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Racconti di Dominazione

Piccione, tacco 10

By 14 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Purtroppo non posso presentarmi, mi posso solo raccontare in maniera frammentaria, potrebbero riconoscermi e non voglio! Sarei fottuta per sempre! In tutti i sensi!

Tutto iniziò questa estate, quando Lara, la mia amica e collega di lavoro, mi confidò molto segretamente che un suo “amico” cercava una persona fidata, per un lavoro molto particolare.

Subito non capivo il motivo di tale segretezza, ma stetti ai patti e non ne feci parola con nessuno. Proprio nessuno al mondo! Avrei tradito un’amicizia se l’avessi fatto.

 

All’appuntamento conoscitivo, come mi consigliò Lara, ci andai con i miei vestiti da lavoro.
Essendo una hostess, dovetti pure indossare il mio cappellino con il marchio della compagnia aerea per cui lavoravo. Durante i voli ero fiera di indossare quegli indumenti, mi davano un senso di superiorità, ma fuori, per strada o sui pullman, mi sentivo quasi ridicola.Tutti mi guardavano e non riuscivo a fare a meno di arrossire vistosamente.

Il luogo concordato per l’incontro si trovava poco distante dall’aereoporto, in un grande e importante hotel. Alla reception, chiesi semplicemente di Ciccio, come precedentemente spiegato dalla mia amica.

L’impiegato mi sorrise e schioccando le dita, richiamò a se uno di quei ragazzi che portano i bagagli.
– Accompagna la signorina alla suite 556 e prima di farla entrare annuncia ai nostri cari clienti del suo arrivo. –

Il ragazzo, dopo un breve assenso a capo chino, mi fece strada verso l’ascensore.
Saliti quindi al decimo piano, lo seguii fino alla suite 556 dove dopo aver bussato, mi fece attendere all’esterno.
Poco dopo essere entrato, uscì nuovamente e sempre a capo chino mi fece cenno di entrare per poi richiudere la porta alle mie spalle.

La suite.

Probabilmente la “suite reale” volevano dire.

Non avevo mai visto niente di così stupendo, curato nei minimi dettagli e nessuna suite l’avevo mai vista così immensa.

 

E poi, una voce profonda, calma ed allo stesso tempo decisa, che non ammette repliche.

– Vieni qui tu –
Era lui, con affianco tre uomini dai volti poco raccomandabili.

 

Lara mi disse che lo chiamavano tutti “Ciccio”.

Ciccio, questo omone di quasi due metri.

Lui era tutt’altro che “ciccio” in senso stretto, possedeva grosse e callose mani, degli avambracci che manco la mia coscia riusciva a pareggiare e così anche tutto il resto del suo corpo era gigante, come gigante era la sua ossatura.

 

– Sei tu l’amica di Lara giusto? –
Annuisco con il capo. Lara mi ha detto di parlare il meno possibile.
– Brava. Lara mi ha detto che hai 25 anni e sei una sua collega –
Annuisco nuovamente senza aprire bocca.
– Devi avere due belle poppe. Fammi vedere il culo, girati. –
Il sangue mi si gela a tale affermazione, e come richiesto, mi volto sempre mantenendo il silenzio. Lara mi aveva detto che Ciccio sarebbe stato molto diretto ed a volte volgare. Ma se avessi voluto prendere il lavoro, avrei dovuto fare tutto, ma proprio tutto quello che mi fosse stato ordinato.
– Brava, ora girati – poi dopo essere tornata faccia a faccia, prosegue – ora apri un po sta camicetta, solo due bottoni –
Con le mani tremanti, eseguo l’ordine, rivelando così una panoramica delle mie tette.
– Cosa sono, una terza? – domanda indicandole con un dito equivalente a tre dei miei.

Annuisco nuovamente con il capo.
– Vedo che Lara ti ha spiegato che mi piacciono persone di poche parole e di tanti fatti. – ridacchia malignamente e poi prosegue – ma ora vediamo se sei veramente all’altezza di questo lavoro –
Conclusa la frase, Ciccio si alza dalla suntuosa poltorona di pelle e avvicinatosi a pochi passi da me, mi scruta da testa a piedi.
Le sue mani raggiungono quindi la mia camicetta e con i suoi occhi scuri fissi nei miei, finisce di sbottonarla per poi tirarla fuori dalla gonna che completa la mia tenuta da lavoro.
– Mi piacciono le tue poppe – ammette fissandole senza ritegno – ma non mi piace il tuo reggipoppe – conclude scuotendo il capo negativamente.
Arrossisco e mentre la saliva si prosciuga dalla bocca, ascolto come un automa le indicazioni dell’uomo.
– Domani, quando ci rivediamo qui, voglio che ti metti qualcosa di bello, che ne so, robe lavorate, roba di pizzo e voglio che ti strizza di più tutto sto ben di dio – afferma gesticolando con le mani e mimando di fronte a me una strizzata di tette.
– Ora togliti la gonna – comanda incrociando le braccia senza però allontanarsi da me.
Il cuore mi batte forte nel petto, vorrei scappare, vorrei fuggire e rinunciare, ma le mie gambe non si muovono, non le sento quasi e poi, Lara è stata chiara, le sue parole rimbombano nella mia testa ancora ora : – se inizia il colloquio, non ti puoi più tirare indietro, altrimenti sei fottuta per sempre! Questa gente non scherza! –
E così ora mi sento costretta, le mie mani, senza chiedermi permesso, raggiungono la mia schiena ed alzata la camicetta sbottonata, raggiungono la zip della gonna.
In pochi secondi, sento quel corto e semplice pezzo di stoffa scivolarmi lungo le gambe fino a raggiungere il pavimento.

Ciccio alza un sopracciglio e tornando a fissarmi scuote nuovamente il capo.
– Non ci siamo bambina. Tu non puoi lavorare per me vestita da suora! – afferma indicando nervosamente il mio ventre.
– Prima cosa sti collant fanno schifo. Domani voglio autoreggenti e le voglio belle, cose raffinate, cose che attizzano. – fa una pausa guardando il mio volto paonazzo e carico di paura – e poi ste mutande della nonna mi fanno vomitare. –
Respira rumorosamente, mentre il mio petto si gonfia e sgonfia sempre più rapidamente.
– Decidi tu, a me piacciono sia perizomi che culotte, ma quest’ultime, se le scegli, voglio siano belle e se di pizzo e trasparenti ancora meglio – conclude la frase mentre, dandomi le spalle torna a sedersi sulla poltrona.

Rimane un tempo indefinito senza parlare, fissandomi come continuano a fare i suoi “scagnozzi” da quando sono entrata qui dentro. Non oso muovermi, non ci riesco, mi sento come congelata, quasi mi manca il respiro da quant’è alta la tensione.

– Visto che ci siamo appena conosciuti, sarò bravo con te e ti punirò con gentilezza. Visto che fai schifo con ste cose addosso, penso sia giusto che ora le butti in quel cestino laggiù. – mi comanda indicando un cestino della spazzatura situato al fondo della stanza, vicino la porta da cui sono entrata poco meno di mezzora fa.

Sono sconcertata, Lara mi aveva detto che Ciccio era particolare, ma più prosegue questo colloquio e più credo di aver sbagliato tutto ad essere venuta in questa suite. Tutto per “guadagnare facile”, come dice la mia amica.

Mi sale il nervoso, quasi non riesco a contenerlo, ma la paura di ripercussioni nel caso me ne andassi è più forte e quindi mi incammino verso quel maledetto cestino, quando una voce che non avevo ancora sentito, mi fa bloccare :
– Il capo non ti ha detto che ti puoi togliere le tue cose laggiù, torna qui e vedi di muoverti – la voce di quello scagnozzo non ammette repliche e guardando ciccio in volto, non vedo altro che una conferma di ciò che devo fare.
Torno quindi vicino a quei tipi sempre più paurosi e dopo essermi tolta le decoltè con il mio “famoso” tacco 10, inizio ad abbassarmi i collant poi quando sto per prendere il bordo delle mutande, la voce di Ciccio mi ferma nuovamente.
– Inizia dal reggipoppe, almeno ho più tempo per guardartele –
Repiro rumorosamente, cerco di stare calma, devo togliermi la camicetta, questo tipo mi vuole vedere nuda, l’ho capito fin da subito.
La camicetta cade a terra poco distante dalla gonna, poi con le mani raggiungo i gancetti del reggiseno e una volta sganciato, mentre con un braccio lo tengo che non cada, con l’altra inizio a scostarlo dalle spalle, dopodichè, lo levo continuando a copririmi.
– Ma tu sei scema o cosa ? – è Ciccio, incazzato, ed alzandosi dalla sua poltrona mi raggiunge per togliermi con forza il braccio che copriva le mie tette.
Un ulrletto mi scappa spontaneo dalla bocca ma riesco ad azzittirmi subito.
– Ora va meglio, e vedi di non replicare anche con la tua passera se non decidi che ti devo punire con la cinghia. – torna quindi a sedersi, mentre mi accorgo solo ora che il reggiseno è già in terra, cadutomi dalle mani per colpa del brusco intervento di pochi attimi fa.
Chiudo quindi gli occhi pochi secondi e prendendo un gran respiro che involontariamente non fa altro che mostrare maggiormente le mie poppe a questi pervertiti, prendo le mutandine dai lati e senza alcun erotismo, le porto fino alle caviglie, dopodichè, calciandole vicino alla gonna, mi rialzo.
– Brava zoccola, ci sei riuscita a quanto vedo. – mi scruta tra le gambe con insistenza e poi prosegue – quello che si intravedeva è come speravo, mi piaci, ma ti devi depilare la passera, non mi piace tutti sti peli. –
Arrossisco ancora, penso di essere diventata color peperone, ma riesco non so come ad annuire ancora una volta stando in silenzio.

– Ora raccogli le mutande della nonna, il reggipoppe e quei collant schifosi e vai a buttarli. – comanda ridacchiando ancora.
In silenzio ed ormai rassegnata, mi piego quindi a raccogliere il tutto e completamente nuda, se non per quello stupido cappellino da hostess mi dirigo al cesto dell’immondizia dove, dopo aver dato spettacolo di me sfilando, butto finalmente tutto all’interno. Ancora più imbarazzante è però il ritorno verso i miei vestiti, donando a tutti i presenti spettacolo delle mie tette che rimbalzano a ogni passo e della mia patatina irrimediabilmente esposta.

– Sei stata brava. Un po mi spiace però. Con Lara mi ero divertito di più. – afferma ridacchiando – Lei è sempre stata un pò ribelle, ho dovuto punirla più volte prima di ottenere ciò che volevo – ridacchia ancora e poi conclude – Rivestiti e ci vediamo domattina alle 5 sempre qui dentro, mi ha detto Lara che hai un volo Milano – Napoli. Poi hai il ritorno in giornata. Vero? –
annuisco nuovamente mentre sto indossando la gonna.
– Bene, domani farai la tua consegna di prova e chi incontri, ti darà una cosa per me. – fa una pausa, lo vedo che ragiona – Quindi penso, diciamo per le 6 di domani sera ci rivediamo qui e se tutto è andato bene, ti assumo – conclude ridacchiando mentre io ho già rimesso la camicetta.
Poi mi guarda le tette ancora una volta – Auguri per tornare a casa, ti si vedono i capezzoli, hahaha, mica ti sarai eccitata? –
Abbassando lo sguardo ho solo la conferma, i capezzoli sembrano due antenne pronte a forare il fine tessuto.
Esco da quella suite quasi di corsa, non prima però di aver fatto un inchino di fronte gli “illustri”.
– mica ti sarai eccitata? – Quella frase, mi rimbomba in testa.

Ogni persona che incontravo in hotel, sembrava sapesse che sotto la gonna non portavo mutandine, chiunque sembrava mi fissasse di sfuggita i capezzoli ben visibili sotto la camicetta sbottonata come voleva Ciccio oppure ero solo io a immaginarmi tutto?

Il colpo di grazia è stato nell’autobus, stacarico di gente, dove dovetti stare in piedi per piu di 40 minuti proprio di fronte un gruppetto di ragazzi che non facevano altro che fissarmi.
Poi finalmente la fermata, scendo quasi di corsa spintonando diverse persone e mi dirigo alla fermata dove salirò sull’autobus che mi porterà di fronte a casa.
In quelle poche centinaia di metri, non riesco a girarmi indietro, per il terrore di vedere quel gruppetto di ragazzi – cissà quali intenzioni avranno, chissà se sono scesi anche loro alla mia stessa fermata? –
Poi vedo in lontananza il mio pullman arrivare alla fermata.
Inizio a correre cercando di non inciampare con i miei maledetti tacchi.
Finalmente, la corsa finisce, mi fiondo all’interno e cerco subito un’angolo tranquillo, verso le ultime file, quindi mi siedo.

