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“Problemi in palestra” di LelandAsh87

By 13 Luglio 2024No Comments

Attenzione, questo racconto contiene fantasie sessuali di carattere non consensuale, spesso enfatizzate dalla violenza. Tengo a precisare che non ho istinti misogini, si tratta solo di fantasie e nulla più. Questo racconto vuole solo intrattenere quelle persone a cui piace questo genere erotico.

Kelly voleva solo il suo scoop. Forse non era il tipo di ragazza che sarebbe disposta a tutto per ottenere quello che voleva, ma non era nemmeno il tipo da lasciarsi scappare un’opportunità, quando le si presentava davanti agli occhi.

Nei suoi venticinque anni, con quegli occhialoni dalla montatura retro, i corti capelli biondi, un visino perfettamente ovale e due sfuggenti occhi azzurri, Kelly dava l’impressione di essere un topo di biblioteca; impressione accentuata da un fisico gracile, una bassa statura e forme per niente voluttuose, quasi mascoline. In realtà aveva condotto un brillante dottorato in scienze delle comunicazioni, arrivando ad ottenere un lavoro presso una delle migliori redazioni giornalistiche della metropoli. Per lei era la realizzazione di un sogno, ma presto si rese conto che la realtà non era esattamente come si aspettava. Non aveva visto abbastanza lontano, infatti lavorare per il “The people informer” di Bad City era si un privilegio, ma solo pochi riuscivano a mantenerlo, ovvero quelli che ogni mese riuscivano a portare almeno una notizia sensazionale.

Kelly aveva tutte le carte in tavola per reggere il ritmo della redazione, ma aveva un grande difetto che rendeva vano tutto, ovvero era una che rispettava le regole. A differenza dei suoi colleghi chiedeva il permesso di filmare, non si collegava alle radio della polizia per arrivare sui luoghi del crimine prima di loro e non faceva scivolare bustarelle nelle tasche di nessuno per ottenere qualche favore. Era una ragazza che chiedeva in una città dove si prende, e questo rischiava di mandare all’aria il suo sogno. Riuscì a trattenere a stento le lacrime quando il suo direttore l’aveva chiamata nel suo ufficio intimandole, senza troppe cerimonie, di portare un articolo serio al più presto, pena il licenziamento.

Kelly non era la prima persona ad aver subito l’ira del capo e nemmeno la centesima, così come non sarebbe stata la prima a vedere adempirsi quelle minacce. Pensandoci bene, non sarebbe stato nemmeno così male. Con le sue abilità avrebbe potuto trasferirsi in una città più piccola e trovare un lavoro per una redazione meno esigente, ma ormai per Kelly era diventata una questione di principio. Avrebbe dimostrato al direttore ed ai colleghi che era una ragazza più in gamba di loro.
Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e persino Kelly poté constatare la veridicità del detto. La sua fortuna, in particolare, provenne dal suo orientamento sessuale.

Per anni sua madre continuava a rimproverarle di dedicarsi troppo agli studi e troppo poco alle relazioni personali, precludendosi così la possibilità di trovare un bravo ragazzo che l’avrebbe sposata e le avrebbe dato dei figli. Era vero che non aveva molti amici, ma era talmente ben predisposta nel suo percorso di studi che non aveva mai dovuto fare molti sacrifici. Se non era mai stata vista insieme ad un ragazzo era solo perché non gli interessavano, preferendo invece le ragazze.

Dai tempi dell’università, infatti, Kelly frequentava Alex, una ragazza di solo un anno più grande di lei e con la passione per il culturismo e la arti marziali. Le due erano inseparabili, ma nessuno ha mai pensato che potessero essere effettivamente una coppia, data la differenza fisica e caratteriale che le divideva. Alex sfiorava i due metri ed aveva muscoli ben pompati su tutto il corpo, con tanto di vene che sembravano spingere sotto la pelle. Aveva lunghi capelli rossi, occhi verdi smeraldo ed una mascella squadrata che le dava la fama di ragazza dura e cattiva. Nonostante questo aveva anche seni abbondanti ed un sedere generoso. Attraeva quanto intimidiva. Fu proprio Alex a dare a Kelly l’occasione che tanto cercava, ma nessuna delle due si sarebbe mai aspettata che questo avrebbe cambiato la loro vita per sempre.

