Juditta
E in effetti non mi muovo da camera mia per una settimana…. dormo quasi tutto il tempo, mi sveglio solo per andare in bagno, per provare a telefonare a Vanessa e, a volte, per mangiare. Non penso a niente, non mi tocco neanche, piango e basta. Maruska ci prova a scuotermi ma ogni volta che entra in camera la mando via a male parole.
Poi mi arriva un messaggio e io resuscito: -Fatti trovare domani mattina alle 7:30 alla stazione, devi stare via una decina di giorni. Dovrai indossare: calze autoreggenti nere, scarpe nere eleganti col tacco alto e un soprabito qualsiasi, basta che sia lungo e elegante. Gioielli, trucco e una borsetta di dimensione media. Niente valigia-
Praticamente devo andare in giro quasi nuda! Ma non mi importa, per vedere Vanessa sarei disposta a fare qualsiasi cosa. Passo la giornata a fantasticare sul viaggio, stasera arriva Salvatore e glielo dirò, ma avevo già avuto il suo permesso l’altra notte. Preparo una valigia con roba a caso, tanto la lascerò in macchina. Idem i vestiti. Il giorno dopo mi alzo prestissimo per andare in stazione ma quando vedo Salvatore ancora sotto il piumone che mi saluta… Oggi sono eccitata ed euforica, voglio che lo sia anche mio marito! Salto sul letto, tiro via coperte, pigiama e boxer e mi butto a capofitto sul suo cazzo, già eretto come ogni mattina. Succhio, lecco, bacio e ingoio. Lui è ancora mezzo addormentato e non muove un muscolo, non mi tiene neanche la testa, si limita a godere. E gode un sacco, lo vedo dalla sua faccia e lo sento dai suoi versi. Quando viene cerco di ingoiare tutto, so che gli piace, ma ce n’è talmente tanta…. alla fine lo pulisco con il lenzuolo, tanto tra poco deve alzarsi. Lo saluto in fretta e esco.
Arrivo alla stazione prima delle 7, tanta è l’ansia di vedere la mia padrona. Parcheggio in un posto isolato, mi spoglio, infilo il soprabito e scendo. Non so cosa devo fare, quindi vado verso l’atrio. Arrivata lì aspetto. Ma Vanessa non arriva, e l’attesa è snervante, non oso neanche andare a prendere un caffè….. Finalmente intorno alle 10 mi arriva un messaggio: – vai in biglietteria, sportello 4. È chiuso ma c’è un impiegato. Digli che ti manda Vanessa e poi ubbidiscigli – Inizio ad eccitarmi, e seguo le istruzioni: 《vieni seguimi》 il bigliettaio esce e mi conduce a una porta. 《Entra e togli il soprabito》 detto così, come se fosse la cosa più ovvia del mondo! Ma non ribatto, apro la porta e vedo un piccolo stanzino delle pulizie, buio. Chiudo la porta e mi spoglio. Aspetto ancora, sono bagnata, la voglia di toccarmi è tanta ma resisto. Dopo pochi minuti la porta si apre ed entra un uomo, non faccio in tempo a vederlo bene che lui chiude subito e rimaniamo al buio. Non dice niente, mi prende per i capelli e mi fa mettere in ginocchio. So cosa devo fare e lo faccio, al meglio delle mie capacità. Infatti l’uomo mi sborra in bocca dopo pochi minuti. Dopodiché si sistema e se ne va, lasciando cadere qualcosa per terra. Io mi pulisco, mi rivesto e raccolgo il foglio. Esco alla luce e vedo che è un biglietto del treno, Palermo-Siracusa, partenza alle 15. Dietro al foglio c’è scritto: -Noelle, amore mio. Ho deciso di darti un’altra possibilità: dovrai prendere questo treno. Ho prenotato tutti e 6 i posti dello scompartimento, quindi sarai sola. Chiudi bene le tende che danno sul corridoio. Togliti il soprabito e siediti. Non chiudere a chiave la porta. Il viaggio dura circa sei ore, e ogni ora entrerà qualcuno. Chiunque entra ha pagato un sacco di soldi e non vogliamo deluderlo. Tu sarai a sua completa disposizione, dovrai ubbidire totalmente, qualsiasi cosa voglia. Ricordati che da te mi aspetto solo il massimo! P.s. nello scompartimento troverai dell’olio di vasellina. P.p.s. non pulirti, quando arrivi a destinazione voglio che ti rimetti il soprabito ed esci così come sei- Adesso ho capito. Una prova, un esame. Va bene, se vuole questo lo farò! E mi accingo ad aspettare. 