Appena le porte si chiudono, facendo attenzione a non essere osservata da nessuno, una mano scende tra le gambe, alza la gonna e quando il polpastrello si insinua tra le labbra della passera…..
– Cazzo. Sono fradicia –

 

 

 

 

Dopo aver passato una notte insonne, alimentata da mille pensieri e dall’immagine nitida di Ciccio a braccia conserte di fronte a me, mi risveglio rapidamente. Dopo una lavata frettolosa della faccia, mi fiondo subito nell’ultimo cassetto dell’armadio dove ho stivato tutte quelle cose, che da single in carriera, non pensavo più di dover mettere per molto tempo.

Guardando l’ora mi ripeto di aver fatto bene a depilarmi e fare la doccia la sera precedente, difatti la ricerca in quel cassetto è stata più lunga del previsto.

Quando però mi guardo allo specchio, prima di indossare la divisa, mi domando se Ciccio vedendomi così non mi vorrà anche scopare.

Per fortuna, non l’avevo ancora buttato quel reggiseno, l’avevo tenuto solo perchè era veramente bello. L’avevo comprato per sbaglio di mezza taglia in meno. Nero e completamente ricamato, strizza le mie tette come richiesto, almeno, come spero sia richiesto.
Per le mutandine invece ho optato per qualcosa di semplicissimo, anzi, minimo. Visto che a Ciccio piace il mio culo, ho scelto un perizoma composto da un filo interdentale che si perde tra le mie chiappe, mentre davanti è un semplice triangolino nero ed aderente, che copre maldestramente la mia carnosa e gonfia patatina.

Per le autoreggenti è stata molto più difficile, ne ho poche e semplici oltre che due a rete, poi però, in un angolo, appallottolate, le ho trovate, semplici a prima vista, come quelle che porto ogni giorno, ma se si guarda più in alto, i ricami sono in tema con quelli del reggiseno ed anch’essi neri, danno il tocco finale.
– Mi sento una troia. – ammetto fissandomi in volto tramite lo specchio – vabbè devo sbrigarmi – e così dicendo, mi dirigo al tavolo della cucina, dove trovo la mia divisa di ricambio, pulita e stirata.

Alle 5 meno 5 minuti, riesco finalmente ad arrivare di fronte l’hotel e come il giorno precedente, in reception chiedo di Ciccio.
La procedura è la stessa del giorno prima, il ragazzo mi porta alla suite e dopo avermi presentato, sono dinuovo dentro, di fronte a Ciccio seduto e i tre scagnozzi al suo fianco.
In pochi attimi sono a pochi passi da quegli uomini che mi creano sempre più emozioni divergenti nella mia testa matta.

– Siamo alle solite? Apri due bottoni di quella cazzo di camicetta – eseguo spaventata per come mi abbia appena urlato contro
– Ora si che ragioniamo, guarda ste belle poppe come risaltano. Da oggi lavori sempre con la camicetta aperta, chiaro? – mi domanda senza distogliere lo sguardo dalle tette.
Annuisco.
– Brava ora puoi toglierti la divisa, così vediamo se hai eseguito i compiti a casa – comanda ridacchiando senza togliermi gli occhi di dosso.

Con mille pensieri che invadono la mente, eseguo l’ennesimo ordine, maledicendomi per aver ascoltato la mia amica.
In pochi secondi la camicetta e la gonna sono in terra e quando rialzo lo sguardo verso gli uomini, Per la prima volta, vedo il viso di Ciccio con gli occhi spalancati.
– Fai un giro su te – ordina senza staccarmi gli occhi di dosso.
Eseguo lentamente e quando torno a vedere Ciccio, il suo sguardo non è ancora cambiato e con una mano si sta stringendo il pacco.

Scuote la testa, come per cercare di risvegliarsi e poi, dopo essersi schiarito la voce mi comanda ancora : – Togliti quello straccetto, fammi vedere la passera –

Lascio quindi cadere quel piccolo indumento a terra e quando torno a guardare gli uomini che ho di fronte, per la prima volta, vedendoli tutti con una mano sul pacco, mi sento perversamente fiera, per l’effetto che faccio. L’emozione che provo sovrasta pure la paura e l’imbarazzo che hanno accompagnato i due incontri fino a questo momento.

– Ma vedi che zoccola. – dice uno dei tre scagnozzi.

– Ragazzina. Ti scoperei tutto il giorno se non dovessi lavorare per me. – amette, mentre, non accorgendomi quasi più della sua volgarità, mi scappa un mezzo sorriso.

Alzandosi poi dalla sua maestosa poltrona e stringendo le mani tra loro, si avvicina e torna a parlare seriamente :

– Ora torniamo al lavoro. Ragazzina, l’hai già preso un cazzo in culo? – mi domanda con una serietà disarmante.
Impallidisco vistosamente mentre Ciccio non accenna alcuna reazione.
– Si – mi scappa per la prima volta.
L’uomo alla mia affermazione si avvicina ancora e accostandosi con il volto al mio orecchio, sottovoce mi domanda :
– Ti ho dato il permesso di parlare per caso? –
Scuoto quindi il capo come negazione, tornando a non usare la voce.
Ciccio inizia a girarmi attorno, mi fissa, gira parecchie volte prima di fermarsi alle mie spalle.
Dopodichè, la sua mano raggiunge il mio seno sinistro e strizzandolo in una morsa dolorosa torna al mio orecchio con il viso .
– Ricordati che Ciccio è bravo, ma chi sbaglia Ciccio lo punisce. – allontanandosi con il viso, mentre la mia faccia inizia ad assumere smorfie di dolore, uno sculaccione forte, improvviso, mi fa urlare e se non fosse per la stretta alla mia tetta, sarei già caduta in terra.
Istintivamente vado per coprirmi la chiappa dolorante, quando la mano che mi ha appena colpito mi ferma.
– Dimmi grazie e non coprirti. –
Mentre una lacrima solca il mio viso, quasi sottovoce dalla mia bocca esce una parola, quasi detta con paura di essere nuovamente punita :

– Grazie –
– Brava puttanella – si congratula mollando finalmente la presa dalla mia tetta.
L’istinto è quello di andarmi a toccare le parti doloranti, ma il terrore di essere punita ancora, mi fa desistere ed una volta che l’uomo è di fronte a me, il suo sguardo è compiaciuto.
– Brava, impari velocemente – fa una pausa e poi guardando la mia patatina depilata ritorna a discutere di “lavoro” – allora, cosa dicevamo prima? Ah si, il tuo culo. Mi hai detto che te l’hanno già ficcato dentro. – poi facendo una pausa e tornando a stringere tra loro le mani, domanda – Ti piace prenderlo in culo? Oppure lo prendi solo ogni tanto? –
Ho paura a rispondere e mi limito ad annuire con il capo.
– Si cosa? Cretina. Ora che devi usare le parole stai zitta? Ti avevo sopravvalutato allora! –
Fa quindi per avvicinarsi, sicuramente per punirmi ancora, quando tutto di un fiato rispondo :
– Si, si. Lo prendo in culo e mi piace. Ma adesso non ho il ragazzo ed è tre mesi che non vedo un cazzo. –
– Ahahahahah – si ferma ridendo – che sincerità!!! – mi carezza quindi una guancia con gentilezza.
– Brava troietta – poi schioccando le dita richiama all’ordine uno degli uomini .
– Portami il messaggio per mio cugino – dopodichè, tornando a fissarmi prosegue.
– Con te allora sarà una passeggiata, alla tua amica Lara non piaceva prenderlo in culo ! – ridacchiando si gira dirigendosi verso l’uomo che sgatta in una valigia.
Finalmente, dopo le ultime rivelazioni, inizio a capire il senso del mio nuovo lavoro, anche se qualche dubbio frullava già ieri nella mia testa. Continuavo a dirmi – ma no, sicuarmente dovrò solo consegnare in intimo per fare una bella figura ai clienti di Ciccio. –
Nella mia testa mi do della stupida mentre vedo Ciccio dirigersi nuovamente verso di me con un piccolo cilindro in mano.
– Da brava, ora devi fare il cagnolino ubbidiente. – ride e poi prosegue – mettiti a quattro zampe al fondo del letto –

Ora non ho più dubbi, abbasso il capo e seguita da lui mi vado a posizionare sul letto come ordinato.
– Ma che cazzo! Lascia che il tuo capo e i miei clienti vedano qualcosa di più, facci vedere un po di panorama! Allarga ste gambe come se ti dovessimo scopare e tu non ne vedi l’ora! – arrossendo vistosamente, coscente del fatto che ora tutti vedranno molto bene i miei due buchi, allargo le gambe.
Pochi secondi dopo, due mani allargano le mie chiappe.
Il contatto quasi mi fa rabbrividire e in pochi secondi ho la pelle d’oca.
– Rilassati o sarà solo peggio per te – consiglia l’uomo prima di sputarmi sul buco del culo diverse volte.
– Vieni qui tu, tieni le chiappe aperte mentre lo ficco dentro. – Ciccio comanda a uno degli scagnozzi.
Le mani che mi tengono le chiappe aperte, quindi cambiano, poi un dito inizia a spalmare la saliva sul mio buco per poi iniziare a forzarlo.
Chiudo gli occhi e sospiro mentre sento la prima falange entrare.
Il dito ruota, esce e poi rientra piu volte.
Esegue la stessa operazione più e più volte, fino a quando tutto il dito non è entrato nel mio culo, dopodichè sento quel gelido e duro cilindo forzare per entrare.
È un’attimo, e dopo una spinta decisa, accompagnata da un mio urletto, il cilindro viene spinto dentro il mio culo.

Infine, il dito di prima torna a spingere ed entra anch’esso, spingendo nelle mie viscere il cilindro maledetto.

– Ora rivestiti se non vuoi che perdo la testa e ti scopo il culo, così il messaggio a mio cugino lo sputi direttamente dalla bocca. – dice ridendo mentre si allontana con il suo scagnozzo.

In pochi minuti sono nuovamente in tenuta da hostess ad ascoltare gli ultimi dettagli :
– Ora lavorerai come sempre. Fai attenzione però, ricordati che la curiosità a volte fa male e io ho occhi anche sul tuo volo. – fa una pausa fissandomi in volto – Quando arrivi a Napoli, esci dall’aereoporto e cerca i due uomini con il cartello “Carmen Rossi”, ti accompagneranno in un hotel come questo dove un ragazzo ti accompagnerà in camera. –
Mi guarda e mi domanda se ho capito tutto.
Annuisco con il capo e lui prosegue :

– Brava. Fai tutto quello che ti viene ordinato e ricordati che a mio cugino, come tutti quelli che incontrerai se superi il test, desiderano molto l’anonimato e quindi tu non li devi guardare mai. –

Più Ciccio parla e più mi fa paura.

 

Fissandomi torna a parlare in tono di raccomandazione questa volta

– Ricordati che tu non hai finito il tuo lavoro fino a quando non ti consegna il messaggio per me, poi te ne puoi andare. Ti riaccompagneranno all’aereoporto –

Annuisco con il volto sconvolto da queste ultime indicazioni.

– Una volta che sei qui e mi sono preso il messaggio ti darò il tuo compenso. – conclude per poi congedarmi.
Mi inchino nuovamente e senza fiatare esco dalla suite.
– Sto maledetto cilindro mi da un fastidio, per fortuna che devo andare solo a Napoli –

dico mentre scendo con l’ascensore.

Un’ora dopo, sono sull’aereo.

Lara non c’è.
– Meglio, altrimenti l’avrei riempita di insulti. Ma tu guarda in che situazione mi ha cacciato –
Dopo pochi minuti inizia a salire la gente per prendere posto, ogni uomo che entra, mentre lo saluto, mi domando se sia qualche scagnozzo di Ciccio, poi però inizio a lavorare e quasi mi dimentico di tutto, ma non di quel fastidioso cilindro nel culo.
Una frase di Ciccio però continua a frullarmi in testa : – non hai finito il tuo lavoro fino a quando non ti consegnerà il messaggio per me – non voglio sapere cosa sta a significare, non ci voglio nemmeno pensare!

