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Racconti di Dominazione

Penelope incatenata (Parte II)

By 29 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

La separazione da mio marito, come ovvio, non fu indolore, né per noi adulti, né tanto meno per i ragazzi, ma nonostante ciò e nonostante le pressioni che ricevetti da più parti non cambiai idea ed andai avanti per la mia strada che oramai era rappresentata unicamente dalla tua presenza nella mia vita.
Stranamente, infatti, con tale decisione non riacquistai la libertà, ma entrai in uno stato d’assoluta (e consapevole) sottomissione ai tuoi ordini che orami avevano invaso anche la mia sfera familiare, tanto che ne risenti anche il rapporto con i miei figli.
Quando hai saputo che mio marito mi aveva abbandonata, non perdesti tempo e prendesti istantaneamente le contromisure:

– Da oggi quindi sei libera ‘ mi dicesti con la tua solita aria ‘ e non dovrai più rendere conto di niente a nessuno, se non a me. Io potrò cercarti, o potrò venire a cercarti, ad ogni ora del giorno e della notte, quindi sarà bene che ti faccia trovare sempre pronta come sai; sarà anche bene che quando esci per fare le tue commissioni tu faccia in modo di farmelo sapere con anticipo, in modo che io non abbia a perdere tempo. Trova anche una soluzione per i tuoi figli, non voglio che mi siano di intralcio ‘

Ancora un altro ordine, ed io come accecata, l’ho accettato senza fiatare; oramai il mio stato di quasi nudità era pressoché perenne, infatti non portavo più biancheria intima se non quando avevo il ciclo e non mi azzardavo ad uscire da casa se prima non ti avevo avvertito, con la paura che tu mi cercassi e non mi trovassi pronta a soddisfare ogni tua richiesta. Quante domeniche e festività in genere ho trascorse in casa con la sola speranza che tu mi cercassi per farmi venire al casale e quali sobbalzi aveva il mio cuore quando suonavano alla porta o quando squillava il telefono.
Tu invece, come al solito, hai trovato il tuo equilibrio, hai continuato ad ordinare con quei biglietti attaccati alle pratiche che mi consegnavi, dove oramai c’era scritto solo l’ora; io prendevo la mia automobile e salivo su in collina, al tuo casale, suonavo alla porta e Lara mi veniva ad aprire, ci salutavamo con cortesia, poi mi spogliavo in sua presenza e restavo ad attenderti in piedi; a volte l’attesa è durata anche qualche ora e talune volte non sei neppure venuto, telefonando con molto ritardo dicendo che erano sopraggiunti altri impegni, ma a me bastava ascoltare solo la tua voce o sapere che comunque in qualche modo ti eri interessato a me, mi rivestivo e tornavo a casa felice di sapere che per te in qualche modo esistevo.

Una sera, mi hai telefonato che erano le 22,00 circa, dicendo che saresti passato a prendermi da lì a poco e infatti dopo qualche minuto hai suonato alla porta, sono venuta ad aprirti che ero praticamente nuda, tu mi hai presa per un braccio e mi hai invitata ad uscire, io ho cercato di fare resistenza adducendo al mio abbigliamento, allora tu mi hai ordinato di spogliarmi completamente e mi hai fatto uscire così com’ero.
Sono salita sulla tua auto in preda ad una vergogna mai provata, con la speranza che nessun condomino ‘ visto il caldo estivo ‘ mi avesse visto; sei partito ed hai cominciato a girare per i luoghi più bui e sperduti della città dove normalmente stazionano le prostitute; mentre guidavi adagio, mi parlavi con estrema noncuranza facendomi capire che stavi cercando un posto dove lasciarmi scendere perché desideravi farmi ‘battere’, io ti ascoltavo in silenzio senza dire una parola, sperando che tu dicessi così tanto per dire, ma consapevole che ogni tua parola poteva essere assolutamente vera e che io non avrei fatto nulla per sovvertire gli eventi, perché ancora una volta le tue parole ed i tuoi gesti rappresentavano per me il paradiso.
Più volte, durante il tragitto, hai allungato la mano ed hai cominciato a toccarmi dove ti capitava, facendomi eccitare in modo assurdo, poi siamo giunti in una strada completamente buia e senza sfondo, posta ai margini della zona industriale, mi hai ordinato di scendere, io ‘ con le gambe tremanti ‘ ti ho ubbidito, ho aperto la portiera e sono scesa, restando vicino all’autovettura in attesa di ulteriori ordini; tu ancora dentro mi guardavi sempre con quell’aria di sfida, poi hai aperto la tua portiera e sei sceso sull’asfalto, mi hai fatto un cenno, mi sono avvicinata, allora tu mi hai preso per un braccio, mi hai stesa bocconi sul cofano della macchina, hai tirato fuori il tuo membro e mi hai cominciato ad usarmi nell’ano e nella vagina, come solo tu sai fare, facendomi impazzire dal piacere nonostante il posto in cui eravamo e la paura che qualcuno potesse vederci.
Hai continuato nel tuo impetuoso rapporto ancora per non so quanto tempo, durante il quale io ‘ come al solito ‘ ti imploravo sempre più forte di finirmi tanto era il piacere che provavo, poi, finalmente, sei entrato con violenza nella mia vagina ed hai eiaculato, facendomi di riflesso raggiungere l’orgasmo tanto atteso.
Ti sei staccato e mi hai fatto girare, mi sono inginocchiata come al solito ed ho svolto il compito richiestomi, tu intanto, accarezzandomi, mi hai detto che quello era il regalo per il mio compleanno, sono scoppiata a piangere per la gioia, quelle parole per me avevano un valore inestimabile, ti eri ricordato di quella data nonostante io non ti avessi detto nulla, io per te ero una cagna, ma forse qualcosa nella tua vita contavo. Ho infilato il volto fra le tue gambe ed ho cominciato a baciarti, mentre lo facevo bagnavo la tua pelle con le mie lagrime e nello stesso tempo ti urlavo il mio amore ringraziandoti per come mi trattavi e dicendoti che potevi usarmi come volevi io sarei stata tua per sempre.
Tu ascoltavi in silenzio, poi mi hai fatto una carezza sulla nuca e mi hai invitato a salire in automobile, hai aperto il bagagliaio posteriore e ne hai tratto una coperta con la quale mi hai invitato a coprirmi (ancora un gesto d’amore), poi ci siamo diretti verso casa mia. Arrivati lì mi hai accompagnato su per le scale, non ti piaceva salire su, ma in quell’occasione lo hai fatto senza che io te lo chiedessi; sono entrata dentro, tu eri alle mie spalle, proprio in quel momento si è aperta la porta di camera di mia figlia, lei è uscita fuori e vedendomi in quello stato con te alle mie spalle, mi ha guardata con uno sguardo che non lasciava spazio a diverse interpretazioni, tanto era piena di stupore e di commiserazione; non mi ha detto una parola, quello sguardo diceva già tutto, ma da quel giorno è accaduto un qualcosa che avrebbe cambiato ancora il mio futuro.