La sera stessa che seguiva il rimprovero del direttore, le due ragazze si ritrovavano nel piccolo appartamento che condividevano. Mentre si scambiavano tenerezze sul divano Alex aveva capito che qualcosa turbava l’amata, dato che era stranamente silenziosa. Kelly, nonostante facesse fatica a parlare con le persone, con lei era un fiume in piena, ma non quella sera. Temendo che la natura del suo turbamento riguardasse la loro relazione, Alex decise di affrontare direttamente la questione. Kelly, in risposta, scosse la testa e sorrise amabilmente, stringendole la mano e iniziando a raccontarle cos’era successo.

Alex ascoltò in silenzio. Sapeva quanto il lavoro alla redazione fosse importante per lei, così decise di farle una confidenza.

“Kelly… Io non ti ho mai detto niente perché non volevo invischiarti in faccende pericolose, ma credo ci siano problemi in palestra.”

Alex lavorava par time in un rinomato sporting club in centro città. Le piaceva e le permetteva di contribuire largamente alle spese dell’appartamento ma, da un po’ di tempo, le cose erano cominciate a diventare strane. Molti dei suoi allievi, che non avevano nemmeno la metà del suo fisico o della sua esperienza, avevano cominciato ad allenarsi con una foga simile alla sua e senza sentire il peso della stanchezza. Molti avevano una strana luce negli occhi e molti avevano cominciato a diventare aggressivi senza motivo. C’erano state anche delle risse, mentre alcuni allievi avevano cominciato a stare male, avendo attacchi epilettici e cardiaci senza alcuna avvisaglia.

Nessuno aveva mai indagato su ciò che veniva al club, in quanto molti dei suoi frequentatori erano gente facoltosa o figli degli stessi, ed erano l’esatto tipo di persone che non amavano attirare molta pubblicità.

“Cosa stai cercando di dirmi, Alex?” Chiese Kelly. Non senza un po’ di vergogna trovò in quella storia oscura un barlume di speranza per il suo lavoro.

“Credo che laggiù si spacciano steroidi.” Rispose Alex.

Nonostante le differenze fisiche e caratteriali, Kelly ed Alex erano una coppia in piena sintonia. In tanti anni di fidanzamento avevano litigato solo quattro volte, e tutte per inezie, ma quella sera raggiunsero la media nazionale. Alex aveva raccontato la storia all’amata per permetterle di parlarne con il suo capo, che le avrebbe permesso di tenere il lavoro e di indagare su ciò che stava succedendo in palestra con la protezione della redazione, ma Kelly non era del tutto d’accordo, e ciò scatenò la lite, sopratutto dopo che le raccontò il suo piano. Alla fine Alex cedette. Sapeva più di chiunque altro quanto l’amata aveva lottato per arrivare dove si trovava. Avrebbe fatto di tutto per aiutarla.

Il giorno dopo, Kelly si presentò alla reception dello sporting club, dichiarando la sua intenzione ad iscriversi alla classe di Alex. Per l’occasione aveva tolto gli occhiali, sostituendoli con lenti a contatto. Aveva anche scarpe da ginnastica, pantaloncini ed una canottiera sportiva. Era raro vederla in quella tenuta e non era per niente a suo agio. Nel borsone da palestra che portava a tracolla, oltre al cambio, aveva nascosto una serie di microfoni estremamente piccoli e senza fili, collocabili su qualsiasi superficie e quasi invisibili agli occhi di chi non sapeva cosa cercare.