 

 

 

Come previsto, quando esco dall’aereoporto trovo ad attendermi due uomini in giacca e cravatta, con scuri occhiali da sole ed in mano il cartello “Carmen Rossi”.

Mi avvicino quindi a loro cercando di sorridere il più normalmente possibile, cercando in malo modo di celare il mio nervosismo.
– Ti ha mandato Ciccio ? – mi domanda uno dei due.
Annuisco in silenzio mentre smetto di sorridere, quasi terrorizzata, vedendo quei volti ancora peggiori di quelli degli scagnozzi di Ciccio.
Uno dei due mi invita ad accomodarmi sui sedili posteriori tenendo la porta aperta, mentre l’altro raggiunge velocemente il posto di guida.
Mentre l’auto viene avviata, l’altro ha già chiuso il mio sportello per poi posizionarsi accanto al collega.

Il tragitto risulta relativamente corto, se non fosse per la velocità spropositata a cui va questa maledetta auto.
Tiro un sospiro di sollievo e riesco a calmarmi solo quando finalmente ci fermiamo bruscamente di fronte l’hotel e nel mentre che scendo dall’auto un ragazzo con la divisa dell’hotel ci raggiunge.
– Lei è Carmen Rossi ? – mi domanda con cortesia e professionalità.
– Si – riesco a dire quasi sottovoce.
– Prego mi segua. Entriamo dal retro per la sua riservatezza. – mi invita mentre già si dirige sul retro del palazzo.

Noto che tutti i fatti stanno succedendo in una rapidità pazzesca e credo sia tutto studiato e pensato per non essere notati e per ridurre le probabilità di essere quindi riconosciuti.

Lo seguo a fatica, quasi trotterellando per colpa dei tacchi.
– Prego entri – mi esorta tentendo la porta del retro aperta.
– Grazie – rispondo lasciandomelo alle spalle, per poi fermarmi ad attenderlo.
All’interno dell’hotel perdo in breve tempo l’orientamento mentre lo seguo nei corridoi, poi finalmente entriamo in ascensore dove ho modo di vedere meglio quel ragazzo.

È giovane, sicuramente più di me. Avrà giusto 20 anni, non un anno di più, eppure continua a darmi del lei pur essendo quasi coetanei, sembra quasi non si accorga di me.
– Sarà l’abitudine a trattare con tanta gente, eppure sono di fronte a lui e la mia scollatura la nota chiunque – la riflessione nella mia mente sorge spontanea..

Il campanello mi distoglie dai pensieri annunciando che siamo arrivati.
Usciti dall’ascensore percorriamo pochi metri e dopo una “strisciata” di tessera, la porta si apre ed entriamo in una suite stupenda, quasi più suntuosa e grande di quella in cui mi sono trovata con Ciccio.
– Bellissimo. – mi viene spontaneo da dire.
Il ragazzo quasi non si cura del mio commento e dopo aver chiuso la porta alle nostre spalle si dirige verso una borsa posata in terra.
– Prego signorina, vada di fronte al letto, devo prepararla per l’incontro – mi dice con disinvoltura.

– Cosa devi preparare scusa? – domando cadendo dalle nuvole.
– Non le serve saperlo. Mi hanno detto – fa una pausa mentre estrae faticosamente delle corde – di consigliarle di non fare storie, quando sarà pronta andrò a chiamare chi deve incontrare. – Si drige quindi al fondo del letto per poi farmi cenno di raggiungerlo
Mi domando se sia anche lui uno assoldato da questi brutti tipi mentre dirigo i passi nel posto indicatomi.
– Si levi gonna e camicetta prego – mi dice con naturalezza mentre con lo sguardo è impegnato a guardarsi un dito leggermente screpolato .
Il cuore inizia a battere più forte e mentre le guance diventano infuocate, mi spoglio di fronte a lui rimanendo con l’intimo, le autoreggenti e le decoltè. Ha voluto che consegnassi a lui la mia divisa comprensiva di cappellino per poi riporla in un sacchetto.

Sembra non accorgersi del fatto che ora di fronte a lui ci sia una ragazza mezza nuda e mantenendosi disinvolto ma professionale, mi accompagna di fronte al letto.
Stando poi alle mie spalle mi ordina ancora :
– Prego, allarghi le gambe e poi si pieghi fino ad appoggiare i gomiti sul letto. –
Ancora una volta colpita dall’imbarazzo e sempre più agitata, allargo le gambe e piego il busto.
Per riuscire però ad appoggiare i gomiti sul letto piego leggermente le ginocchia esponendo ancora di più il mio culo agli occhi del ragazzo.
Tra me penso : – Chissà se questa volta sta guardando ! Avrà il cazzo duro come il marmo ormai ! –
– Signorina, non così! Le ginocchia non deve fletterle! Apra maggiormente le gambe! – annuncia sbuffando.
Eseguo quindi l’ordine sentendo che il piccolo triangolino del perizoma si sposta leggermente, probabilmente mettendo in mostra qualcosa di troppo.
– Bene ora stia ferma – anuncia sentendo poco dopo una corda avvolgersi attorno la mia caviglia destra. La stessa cosa, dopo poco, succede anche all’altra caviglia, si siede quindi sul letto e toccandomi per la prima volta, mi stringe tra loro le mani per poi alzarle per poter avvolgere i polsi in piu giri di corda.

– Ho legato le sue caviglie alle zampe del letto. Le conviene non alzarsi o rischia di cadere e farsi male! – mi raccomanda prima di alzarsi e dirigersi alle mie spalle.
Sento ancora un po di trambusto e poi torna verso di me.

– Qui ho finito Signorina. Quando avrete concluso tornerò e dopo averla sistemata la riaccompagno all’auto. – mi dice cordialmente prima di uscire dalla suite lasciandomi sola.

 

Ancora una volta mi domando in che diavolo di situazione mi sia cacciata, constatando però che ormai è tardi e chiunque entrerà da quella porta, avrà di fronte una ragazza in lingerie e tacchi alti legata a novanta al letto. In poche parole, potrebbe farmi qualunque cosa, se solo volesse.

Ma questi, di cosa vogliano farmi, mi sale qualche dubbio.

 

Intanto sento la serratura scattare, la porta si apre e sento passi, tanti passi dirigersi alle mie spalle.

 

 

 

Ciccio è stato chiaro, non devo guardare e non devo parlare.
Un forte odore di sigaro arriva alle mie narici poco prima che la porta si richiuda rumorosamente.
Sento poi qualcuno avvicinarsi maggiormente a me e la paura aumenta.

Una mano, come fosse una scossa elettrica, si posa decisa sulla mia chiappa destra e poco dopo, una gamba si appoggia alla mia facendomi capire dove l’uomo si sia posizionato.
La stessa cosa in breve, succede nuovamente e la mia chiappa sinistra è a contatto con un’altra mano come anche l’altra gamba.

Il mio respiro diventa sempre piu corto e mentre tengo gli occhi chiusi stretti, una voce mi fa quasi saltare per lo spavento.

– E mo dove sta? Ciccio a voi ha detto qualcosa? – con voce rauca e di chi fuma da una vita domanda ai presenti.
– No.. Non so. – la voce è di chi sta appoggiato alla mia chiappa destra.
– Vabbè.. – sbuffa e dopo aver schiarito la voce continua – abbassale – ordina con tono calmo.

Sulle mie chiappe, una delle due mani si sposta per lasciare spazio all’altra che dopo aver preso il perizoma, con decisone lo abbassa fino a quando non si incastra sulle autoreggenti mettendo così in mostra i miei buchi.
– Tenetemela ferma e allargate un po le chiappe. – così con questo ordine, quattro mani, due per chiappa, allargano quasi dolorosamente le mie chiappe.
– Ora vediamo Ciccio che mi deve dire – conclude poco prima che io senta un grosso dito farsi largo tra le labbra della mia passerina.
Quel dito non si fa tante remore e dopo aver vagato e raggiunto ciò che cercava, sprofonda prepotentemente in me.
Un urletto mi parte spontaneo spezzando il silenzio in quella stanza.
– E tu stai zitta cagna – ordina per poi spingere il dito ancora piu in profondità.
Ma sta volta non urlo più, stringo i denti, chiudo le labbra e cerco di trattenere il fiato, perchè quello che sento non è dolore.

Esce completamente da me e poi come una furia rientra.
Sta volta non resisto più

– aaahhh!!! – ansimo mascherandolo maldestramente come fosse un gemito di dolore
– Ma sta cagna è fradicia – esordisce ridendo mentre estrae il dito e lo asciuga dai mei umori sul mio interno coscia. Mi sento imbarazzata, mi sento ridicola a riuscire a godere da tale situazione.
– Li dentro non ci sta – conclude l’uomo

Ma dopo pochi attimi, quel dito si poggia sul mio culo.
– Allora sta qui! – dice iniziando a spingere per entrare.

 

I miei lamenti credo si sentano fino nel corridoio dell’hotel , mentre quest’uomo mi spinge con forza il suo dito nel culo ancora arrossato dall’intrusione mattutina.

Non si è nemmeno curato di lubrificarmi con qualche sputo o con l’inevitabile bagna che mi cola dalla figa per riuscire ad entrare nel mio culo. Sembra sia una sorta di punizione, per essermi eccitata senza permesso in questo mio nuovo e surreale secondo lavoro.

Ed infine, quando sento il dito sprofondare in me fino alle nocche per poi scavare all’interno in cerca del messaggio, cerco di aggevolare la ricerca spingendo con i muscoli della pancia per farlo uscire. La mia iniziativa ha successo ed in breve, il dito trova cosa stava cercando.
– Eccolo – esordisce ridacchiando – Ora tu puttanella, spingi come se dovessi fare tanta cacca. – mi ordina dopo aver estratto il dito.
Con il buchetto ancora aperto leggermente da quel dito, “sputare” il cilindro è stato un’attimo, come ancora in un’attimo mi sono resa conto del vuoto, come un tunnel, lasciato da quell’intruso.

– Mimì. – chiama con tono secco mentre lo sento allontanarsi – tienila larga mentre leggo e rispondo – comanda facendomi sbiancare, intuendo cosa dovrà tenere largo.
In breve tempo, un’altro lamento riempie i corridoi dell’hotel, quando un’altro dito sconosciuto, mi sprofonda nelle viscere senza pietà.

Sento quindi il cugino di Ciccio discutere sottovoce con altre due persone, mentre Mimì, credo per divertirsi a farmi gemere, muove in continuazione il dito ed addirittura entra ed esce completamente diverse volte. Invece i due uomini posti a tenermi larghe le chiappe, non accennano a diminuire la forza con cui le allargano ed alla lunga iniziano a diventare quasi insopportabili.

Finalmente sento le discussioni cessare quando con i denti stretti e gli occhi spalancati sono quasi sul punto di non riuscire più a trattenere i lamenti.

Mimì a questo punto si ferma, ma senza estrarre il dito ed in dialetto stretto annuncia qualcosa senza però ricevere alcuna risposta.

Sento dei passi decisi puntare verso di me e dopo avermi sorpassata, sento il letto muoversi.
Vedo delle ginocchia, avvolte in eleganti pantaloni neri che si avvicinano sempre di più a me, piegata a novanta sullo stesso materasso.

Questa nuova presenza, ferma la sua corsa solo dopo essersi posizionata di fronte il mio viso.

I miei capelli vengono quindi presi in una dolorosa stretta che mi costringe ad alzare il capo ed anche il busto. Non posso fare a meno di guardare quindi la persona di fronte a me, ma quando vedo il passamontagna in testa, una fitta di terrore mi sale fino nelle tempie.
– Stai dritta puttanella – annuncia la solita voce, ora di fronte a me.

Punto quindi le mani sul materasso e cercando di stare più dritta possibile, sento finalmente cessare il dolore al capo e vedo il braccio dell’uomo ritirarsi.
Passano pochi secondi prima di sentire un tocco presumibilmente involontario sulla mia schiena, poi ancora ed in un lampo il reggiseno mi viene sganciato.

Non so per quale motivo risesco a trattenermi da andare a coprirmi, mentre sento quel pezzo di stoffa scivolare lungo le mie braccia fermando la corsa raggiunto il materasso.

– Che tette – annuncia prima di agguantarle con entrambe le mani.
– Mio cugino aveva proprio ragione ! – continua ridacchiando e senza smettere di impastarmi le poppe.

