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Racconti di Dominazione

Nella polvere: la serata prosegue

By 22 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Rosanna aveva ormai preso possesso del mio corpo e non aveva intenzione di smettere. Il grosso vibratore penetrava con sempre maggior vigore all’interno del mio sesso. Di certo mi aiutava la piccola foresta che attutiva
i colpi che, con una certa maestria, il mio capo affondava: certo il gel aveva svolto il suo compito, ma anche il mio
desiderio era stato era di aiuto. Con un lungo sospiro di desiderio lei riuscì in un ultimo assalto ad abbracciarmi, i nostri seni si toccarono, i capezzoli entrarono in contatto e scoccarono una scintilla di emozioni che spinse entrambe a cercare e trovare le labbra: le nostre lingue si cercarono e quasi si inseguivano mentre le mie mani si aggrappavano a quel mappamondo che era il suo posteriore.
Lei sfuggì al mio bacio e disse: “vieni qui e non scapparmi, Monica, voglio leccarti tutta”
Io:”Non voglio sfuggirle Rosanna, mi lecchi pure dove vuole, dove le dà piacere”
E lei ricominciò a slinguare le areaole e quasi ad arrampicarsi sui miei capezzoli che non smettevano di svettare, mentre le sue superbe montagne danzavano nel mio ventre. Eravamo ormai in azione da molto tempo, forse per l’età o per le emozioni vissute in quella giornata , avevamo bisogno di una pausa. Allora lei si fermò e si sdraiò al mio fianco, e con le sue dita sembrava quasi valutare gli effetti della sua lunga penetrazione: ma il suo cercare e frugare mi provocò ondate di piacere e i miei “ah aha sì sì così ahhahh” accompagnavano il concerto della mia figa che reclamava, dopo un po’ di dolore anche il giusto piacere.
Lei: “Ti piace vero? ”
Io:”Sì, sì mi &egrave piaciuto molto…”
Lei:”Ora tocca a me godere: sù leccami e fammi godere”
Stavo per prendere un vibratore, giusto per aiutarmi e pensando di farle cosa gradita, quando lei alzandosi dal letto mi fermò e disse” No mia cara, il tuo,per ora sarà solo un lavoro di bocca : neanche a Lella ho permesso di usare i miei attrezzi .Quelli li uso io, sono miei.Avanti e sbrigati (si stava toccando la figa) che ne ho voglia”
La fece riaccomodare sul letto e allargando le grosse cosce affondai la testa nel suo fiore ormai sbocciato: la sua voglia, il suo toccarsi, il vedermi aperta , avevano generato un lago nel suo sesso.La mia lingua veniva quasi risucchiata dalla sua figa che sembrava volesse aspirarmi e inghiottirmi: in più spingeva il bacino e teneva ferma la mia testa. Non sentivo quasi niente , i suoi ah aah di piacere non giungevano alle mie orecchie in quanto la mia testa era prigioniera tra le sue cosce: intuivo che le piaceva dal suo movimento. Poi qualcosa la spinse a sculacciarmi con forza e vigore il mio grosso culo, percepivo le mie chiappone che venivano scosse e sicuramente danzavano davanti ai suoi occhi vispi e vigili: capivo che era consapevole di ciò che faceva.Le mie mani pestavano il materasso, le mie dita stringevano il lenzuolo, quasi imploravano di smettere.
Quando si abbandonò all’indietro e le mie orecchie furono libere di sentire , udii questi suoni “aah ahah basta basta ahhh”.
Lei rimase quasi immobile, il suo respiro affannato risuonava tra le pareti della stanza, una debole luce illuminava il suo sorriso compiaciuto: mentre il mio culone bruciava, di certo era arrossato, ma il mio sesso era bagnato del piacere precedente e stranamente per effetto di quelle sculacciate, dell’essere stata tenuta ferma a leccare il sesso del capo.
L’incanto fu rotto dal suono del campanello del citofono.
Lei si alzò e nuda e un po’ a fatica si avviò verso il citofono e poi sentii queste parole: “Sali pure Lella”
Quando tornò in stanza, mi disse con un sorriso malizioso e beffardo: “preparati che fra poco ci saranno visite, per te Monica”

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