Il piano di Kelly prevedeva che lei si allenasse nella classe di Alex, che avrebbe fatto finta di non conoscerla. Nei momenti di pausa avrebbe semplicemente piazzato i suoi microfoni in punti chiave della struttura, e così avrebbe fatto Alex. Qualunque traffico strano ci fosse in palestra, non accadeva certo sotto gli occhi di tutti. Il momento migliore era fuori dagli orari di lezione, o nelle sale dove poco frequentate. L’attrezzatura di Kelly avrebbe appurato quest’ipotesi e durante la sera, mentre imprecava silenziosamente contro i dolori che spuntavano ovunque sul suo corpo, generati da uno sforzo fisico che mai aveva fatto, ascoltava con pazienza le registrazioni trasmesse direttamente sul suo portatile.

Sebbene l’idea di base fosse buona, era comunque una mole di lavoro immenso. Nei primi tre giorni i microfoni non catturarono praticamente niente fuori dal normale, ma il quarto le cose cambiarono. Il microfono che aveva posizionato nello sgabuzzino delle scope aveva captato qualcosa. I primi giorni, quella porta che si apriva accoglieva solo il fischiettare di Malvin, l’inserviente, e solo una volta l’amplesso di una coppietta che si era appartata li dentro, ma il quarto giorno i suoni erano ben diversi.

“Leeeooon!” Canticchiò una stridula voce di ragazza “Sono Barbie. Senti, cucciolo, Madame ha di nuovo l’influenza e gli servirebbero quelle medicine miracolose dell’ ultima volta.”

Non si sentiva risposta alle richieste della ragazza, quindi era presumibile che stesse parlando ad un telefono. Quando aveva iniziato a parlare, Alex ebbe un sussulto, in quanto la riconobbe. Apparteneva a Barbara, un’inetta influencer svampita che passava il suo tempo in palestra a far scoppiare bolle con il suo Chewiegum e civettare con i ragazzi – e con le ragazze, piuttosto che allenarsi. Per quanto riguardava il suo interlocutore, Leon, non ne aveva mai sentito parlare, ma la trasmissione non era finita, e presto si scoprì che Barbie gli aveva dato appuntamento proprio nella palestra, la sera successiva, dopo la chiusura. La consegna di queste medicine sarebbe avvenuta nella sala delle piscine.

Alex si reputò soddisfatta, ma quando chiese conferma a Kelly, la sua risposta generò un ulteriore litigio. Sosteneva, infatti che quella registrazione non provava proprio niente, ma che delle foto dello scambio delle medicine le avrebbe garantito il suo futuro alla redazione. Per non apparire del tutto egoista, aveva anche aggiunto che il loro lavoro avrebbe contribuito a fermare un giro di droga che stava nuocendo alle persone. Anche questa volta, Alex cedette.

Come se niente fosse accaduto, il giorno successivo Kelly si allenò come al solito, andandosene all’ora di chiusura. Aspettò che il parcheggio si svuotasse, poi andò sul retro dell’edificio, dove Alex l’aspettava alla porta d’emergenza. Le due, con circospezione, si incamminarono lungo i silenziosi corridoi della palestra, superando sale vuote e raggiungendo la rampa di scale che portava al piano interrato, dove si trovarono davanti a due porte, del tipo che si aprono avanti e indietro, con tanto di ampie finestrelle che permettevano di sbirciare dall’altro lato, dove c’era l’enorme ed alta sala che conteneva la piscina olimpionica.

Sbirciando dalla finestrelle, le due ragazze scorsero tre persone. Una di essere venne riconosciuta da Kelly come Barbara, una ragazza di bassa statura, di ventidue anni, con lunghi capelli biondi ed un fisico snello, ma dalle curve sensuali, accentuate da una sottile canottiera e pantaloncini che le coprivano a malapena il sedere. Guardava senza particolare interesse gli altri due personaggi, un uomo ed una donna, probabilmente Madame e Leon.