– Guarda che capezzoli – commenta per poi andarli a strizzare entrambi.
Lo vedo che mi fissa in volto e mentre sorride, stringe sempre di più la presa.
Credo di diventare di tutti i colori, mentre fatico a trattenere il fiato, poi, sconfitta, sbuffo lamentandomi e cercando di riprendere fiato. Non smette di stringere e torcendoli mi fa lamentare ancora ad alta voce.
– Mi fai venire il cazzo duro quando miagoli come una troia – commenta mollando finalmente la presa.

Lo vedo sgattare nella tasca dei suoi pantaloni e dopo aver estratto un cellulare, inizia a fotografarmi.
Scatta almeno una decina di foto e dopo avermi dato uno schiaffetto leggero in volto si alza dal letto, tornando alle mie spalle.

– Levati – comanda a Mimì, mentre lo sento avvicinarsi
Il dito a questo punto esce con la solita irruenza con cui è entrato, ma ben presto, viene sostituito da una presenza fredda e molto più ingombrante che spinge per entrare.
– Ora non provare a lamentarti come prima o vedi che te ne pentirai amaramente – esordisce senza smettere di spingere.
Sento le carni allargarsi molto più di prima e mentre qualche lacrima inizia a colare sul mio viso, quell’affare sprofonda senza pietà in me.
Trattengo il respiro e serro le labbra mentre l’uomo dietro di me scoppia in una sonora risata.
– Cara mia, spero che la prossima volta sarai più larga, altrimenti ti dovrò allargare io – e scoppia nuovamente a ridere mentre con un’ultima spinta, l’affare entra completamente in me.
Il dito che però lo segue, non ferma la sua corsa ed entrando nel culo, spinge il messaggio dentro le mie viscere mentre la mia testa quasi scoppia dalla resistenza che cerco di fare al dolore che sento.

– Per essere una prova, sei stata abbastanza brava – si complimenta estraendo il dito.
– Ragazzi tornate pure comodi – annuncia ai due uomini che mollano finalmente di tenere larghe le mie chiappe.
Sento finalmente che tutti si allontanano, mentre però sento in me quell’intruso, ancora più grosso del precendente.

La porta della suite si apre e mentre li sento uscire, ancora una volta la voce dell’uomo si fa sentire e rivolta presumibilmente al ragazzo dell’hotel gli ordina di tornare dentro per finire il lavoro.

In breve sento quindi la porta richiudersi. Passa qualche secondo prima che senta un respiro profondo e poi dei passi decisi verso di me.
– Eccomi signorina. – respira nuovamente rumorosamente – Ora la sistemo e può tornare sotto con me – conclude sentendo armeggiare sulla caviglia destra per slegare i nodi delle corde.

 

Quando finalmente mi trovo nuovamente in posizione eretta però, uno stimolo si fa sentire alla vescica ed ancora con il perizoma a metà coscia ed il reggiseno sul materasso, mi giro verso il ragazzo, che rosso come un peperone, non smette di guardarmi le tette.
– Senti, vado solo in bagno e torno. – annuncio mentre inizio a dirigermi verso la porta.
– No! – urla quasi – Aspetti, mi hanno ordinato che qualunque cosa faccia, devo sempre controllarla perchè non deve toccarsi.. ehm.. il… il culo – conclude la frase dicendo l’ultima parola con una fatica notevole.

E così, mi siedo sul cesso a gambe larghe e sotto lo sguardo vigile del ragazzo, non senza difficoltà vista l’esibizione, riesco finalmente a farla tutta.

Mi viene da ridere, il suo imbarazzo mi stimola la mia stronzaggine e così, me ne torno verso il letto senza ancora sistemarmi il perizoma.
Una volta raccolto il reggiseno dal letto, facendo bene attenzione a sporgere il più possibile il culo mentre mi piegavo a novanta, mi giro verso di lui ormai violaceo in volto e dopo aver mostrato ancora una volta le mie tette, mi rivesto molto lentamente.

Usciti dalla suite, mentre scendiamo le scale di servizio, mi sento un po affaticata mentre non mi sono ancora abituata a quell’affare nel culo.
Per distrarmi e punzecchiare ancora il ragazzo mi fermo un secondo a riprendere fiato e quando anche lui si ferma ad attendermi lo faccio ancora una volta arrossire :

– Complimenti per la professionalità, un’altro credo mi avrebbe sbranata. –
– Signorina, purtroppo questo è il mio lavoro, qui se sbaglio non mi licenziano, ma la punizione non è bella – annuncia rattristando un poco il viso prima di riprendere la discesa.

Usciti dalla porta di servizio, l’auto è già fuori che mi attende.

 

 

Il volo di ritorno è andato benissimo e rispetto il fastidio iniziale per l’intruso nel mio intestino, questa volta sembra quasi di non sentirlo.

Salutate le mie colleghe di lavoro e finalmente uscita dall’aereoporto, un’altra auto mi attende nuovamente. Questa volta senza cartelli di riconoscimento e senza alcuna presentazione, un’uomo mi raggiunge e mi annuncia che Ciccio mi attende e dopo avermi preso per un braccio, quasi mi trascina di peso verso l’auto.

In pochi attimi sono nuovamente in viaggio ed anche questi non sembrano intenzionati a staccare il piede dall’accelleratore. Riprendo a respirare regolarmente solo quando riesco finalmente a scendere dall’auto, proprio di fronte l’hotel di questa mattina.

La procedura è sempre la stessa e dopo aver chiesto di Ciccio alla reception, un ragazzo nuovo mi accompagna alla suite e dopo avermi annunciato, mi lascia entrare.

Ciccio non tarda a far sentire la sua presenza e non usa nemmeno salutare come suo solito.
– Allora a mio cugino son piaciute le tue poppe? – domanda ridacchiando.
– Dai vieni qui a fare il cagnolino sul letto. Oggi ho poco tempo, dopo ho una partita tra amici. – dice facendomi segno di salire sul letto.

Senza quindi spogliarmi, come invece credevo di dover fare, salgo gattoni sul letto ed appena posizionata, la gonna viene subito alzata e senza alcuna dolcezza, mi viene abbassato il perizoma.
– Hai tutto il culo rosso, guarda che roba. – dice ridendo nuovamente.
Sento subito dopo le chiappe allargarsi e finalmente una sensazione di refrigerio data da qualche sputo mi da finalmente un po di sollievo. Purtroppo per me però, questo sollievo dura poco ed un dito prepotente di Ciccio, sprofonda nel culo facendomi gemere.
– Dai al posto di miagolare inizia a spingere. – e così dicendo lo sento forzare il buco e mentre spingo, un’altro dito cerca di entrare allargando ulteriormente il buco dolorante.

– Spingi.. dai.. spingi… forza – ed al comando aggiunge diversi sculaccioni.

Spingo, stringo i denti, mi lamento, spingo e spingo mentre gli sculaccioni non cessano. Spingo, spingo e gli sculaccioni proseguono, spingo e poi urlo quasi mentre il secondo dito riesce a entrare in me.
– Zitta zoccoletta. Dai spingi che lo sento. – comanda sotto voce mentre io spingo ancora di più.
Finalmente lo sento anche io uscire, sento che arriva all’uscita, sento che forza per uscire e poi dopo un’ultima spinta…

– Aaahhhh!!! – urlo quasi mentre lo espello di colpo ed il culo finalmente si richiude rapidamente.
Una sensazione strana mi invade il fondoschiena, sembra che dentro di me ci sia un cratere al posto dell’intestino.

Due sculaccioni forti mi risvegliano assieme alla voce di Ciccio
– Ma guarda te che troia. – dice quasi nervosamente – Hai sporcato pure il letto per quanto cazzo sei venuta –

– Cooosaa?? – riesco solo a domandare anche se so che non dovrei aprire bocca.
Un’altra serie di sculaccioni mi fa bruciare il culo e poi la voce di Ciccio mi fa arrossare invece in volto.
– Sei venuta brutta zoccola e la prossima volta che usi la bocca senza permesso, te la uso io per altro. – annuncia allontanandosi dal letto con in mano il messaggio del cugino.

Passano alcuni minuti, nei quali lo sento parlare sottovoce con i suoi scagnozzi mentre io, con la gonna alzata e il perizoma a metà coscia, non oso muovermi e ne approfitto per godermi l’aria della stanza che mi da un pizzico di refrigerio al culo tutto rosso ed al mio buchino ben visibile a tutti i presenti.

– E brava, hai fatto colpo! – annuncia mentre ero sovrappensiero, facendomi quasi spaventare – A mio cugino sono piaciute non solo le tue poppe, ma anche il resto. –
Poi avvicinatosi, mentre mi accarezza il culo nudo, prosegue sottovoce :
– Però mi ha detto che non sei stata troppo professionale.. – afferma passando due dita sulla mia passera ancora umida dall’orgasmo di prima. Vibro a tale tocco e poi lo sento ancora parlare :
– Mi ha anche detto che ti sei lamentata e ha fatto fatica con il tuo culo – conclude allontanandosi da me.

– Alzati – mi comanda.
Senza ricompormi eseguo l’ordine e senza voltarmi attendo altri comandi.
– Girati – comanda ancora.
Una volta che mi giro, tengo lo sguardo basso.
Si avvicina e mi porge una mazzetta piena di pezzi da 20 euro. Faccio quindi per prenderla, ma appena avvicino la mia mano ai soldi, lui li allontana improvvisamente.
– Se vuoi potresti portarmi fortuna questa sera e a questa mazzetta aggiungo ancora una decina di pezzi da 20. – conclude ridacchiando ancora.

Faccio una faccia interrogativa, non sapendo cosa fare.
Captando le mie perplessità, Ciccio mi spiega che sarebbe stata solo una partita di poker.
– Allora accetti? – domanda diventando impaziente.
Annuisco in silenzio.

Si volta verso gli scagnozzi e richiamando l’attenzione di uno di loro, ascolto anche io le nuove direttive.
– Portala a casa sua. – poi voltandosi verso di me continua – Il mio amico ora ti accompagna a casa. – poggiando un dito sotto il mio mento mi fa alzare il capo per guardarlo in faccia – Ti lavi, ti profumi e ti fai belli sti capelli – dice toccandomi una ciocca che sporge dal cappellino – Ti devi vestire bene, quindi ho preso io quello che ti serve, non mettere nient’altro – comanda per poi porgere allo scagnozzo un sacchetto da cui intravedo all’interno un paio di scarpe.
– Tra un’ora dovete essere a casa mia – conclude prima di allontanarsi.

Lo scagnozzo, dopo aver aspettato che mi ricomponessi, mi guarda volgarmente la scollatura per poi farmi cenno con il capo di andare con lui.

 

 

In pochi minuti siamo di fronte il mio palazzo.
Non ho dovuto nemmeno spiegargli la strada, la sapeva già, probabilmente ero stata pedinata precedentemente.
L’uomo scende con me dall’auto e non accenna a scollarsi, sale anche lui al mio appartamento e mi segue anche quando vado in camera per spogliarmi.
Prima di aprire la camicetta, mentre poso il cappellino della divisa sul letto, provo a guardarlo, per conoscere le sue intenzioni.
– Ti muovi? Non abbiamo tutta la notte. – mi comanda, togliendomi ogni dubbio.

Mi tocca così fare un ennesimo spogliarello in cui cerco di essere il più naturale possibile, cercando di non pensare al fatto che anche sta volta vengo osservata.
Una volta nuda, non oso nemmeno coprirmi, per evitare eventuali ripercussioni e mi dirigo verso il corridoio, dove però, sull’uscio della camera, la strada viene sbarrata dall’uomo che mi fissa il corpo nudo senza alcun ritegno.
– Dove vai ? – domanda ghignando
– Vorrei andare a lavarmi – rispondo a capo chino
– Vacci a quattro zampe – mi comanda ridacchiando malignamente
Così, una volta posizionatami a quattro zampe, finalmente mi lascia passare, stando però alle mie spalle per godersi lo spettacolo.

Finalmente nella vasca, faccio per tirare la tenda, quando anche sta volta mi ferma ridendo.
Appena apro il rubinetto e l’acqua inizia a scorrere sul mio corpo nudo, l’uomo, ancora in piedi vicino a me, inizia ad armeggiare con i pantaloni.