5 ore in sala d’aspetto, praticamente nuda, in mezzo alla gente… Quando finalmente mi avvio al binario sono in uno stato di eccitazione tale che potrei saltare addosso al primo uomo che incontro… Salgo sul vagone e cerco il mio posto, incontro il capotreno, un ometto basso e quasi calvo, grassoccio. Lui sbircia il foglio coi biglietti e una luce viscida si accende nei suoi occhi. Mi accompagna allo scompartimento: entro e lui entra dietro di me, chiude subito la porta e le tende e se lo tira fuori. Resto interdetta, la lettera non diceva niente di lui. Il capotreno non gradisce la mia esitazione, quindi mi dice qualcosa in dialetto, mi prende per i capelli e mi apre a forza il soprabito. Non oso urlare per non rovinare tutto, e decido di fargli un pompino veloce, in modo da liberarmene. Lo prendo con foga, il pene non è un granché grosso, quindi riesco a ingoiarlo facilmente tutto e allo stesso tempo giocare con la lingua; intanto con le mani gli carezzo le gambe e i testicoli. In pochi minuti l’uomo fa un verso acuto e mi viene in bocca. Ma stavolta non ingoio e, quando tira fuori il cazzo dalla bocca, mi faccio colare fuori lo sperma sul seno; guardandolo negli occhi e sorridendogli, me lo spalmo sulle tette. Intanto lui si abbottona ed esce.
Mi siedo, eccitata all’inverosimile, oggi ho già preso in bocca tre cazzi. Vedendo il barattolo di olio di vasellina sul sedile, mi rendo conto che non saranno tutti così facili ma…. non vedo l’ora! In attesa della partenza del treno, vado in bagno a svuotarmi la vescica, poi mi tolgo il soprabito e lo lascio in un angolo: mi metto a sfogliare una rivista di moda che qualcuno ha dimenticato ma sono troppo eccitata per concentrarmi, mi accorgo che sto bagnando il sedile. Ecco che con uno scossone il treno parte, e quasi contemporaneamente, si apre la porta. Sulla soglia sono in due, che entrano velocemente e chiudono dietro di loro. Mi alzo in piedi, sto per protestare ma… mi sento come una troia in calore, mi butto in ginocchio davanti ai due, maldestramente cerco di aprire entrambi i pantaloni, poi rinuncio e mi dedico solo a uno, mentre l’altro fa da solo. In pochi secondi mi trovo due cazzi davanti alla faccia, li lecco e li bacio insieme, poi uno dei due si siede e con le mani direziona il mio bacino sulla sua asta. Io senza togliermi di bocca il pene dell’altro, mi lascio fare e mi ritrovo come un pollo allo spiedo, un bacco in bocca e uno nel culo. Non ho pensato a mettermi l’olio quindi mi fa male, anche perché il tipo è indiavolato: si è rialzato e spinge come un ossesso, adesso per aiutarsi mi afferra le tette e tira con quelle. Provo l’impulso di dargli una manata e togliermelo di dosso ma mi fermo e cerco di allargarmi. Infine vengono, quasi allo stesso tempo, uno nel culo e uno in bocca. Mi lascio scivolare per terra e, mentre i due si rivestono, cerco frenetica il flacone di lubrificante, lo apro e mi ungo bene il culo. Poi mi giro di faccia alla porta e vedo che ci sono altri due uomini, già coi membri di fuori. Ma non doveva essere ogni ora?? Guardandoli mi infilo due dita in vagina per eccitarli e magari fargli venire voglia di scoparmi, invece che di incularmi. Ma niente, questi sono anche peggio: il primo mi prende per i capelli e mi sbatte di faccia contro la parete, poi, senza darmi il tempo di fare niente, me lo mette in culo da dietro. Adesso fa più male, e in più lui mi prende per le braccia e si siede, mi tira i capelli indietro, con forza e io mi inarco. Adesso l’altro è davanti a me e inizia a schiaffeggiarmi forte sui seni e a torcermi i capezzoli. Sto facendo versi sconnessi, il male è tanto ma, assurdamente sono eccitatissima, mi muovo con forza sul cazzo che ho nel culo fino a che viene. Allora l’altro mi tira per i capelli, mi gira e mi impala a sua volta, la posizione è speculare a prima, solo che l’altro gli schiaffi li tira sulla mia vulva. Quando viene anche il secondo, e se ne vanno, corro a chiudere la porta a chiave, ho bisogno di 《cinque minuti! Vi prego solo cinque minuti!》Ma quelli battono sulla