L’uomo era alto, dalla pelle molto scura, calvo ed un po’ appesantito, mentre la donna doveva avere sui trentacinque anni, di statura media e di una bellezza glaciale, l’unica dei tre ad indossare abiti formali. Aveva capelli neri, raccolti in una coda ordinata, un viso tagliente, occhi grigi ed un fisico atletico. Quando la vide, Alex sgranò gli occhi per la sorpresa.

“E’ Emma!” sussurrò a Kelly “La direttrice della palestra.”

Kelly impugnò la macchina fotografica, pronta ad immortalare lo scambio.

“Che state facendo qui?” Risuonò una voce alle loro spalle.

Le due ragazze si voltarono con il cuore in gola, ritrovandosi davanti una donna altissima, anche se non come Alex, con la quale condivideva muscoli d’acciaio, sebbene coperti da una pelle d’ebano. Aveva capelli corti, tagliati con un ciuffo alla moda. Era scalza ed indossava un costume da bagno che faticava a contenere la voluttuosità del suo corpo, sopratutto i seni che non avevano nulla da invidiare a quelli di Alex che, nel vedere la donna, sembrò rilassarsi.

“Charlene! Sono contenta di vederti.” Disse Alex, presentando la donna come una sua collega istruttrice, a cui spiegò immediatamente cosa stava succedendo.

Charlene ascoltò in silenzio, accigliandosi un attimo, salvo poi sorridere.

“Mi dispiace Alex che tu l’abbia scoperto.” Fu la sua risposta.

Charlene, senza alcun preavviso, facendo perno sui talloni, roteò con un’agilità che il suo corpo non avrebbe mai tradito e sferrò un potente calcio che impattò violentemente contro gli addominali scolpiti di Alex, lasciati scoperti dalla sua maglietta tagliata in vita. La ragazza, impossibilitata a difendersi da quell’attacco inaspettato, grugnì e venne scagliata all’indietro, impattando contro le porte, ed atterrando dall’altra parte, sul pavimento di marmo.

Kelly era rimasta interdetta da tutto questo, incapace di reagire. Mentre osservava l’amata a terra, Charlene si era spostata alle sue spalle, afferrandola per la nuca e sollevandola di peso dentro la sala. I tre avventori, richiamati dal rumore, si voltarono a guardare.

“Ho trovato due ficcanaso, Emma! Una è Alex.” Annunciò Charlene.

“Ecco, lo sapevo!” Sbottò Leon “Non ci sarebbe dovuto essere nessuno qui. Ora siamo fo…”

Emma alzò la mano, puntando con grazia un dito alle labbra dell’uomo, che si interruppe perentoriamente.

“Buono, piccolo.” Disse Emma, con un voce calma e gentile, poi piegò le labbra in un raffinato sorriso. “Pago la fedele Charlene proprio per occuparsi di questo tipo di problemi.”

Emma si diresse verso Kelly, i tacchi alti che risuonavano sul marmo ed echeggiavano per la sala. Si avvicinò guardandola dritta negli occhi, fino a quando il suo viso fu talmente vicino da sfiorargli la punta del naso. Alzò una mano, sfiorandole la guancia con le dita, accarezzandogliela.

“Tranquilla, bambina, vedrai che ora sistemeremo tutto.”

Nel frattempo Alex si rialzò a fatica dal pavimento, ancora annaspando in cerca d’aria. Finalmente, digrignando i denti per il dolore, si rimise sulle gambe poderose, leggermente tremanti.

“Lasciala stare!” Urlò Alex.

“Oh, capisco. C’è del tenero tra voi due.” Rispose Emma maliziosamente, prima di fare un cenno a Charlene.

L’energumena d’ebano lasciò Kelly nelle mani del suo capo, poi si diresse verso Alex, guardandola con odio. Senza preavviso iniziò a correre, salvo saltare, nel tentativo di colpire l’avversaria con un calcio teso, ma quest’ultima aveva già capito la lezione e lo schivò agilmente.