Il tempo continuava a trascorrere al solito modo, oramai la mia vita era divisa fra il lavoro, l’attesa dei tuoi ordini e la loro seguente soddisfazione ed io ero felice, vivevo quella condizione di sottomissione con assoluta serenità, come inebetita, tanto che qualsiasi azione della mia vita quotidiana era oramai condizionata dalla tua presenza e dai tuoi voleri come ad esempio l’acquisto dei miei abiti che avveniva in considerazione del mio perenne stato di nudità ed al fatto che questi dovevano essere facilmente tolti senza tante operazioni, nel caso ‘ sempre possibile ‘ che tu avessi avuto voglia di usarmi in fretta. Mi avevi poi imposto di utilizzare abiti che mettessero in risalto le mie forme (che si erano molto esaltate da quando avevi cominciato a frequentarmi, specialmente il seno e per il sedere) quando uscivamo assieme per qualche serata mondana, come ad esempio quando mi portavi a teatro dove io normalmente non vedevo lo spettacolo perché la mia presenza era in pratica ridotta al fatto che appena arrivati nel palco mi facevi spogliare, facendomi poi accucciare ai tuoi piedi per prenderti in bocca il membro praticamente per tutto il periodo della rappresentazione. C’erano serate in cui eiaculavi solo verso la fine dello spettacolo, mentre altre sere in cui il tuo dono irrorava la mia bocca per più volte, in ogni caso il mio compito era quello di non farne cadere una goccia per impedire eventuali macchie sugli abiti e di ripulirti prima che tu ti rivestissi. Per me era comunque una grande gioia perché passavo la serata con te, anche se in pratica in quei momenti ero solo un oggetto, come un gioiello o un bell’animale, da mostrare agli altri.
La telefonata arrivò quasi inaspettata, ero stata su da te la sera precedente e negli ultimi tempi era difficile che tu mi chiamassi più di una volta la settimana. Erano le cinque del pomeriggio e mi ordinasti di farmi trovare pronta per le nove di sera, saresti venuto a prendermi per portarmi ad una festa, quindi dovevo vestirmi per il caso.
La cosa mi mise in ansia, però mi misi subito in moto per farmi trovare pronta all’ora stabilita (non sopportavi i ritardi); era la fine di un’estate molto calda e quindi fino a sera inoltrata si poteva stare fuori ancora con abiti molto leggeri e scollati, solo a notte fonda l’aria cominciava a diventare fresca, quindi decisi di indossare un abito leggero, molto scollato sia davanti che sul retro fino a mettere a nudo quasi l’inizio del mio fondo schiena, naturalmente sotto di questo non portavo biancheria intima. I miei capelli erano corti e quindi non necessitavano di particolari pettinature, decisi però di procedere ad un trucco accurato, non so come mai ma dentro di me sentivo che quella sera sarebbe stata speciale e la sensazione non era vana.
Arrivasti all’ora prevista, prima di scendere mi guardai allo specchio che avevo nell’ingresso per un’ultima verifica al mio abbigliamento, mia figlia ‘ sopraggiunta in quel momento ‘ mi guardò con attenzione e poi espresse il suo giudizio finale:

– E brava la mamma, questa sera ti deve attendere una serata magnifica visto come sei agghindata, dai corri lui è giù che ti aspetta ‘

Un’ulteriore stilettata al mio comportamento, ma non sortì effetti particolari, scesi le scale di corsa e mi avviai contenta verso la tua autovettura, la mia serata magnifica, come l’aveva chiamata mia figlia, aveva inizio.
Salita in macchina mi guardasti con attenzione (normalmente non ti curavi di me), poi ti avviasti verso una nuova meta, visto che la strada che stavamo percorrendo non l’avevamo mai fatta; non mi sognai neppure di domandarti dove saremmo andati, ma già la cosa che avremmo fatto qualcosa di diverso mi mise da un lato in apprensione mentre dall’altro mi procurò una buona dose di eccitazione. Durante il viaggio non dicesti una parola (anche questa era una tua prerogativa), però ‘ diversamente dal solito ‘ non mi toccasti.
Salimmo su per una strada di montagna, non molto illuminata, ad un certo punto lasciasti la strada principale per inoltrarti in una strada secondaria, abbastanza stretta e completamente buia, alla fine della quale vidi ‘ come se si staccasse da un dipinto incantevole ‘ una villa ottocentesca illuminata che non poteva essere scorta, tanto era nascosta, dalla strada.
Parcheggiasti la tua auto nell’ampio piazzale, finalmente prima di scendere ti ricordasti della mia presenza, con aria quasi affettuosa mi dicesti:

– Questa è una festa molto particolare e tu sei l’invitata speciale, siamo sempre in tempo per andarcene, se però decidiamo di entrare non potremmo più uscirne ‘

Non avevo ben capito cosa mi aspettava, quella era la prima volta che chiedevi un mio parere riguardo il nostro rapporto e la cosa mi stupì, ma il sentimento che provavo per te mi fece rispondere con assoluta sincerità:

– Se Lei padrone ha scelto questa festa per me vuol dire che lo desiderava ed ogni suo desiderio è il mio, qualunque cosa accada per me sarà sempre una gioia procurarLe piacere, quindi se Lei non ha niente in contrario forse sarà meglio che entriamo, sicuramente ci staranno già aspettando ‘

Detto questo scesi dalla macchina, ti mi seguisti e ti accostasti al mio fianco, io ti presi sottobraccio, ti avrei ritoccato solo alla fine di quella serata.
Salimmo la scalinata della villa in silenzio, entrammo in un grande atrio pieno di fiori e di luci; al nostro ingresso, con faziosa simultaneità, si aprì un tenda che nascondeva una porta posta alla nostra destra ed è apparso un uomo di mezza età (poteva avere dai quarantacinque ai cinquant’anni) dall’aspetto giovanile e dallo sguardo austero, vestito con un chimono nero che lasciava trasparire la sua nudità, si è avvicinato con aria sorridente e porgendoti la mano in segno ti saluto, ti ha detto:

– Ben arrivato amico mio, la stavamo aspettando, questa è la sua ‘ – il suo discorso rimase come sospeso per l’aria, perché tu, come titubante o impaurito, lo prevenisti proseguendo
– Si questa, come le avevo promesso, è la mia ‘amica’ e anche lei è molto lieta di essere qui ‘
– Non lo dubito amico mio, non lo dubito ‘ rispose immediatamente l’uomo ‘ comunque mi assicura che è stata usata solo da lei, voglio dire che non l’ha mai condivisa con altri ‘
– Certo, certo, prima di incontrarmi non aveva conosciuto che suo marito che la trattava come una principessa, poi il destino ha voluto, come dire, che si liberasse dall’impiccio ed ora è quasi un anno che è ai miei ordini ‘ dicesti queste cose con un punta do orgoglio. Sapevi vendere bene la tua merce.
L’uomo allora mi guardò con più attenzione. Mi prese sottobraccio e mi fece girare su me stessa, mi palpò il sedere e poi di nuovo proseguì quel dialogo in cui io ero il soggetto, ma venivo trattata solo come un oggetto:
– Certo non è, come dire, giovanissima ‘ disse quasi sorridendo ‘ però mi sembra che valga ugualmente la pena di farla ‘divertire’ con noi, caro amico ‘
Tu allora, come punto nel vivo, gli rispondesti quasi con astio ‘ Sicuramente qui lei, mio caro signore, ha delle ancelle molto più giovani della mia amica, ma sinceramente credo che la sua esperienza e la sua naturale dedizione, diciamo così, all’obbedienza facciano passare in secondo piano la sua età; le faccio inoltre presente ‘ dicesti questo con voce ben ferma ‘ che la mia amica non è mai stata né battuta né frustata e desidero che sia così anche per il futuro –
L’uomo ti guardò allora con aria interrogativa e divertita, poi fece un cenno con una mano e subito si mosse una giovanissima ragazza (poteva avere l’età di mia figlia), vestita di una tunica bianca aperta sui lati e stretta alla vita da una cintura molto larga, che lasciava intravedere, senza tanta immaginazione, la sua nudità e le sue forme, che si avvicinò a noi ‘ Portala nella stanza degli ospiti ‘ disse l’uomo rivolto alla giovane con tono di comando ‘ e preparala per la cena ‘
La ragazza mi toccò un braccio e si incamminò verso la parte da dove era venuta, io la seguii non senza qualche paura, prima di incamminarmi ti guardai e tu mi sorridesti, quel sorriso mi tranquillizzò in parte perché l’atteggiamento dell’uomo non mi era proprio piaciuto.
Usciti dal grande atrio, abbiamo percorso un lungo corridoio poco illuminato, sul quale si aprivano numerose porte, la ragazza ne ha aperta una e siamo entrate dentro una stanza tutta tappezzata di rosso e con degli specchi alle pareti e un divano posto in un angolo.
Una volta all’interno la ragazza mi ha fatto cenno di mettermi a sedere, poi ha richiuso la porta e si è avvicinata con circospezione:

– Dobbiamo stare molto attente ‘ mi ha detto quasi sottovoce ‘ qui è proibito parlare fra noi, è la prima volta, vero? ‘ mi ha poi chiesto con aria innocente, al mio gesto affermativo, allora si è avvicinata ancora e mi ha detto ‘ sei fortunata tu che il tuo padrone ti vuole bene e non vuole che tu sia battuta o frustata, l’ho sentito mentre ti stavo aspettando, vedrai non sarà difficile o pericoloso, basta che tu faccia tutto quello che ti chiedono e poi è tutta gente molto pulita, almeno che ‘, ma adesso pensiamo ad altro – e lasciò il discorso in sospeso.
Io la guardai con apprensione e mentre stavo per chiederle cosa intendeva con quella frase, suonò un campanello, al cui squillo la ragazza si alzò come di scatto, andò verso la parete di fronte al divano dove eravamo sedute ed aprì l’anta di un armadio nascosta dalla tappezzeria, tirando fuori una tunica simile alla sua, ma di colore rosso fuoco ed una maschera nera, con delle piume nella parte alta. Fatto ciò, si avvicinò di uovo e mi porse gli indumenti dicendomi, sempre con aria molto circospetta, di indossarli in fretta visto che la cena era quasi pronta e di non dimenticare che la maschera non avrei mai dovuto toglierla, per nessuna ragione.
Feci come mi aveva detto la ragazza, mi tolsi quindi l’abito restando nuda al suo cospetto, ella raccolse i miei indumenti e li ripose nell’armadio quasi senza fare caso alla mia condizione, poi mi aiutò ad indossare la tunica; facendo questo mi toccò, come inavvertitamente, un seno, io sobbalzai, più che altro per lo stupore, allora lei mi guardò con aria innocente dicendomi che avrei dovuto abituarmi anche a questo.
Il campanello suonò di nuovo, allora uscimmo dalla stanza per recarci dove ci stavano attendendo, avrei voluto chieder di nuovo alla giovane cosa avesse voluto dire in precedenza con quel discorso lasciato in sospeso, ma non fu possibile, quando fummo nel corridoio, infatti, molte porte che davano su questo si aprirono quasi contemporaneamente e ne uscirono delle donne mascherate e vestite come me, ma con la tunica di colore verde; camminavano tutte rasenti alle pareti ed al mio passaggio mi facevano largo guardandomi e sorridendomi attraverso le loro maschere, che lasciavano ‘ come la mia ‘ libera solo la parte inferiore del viso, alcune di loro mi toccarono come per salutarmi ed una mi diede sottovoce un saluto di buona fortuna.
Percorremmo tutto il corridoio verso una stanza molto illuminata, al nostro ingresso in questa sala potei vedere che si trattava di un salone immenso all’interno del quale c’erano numerosi tavoli rotondi apparecchiati finemente; ciascuno di questi tavoli era apparecchiato in base alle persone che lo dovendo usare; così alcuni erano apparecchiati per una persona sola, altri per due e così via; alcuni tavoli ‘ e la cosa mi fece ricordare le nostre serate ‘ erano apparecchiati con un piatto sul tavolo ed uno per terra, addirittura in un tavolo l’apparecchiatura per terra era stata posta sotto il tavolo stesso.
I commensali ancora non erano entrati, ma potevo sentire le loro voci in una stanza li vicino; le altre ragazze che mi seguivano, appena entrate, andarono verso i tavoli, probabilmente a loro assegnati, ed attesero il commensale in piedi, io invece fui accompagnata dalla ragazza vicino ad una colonna posta al centro della stanza con l’avvertimento di non muovermi per nessuna ragione.
Dopo pochi istanti che tutte le ragazze ebbero preso i loro posti, il campanello suonò di nuovo ed i commensali entrarono nel salone prendendo posto ai vari tavoli; potei così vedere che tutti rigorosamente indossavano un chimono nero ed una maschera analoga alla mia e naturalmente sotto erano nudi; in quella bolgia di persone ti cercai, ma non riuscii a riconoscerti, a quello stato d’animo apparentemente calmo che avevo avuto fino al momento fece allora posto ad un’angoscia indescrivibile che mi accompagnò per tutta la serata.
I commensali, dopo il loro ingresso, presero posto senza alcun indugio ai posti assegnati, potei notare quindi che le coppie erano di varia natura, infatti oltre quelle ‘canoniche’ in cui l’uomo era il padrone e la donna era la sottomessa, ed erano la maggior parte, ve ne erano altre formate da due donne ed alcune addirittura formate da due uomini ed una donna o da un uomo e due donne; coppie formate da due uomini non né ho viste. Anche le posture a tavola erano delle più varie, potei comunque notare come in tutte le coppie c’era una parte sottomessa, anche nelle coppie lesbiche. Spiccavano inoltre fra i vari commensali i single (fra i quali, presupponevo, dovevi esserci anche tu), questi erano indifferentemente uomini e donne e sedevano da soli a tavola, ma vicino a loro subito stazionò un’ancella, che doveva obbedire senza indugi, ai vari ordini che il commensale dava; mi accorsi infatti che una donna single ordinò immediatamente seduta, che l’ancella a lei assegnata si inginocchiasse sotto al tavolo per praticarle un orgasmo orale, probabilmente una sorta di ‘aperitivo’, che ella raggiunse spudoratamente nonostante tutti la guardassero.
Finalmente iniziò la cena, servita da ragazze di colore, molto giovani, anche loro vestite con la solita tunica bianca delle ancelle; si muovevano fra i tavoli con molta sicurezza facendo attenzione non solo a non urtare i commensali, ma anche a non far alcun tipo di rumore; alcune volte qualche commensale (sia uomo che donna), allungava le mani verso i loro corpi per palparne una parte ed un single ordinò a una di loro di fermarsi vicino a lui per il resto della serata, la ragazza ‘ dopo un cenno di assenso del padrone di casa, che accompagnato da una ragazza molto alta e formosa cenava vicino alla colonna dove io ero stata parcheggiata – lasciò il suo vassoio ad una collega, si inginocchiò per terra mettendo la testa fra le gambe del commensale per prendergli in bocca il membro e mantenne quella posizione per tutta la serata.
Io intanto non venivo servita di nessuna pietanza ed ero costretta a restare in piedi; in quella posizione ‘ in particolar modo per cercarti ‘ giravo il mio sguardo per la sala, e riuscii a vedere molte delle scene che si svolgevano durante il pranzo, come mi accorsi dei numerosi apprezzamenti che venivano fatti sul mio conto, in particolare la donna single che si era fatta procurare l’orgasmo prima dell’inizio della cena non mi tolse gli occhi di dosso per tutto il tempo, facendomi di sovente dei gesti espliciti circa i rapporti che avrebbe voluto avere con me. Naturalmente io ero molto ansiosa e impaurita in quei momenti, anche se nel contempo ero curiosa di capire cosa mi sarebbe successo da li a poco, visto che oramai la cena volgeva al termine e sarebbe giunto anche il mio momento; ti cercavo con lo sguardo, ma non ti trovavo, eravate vestiti tutti in ugual modo e quelle maschere riuscivano a nascondere molto bene i vostri tratti somatici, certo le parole di quella giovane ragazza nella stanza rossa mi tranquillizzavano in parte, anche se ero consapevole che la tua presenza mi avrebbe in qualche modo protetto.
Ma questi pensieri ben presto fecero posto ad altri, la cena era terminata, e tutti si apprestarono a vedere lo spettacolo che io avrei eseguito. Finito il dolce il padrone di casa infatti suonò un campanello, il brusio che nel frattempo si era creato cessò di colpo e tutti gli posero attenzione, egli allora si alzò in piedi e iniziò a parlare:

– Come sapete, un nostro amico ha portato qui la sua schiava ‘ disse con voce alta indicandomi – che, a suo dire, ha usato solo lui e gli obbedisce senza fiatare; ha deciso di portarla qui perché vuole che anche noi godiamo della sua sottomissione, ha posto però una sola condizione, che non sia né battuta e né frustrata ‘
Detto ciò si avvicinò a me, prese in mano la cintura che mi fermava la tunica e con un colpo secco la slacciò, poi mi ordinò di spogliarmi, cosa che io feci anche se avevo qualche riluttanza. Appena nuda egli cominciò a girarmi intorno, poi mi prese per la testa e mi fece piegare in avanti ad angolo retto, mettendo così in bella mostra il mio sedere, mi fece fare ancora un giro su me stessa in modo che tutti i commensali potessero vedermi, poi senza preavviso, mi infilò con violenza un dito nell’ano ed uno nella vagina facendomi sobbalzare dal dolore fino a farmi quasi piangere.
– Si, il nostro amico ha proprio ragione, questa cagna è davvero poco usata, ci ha fatto proprio un bel dono ‘ si fermò un attimo, poi mi prese per i capelli ed alzò la mia faccia in modo che io potessi vedere chi mi stava intorno ‘ Come consuetudine in questi casi, sarete voi che deciderete come la ‘signora’ ci farà divertire questa sera, diciamo che la decisione sarà presa in base all’offerta economica che voi farete per rimpinguare le nostre casse che sono quasi vuote ‘ disse infine ridendo.
Nella sala ci fu un attimo di silenzio, poi una ridda di voci cominciò ad urlare in un frastuono che non faceva capire più nulla; l’uomo ordinò il silenzio e poi disse di parlare uno per volta. Subito sentii la voce della donna single che mi aveva guardato per tutta le sera, che offriva una cifra considerevole per poter avere un rapporto con me, ma il resto dei commensali cominciò ad urlare il proprio disappunto dicendo in pratica che la cosa non li avrebbe divertiti; allora due uomini single ‘ probabilmente d’accordo fra loro – si alzarono in piedi dicendo che avrebbero avuto piacere possedermi entrambi, ma la cifra che misero a disposizione sembrò al resto degli astanti poco allettante.
Le offerte, più o meno varie, andarono avanti per un bel po’ di tempo, durante il quale l’uomo mi teneva costretta ancora in quella posizione e mi girava verso coloro che stavano parlando in modo che io potessi vedere chi era il potenziale carnefice del momento, io nel frattempo stentavo a credere a ciò che mi stava accadendo fosse realtà, pensando che fosse impossibile che ci fossero persone che si divertivano a buttare via cifre anche considerevoli per avere un rapporto sessuale, seppur particolare, con una donna, ma il dolore che mi dava l’uomo, sia tirandomi i capelli che infilandomi le dita nei due orifizi, mi facevano percepire con assoluta certezza che quella era la pura realtà, una realtà della quale io ero, mio malgrado, la protagonista.
Ad un certo momento, da una parte della sala posta alle mie spalle arrivò un’offerta che io non capii, una voce femminile disse infatti che tutti i commensali avrebbero pagato diverse centinaia di migliaia di lire a testa pur di vedermi alle prese con Piccolo, a tale proposta la sala si ammutolì, l’uomo allentò la presa, mi fece alzare finalmente dalla posizione in cui mi trovavo e diede il proprio assenso:

– Bene, visto che il suo padrone vuole che non sia né battuta e né frustata, penso che Piccolo sia proprio la soluzione giusta per farci divertire, accolgo quindi la vostra proposta con la speranza che nessuno si penta poi ‘ ‘ detto ciò, mi tolse le sue mani di dosso e si allontanò verso il suo tavolo.

Adesso ero sola, completamente nuda in mezzo alla sala, le luci erano state abbassate nel resto del locale per far posto ad un raggio unico che si concentrava sulla mia persona, passarono alcuni istanti che per me furono interminabili e durante i quali ti cercai di nuovo, in quei momenti avevo bisogno te, del tuo sguardo rassicurante, ma non ti trovai, nonostante tutto tu fossi lì non facesti nulla per farti riconoscere.
Il piccolo brusio che mi circondava, ad un tratto scomparve di colpo e fu sostituito da un grido soffocato di paura e di stupore, il mio carnefice fece il suo ingresso nella sala, era un uomo di colore, alto più di due metri, muscolosissimo, con una testa enorme completamente calva, vestito di un solo gonnellino aperto sui fianchi; si avvicinò ed allora potei notare che aveva uno sguardo inebetito, come perso nel vuoto ed era abbastanza brutto da far venire i brividi. Arrivatomi vicino, mi prese per un braccio e mi cinse la vita sollevandomi da terra, facendomi poi roteare per tutta la sala, la sua stretta era una morsa dalla quale sembrava impossibile uscirne, mi posò per terra e fece cenno di inginocchiarmi, quando la mia faccia fu davanti al suo ventre lui si liberò del gonnellino mettendo a nudo un membro che, ancora non completamente eretto, era di dimensioni inusuali, sia per lunghezza che per circonferenza, tanto da farmi rabbrividire al solo pensiero di doverlo accogliere; l’energumeno prese allora la mia testa e fece il gesto che aspettavo, infilandomi con forza il membro in bocca, che ‘ nonostante gli sforzi ‘ riusciva a contenerlo a malapena, considerato anche che la sua eccitazione saliva e con essa aumentava anche la consistenza del suo pendaglio. L’uomo ringhiando, non si interessava delle mie difficoltà, ma continuava a spingere sempre più all’interno, impedendomi quasi di respirare, allora io oltre alla bocca, iniziai ad usare anche una mano con la speranza di mettere fine al più presto a quel supplizio, ma purtroppo non fu così. L’uomo infatti, raggiunta la sua massima erezione, si fece passare una sedia libera ad un tavolo li vicino e dopo averla posta dietro di me, mi fece cenno di alzarmi, poi mi girò su me stessa in modo da dargli la schiena, mi prese le mani e le portò alla spalliera e li le imprigionò con una sua mano in una presa ferrea, capii cosa voleva e dentro di me scese il buio, sinceramente mi sembrava impossibile che ciascuno dei miei orifizi fosse in grado di ricevere il suo sesso.
Quando fui girata finalmente riuscii a vedere tutti i commensali, che ‘ eccitati dalla scena ‘ avevano nel frattempo dato sfogo a tutte le loro voglie, infatti quasi tutti erano orami nudi e praticamente tutti praticavano sesso, in qualsiasi modo fosse possibile; in particolare mi accorsi come fosse normale che le donne o fossero impegnate nel dare piacere ai loro patners con la bocca oppure queste fossero usate nell’ano; la stanza oltre alle urla di piacere e di eccitazione, era invasa da urla di incitazione verso Piccolo, che intanto con mano libera aveva preso il suo sesso e aveva cominciato ad intingerlo nella mia vagina con la pretesa di infilarlo dentro; l’operazione sembrava difficile anche perché io non ero eccitata e quindi non avevo umori che mi lubrificassero, lui però non si perse d’animo e continuò a spingere sempre più forte noncurante delle mie grida di dolore, finchè l’orifizio non l’accolse almeno in parte, allora lui cominciò a muoversi e mentre lo faceva aumentava la sua penetrazione e con la mano libera mi torceva il seno fino a farmi quasi dimenticare il dolore della penetrazione.
La cosa oramai andava avanti da diversi minuti e la speranza che finisse orami era superata dall’evidenza che l’uomo che mi martoriava sapeva bene il fatto suo, poi c’era un fatto nuovo, il continuo movimento aveva ‘ nonostante il mio stato d’animo non predisposto ‘ iniziato ad eccitarmi ed al dolore pian piano si stava facendo spazio una sorta di piacere che diventava sempre più intenso, tanto che iniziai anch’io ad ansimare ed a spingere in modo da far rimanere dentro di me il suo membro il più possibile, visto che il dolore maggiore lo provavo quando lui spingeva con forza. La mia nuova condizione non era certo passata inosservata agli astanti, che ora, oltre che incitare l’uomo, incitavano anche me chiamandomi di qualsiasi nome, fra i quali puttana e ninfomane erano quelli più signorili.