In breve, al mio fianco compare un randello grosso e nodoso in piena erezione. Il sangue mi si raggela nelle vene non credendo queste persone si spingessero tanto oltre.
Spalanco la bocca e rimango bloccata, sotto l’acqua che scorre, mentre lo vedo impugnare l’asta e iniziare a segarsi con forza.
– Allora? Non hai mai visto uno farsi una sega ? – mi domanda senza smettere di menarselo.
In breve aumenta ancora di più il ritmo e dopo alcuni respiri affannati, mi viene addosso grugnendo.
Lo vedo quindi sedersi sul cesso per riprendersi, mentre lo sperma cola sul mio corpo, portato via dall’acqua calda.
– Muoviti che non abbiamo tempo – mi urla quasi, mentre si sta ripulendo il cazzo.

Una volta conclusa la doccia, dopo essermi asciugata il corpo ed avvolto l’asciugamano sui miei capelli, continuando a non coprirmi, domando dove siano i vestiti che devo mettere.
L’uomo esce quindi dal bagno e dopo poco, torna con in mano il sacchetto consegnato da Ciccio.
Quando vedo però cosa tira fuori, quasi sbianco.
Oltre un paio di sandali dal tacco vertiginoso e pieni di brillantini, a completare l’abbigliamento c’è soltanto un abito leggerissimo, in pizzo e quasi trasparente.
Quando lo indosso, le maniche fortunatamente sono lunghe, ma le spalle rimangono completamente scoperte ed a tenerlo su, non sono altro che i miei seni, mentre invece la parte bassa, termina qualche dito sotto la fine del mio culo.

Mi sciolgo quindi l’asciugamano dalla testa e guardando l’ora, l’unica cosa che mi viene in mente di fare è spalmare i capelli con una crema che li rende piu brillanti e mantiene l’effetto “bagnato”.
Quando indosso i sandali e vado a guardarmi allo specchio, una voce dietro di me, mi fa diventare di tutti i colori :

– Se solo potessero, penso che tutti questa sera ti scoperebbero – si avvicina e toccandomi il culo prosegue – me compreso.- conclude dandomi una sculacciata prima di dirmi che è tardi e che dobbiamo andare.

 

 

Uscendo di casa, sopratutto fuori dal portone del palazzo, con il cuore in gola che batte all’impazzata, non mi sono mai sentita così nuda.
Penso che se mi togliessi sto straccio di dosso, non ne sentirei alcuna differenza.
Mentre raggiungiamo rapidamente l’auto, sento il vestito alzarsi per una folata di vento, proprio mentre passo affianco a due ragazzi.
Sono sicura che mi abbiano visto, sono sicura che ora sanno che sotto non porto nient’altro.
Devo fare infretta, questo scagnozzo di Ciccio è capace a lasciarmi scopare da sti due, mentre lui si fa anche una sega al posto di portarmi via.
Così aumento il passo, raggiungendo subito l’auto, senza guardarmi però alle spalle, sperando che quei due se ne siano andati, sperando non si siano accorti di niente e poi, quando finalmente sento la serratura scattare, in un baleno sono già seduta dentro ed ho richiuso lo sportello.

L’uomo, visto il mio imbarazzo e l’impeto con cui sono entrata in macchina, si mette a ridere e dopo aver avviato il motore, parte sgommando.

La corsa però termina dopo poco e raggiunta una fermata dell’autobus, dove presenti ci sono alcuni uomini, l’auto si ferma e mentre abbassa il finestrino mi minaccia :

– Se ti ribelli, sappi che Ciccio non sarà per niente contento. – poi, rivolgendosi verso l’esterno, richiama l’attenzione di uno degli uomini
– Scusa tu. Per via roma dove devo andare? – domanda all’uomo che un po guarda le mie tette e un po le gambe nude.
– Allora.. Per via roma, devi girare a sinistra al prossimo stop e poi destra tra altri due semafori – spiega faticando a distogliere lo sguardo dal mio corpo
– Grazie, molto gentile. Guarda se vuoi, puoi toccare le tette a mia moglie come ringraziamento – e mentre io sbianco ed il sangue si raggela nelle vene, con una mano mi abbassa il vestito, scoprendo le tette
L’uomo, mettendo la testa nell’abitacolo ed iniziando a palparmi volgarmente, chiede :
– ma dove l’hai trovata sta puttana. Dai non è tua moglie. È troppo giovane per te – domanda senza smettere di palpare.
– Va bene ora basta. Ciao e grazie – annuncia innestando la marcia e partendo mentre le mani dello sconosciuto sono ancora attaccate alle mie poppe.
– Eeeiiii fermati!!!! – sento ancora in lontananza con la macchina che prende velocità mentre pietrificata non riesco ancora a muovermi
– Ahahahahah!!! – ride di gusto mentre mi aggiusta approssimativamente il vestito, ricoprendomi le tette.

– Tranquilla, questo è solo l’antipasto. – fa una pausa ridendo e poi prosegue – ora che hai passato il test possiamo andare da Ciccio – conclude ridendo mentre bucia un semaforo rosso.

Quando ci fermiamo di fronte un grosso casolare con all’esterno una moltitudine di macchine lussuose, il terrore, al posto di cessare, aumenta ancora di più. Sopratutto quando, di fronte l’entrata, molti uomini fermi a chiacchierare tra loro fumando sigarette, notano il nostro arrivo.

 

Dopo essere uscita dall’auto, un inquietante silenzio si diffonde nella piccola folla di presenti e finchè non varchiamo la soglia dell’entrata, nessuno parla più.
Gli sguardi invece, quelli parlano eccome!
Sono tutti per me, tutti puntati sulle mie gambe nude, sul corto e trasparente vestito e tutti desiderosi di vedere di più di una semplice trasparenza.

– Ecco il mio porta fortuna! – urla Ciccio, in lontananza e con le braccia aperte, mentre ci vede entrare.
– Vai dal capo – ordina l’uomo che mi scorta – dai muovi sto culo! – ordina ancora con nervosismo.
Così, sui miei tacchi alti, trotterello goffamente verso l’altro uomo che mi attende a braccia aperte.

– Era ora che arrivassi! – fa una pausa mentre mi abbraccia quasi stritolandomi – Stavo aspettando te per iniziare la partita tra amici! – dice mentre già ci incamminiamo verso un’altra stanza da cui arriva un forte vociferare.
– Sai, mi serve sempre un po di fortuna quando gioco – ridacchia mentre entriamo nell’immenso stanzone, dove presente al centro, c’è un’altrettanto immenso tavolo, rotondo e pieno di persone che fumano e chiacchierano tra loro.
Al nostro arrivo però, come fosse un cerimoniale, tutti si alzano ed uno ad uno passano vengono a salutare Ciccio stringendogli la mano ed abbassando il capo in segno di rispetto.
Io rimango ferma e zitta al suo fianco senza sapere assolutamente cosa fare.
Infine, completato il “cerimoniale”, viene tirata fuori una grossa tovaglia verde ed una volta allestito il tutto con fish e molteplici mazzi da gioco, vengo invitata a stare in piedi, affianco al “padrone di casa”, Ciccio, che dopo essersi acceso un grosso sigaro si siede su una delle poltrone poste attorno al tavolo rotondo.

In pochi minuti, il gioco inizia e tutti concentrati, puntano cifre da capogiro per una ragazza come me. Uno addirittura, alla prima puntata, decide di mettere l’equivalente di ciò che guadagno in tre mesi da hostess.
– Illustre, ma questa bella fanciulla? – un uomo domanda a Ciccio per poi fissarmi senza ritegno le cosce nude.
Ciccio sorride e mostrando i denti che stringono il grosso sigaro fumante, poggia una mano sulla mia coscia, poco sotto la fine del vestitino.
– Piccina, vai dal mio caro amico e portagli fortuna – conclude per poi carezzarmi il culo prima di congedarmi.

Anche se non sono su un volo di linea e non indosso la mia classica divisa, cerco di far finta di essere a lavoro e con un discreto nervosismo che celo sotto un falso sorriso, mi avvicino all’uomo che mi fissa già con stampato in volto uno sguardo da vero porco.

– Vieni cara, vieni a portarmi fortuna – comanda l’uomo mentre mi guarda insistentemente le gambe nude.
Appena mi sono accostata alla sua poltrona però, tutto il mio apparente self-control, quasi scompare con la sua grossa mano che partendo dal mio polpaccio, risale lungo la gamba e gustandosi il contatto con la mia pelle, si ferma quando incontra l’orlo del vestitino.
– Che morbida pelle che hai – dice senza mollare la mia coscia – quanti anni hai bambolina ? – domanda salendo ancora con la mano, alzando leggermente il vestitino ed arrivando all’attaccatura del culo.

Con il terrore di un’eventuale punizione, mentre lui torna a guardare le carte che tiene nell’altra mano, guardo Ciccio che leggendomi nello sguardo commenta:

– Si zoccoletta, puoi parlare liberamente per sta sera. –

Quasi un sospiro, sottovoce, quasi con fatica ci riesco
– Venticinque – dico con il cuore a mille

– Allora sei ancora tutta da sciupare ? – domanda mentre la mano raggiunge la mia chiappa per poi stringerla prepotentemente.
Non riesco a rispondere, non riesco a parlare mentre lui muove su e giu quella mano.
– Che fai ? Non rispondi ? – chiede per poi trascinarmi sulle sue gambe, fino a quando con il culo, non finisco a sedermi sul suo pacco.
In breve, una prepotente erezione si fa strada allargando le mie chiappe, tendendo il mio vestitino ed i pantaloni dell’uomo.

La sua mano intanto, si sposta sulla mia coscia, muovendosi su e giu con costanza, dal ginocchio fino all’orlo del vestitino.

– Allora ? Ti piace farti scopare? – mi domanda salendo a toccarmi la pancia da sopra i vestiti
– Ti piace fare la puttanella vogliosa ? – domanda salendo a tastarmi una poppa
– Allora? Forse è ora che tiri fuori ste poppe – continua a palpare per poi salire a toccarmi le guance infilandomi infine un dito in bocca

– Lei è una delle nuove. Fa il piccione – puntualizza Ciccio guardandomi divertito mentre non so cosa fare.

A questo punto l’uomo mi gira il volto verso il suo e sorridendo commenta :
– Ora capisco perchè sei così silenziosa e carina –
Ma poi a farmi tremare, sono le parole che arrivano dalla bocca di Ciccio :
– Prima non hai sentito cosa ha detto il mio caro amico? – mi domanda fissandomi – Ti muovi a tirare fuori ste poppe? –

 

– Carina questa zoccoletta. La prossima settimana se me la lasci qualche giorno, voglio farle fare qualche set fotografico. – domanda a Ciccio mentre lentamente abbasso il vestito, scoprendo le mie tette alla vista di tutti i presenti.
L’uomo non perde tempo e inizia subito a tastarle, strizzare i capezzoli e torcerli dolorosamente.

– Per me non ce problema, quando non viaggia viene da te. – conclude senza neanche domandarmi se sarei stata disposta.
– Ha delle tette perfette – afferma mentre si gusta la vista dell’uomo che me le strizza con forza.

Poi senza la minima esitazione, comanda ancora :

– Fai vedere anche il resto, muoviti – mi incita indicando il vestito arrotolato sotto le poppe.

Così, dopo averlo sfilato dalle braccia, con una calma snervante, lo faccio scendere fino ai piedi, rivelando il mio copro completamente nudo.

Mentre mi rialzo con il vestito in mano, Ciccio, con un gesto mi comanda di avvicinarmi a lui e di consegnarglielo.

Nel mentre, l’altro uomo che mi ha prenotato per la prossima settimana, continua a parlare :

– La vedrei bene in autoreggenti e con un bel corpetto stretto stretto, che lascia esposte le tette. – Ciccio sorride e continua ad ascoltare quasi interessato – Le farei fare un set a bordo di qualche auto di lusso e poi sarei intenzionato a farne un’altro su un tavolo da biliardo. – spiega senza staccarmi gli occhi di dosso.

Ma poi le parole di Ciccio mi fanno quasi perdere l’equilibrio e mentre arrossisco vistosamente, sono costretta ad appoggiarmi al tavolo per non cadere :
– Però voglio dei primi piani della sua figa. Voglio anche che la allarghi mentre sorride e poi voglio anche dei primi piani del suo culo con qualcosa infilato dentro. –

Stavo per mettermi a piangere per l’imbarazzo e la naturalezza con cui parlavano dell’argomento.
– Cosa preferisci che prenda in culo? – domanda sorridendo
– A te la scelta, non ti pongo limiti ! – sorridendo aggiunge – Stupiscimi ! – conclude ridendo.