Charlene non si lasciò scoraggiare dall’attacco fallito. Era anche lei una professionista. Si voltò e si scagliò di nuovo contro Alex, sferrando un pugno che fu intercettato da quest’ultima, che si trovò ora alla distanza giusta per sferrarle una potente ginocchiata all’addome. Charlene emise un sordo lamento, premendo d’istinto la parte colpita. Alex non le diede tregua, imitando il colpo che prima le aveva rifilato l’avversaria, fece perno sul tallone, roteò e colpì l’avversaria con un calcio sul volto, facendola ruzzolare sul pavimento.

Gli attacchi di Alex avrebbero mandato al tappeto chiunque non avesse il fisico e l’esperienza di Charlene che, seppur dolorante, si stava già rimettendo in piedi. Bisognava agire subito e Alex si preparò a sferrarle un’altra serie di colpi, ma si arrestò improvvisamente. Alle sue spalle era riecheggiato un minaccioso suono metallico, come quello prodotto da un meccanismo che scattava. Voltandosi vide che Emma aveva estratto un coltello a serramanico e lo puntava contro la gola della sua amata, terrorizzata.

“Ah, ah, ah.” Disse Emma, scuotendo la testa. “Mi sembra che tu e Charlene non avete lo stesso handicap, e a me non piacciono le vittorie facili. Dalle un po’ di vantaggio.”

Alex sospirò, trovandosi improvvisamente impotente. Charlene, sorridendo malignamente, le si avvicinò, sferrandole un potente pugno nello stomaco che la piegò in due, togliendole il respiro.

Charlene afferrò i lunghi capelli di Alex, tirandole su la testa. Si passò la punta della lingua sulle labbra quando vide i suoi occhi riempirsi di lacrime. Le sputò in faccia, poi le sferrò un diretto sul naso, facendola cadere all’indietro.

Alex gemette, mentre gocce di sangue iniziarono a cadere sul pavimento. Puntò le mani per rialzarsi, ma l’avversaria le sferrò un calcio al ventre, e poi un altro ed un altro ancora. Il quarto la colpì di nuovo al viso, facendola cadere su un fianco. Alex gemeva di dolore, portandosi le mani sul viso.

“Basta così Charlene. Vogliamo che la nostra amica sia in forma per il secondo round, vero?” Disse Emma.

“Ma certo, signora, non vedo l’ora.” Rispose Charlene, afferrando la dolorante Alex e rimettendola in piedi, bloccandole in una stretta d’acciaio le braccia dietro la schiena.

“Molto bene.” Continuò Emma, calma. “Direi che queste spie hanno capito di avere sbagliato, ma dobbiamo comunque punirle. Barbie, tu penserai alla piccolina.”

Barbie batté le mani ed emise una risatina stridula, volteggiando verso Kelly e seguita da un titubante Leon. I due l’afferrarono con delicatezza, sicuri che la loro vittima non avrebbe offerto molta resistenza, dal modo in cui tremava.

Emma passò il coltello a Barbie e si avvicinò ad Alex, incrociando le braccia e guardandola con severità.

“La tua ragazza è stata ubbidiente fino adesso, ma tu mi hai dato un po’ di problemi. Meriti un trattamento speciale. Spogliati.”

Charlene lasciò andare Alex, che rimase interdetta. Mai nella sua vita si era sentita così impotente. Avrebbe potuto tentare qualche cosa, ma si sentiva troppo debole e dolorante, inoltre Barbie sembrava avere messo in conto un eventuale ribellione da parte sua, ed ora faceva oscillare abilmente il coltello nella mano, dimostrando che non era la prima volta che lo utilizzava, ed era pronta a farlo.

“Nuda!” Tuonò Emma.

Alex si sfilò la maglietta. Cercando di non incrociare lo sguardo dell’amata, si levò anche il reggiseno, liberando i seni abbondanti. Cercando di resistere alla vergogna, si tolse scarpe e calzini, seguiti dai pantaloni da ginnastica. Infine si levò le mutandine, esponendo il suo sesso ricoperto da un folto pelo rosso che suscitò l’ilarità dei suoi aguzzini. Una lacrima le solcò la guancia.

