smilzo’, l’unico – sino a quel momento, almeno ‘ che avrebbe potuto svelare tutti i loro, i suoi, segreti. Ma egli doveva essere davvero un grande amico, tanto da meritare tutta la sua fiducia e questo rendeva affidabile il suo impegno a tenere la bocca chiusa. Tuttavia prega ardentemente che non accada comunque qualcosa, tale da poter alimentare ulteriormente le voci che già circolano su di lei.

Dopo un sospiro profondo esclama a denti stretti: ‘Ho paura.’

Aveva il sospetto che ci fosse un piano per lei nella scuola. Per la prima volta in vita sua avrebbe voluto scappare, per evitare l’ultima settimana di asservimento che le era rimasta. Non sapeva fin dove Tonino volesse osare, con lei. Non era certa che egli o Michele non provassero piacere a rendere le cose ancora più pesanti per lei. Non sapeva fin dove il Sig.X la volesse spingere, per umiliarla. Ma era sicura, invece, che quell’ultima settimana sarebbe stata veramente la più difficile. Non sapeva fino a che punto sarebbe stata in grado di sopportare quello che avessero voluto farle fare ancora. Vestita in quel modo sarebbe passata certamente come la troia della scuola e non era certa di poterlo tollerare. Consigli o meno da parte dello zio, aveva paura ad entrare in classe. Le veniva da piangere, pensando alle voci e alle vanterie che quei dementi dei propri coetanei o quegli insulsi dei primini, avrebbero sfoggiato per aver conosciuto la puttana che molti erano ormai certi che lei fosse. Si sentiva a disagio a pensarlo e un grumo di acido le salì alla bocca facendola stare male.

La preoccupazione per ciò che avrebbe potuto fare ancora il Sig.X, era viva e non ancora scemata. Anche senza essere violento, egli godeva, evidentemente, del potere che aveva su di lei e questo non poteva che portare ad altre conseguenze, ancora più difficilmente tollerabili. Quell’uomo ‘ o meglio, quel fantasma – adorava umiliarla obbligandola a vivere le situazioni più imbarazzanti e degradanti. ‘Terribilmente imbarazzanti, per me: molto, molto di più che per chiunque altro.’ Pensa tra sé, guardando Tonino che la precede di poco. Lui poteva anche eseguire gli ordini imposti dal Sig.X, ma era certa che, dopotutto, egli non fosse la persona tanto malvagia che sembrava o che forse voleva solo far trasparire di essere. In cuor suo sperava spasmodicamente che avesse stabilito dei limiti di comportamento, nella sua vita e, soprattutto,che li rispettasse.

Fatto il primo scalino si osserva nuovamente in basso, ancora preoccupata per ciò che la gonna consente di vedere, sussultando quando sente lo squillo della campanella. Sono in ritardo e devono correre. Osserva nuovamente i lembi del vestito aprirsi ad ogni passo mentre sale le scale, per osservare il risultato della sbottonatura. Certamente cammina meglio e l’indumento non la stringe eccessivamente: ma i fianchi sono a mala pena coperti. Pensa che quando dovrà sedersi non avrà nulla che le coprirà il pube. ‘Forse’ spera, abbottonandosi prima di entrare in classe ‘se avrò fortuna, potrò almeno trovare il modo, un qualche modo, per salvare le apparenze.’

Tonino prima di svoltare verso la sua sezione si ferma e la prende per un braccio:
‘Giuseppina, devi farmi un piacere. Quando avrai vicino Carter, quel rompipalle di Professore di inglese, cerca di mollare qualche bottone. Lascia che possa vedere un po’ più di te.’

La saluta baciandola sulla guancia e si avvia lasciandola sola.

Maxtaxi

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Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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