porta, allora mi ungo ancora un pò il culo e anche le mani, apro la porta e mi metto in ginocchio. Questo è da solo e io, con la scusa di fargli un pompino gli passo bene le mani sull’asta. Lui comincia con una forte sberla, così, senza motivo, poi mi prende per le ginocchia e tira, di modo che mi ritrovo per terra, a gambe larghe. Mi viene sopra e, con mia sorpresa, mi penetra in vagina. Rimango senza fiato, lo avvolgo con gambe e braccia e mi lascio scopare, cercando disperatamente di venire. Purtroppo, poco prima che io riesca ad arrivare all’orgasmo, lui esce e rientra nel culo, e dopo alcuni colpi molto forti, mi sborra dentro. Si alza, si abbottona e se ne va.
Io, esausta, resto in quella posizione in attesa del prossimo. Questo mi prende per i capelli, mi alza e mi sbatte contro il finestrino, e mi scopa così, in piedi. E finalmente vengo squassata da un violento orgasmo, mi abbraccio all’uomo per non cadere mentre questo continua a fottermi. Quando lui finisce, mi lascio cadere per terra, e cerco l’olio che è finito sotto il sedile. Per recuperarlo mi trovo a esporre direttamente il culo al prossimo che arriva, che non se lo fa ripetere: me lo pianta dentro violentemente. Sbatto la testa ma non riesco a muovermi, sono bloccata in questa posizione, così lui fa quello che vuole e poi esce. Non faccio in tempo a spostarmi che arriva il successivo, che di nuovo mi prende così. Dopodiché altri due, io a cavallo del primo e il secondo che mi prende da dietro……..
E vado avanti così per tutte e sei le ore del viaggio in treno, con un paio di pause per fare pipì: vado in bagno passando in mezzo a una fila di uomini eccitati, che mi insultano e allungano le mani. Nuda, sporca di sperma e dolorante, l’umiliazione è assoluta, la mia smania anche.
Le ultime due ore sono orrende, il lubrificante non lo trovo più da un pezzo e ormai non sento altro che il dolore al culo. All’arrivo a Siracusa sono devastata, sporca di sperma dai piedi ai capelli e sperma mi cola fuori da ogni buco; e soprattutto ho l’ano in fiamme. Vedendo che non entra più nessuno, sbircio da sotto la tendina del finestrino e vedo che stiamo entrando in stazione. Mi alzo, un pò insicura sulle gambe e mi metto il soprabito. Cerco di sistemarmi, di darmi una pulita almeno alla faccia ma ho le mie stesse mani sporche di sborra. Alla fine rinuncio e, cercando di darmi un contegno, scendo dal treno. Rossa come un peperone mi avvio verso la stazione: mi guardano tutti, ovvio, ho sperma in faccia, sulle mani, nei capelli! Ma è accorgendomi che la gente intorno a me annusa l’aria che mi accorgo di puzzare. Come una zoccola. Puzzo di sborra. Puzzo come un enorme profilattico usato! Arrivo alle biglietterie e poi fuori in piazza. Qui sento il bip di un messaggio: -prendi un taxi e fatti portare alla pasticceria “La Mandorla D’Oro”- ubbidisco e il tassista, con gli occhi fuori dalle orbite mi porta a destinazione. Scendo, conciata così non vorrei entrare ma mi faccio forza e attraverso la soglia: una donna a un tavolino in ferro battuto mi fa subito un cenno. Mi avvicino e questa: 《sei Noelle vero? Prego, siediti》 Esito, mi sento ovviamente a disagio conciata come sono, e poi appoggiare il culo a una superficie dura in questo momento…. 《si lo so, vorresti correre a casa a farti 10 docce. Dai siediti, sono gli ordini, una consumazione sola e ce ne andiamo》 Mi accorgo che sulla sedia c’è una ciambella di gomma, tipo quelle per chi soffre di emorroidi. Guardo la donna con aria interrogativa 《Ne ho fatti anche io di quei viaggi in treno, e immagino cosa senti là sotto》 Provo un’immediata simpatia per questa donna. Mi siedo, ringraziandola mentalmente per il cuscino. 《E tu saresti?》 《Oh scusa! Non mi sono presentata: sono Juditta, e Vanessa mi paga per parlare con te. È per questo che siamo in una pasticceria in centro, se no saremmo in un luogo più tranquillo…》 in effetti le persone ai tavoli intorno non fanno altro che guardare da questa parte, per non parlare delle cameriere….