“Vedi? Non è così difficile obbedire.” Disse Emma dolcemente, accarezzandole il viso con il dorso della mano, che scivolò sopra uno dei suoi seni, che iniziò a tastare e soppesare. “Ma non mi basta.”

Emma avvolse il capezzolo di Alex tra il pollice e l’indice, strizzandolo con forza e torcendolo. La ragazza digrignò i denti per il dolore.

“Non farle male!” Urlò Kelly, la voce tremante.

Di tutta risposta, Emma rise pacatamente, senza neanche guardarla.

“Ora in ginocchio.”

Alex non si mosse, guardando con sfida la sua aguzzina, che non era certo il tipo da lasciarsi intimidire così facilmente. Fissando quegli occhi verdi, sollevò la gamba e puntò l’appuntito tacco della scarpa contro il dorso del piede nudo della gigantessa, premendo con forza. Alex urlò la sua sofferenza, mentre Charlene la spinse per le spalle, costringendola a mettersi in ginocchio. Il piede le bruciava così, per la prima volta dopo anni, si rannicchiò sul pavimento ed iniziò a singhiozzare, i muscoli scossi da lievi spasmi.

Emma si levò le scarpe, rivelando piedi piccoli e ben curati, senza calze, mentre la sua assistente afferrò Alex per i capelli, sollevandole la testa e costringendola a stare dritta con la schiena.

Emma sollevò un piede, avvicinandolo al viso di Alex, che provò a allontanarvisi, ma la presa della collega era troppo forte.

“Lecca e non fare scherzi. Barbie può innervosirsi.” Disse Emma. La sua voce tradì una lieve emozione.

Alex sapeva di non avere scelta. Si avvicinò ed estrasse la lingua, mentre Charlene le spingeva la testa contro il piede di Emma.

La lingua della ragazza colpì lievemente la pianta del piede, salvo poi ritirasi, disgustata.

Barbie simulò un colpo di tosse, avvertendo Alex che doveva fare di più, sempre se ci tenesse alla sua amata. Sospirò.

La gigantessa tirò fuori di nuovo la lingua e l’appoggiò sul tallone di Emma, risalendo lentamente per tutta la pianta e arrivando alla base delle dita. La donna sorrise soddisfatta e piegò il piede in avanti, puntando l’alluce contro le labbra di Alex, che aprì la bocca ed iniziò a succhiarlo. Ripeté l’operazione per ogni dito.

“Molto brava, Alex.” La voce di Emma era languida. Senza preavviso sferrò un calcio in faccia ad Alex che, urlando si riversò sul fianco.

Barbie rise, poi spinse Kelly tra le braccia di Leon, che la tenne ferma. Frugò nella sua borsetta ed estrasse un paio di manette, che fece scivolare sul pavimento in direzione di Charlene, che le prese e le assicurò ai polsi di Alex, bloccandoli dietro la schiena e rimettendola in ginocchio. Emma si chinò vicino. Con una mano le afferrò i capelli, mentre con l’altra le strinse la mascella, costringendola a tenere lo sguardo in direzione dell’amata. Nel frattempo Charlene si era alzata, dirigendosi verso un borsone lasciato vicino al bordo della piscina, che aprì ed iniziò ad armeggiare con il contenuto.

“Si dia inizio allo spettacolo!” Annunciò Emma.

Barbie sollevò il coltello, facendo cadere la lama sulla canottiera di Kelly, tranciandola insieme al reggiseno e senza nemmeno sfiorarle la pelle. I resti degli indumenti caddero ai piedi della ragazza, mentre due seni piccoli si alzavano ed abbassavano a ritmo del suo respiro ansimante.

Kelly si sentì come se stesse per svenire da un momento all’altro, mentre la sua aguzzina aveva cominciato a tagliarle i pantaloncini, seguiti dalle mutandine, leccandosi le labbra rosa glitterate quando si trovò davanti la vagina depilata.