– Ora perchè non ci delizi stando alla pecora sul tavolo ? Così noi finiamo in bellezza questa partita ! – domanda senza ammettere repliche.

Così, tutto il resto della serata l’ho passata stando a pecora sul tavolo, sotto gli sguardi e varie palpate dei presenti.

Al momento dei saluti poi, Ciccio mi costringe sempre nuda a stare vicino la porta, salutando uno per uno tutti i presenti che non mancano di toccarmi chi le tette, chi il culo e chi addirittura la passera.

 

– Dammi le scarpe e te ne puoi tornare a casa – fa una breve pausa e poi indicandomi l’uomo che incontrerò la prossima settimana per le foto, prosegue – ti accompagna lui, così ti conosce meglio –

Dopo aver consegnato le scarpe, totalmente nuda, mi domando quali vestiti debba indossare ora. Ciccio vedendo il mio smarrimento e capendo il motivo, mi umilia ancora con le sue parole :

– Mica vorrai dei vestiti? – domanda ridendo – Non ti servono con il mio amico, ti deve vedere bene! –

 

 

Il suono del campanello mi sveglia di sporassalto.
Come una furia salto giù dal letto e solo quando giungo alla porta, mi rendo conto di essere ancora nuda.

Sta notte non ho dovuto spogliarmi per andare a letto, dopo il poker con Ciccio ed il ritorno a casa con il suo amico, non ho più avuto modo di indossare vestiti.
Come se non bastasse, sento ancora la passerina sciupata, dopo tutte le attenzioni in quell’auto.

Con la scusa di vedermi bene, quel porco non ha fatto altro che toccarmela e infilarci le dita finchè poteva. Altrettante attenzioni le hanno ricevute le mie tette con innumerevoli strizzate e palpeggiamenti più leggeri.

Ma ciò che realmente mi ha preoccupato è stato quando, sfiorandomi il culo, ha commentato :

– A questo ci penseremo la prossima volta….con calma. – concludendo con un ghigno che sapeva poco di buono.

 

Per concludere, dopo avermi fatto tastare tramite i pantaloni una notevole erezione, mi ha scaricato di fronte casa, sempre completamente nuda. Per fortuna, oltre qualche lontano passante, con in mano solo la mia borsetta sono riuscita a buttarmi rapidamente nel portone di casa e dopo la salita in ascensore con il cuore in gola, finalmente mi butto contro la porta di casa.

 

——-

 

Forti colpi contro la porta mi risvegliano dal mio stato comatoso.

– Allora ti muovi ad aprire sta porta – sento una voce maschile che da fuori mi comanda.
Spaventata, faccio scattare la serratura ed appena tiro fuori la testa per capire chi fosse, la porta viene spalancata con forza, facendomi così cadere in terra.

– Ma quanto ci impieghi ad aprire una cazzo di porta? – mi dice l’uomo che ora riconosco essere il solito scagnozzo di Ciccio.
Dopo aver richiuso la porta alle sue spalle, fissa il mio corpo nudo.
– Allora ti piace proprio fare la troietta. Cosa ci fai tutta nuda in casa ? – domanda avvicinandosi a me e dopo essersi accovacciato, mi carezza una chiappa mentre cerco di rialzarmi.
– Cosa stai facendo? – domanda trattenendomi accovacciata – Tu muoviti a quattro zampe da brava cagna – mi ordina schiacciandomi nuovamente sul pavimento prima di rialzarsi in piedi.
– Dai muoviti sono le 11 di mattina. Oggi sostituisci Lara che ha un’altro impegno con Ciccio. Parti alle 6 sta sera. – mi guarda sorridendo e aggiunge – muoviti che ho fame, preparami pranzo. – comanda andando poi in cucina.
A gattoni seguo l’uomo ed una volta raggiunti i fornelli, finalmente, con un cenno della mano concede di alzarmi per cucinare.

Dopo nemmeno due minuti da quando ho iniziato a preparare il pranzo, ha già estratto prima il cazzo dai pantaloni e poi il telefono, con il quale continua a scattarmi foto.

Mi giro pochi attimi a guardarlo e mi accorgo che mentre ora mi sta filmando, con l’altra mano si masturba con forza senza mai smettere di fissarmi il culo.

Torno quindi con l’attenzione sui fornelli ma tra le gambe, queste volgari attenzioni mi hanno fatto risvegliare un certo prurito.

– Allora tra quanto si mangia? – dice scalpitando dopo aver posato il telefono sul tavolo.

– Ho quasi finito – affermo tirando fuori i piatti e posandoli sul tavolo mostrando così le mie poppe penzolanti per la posizione.

 

Si calma solo quando ha il piatto finalmente pieno e mettendosi a divorare il cibo, posso finalmente mangiare anche io.
Dura poco però questa calma e divorato tutto, non attende nemmeno che finisca, ordinandomi subito di preparare il caffè. Solo mentre la caffettiera è sul fuoco, riesco a terminare il mio pasto e poi, dopo avergli servito il caffè, ordina ancora, ma sta volta quasi mi sconvolge anche se in fondo, prima o poi, me lo sarei aspettata :

– Massaggiami il cazzo mentre bevo il caffè – ordina spingendomi in ginocchio tra le sue gambe.

Con le mani tremanti raggiungo il suo arnese gonfio e scappellato.

Lo agguanto e stringendolo tra le dita posso constatare quanto sia grosso, duro e caldo.
– Cosa fai li imbambolata? Muoviti e fammi un bel servizietto. – mi incita forzandomi per il polso a muovere su e giù la mano. Continuo così, come un’automa a segare il cazzo che sembra diventare ad ogni colpo più duro e grosso.
Posata la tazzina, raggiunge con la mano il mio capezzolo e strizzandolo mi riempie di commenti volgari.
– Brutta puttana, ti sfonderei quel culo tutti i giorni se solo fossi mia –

Più mi tratta come una zoccola insultandomi e tastandomi senza ritegno e più noto l’impegno che metto nella sega. Come se non bastasse tra le gambe una certa sensazione inizia a farti sentire, tanto che per constatarlo, con la mano libera, vado a toccarmi, trovandomi fradicia.

Ad un certo punto però, smette di palparmi e prendendomi per i capelli, mentre si alza dalla sedia, mi avvicina con il volto al suo cazzo.
– Non smettere troia, segami più forte – comanda senza mollare la presa dai miei capelli.
Il suo respiro si fa affannato e poco dopo, sento il cazzo pulsare, contrarsi e poi, uno schizzo dietro l’altro mi imbrattano tutto il volto.
Quando smette di sborrare, smetto di segarlo e faccio per allontanarmi, ma la presa non molla.
– Che cazzo fai? Non posso rimettermelo nei pantaloni tutto sporco. Puliscilo muoviti ! – ed alle parole, aggiunge una forte pressione sul mio capo.
In pochi attimi, mi trovo con le labbra a contatto con il suo cazzo sporco di sperma.

La pressione però non cessa e sono costretta ad aprire le labbra ed accogliere il cazzo nella bocca.

– Ciuccia da brava – forzata nei movimenti dalla sua mano sul mio capo, inizio a pompargli il cazzo moscio, rimuovendo così ogni traccia di sperma.
Quando finalmente mi stacca, il cazzo inizia a riprendere vigore.
– Brava troia. Ora manda giù tutto – ordina raccogliendo con un dito lo sperma dal mio volto per poi mettermelo in bocca.

Senza poter far altrimenti, mando giù.
– Vai a lavarti che poi ci vestiamo – comanda accendendosi una sigaretta.
Sta volta però non mi segue in bagno, rimane seduto al tavolo, fumando e buttando la cenere in terra.

 

 

 

 

Mentre sono sotto la doccia che mi insapono, penso all’uomo in cucina. La prossima volta che verrà cosa sarà in grado di chiedermi?

Se la prima volta si è fatto una sega sborrandomi addosso, la seconda si è fatto una sega per poi farmelo pulire con la bocca, la terza vorrà direttamente un pompino e poi la quarta? ..e la quinta volta?
Mentre ancora mi sto risciacquando, massaggiandomi con cura le gambe, sento la porta di casa sbattere, le voci ora sono due quelle che sento e poi, la porta del bagno si apre e la tenda mi viene aperta con forza. Di fronte a me un uomo alto e magro con il pizzetto, mi guarda con sfrontatezza le tette, mentre mi ordina di chiudere l’acqua.

– Dai muoviti che non abbiamo tutto il giorno – si lamenta prendendomi per un braccio e tirascinandomi fuori.
Non mi da nemmeno il tempo di prendere l’asciugamano e chiedendo allo scagnozzo di Ciccio dove sia la camera da letto, mi ci trascina all’interno lasciando dietro di me una grossa scia d’acqua.
Dopo avermi ordinato di stare ferma, vicino al letto, inizia ad aprire i cassetti. Sgatta tra i vestiti mentre continua a lamentarsi :

– Dobbiamo fare veloce, Ciccio ci vuole tra due ore e mezza da lui. –
Poi aprendo le ante dell’armadio commenta :

– Finalmente, trovato –
Butta così in terra un paio di shorts attillati in jeans e a vita bassa, una felpa leggerissima con zip centrale a maniche corte e terminante poco sopra l’ombellico, un reggiseno push-up di colore bianco e dopo aver estratto un paio di culotte di colore nero calcia verso di me un paio di infradito.
– Muoviti a vestirti – comanda indicando quello striminzito vestiario.

Mentre sono chinata a raccogliere gli indumenti, mi domanda dove sia la mia divisa da lavoro. Una volta indicata lo vedo prenderla e riporla con cura in una ventiquattrore.
Scalpita, con le braccia incrociate e ticchettando sul pavimento con il tacco della scarpa, attende che sia pronta. Tutto è tra l’altro reso più difficile dal fatto che il mio corpo sia ancora tutto bagnato.

Una volta pronta, dopo avermi fatto raccogliere i capelli dietro il capo, raccoglie la ventiquattrore e la mia borsetta per poi dirigersi verso la porta di casa.
L’altro uomo continua con calma a guardare la scena, quasi con divertimento, ma senza mai scomporsi, poi come risvegliato di colpo, prendendomi per un braccio, trascina fuori di casa anche me. Ad ogni passo, sento i vestiti sempre più incollati alla mia pelle, come la sensazione di bagnato su tutto il corpo.

Fuori ad attenderci, un terzo uomo è alla guida di un auto di colore scuro ed una volta partiti, quest’ultimo si rivolge con me :

– Allora ragazzina. La persona che vai a trovare ora è molto importante. – si interrompe giusto il tempo di prendere un oggetto dalla tasca per passarlo all’uomo magro che è seduto al mio fianco.
– Dicevo, quest’uomo è sorvegliato dagli sbirri ed in casa è pieno di microspie. Lui è ai domiciliari, quindi non può uscire di casa. – si gira pochi secondi verso di me e sorridendomi comanda – Sbottonati un po, fammi vedere la passera – mentre ridacchia torna a guardare la strada.
Mi sento avvampare il volto e mentre il mio vicino di sedile fissa serio le mie gambe, inizio a sbottonarmi gli shorts.

Intanto, l’uomo alla guida prosegue :

– Tornando al discorso di prima, quest’uomo è un po biricchino e gli sbirri lo sanno. Ogni tanto appunto, chiama a casa qualche puttanella con cui fare tante porcate e loro non dicono niente perchè sono contenti di sentire un po di lamenti. –
Intanto io, aperti gli shorts, li abbasso fino alle caviglie, portando con loro anche le mutandine.

Mi fissa nuovamente e vendendomi a gambe larghe che mostro la passera, comanda in dialetto stretto qualcosa all’uomo al mio fianco.
Quest’ultimo, senza chiedermi permesso, mette le mani tra le mie gambe e dopo avermi allargato le labbra con una mano, con l’altra, estratto un piccolo cilindo dalla tasca, ci sputa sopra e senza alcuna remora lo spinge con forza in me.

– Aaahhhh!!! – Mi lamento con forza, non essendo minimamente lubrificata mentre quel freddo affare sprofonda in me sento una sensazione di bruciore in tutta la passera.

– Ciccio mi aveva avvertito che sei nuova e ti lamenti ancora, ma devi imparare veloce, altrimenti ti farà allargare da qualcuno! ti avverto! – mi conferma l’uomo alla guida usando un tono di falso dispiacere.
Le mani tra le mie gambe intanto, dopo aver spinto a fondo il cilindro, finalmente si ritraggono ed ho il permesso di rivestirmi.