《Mi sono presa la libertà di ordinare anche per te, un tè caldo e dei pasticcini. Vedrai ti rimetteranno in sesto. Dobbiamo stare qui mezz’oretta, poi ti porto via va bene? Prova quelli con le mandorle…》 Sono ancora estremamente a disagio, assaggio solo il tè e non tocco nient’altro. 《Vanessa? Non viene?》 《Adesso no, la potrai vedere domani … anche se davvero non capisco perché ci tieni tanto a vederla. Vabè dato che dobbiamo star qui tanto vale conoscerci. Comincio io dato che tu non mi sembri di molte parole》 e mi racconta brevemente di sé.
《Mi chiamo Juditta, ovviamente non è il nome vero. Ho 33 anni e sono una prostituta. O almeno lo ero finché non ho cominciato a lavorare per Vanessa nelle “cacce”…. vedo dalla tua espressione che non hai idea di cosa parlo. E questo è un problema perché io in questi giorni dovrei formarti, darti dei consigli, cose così, ma sembra che tu neanche sappia di cosa parliamo. Mi ha detto qualcosa di te ma non mi sembrava vero… vabè. In ogni caso, adesso lavoro per Vanessa e Roman, anche se a dire il vero lui non conta un cazzo… Senti Noelle, ogni volta che nomino Vanessa ti vengono gli occhi a cuore, posso chiederti che rapporto c’è tra te e lei? Non mi dire che sei innamorata di lei, perché sicuramente lei non lo è di te!》 《Come fai a essere così sicura?》 《Come? Tesoro, Vanessa non è nient’altro che sesso e soldi! Conditi con una buona dose di sadismo… diavolo è piu stronza persino di Roman, e quello è stronzo forte! … Senti al diavolo gli ordini, ti porto via di qui!》 La ragazza si alza, lascia dei soldi sul tavolo e mi fa segno di seguirla. Con un sospiro di sollievo, la seguo fuori dal locale e poi lungo alcuni vicoli dove non passa anima viva. Arriviamo a un portoncino anonimo, Juditta apre, e in cima a una piccola rampa di scale c’è la porta di un appartamento. 《Carino! È casa tua?》 《No no, lo affitto quando scendo a Siracusa per una “caccia” o un “viaggio” in treno. Come puoi vedere dalla mia carnagione io sono calabrese》 sorridendo. 《Il bagno è di là, fai con comodo, abbiamo tutta la notte》 poi, come ricordandosi di qualcosa: 《aspetta. Se vuoi posso aiutarti là sotto, ho dei buoni prodotti. Che ne dici?》 e all’improvviso la tensione mi si scioglie di colpo e crollo sul pavimento. Scoppio a piangere, un pianto disperato, senza fine. Juditta corre ad abbracciarmi e, tenendomi abbracciata, mi consola finché non mi calmo. 《Facciamo insieme va bene? Vieni》 e mi porta in bagno. Qui mi prepara la vasca da bagno, mi fa spogliare, mi fa immergere e mi lava molto delicatamente i capelli e il viso. Poi 《fai con calma, rilassati, non c’è nessuna fretta》 mi lascia sola e va a preparare la cena.