Dal modo in cui si muoveva era chiaro che Barbie non era novizia in quel gioco, contrariamente a Leon, che dapprima aveva mantenuto un atteggiamento sospettoso, anche se ora l’eccitazione iniziava a spingere da dietro i suoi pantaloni.

Barbie sfilò le scarpe ed in calzini di Kelly, gettandoli di lato, poi indietreggiò, ammirandone le forme asciutte e delicate.

Ormai l’uomo non riusciva più a ragionare con lucidità ed allungò una mano su uno dei seni della giornalista, iniziando a palpeggiarlo, mentre Barbie le fece scivolare la mano in mezzo alle cosce, toccandola.

Kelly rabbrividì a quelle improvvise attenzioni. Il viso di Barbie le era così vicino da sentire il suo respiro sulla pelle, mentre le sue dita si muovevano abili e, quando penetrarono dentro di lei, si lasciò sfuggire un gemito. Non voleva dare a quella gente la soddisfazione di averla in pugno; voleva anche mostrarsi forte agli occhi di Alex, che ora la guardava con profonda tristezza, il viso tumefatto rigato dalle lacrime, tuttavia la sua volontà non era abbastanza forte e ben presto, nella sala, il suono dei suoi sospiri venne sostituito da quello di veri e propri mugolii.

“Senti com’è bagnata la puttanella!” Gracchiò Barbie, ridendo con il naso.

Dopo aver raggiunto il primo orgasmo, Kelly scoppiò a singhiozzare per la vergogna e per il suo senso di colpa. Niente di tutto questo sarebbe successo se non avesse dato retta alla sua ambizione.

Improvvisamente Barbie lasciò cadere il coltello, afferrandola per i polsi e spingendola lentamente sul pavimento senza trovare quasi nessuna resistenza; la giornalista si sentiva ormai abbattuta, stranamente leggera e rassegnata, come se tutto stesse succedendo a qualcun altro. La psicopatica iniziò a baciarla dolcemente sulla bocca, spingendo la sua lingua dentro le sue labbra ed ingaggiando un duello con la sua, mentre un rigagnolo di saliva le colò su un lato della bocca. Leon guardava la scena con un sorriso inebetito, anche se la voglia di partecipare più attivamente a quello stupro stava prendendo il sopravvento.

Barbie spostò la bocca, scendendo fino ai capezzoli di Kelly, tintinnandoli a colpi di lingua, mentre l’esile corpo di quest’ultima ebbe dei sussulti. Le labbra si spostarono verso l’addome, baciandolo in prossimità dell’ombelico, poi scesero ancora, mentre le sue mani le allargarono le cosce.

La lingua di Barbie iniziò a colpire senza pietà, leccando le labbra della ragazza e tormentandole la clitoride, mentre acuti gemiti riecheggiavano per la sala, mentre i suoi istinti primordiali avevano offuscato tutti gli altri pensieri. Kelly urlò di piacere tra le lacrime, inarcando la schiena ed esplodendo in un nuovo orgasmo che spruzzò sul viso dell’aguzzina, che si leccò le labbra e rise ancora.

“Posso giocare anch’io?” Chiese Leon.

Barbie non gli diede risposta, dando a vedere che non l’aveva nemmeno sentito.

“E’ meglio non cercare di portare via a Barbie il suo osso.” Rispose invece Emma <<Ma scommetto che Charlene non avrà problemi a condividere il suo boccone."

"Ma certo, signora." Rispose la culturista tornando vicino ad Alex. Si era tolta il costume, rimanendo completamente nuda ad eccezione di una cintura di cuoio nera, allacciata ai fianchi, un'aletta piegata a coprire il suo sesso, dai cui lati partivano due falli posticci. Uno era corto ed era infilato all'interno della vagina della donna, mentre l'altro era molto più lungo e spesso, tanto da raggiungere dimensioni quasi equine. Quando lo vide, Alex iniziò a sudare, sgranando gli occhi verdi per l'orrore. Il cuore sembra stesse per scoppiarle nel petto da un momento all'altro.