– Noi ora ti lasciamo alla fermata del bus. Tu devi prendere il 51 e scendi alla prossima. Noterai subito una macchina con il lampeggiante blu sul cruscotto, vai da loro e come una scema chiedi agli agenti se sanno dove abita Agrate. – sbianco a tale direttiva, in pratica mi buttano nelle loro fauci.
– In questo modo loro non sospetteranno di te e quando suoni al campanello di Agrate, ti presenti con qualcosa tipo ” Ciao tesoro, so che hai tanta voglia, mi fai entrare? ” vedi tu, più fai la puttanella e più sarai credibile. – conferma sorridendo, portando una sua mano sulla mia coscia per poi tastarla con forza.

Ho mille dubbi e paure. Oltre che un imbarazzo terribile a dover fare la parte della puttana, se mi beccano che fine faccio?
– Ovviamente in casa non devi far parola di chi tu sia veramente, se devi contrattare per i prezzi della prestazione fallo, se devi decidere gli extra tipo bocca e culo, fai arrapare chi ascolta, non fare la preziosa. – sorride mettendomi ancora più disagio e paura.
Poi mentre mi scarica di fronte la fermata del bus, conclude :

– Scoprirà da solo chi sei quando sentirà cosa tieni dentro. Ti dirà lui quando andartene. Ti aspetteremo qui tra non meno di un’ora. Ciao –
Parte sgommando lasciandomi sola al mio destino .

 

Il bus a quest’ora è praticamente deserto e noto con sollievo che passo inosservata ai pochi occupanti.
La fermata però mi sorprende dopo pochi semafori ed una volta saltata fuori pochi attimi prima che si richiudessero le porte, di fronte a me, l’auto con il lampeggiante mi è distante pochi passi, come se mi stesse aspettando.

Sembra mi stia guardando, come i loro occupanti e sembra sappiano esattamente che non sono una puttana e che dentro la passera tengo un messaggio per quell’uomo.

Chiudo gli occhi pochi attimi e schiarendomi la voce, come un automa, le mie gambe si dirigono verso il finestrino del passeggero.
– Scusate. – dico con voce quasi nasale e usando un tono da perfetta idiota.
– Ha bisogno signorina? – mi domanda l’uomo.
– Un mio amico, ha detto che abita qui, ma non ricordo più dove di preciso.- Affermo grattandomi il capo mentre tengo una smorfia interrogativa. Poi mentre noto gli sguardi puntati nella zip aperta che mostra una buona panoramica delle mie poppe, proseguo :
– Per caso conoscete Agrate? È il suo cognome.-
A tale nome, i due volgono lo sguardo verso il mio.
In pochi attimi quegli sguardi penetranti, mi fanno quasi paura ed allontanandomi di un passo, faccio la parte della scema.
– Ehi! Perchè mi guardate così??? – domando con voce squillante – Così mi fate paura! – affermo portandomi le mani all’altezza del cuore facendo finta di essere spaventata e premendo così le tette già strette dal push-up.
– Scusaci è che capita raramente che ci chiedono di questa persona.- Poi facendo una pausa ed indicando qualcosa alle mie spalle, prosegue – Si guarda, è la porta alle tue spalle, quella marrone. –

Voltandomi, vedo la porta di ingresso poco distante da noi.
– Ti ringrazio!!! – dico entusiasta e sorridendo proseguo – Allora la prossima volta non ve lo chiedo più ok???? Ciaooo ragazziii – dico allontanandomi sculettando un po più del dovuto.

Di fronte la porta, il campanello con su scritto “Agrate” mi conferma di essere giunta a destinazione.
Il cuore già a mille per la precedente conoscenza, ora sembra volermi uscire dal petto. Non so chi sia quest’uomo, non so come sia e non ho assolutamente idea di cosa mi farà.
Quasi non mi rendo conto che con il pollice sono andata a premere il campanello e dall’interno un suono intermittente conferma che il momento della verità è sempre più vicino.

 

– Chi è???? – sento urlare da dietro la porta.
Penso di diventare rossa in volto mentre cerco di far uscire la voce.
– Tesoro! Sono io, mi…. apri?…..- attendo pochi attimi – mi apri la porta? – aggiungo con voce da gattina in calore.

La serratura scatta e dopo che la maniglia scende verso il basso, la porta si apre.
Addominali scolpiti, sormontati da due pettorali notevoli, fanno capolino per primi. Il volto marchiato dagli anni è arricchito da eleganti occhiali bianchi come bianchi sono i capelli ben pettinati.
Scendendo poi con lo sguardo, un paio di pantaloncini corti e ciabatte da mare completano la tenuta dell’uomo.
– Entra – mi comanda spingendomi dalla spalla, dolcemente, ma con fermezza.
Mantenendomi faccia a faccia con lui, mentre la porta ancora si sta richiudendo, le sue mani hanno già raggiunto la zip della mia felpa.
In pochi attimi il mio reggiseno è in bella mostra e l’uomo sembra notevolmente attratto dalle tette.

 

 

 

 

– Te lo fai mettere in culo? – domanda mentre le sue mani iniziano a tastarmi le tette da sopra il reggiseno.
– Si tesoro, tutto quello che vuoi – riesco a dire nel totale imbarazzo.
– Proprio tutto ? – domanda mentre mi sbottona gli shorts per poi tastare il tessuto delle mutandine.

– Certo tesoro, se tu sarai generoso con me, io farò altrettanto! – affermo sporgendo in fuori le tette e sorridendo maliziosa.
– Puttana. – afferma prendendo il reggisendo tra le coppe per poi tirarlo verso il basso con forza.
In pochi istanti le mie tette saltano fuori dal reggiseno, eppure, quella mano non intende fermarsi e continua a tirare il reggiseno verso il basso.

– Ehi, così me lo rompi! – dico mentre il tessuto inizia a lacerarsi rumorosamente.
L’uomo sorride a denti stretti e poi con uno strattone secco, accompagnato da una smorfia sul mio volto, il reggiseno si strappa, le bretelline saltano ed in pochi attimi, come uno straccio, giunge sul freddo pavimento.
– Tra poco ti romperò qualcos’altro brutta troia! – mi urla in faccia per poi spingermi a terra, in ginocchio.

Mentre rimango frastornata da tale brutalità, lo vedo abbassarsi con fretta i pantaloncini e le mutande per poi calciarle lontane.
Di fronte a me, il suo cazzo già eretto, in pochi attimi è a pochi centimetri dal mio volto.
– Leccalo – comanda prendendomi per i capelli e spingendomi il viso contro il suo pube.
Mi obbliga a intense e lunghe leccate di tutta l’asta, partendo dalle palle, usando tutta la superficie della lingua risalgo l’asta fino a raggiungere la cappella.
Lo lecco in tutte le sue parti e poi, usando le labbra e spingendolo verso il basso, succhio a lungo anche la cappella.
– Brava – afferma staccandomi dal cazzo per tirarmi indietro il capo e sporgendo involontariamente le tette ne approfitta per sputarci nel centro.
– Togliti la maglietta e fammi una spagnola – ordina lasciandomi libero il capo e sporgendo meglio il bacino pronto a godersi il servizietto.

Lascio quindi cadere in terra la maglietta ormai inutile a coprire qualcosa e dopo aver guardato il suo volto sorridente, mi prendo tra le mani le tette ed avvicino il busto al suo cazzo.

– Stringilo bene, voglio un bel lavoro – mi ordina mentre inizio ad andare su e giu lungo il suo cazzo.
La saliva tra le tette, unita a quella lasciata dalla mia lingua sul suo cazzo, fanno un perfetto effetto lubrificante, facendolo così scivolare perfettamente.
I grugniti dell’uomo non tardano ad arrivare, come anche le sue dita che in poco tempo raggiungono i miei capezzoli, stringendoli dolorosamente fino a farmi miagolare dalla sofferenza.

– Ora stai ferma e lasciatele fottere. – ordina facendomi stringere maggiormente l’arnese e iniziando un rapido su e giù tra di esse.
– Bacialo – ordina ancora, spingendomi il capo verso il basso, di modo da poterlo ricevere in bocca ogni volta che sbuca tra le tette.

– Le tue poppe sono da sballo – ammette senza smettere di fotterle con forza, finendo ad ogni affondo tra le mie labbra.

 

In un’altra situazione, mai avrei creduto di riuscire a lasciarmi fare tutto questo ed anzi, a fare pure la parte di quella che ci sta e non ne vede l’ora. Proprio come una troia.

Eppure, tutte queste volgari attenzioni per me nuove, senza la possibilità di dire mai di no, mi attraggono inun certo senso, perchè mai saprò fino a che punto riuscirò ad arrivare, fino a che punto mi spingeranno oltre queste persone.
Come fosse quasi un gioco, ma che gioco non è ed anzi, dal quale ci guadagno pure bei soldoni!

– Alzati – mi ordina allontanandosi improvvisamente e risvegliandomi dai pensieri.

– Seguimi – ordina lasciando la stanza.
Entriamo in salotto dove un grande televisore appeso al muro trasmette le immagini di una giovane ragazza urlante e che accerchiata da diversi uomini, viene penetrata a ripetizione, ricevendo anche tre cazzi alla volta con una brutalità allucinante.

 

– Ti piace? – mi domanda vedendomi imbambolata a fissare il televisore.
– Si tesoro, voglio che mi scopi così – rispondo sorridendo, cercando di celare un notevole imbarazzo.
– Allora vieni qui a farti aprire – mi ordina indicandomi il divano al quale si sta avvicinando.

Mi avvicino cercando di sorridere il più realisticamente possibile, domandandomi quando si accorgerà che sono solo una messaggera di Ciccio e non una puttana.

Una volta raggiunto l’uomo, mi lascio cadere sul soffice divano e poi con voce da troia aggiungo :

– Allora mi vuoi spaccare tutta? – domando vedendolo fermo ad osservarmi.

Non parla, si avvicina, mi alza le gambe da terra e dopo avermi fatto scivolare il culo fino al bordo del divano, con entrambe le mani, mi prende gli shorts e le mutandine, sfilandole in un sol colpo, facendomi perdere anche le infradito al passaggio degli indumenti.

Dopo aver posizionato le mie gambe sulle sue spalle, puntandosi con le mani sulla spalliera, si avvicina con il volto al mio e spingendo così le gambe a contatto con il mio busto. Questa azione fa si che spinga il mio bacino verso il suo ed in poco tempo, accompagnato dalle sue risate, il cazzo fa capolino tra le labbra della mia passera.

– Ho proprio voglia di sfondarti – afferma per poi iniziare a spingere.
Apro la bocca e respiro a pieni polmoni mentre il cazzo inizia a sprofondare nelle mie carni.

Dopo poco però, qualcosa lo blocca, sento il cilindo dentro di me muoversi e sprofondare ancora mentre la faccia dell’uomo cambia e dopo una leggera smorfia, si alza con il busto ed esce da me.

Il suo cazzo viene subito sostituito dalle dita che iniziano a sgattare tra le mie labbra, sprofondano senza pietà ed in poco tempo raggiungono il cilindro.
Cerco di aggevolarlo il più possibile a far uscire quel maledetto messaggio ed una volta estratto, ancora prima di aprirlo, prende il cazzo in mano e senza alcuna remora me lo rificca dentro, facendomi urlare, spingendo fino a quando il suo bacino non tocca il mio.

 

Rimane fermo, duro e tutto dentro di me, mentre apre il cilindro.

Estrae il messaggio e lo legge con calma mentre io rimango pietrificata, con il suo cazzo tutto dentro.

Dopo aver posato il cilindro aperto tra le mie tette, si volta ma sempre rimanendo in me. Prende penna e taccuino dal tavolino poco distante e dopo essersi nuovamente voltato, si mette a scrivere mentre molto lentamente inizia a muoversi in me.
– Mi piace proprio la tua figa, è stretta al punto giusto – commenta mascherando il rumore del foglietto che viene ripiegato e infilato nel cilindro.
Una volta richiuso con il nuovo contenuto, non accenna però a uscire da me e dopo avermelo messo invece tra le labbra, si rimette con le mani puntate sulla spalliera e dopo aver sorriso malignamente, il suo cazzo inizia a scorrere avanti e indietro più rapidamente.

 

Sempre più rapidamente.

Troppo rapidamente.

Sempre più rumorosamente.