Anche il mio amante capì il cambio di situazione, allora fece quello che tutti si aspettavano e che io temevo fin dall’inizio, tolse il suo pene dalla mia vagina e lo pose vicino al mio lui iniziando a spingere per poter entrare. La mia reazione fu istantanea, cercai di allontanarmi perché solo l’inizio della penetrazione mi aveva fatto provare un dolore tremendo, l’uomo però fu pronto a questa mossa, infatti con una mano mi immobilizzò ancora con maggior forza alla spalliera della sedia e con l’altra mi bloccò la vita con una morsa inattaccabile, continuando nel contempo nel tentativo di penetrazione.
Provavo un dolore tremendo che lasciavo trapelare senza ritegno con urla ed imprecazioni di qualsiasi genere ed inoltre avevo paura che la penetrazione mi lacerasse l’ano, ma l’uomo sembrava non sentire quelle grida e continuava nella sua azione, in quel momento mi vennero in mente le mezze parole della ragazza che mi aveva accompagnato e pensai che forse era meglio se tu avevi consentito a farmi battere o frustrare, forse avrei provato meno dolore o ci sarebbero stati meno pericoli, ma era così e quindi dovevo fare buon viso a cattivo gioco, visto che l’energumeno che mi martoriava non aveva certo voglia di smettere, anzi la sua azione cominciava a dare i suoi frutti in quanto il suo enorme ‘coso’ cominciò ad infilarsi nel mio ano facendomi provare ancora più dolore ed aumentare le mie grida.
Mi guardavo intorno con la speranza di vederti per chiederti aiuto, ma non ti vedevo, scorgevo invece moltissimi presenti che presi dalla scena, avevano smesso di praticare sesso con le persone a loro dedite e stavano seguendo la situazione con estrema attenzione.
Il sesso dell’uomo intanto continuava a penetrarmi sempre più a fondo, mi sentivo come prigioniera da quell’asta che mi infilzava e che adesso agli cominciava a muovere con più libertà, un movimento dapprima tenue, quasi impercettibile, poi sempre più forte e più a profondo facendomi stupire per come riuscissi ad accoglierlo. Ma il mio stupore non era solo per questo, infatti al dolore lancinante che mi aveva avvolto fin dall’inizio della penetrazione cominciava a subentrare, come in precedenza, una sorta di piacere che con il tempo aumentava sempre di più, tanto che cominciai a dimenarmi e a chiedergli di restare dentro di me perché sentivo l’orgasmo che stava salendo ed avevo paura che uscendo cessasse tutto; lui sembrò capirmi e continuò a spingere e con la sua asta spingeva anche il mio piacere verso il punto del non ritorno, pregandolo, come oramai ero avvezza, di non smettere di sodomizzarmi, anzi chiedendogli di spingere sempre di più.
L’uomo allora mi prese con entrambe la mani per la vita e mi sollevò dalla sedia facendomi roteare per la stanza sorreggendomi quasi soltanto con il suo membro eretto oramai al massimo, fu in quel modo che urlai al mondo il culmine del mio piacere. Egli allora mi pose con i piedi per terra vicino ad uomo che stazionava orami da tempo con il membro eretto incitandomi a prenderlo in bocca, cosa che feci con estrema naturalezza fino a farmi irrorare la gola con il suo sperma caldo e viscido, che ingoiai come tu mi avevi insegnato.
Il mio amante continuava comunque nella sua opera, oramai il suo membro trafiggeva il mio ano fino alla sua radice ed il dolore era completamente scomparso per far largo ad un nuovo piacere che mi stava invadendo, ero insaziabile, non mi riconoscevo più, il mio equilibrio e la mia flemma erano completamente scomparsi per far largo ad una donna nuova che non si vergognava a mostrare a tutti le sue voglie; tu mi avevi cambiato, tu mi avevi preso il cervello e lo avevi manipolato fino a farmi diventare così, una ninfomane che gridava il proprio piacere con parole sconsiderate e crude di fronte ad una moltitudine di persone che non soltanto gradivano la situazione, ma anzi mi incitavano con parole altrettanto crude che io accoglievo come fossero dei doni prelibati. Facevo queste considerazioni mentre mi dimenavo ed urlavo il mio piacere, ad un tratto sentii che l’uomo alle mie spalle si irrigidì, capii cosa gli stava succedendo, allora mi staccai dalla sua presa e mi chinai davanti a lui per riceverlo nella mia bocca, ancora una volta come tu mi avevi insegnato, egli infatti si immerse nelle mie labbra infilzandomi fino alla gola e dopo qualche istante mi irrorò di una quantità di sperma che non riuscii a trattenere e che mi bagnò in modo copioso anche il seno; ma la cosa non era finita lì, mentre il mio amante finiva di sgrondarmi addosso il suo seme, io portai la mia mano fra le gambe e finii di darmi il piacere da sola noncurante della situazione in cui mi trovavo.