“Non capisco perche ci tieni tanto a vedere Vanessa …. Vanessa sicuramente non ti ama … le “cacce” …. Vanessa non è nient’altro che sesso e soldi! … una buona dose di sadismo … più stronza persino di Roman” Ne ho di cose a cui pensare. E inoltre, dall’acqua si affaccia il volto di Jezabel! Lo caccio subito via, ormai non posso più farci niente, lei non c’è più. Finisco il bagno, mi asciugo e indosso l’accappatoio della donna. Mi affaccio alla cucina dove Juditta cucina. Si è cambiata, ha addosso una tuta molto comoda, appena mi sente si gira: 《Stai meglio? E…. là sotto?》 《Il dolore “là sotto” è diminuito, grazie al bagno credo》 《 Vuoi che ci diamo uno sguardo?》 Non dico niente ma abbasso gli occhi e annuisco. Allora la donna si lava bene le mani, e mi accompagna in camera, mi fa sdraiare nuda a pancia sotto sul letto e mi sistema un cuscino sotto il bacino. Delicatamente mi allarga i glutei e osserva bene l’ano infiammato. Prende una dose generosa da un tubetto e la spalma gentilmente sia intorno ai muscoli esterni che all’interno. Non posso fare a meno di mugolare di piacere, e dopo poco di questo massaggio inizio a dimenare il culo 《ehi piano, se no potrei pensare che ti piace….》 《forse…. un pochino…. mi piace..》 Juditta si ferma e mi guarda: 《Aspetta. Adesso facciamo cena, poi, se sarai ancora di quest’idea, potremmo… approfondire l’argomento…..》 Torna in cucina a finire di preparare la cena, mentre io indosso un pigiama che trovo in uno dei cassetti. Un pigiamone di flanella, per niente sexy ma estremamente gradevole. La raggiungo in cucina, ha finito e ci sediamo al tavolo a bere un bicchiere di rosso e a stuzzicare con un tagliere di affettati piccanti. Sarà il piccante, il vino o il massaggio di poco fa ma… ho una voglia matta di saltarle addosso! Non importa, mi calmo e chiacchieriamo fino a cena. Questa scorre via veloce, tra chiacchiere leggere e abbondante vino. Finito di mangiare ci trasferiamo in camera e mentre, Juditta si spoglia per mettersi il pigiama, la osservo: è una bella donna, di 33 anni, capelli corvini, carnagione olivastra; gli occhi, scuri e profondi, sono leggermente allungati. Ha la bocca, le guance e tutto il corpo pieni, senza però essere grassa; il seno pieno anch’esso, forse leggermente “ritoccato”. Non è grassa ma la sua pancia sembra invitare a dormirci sopra. Contrariamente a quanto mi aspettavo, il pube non è depilato. Nel complesso, una gran bella trentenne…. 《Ho passato l’esame?》 Divento rossa 《scusa è che…. non lo so… scusa》 e abbasso gli occhi. La donna prende il pigiama, un pigiamone di flanella simile a quello che indosso io, e un paio di mutandine ma poi ci ripensa, li lascia cadere per terra e si infila sotto le coperte: 《senti… potremmo guardare un pò di TV e poi dormire, sarai sicuramente stanchissima …. 》 ma la interrompo 《oppure potremmo… 》 allungo una mano sotto al piumone, 《approfondire l’argomento…》 le sfioro la pancia 《che abbiamo lasciato…》 salgo allo stomaco 《in sospeso….》 il seno 《prima…》Sorridendo, con un lungo sospiro si rovescia su di me, mi afferra i polsi e me li inchioda al materasso, mi sale a cavallo, si china a baciarmi, poi si rialza, mi guarda seria. Io sono senza fiato, la guardo da sotto: sembra una dea greca, l’immagine stessa del sesso, inarrestabile, inevitabile! Si china di nuovo, un bacio e fugge via. E ancora, inesorabile, tenendomi le mani inchiodate, un bacio e via, e ancora, e continua così finché il mio miagolio si trasforma in una supplica: 《ti prego….》 Allora sorride benevola e, sempre tenendomi inchiodata, scende a baciarmi le tempie, la mascella, il collo, l’incavo dei seni, maledetto pigiama, 《toglimelo ti prego!》 