I bacini quando si incontrano fanno un forte rumore, accompagnato dai miei lamenti attutiti dal cilindro nella mia bocca.

– Troia ora ti sfondo – mi urla scopandomi con sempre più foga.

– Ah! Ah! Ah! – continuo a urlare

Senza smettere di scoparmi, raggiungendo le tette con una mano torna a palparle.

Strizza e torce senza pietà i capezzoli e poi, alzandosi leggermente, raggiunge con entrambe le mani i miei piedi, se li porta al volto, li annusa, li lecca e non smette un secondo di scoparmi.
Mi succhia a lungo gli alluci per poi passare a leccare la pianta dei piedi.

 

Non smette di scoparmi un secondo mentre io, persa in tutte queste attenzioni dietro a tutto questo imbarazzo e paura, sento che qualcosa si smuove in me, tra le mie gambe, oltre a quell’affare che come un pistone idraulico mi sta aprendo.

Godo sempre maggiormente, con sempre più intensità, sempre più rumorosamente.
– Troia, tu non devi godere – annuncia senza smettere di montarmi.
Godo ancora, godo senza freno, sto quasi per venire quando raggiungendo il clitoride, lo pizzica tra le unghie.

Ancora, ed ancora ed ancora e…
Tutto d’un tratto, quando tutto era magnifico, esce da me, ficca le dita nella mia bocca estraendone il cilindro e poco dopo, con una unica spinta, me lo ficca nella passera.
Sta volta urlo per il male mentre quel cilindro sprofonda dolorosamente in profondità.

Ride ed allontanandosi da me, scivolo dal divano, sbattendo con il culo in terra.
Solo allora si riavvicina, a gambe larghe su di me, avvicina il cazzo al mio volto e dopo avermi ordinato di stare ferma, inizia a segarsi.

Si sega diversi minuti e poi, con un grugnito selvaggio mi spruzza direttamente in faccia tutto il suo seme.
Mi obbliga a prenderlo in bocca per ripulirlo, poi, non contento, con la mano, mi spalma sul volto tutto lo sperma che cola, come fosse unguento.

– Ora vattene – mi ordina porgendomi 80 euro.
– Alla prossima, tesoro – lo saluto scostando però la mano con i soldi.

Dopo aver raccolto ciò che rimane dei miei indumenti ed essermi rivestita, mentre sto uscendo lo sento ancora commentare.

– Non ti sei presa le mutandine! La prossima volta ti spacco il culo, troia! –

Una volta uscita, i due agenti mi sorridono da dentro l’auto mentre sculetto più del dovuto, per colpa della figa in fiamme, piena da quel maledetto cilindro e piena dalla voglia che non ho potuto ancora sfogare.

L’autobus arriva in pochi minuti e quando scendo alla fermata successiva, gli uomini sono già li ad aspettarmi.

– Il reggiseno dove l’hai lasciato? – domanda l’uomo magro con il pizzetto mentre mi sto sedendo al suo fianco.
Quando mi volto per rispondere, lo vedo allontanarsi.
– Sai di sborra! E si vede lontano un chilometro che non porti il reggiseno! – Commenta mentre partiamo.
– Ora andiamo a consegnare il messaggio a Ciccio – commenta l’autista sorridendo.

 

 

– Quanto puzzi. Potevi almeno lavarti. – commenta Ciccio una volta avvicinatosi a me appena entrata dalla porta.

Non attende oltre ed una volta sbottonati gli shorts, la sua mano va subito tra le mie gambe.
– Davanti o dietro? – domanda guardandomi fisso negli occhi.
– Davanti – dico abbassando lo sguardo.
Sento quindi le sue dita scorrere tra le labbra della mia passera, le sento entrare e uscire più volte. Dopo un mezzo ghigno comparso sulle sue labbra, tre dita sprofondano nuovamente facendomi spalancare la bocca per prendere fiato e poi bloccandomelo quando uscendo, trascinano con se il cilindro.

Lo pone di fronte il mio viso, me lo fa fissare prima di strusciarmelo sulle labbra.
– Lo senti? Senti il tuo sapore? Senti quanto sei bagnata anche sta volta? – domanda per poi strusciarlo sulle mie guance riempiendomi dei miei stessi umori.
– Mi sai di puttanella se ti ecciti così ogni volta. Anche se per ora il tuo lavoro dimostri di farlo bene, stai attenta! – ammette mentre svita il cilindo e tira fuori da esso un foglietto scritto a mano.
Si concentra nella lettura, probabilmente per decifrare il messaggio e senza nemmeno guardarmi, ordina di spogliarmi.
Ormai abituata a queste situazioni, è questione di un’attimo prima di lasciare i miei vestiti in terra e scalza, mostrarmi senza più imbarazzo all’uomo che ho di fronte. Ma quando vedo gli altri in lontananza, un certo formicolio si fa vivo dentro la passera.

Ancora intento a decifrare, schiocca le dita svegliandomi di colpo e movimentando gli uomini dietro di lui.
– Portatela nella vasca e preparatela. – ordina per poi dirigersi verso la poltrona.
I tre scagnozzi, sghignazzando rumorosamente, dopo avermi raggiunta, come un sacco di patate, mi caricano sulla spalla di uno di loro e dandomi un sonoro sculaccione ci dirigiamo in bagno.

Mi scaricano direttamente all’interno della vasca per poi ordinarmi di stare a pecorina.

Parlano in dialetto e discutono mentre uno di loro sgatta in un armadietto, un’altro si avvicina alla vasca, appoggia entrambe le mani sul mio culo e poi allarga le chiappe.
Diversi sputi raggiungono poi il mio sfintere, messo ora in bella mostra.
– Ora taci da buona, puttanella. – ordina quello che mi tiene le chiappe.
È questione di attimi ed un oggetto gelido si poggia al mio sfintere. Non attendono oltre e spingendo, si fanno strada in me che ora stringo i denti per non lamentarmi, mentre quell’affare viene ficcato in profondità.
Quando è tutto finito, mi accorgo però che una parte sporge fuori dal mio culo e capisco subito perchè, quando vedo un tubo trasparente di plastica e due sacche piene d’acqua.
– Ora fai la brava e fatti fare il clistere. Ciccio ti vuole “pulita dentro e bella fuori” . – termina la frase in una sonora risata collettiva e mentre molla la presa dalle mie chiappe, una strana sensazione di freddo, inizia ad invadere l’interno del mio culo.

Mentre l’acqua scorre in me, iniziando gradualmente a riempirmi, non smettono un secondo di parlottare in dialetto fino a quando, quello con il pizzo, parlando con l’uomo che avevo segato a casa mia, si avvicina. Ridacchia alle parole dell’altro uomo e dopo avermi girato il volto verso di lui, lo vedo aprirsi la patta degli eleganti pantaloni neri.
– Il mio collega ha detto che hai del talento – dice portandomi alla bocca il suo cazzo ancora molle.

Non posso fare altro che aprire la bocca ed accogliere il membro, mentre la sua mano mi spinge il capo verso il suo pube.
Dopo pochi giri di lingua e qualche succhiata, il cazzo inizia a prendere vita, ingrossandosi e riempiendo in breve la mia bocca per poi spingersi fino alla gola.

Succhio, continuo anche quando iniziano a venirmi i conati di vomito e continuo anche quando inizia a mancare il fiato. Succhio, sperando tolga la mano da dietro il capo, ma anzi, mentre l’autista continua a tenere in alto le sacche piene d’acqua, il terzo, di cui ho già conosciuto il suo cazzo, raggiunge la mia passera con una mano e sprofonda in me con almeno due dita.
Il colpo è stato duro per me, una fitta diretta al mio cervello e con uno scatto mi va di traverso la saliva, tossisco, mi agito fino a quando finalmente l’uomo allenta la presa lasciandomi finalmente respirare ma senza far uscire il cazzo dalla bocca.

Quelle dita malefiche intanto iniziano a muoversi in me, freneticamente, sempre più forte, fino quasi a farmi male, fino quasi a farmi venire.
Non so se per l’eccitazione o per l’agitazione del momento, ma sta di fatto che l’uomo nella mia bocca non mi trattiene più, vedendo come gli pompo il cazzo, come la mia lingua raspa la cappella e per come le labbra stringono l’asta durante il sali e scendi.

Bastano pochi minuti di questo trattamento e l’uomo mi scarica direttamente in gola tutta la sua sborra.
– Che cagna – commenta solamente, staccandosi da me dopo che gli ho ripulito il cazzo da ogni rimasuglio.
Non mi rendo quasi conto nel frattempo, che l’altro ha smesso di sditalinarmi per piazzarsi vicino al mio volto. Nel momento stesso in cui si pone di fronte il volto, spinge con la mano il mio capo obbligandomi a prendere in bocca anche lui.

A differenza del collega, con lui servono svariati minuti prima che raggiunga l’orgasmo che ovviamente sono forzata a ingoiare.
Per concludere, si posizionano alle mie spalle fotografandomi la passera che ormai è un fiume di umori. Gonfia, lucida e gocciolante, mi brucia quasi, per la voglia che ho di soddisfarla e tutte queste foto ravvicinate non fanno altro che eccitarmi ancora di più.

Poi sul più bello, quando ero quasi invogliata di andarmi a toccare con una mano, i passi di Ciccio rimbombano nel corrioio ed in poco, fa capolino dalla porta chiedendo a che punto sia il clistere.
Rispondono ovviamente in dialetto, mentre inizio ad avere dei leggeri crampi alla pancia e a provare un forte senso di pieno e gonfiore.

– Ancora pochi minuti – afferma per poi sedersi sulla tavoletta del cesso, posta di fronte la mia testa.

Dopo quei “pochi minuti” però, inizio a sudare sentendomi sempre più piena, mentre i crampi sono diventati quasi insopportabili, qualche goccia d’acqua inizia a fuoriuscire dal mio culo.

Quando inizio a sbuffare e respirare rumorosamente, vedo Ciccio alzarsi e raggiungere le mie chiappe.

Con una mano mi sento allargare e con l’altra finalmente estrarre la canula dal culo.
Appena essa viene estratta del tutto però, l’acqua inizia inesorabilmente a colare tra le gambe e non riuscendo assolutamente a trattenerla, sempre Ciccio, con un dito ed un mio urlo mentre viene spinto in me, tappa repentinamente la “perdita”.

 

– Ed ora scarichiamo tutta quest’acqua – afferma aiutando ad alzarmi e senza mai togliere il dito dal culo, mi posiziona sul cesso per poi lasciarmi finalmente scaricare.
Tutti escono quindi per la puzza e Ciccio mi ordina, di farmi una doccia e di raggiungerli in sala.

Ci impiego diverso tempo e tra i crampi e rumori strani da dentro di me, riesco a scaricarmi del tutto per poi buttarmi subito sotto l’acqua, in cerca di relax.

Quando finalmente li raggiungo in sala, sempre nuda, li vedo intenti a discutere fumando e bevendo wishky.
In bella mostra, al centro del tavolo, vedo il cilindro estratto da me poco fa ed affianco, un’altro cilindro ma di dimensioni triple.
Sono entrambi chiusi, posti in un sacchetto trasparente ed affianco vedo una canotta e delle mutandine gialle.

Ciccio vedendomi arrivare, mi indica quegli indumenti e poi mi conferma anche a voce :
– In turchia devi indossare quello che vedi sul tavolo, quindi prima di uscire dall’aereoporto fai un salto alla toilette e ti toglierai la divisa. Altrimenti chi ti viene a prendere non saprà riconoscerti. – conclude per poi tornare a parlare con gli altri.
Quando prendo in mano quei due pezzi di stoffa, mi accorgo di quanto siano leggeri. Una volta indossata la canotta, noto quanto sia larga la scollatura e come se non bastasse, i capezzoli si notano perfettamente alzando il soffice tessuto. L’ombellico viene coperto appena e poco più sotto, a coprire la passera, una semplice mutandina di cotone gialla e notevolmente ridotta sulle chiappe, completa il mio abbigliamento. A terra trovo delle infradito ed una volta indossate, Ciccio mi guarda con volto soddisfatto e consegnando il sacchetto con i cilindri all’autista, fa cenno che possiamo andare.

Recupero quindi la valigia con i miei indumenti da lavoro e la mia borsa, dopodichè ci dirigiamo verso l’uscita soltanto io e l’autista.

Fino alla macchina, l’uomo continua a starmi alle spalle senza smettere di fissare il culo coperto da quella mutandina striminzita.

 

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