La mia serata finì così, dopo l’ennesimo orgasmo caddi stremata per terra, l’ancella che mi aveva accompagnata nella sala allora accorse vicino a me e mi aiutò a sollevarmi per poi accompagnarmi nella stanza dalla quale eravamo venute, lì mi abbandonai sul divano, subito dopo si aprì di nuovo la porta ed entrasti tu accompagnato dal padrone di casa, il quale avvicinandosi si congraturò con te per la mia prestazione scusandosi praticamente per come mi aveva considerata all’inizio e chiedendoti di portarmi di nuovo alla villa, visto che molti degli amici avevano manifestato il desiderio di vedermi ancora all’opera. Tu non gli rispondesti, ti avvicinasti (contrariamente al tuo amico eri già vestito, o forse non ti eri mai spogliato), mi prendesti per una mano e mi invitasti ad uscire, così com’ero, spiegandomi che mi sarei lavata a casa.
Salimmo in auto e ci incamminammo verso la nostra città, tu come al solito stavi in silenzio, mentre io avevo voglia che tu mi dicessi qualche cosa, se avevo subito tutto quello lo avevo fatto solo per te e tu lo sapevi, ma non mi desti quella soddisfazione; arrivammo sotto casa mia, mi aiutasti ascendere, ero completamente nuda e tu mi copristi alla meglio con la tua giacca, quindi salisti su da me, mi portasti in bagno e mi guardasti mentre mi lavavo, poi mi accompagnasti in camera da letto, ti spogliasti e ti coricasti con me, fu la prima volta che lo facesti, non avevi mai voluto consumare a casa mia, ma quella sera fu diverso, per la prima volta non mi usasti nell’ano o nella bocca, ma avemmo un rapporto durante il quale potei vederti in faccia, baciarti e ringraziarti per il tuo amore; quando mi svegliai al mattino, dopo una notte di sonno profondo, tu non eri più con me, sul comodino però mi avevi lasciato il solito biglietto con il solito ordine, mi invitavi per la sera stessa alle 20,30 al tuo casale.

(Ancora oggi, dopo quasi dieci anni dalla mia esperienza in quella villa, mi vengono i birvidi al solo pensarci, sinceramente non credevo che potessero accadere cose come quelle, ritenendole frutto di leggende raccontate in testi specifici. Dopo quella sera Lui non mi riportò più in quel posto, ma in particolar modo non credevo che io fossi incline a tali comportamenti, solo l’amore che provavo e provo per Lui mi hanno fatto fare certe cose, che comunque, nonostante l’età e gli eventi successivi, rifarei ancora oggi).

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