Si ferma, mi guarda e fa segno di no con la testa, poi sorride, mi lascia le mani e affonda il viso nel mio pigiama, si strofina su di me, mi avvolge. Riesco solo a infilare le dita tra i suoi capelli, sto tremando, quando sento le sue mani: si insinuano, scorrono sulla mia pelle, lungo i miei fianchi, salgono su, arrivano alle mie braccia, le percorrono fino alle mani, portandosi dietro il pigiama, che vola per terra. Mi ha di nuovo inchiodate le mani e riprende a baciarmi sulle labbra mentre io mugolo 《scendi》 mi bacia la mandibola 《il seno Juditta》 mi morde le orecchie 《Dio mio scendi》 mi bacia il collo 《ti prego scendi》 risale a baciarmi il viso mentre io sento i capezzoli esplodere dal desiderio e infine urlo 《LE TETTE JUDITTA TI SUPPLICO!》 Si ferma, sorride, mi lascia le mani e, Dio grazie! scende… il primo bacio mi provoca un brivido, tremo, faccio per sfiorarle la testa con le mani ma lei si ferma, mi guarda, guarda le mie mani, le prende, le lecca! E me le riappoggia sul materasso vicino alla mia testa. Le lascia e torna giù, non ho il coraggio di muovere le braccia, le tengo lì inchiodate mentre lei, Dio mio la sua lingua! Ho i seni bollenti, li ha presi con le mani, li stringe, li massaggia mentre li lecca, avvolge i capezzoli e li tira, come cazzo ci riesce, Dio mio non respiro! Si ferma, e ricomincia a baciarmi, sotto i seni, la pancia, l’ombelico, il contatto delle sue labbra sulla pelle è meraviglioso, arriva all’elastico dei pantaloni. Lo scorre con un dito, fino ad arrivare alla cicatrice dell’appendicite, la sfiora, la bacia… faccio un verso strano e mi piego in due dal piacere, Cristo santo la sta succhiando! Finalmente si ferma e riesco a respirare, allora riprende a baciarmi, sui pantaloni del pigiama, mi bacia dalla cintura giù fino ai piedi, lentamente, ma io voglio la sua bocca sulla pelle, le sue labbra su di me, 《ti prego Juditta, i pantaloni….》 ma ormai mi sta baciando e leccando i piedi, le dita, sto ansimando…. mi prende i pantaloni da sotto e tira, li fa scorrere via dalla mia pelle surriscaldata, e io immediatamente spalanco le gambe. E lei me le richiude, facendomi segno di no con la testa mentre sorride divertita. 《Ti prego, ti supplico, non resisto…》 scorre il mio corpo con le labbra, la vita, i fianchi, le cosce, giù fino ai polpacci e ai piedi. 《Ti prego Juditta!》 risale fino al ventre, affonda nel pelo ma si sposta subito, 《no!》 continua a baciarmi e a leccarmi intorno al pube, boccheggio:《sei una stronza!》 continua 《puttana! Ti prego…..》 e all’improvviso si ferma e mi apre le gambe. Mi esce un risolino di sollievo, e le sorrido, come se fossi davanti a una torta di compleanno, ma sono io la torta, alla crema, al miele, e lei ci affonda dentro, riemerge e si rituffa. Sto urlando, ho le convulsioni, è un unico lunghissimo orgasmo che si ripete o si prolunga non lo so più. Lei si ferma solo quando alla fine mi abbandono sul letto, esausta ma immensamente grata a questa donna che sembra greca, lussuriosa come una dea. Sto tremando, ansimando, rantolando, colando sul letto. Lei sale a sdraiarsi di fianco a me, con la testa sul mio cuscino e un braccio e una gamba intorno al mio corpo e pronuncia le prime parole da quando abbiamo iniziato a fare l’amore: 《non penserai mica di cavartela così vero? Adesso tocca a te》 languida, eccitata.
Juditta gode così come fa godere: imperiosa, giocando, guidando e… in silenzio. Anche quando credo di essere io ad avere il controllo, di essere io a decidere i suoi orgasmi, mi rendo conto che in realtà è lei a guidarmi, sottilmente, con un gesto, uno sguardo, un movimento. E sempre in silenzio, ansima, mugola ma non apre bocca, neanche quando viene, si limita a stringermi con tutta la sua forza, fino a graffiarmi la schiena.
Alla fine ci abbandoniamo una nelle braccia dell’altra e ci addormentiamo.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…