Nel frattempo Leon aveva smesso di chiedere il permesso, spogliandosi in fretta e mettendo in mostra il corpo flaccido ma da cui un biscione di quasi trenta centimetri faceva bella mostra di se.

"No, vi prego!" Balbettò Alex.
"Alex!" Urlò Kelly con apprensione, cercandosi di mettersi a sedere. Barbie aveva terminato il lavoro che le stava facendo con la bocca e, in un primo momento, un lampo di rabbia le attraversò lo sguardo, salvo poi essere sostituito da un'espressione diabolica.

"Dovevi dirmelo che ti piace guardare." Disse beffarda la psicopatica, che si alzò ed afferrò la sua supplicante vittima per i capelli, trascinandola a pochi passi dall'amata. Con una mano le teneva ferma la testa, mentre con l'alta iniziò ad accarezzarle il sedere.

Charlene, a differenza dei suoi compagni di malefatte, non era propriamente guidata dalla sessualità, o meglio il suo orgasmo non sarebbe arrivato convenzionalmente. Da quando aveva iniziato a lavorare con Alex, l'aveva sempre vista come una donna odiosamente perfetta ed integra, tutto ciò che non era lei. La rivale, al contrario di lei, aveva il rispetto e l'ammirazione di tutti i suoi allievi. Spezzare quella donna, le sue convinzioni e la sua mente le avrebbe dato un piacere che nessun uomo o donna sarebbe riuscito a darle.

Leon sembrava aver capito che lo scopo di Charlene era quello di fare male e non si sarebbe perso troppo tempo con i preliminari, quindi decise di precederla, mettendosi al fianco della tremante Alex ed iniziando a massaggiarle la vagina pelosa.

Alex guardò l'uomo con odio e disgusto, ma non ebbe molto tempo per pensare a lui. Charlene si era messa in mezzo alle sue gambe e l'aveva afferrata per le caviglie mentre l'uomo, con un sorriso malvagio, puntò la punta dell'enorme fallo all'entrata della vagina e tenendolo fermo.

"No, per favore!" Supplico Kelly, ma nessuno le diede retta, tutti in trepidante attesa di quella violazione estrema. Solo Barbie si sprecò a sibilarle all'orecchio per zittirla, dopodiché le baciò la guancia.

Il momento di Charlene era arrivato. Spinse con tutte le sue forze ed il fallo entrò nel sesso di Alex, che urlò con tutto il fiato che aveva nel suo corpo mastodontico che, con uno spasmo, si irrigidì. Persino le dita dei grossi piedi si allargarono. Si sentì come lacerata, poi scoppiò a piangere, mentre la sua nemesi incominciò a muoversi avanti ed indietro, sbuffando come un toro ad ogni profondo colpo. Dapprima i suoi movimenti erano lenti, posi diventarono sempre più veloci.

La bocca di Alex era spalancata in una smorfia di dolore, ma ormai non riusciva più nemmeno ad urlare. Per contro le lacrime scendevano copiose dal suo viso paonazzo. Ad ogni colpo, quel corpo estraneo raggiungeva le sue profondità, sfiorando la cervice e inviandole ondate di sofferenza incandescente.

Nessuno avrebbe saputo dire quando quello stupro selvaggio perdurò, ma la fortuna voleva arrivò inaspettatamente dall'estremità più piccola infilata nel corpo di Charlene, che le aveva regalato già tre orgasmi. Al terzo, il corpo della gigante d'ebano iniziò a tremare di piacere. Sudata, si accasciò sulla rivale

"Da quanto tempo ho desiderato farti male!" sospirò Charlene all'orecchio di Alex e leccandole una lacrima, poi si alzò e, senza tanti complimenti, estrasse il fallo dal corpo della ragazza, dandole un'ultima fitta di dolore. "Bene Leon, tocca a te."

"Ormai è come lanciare una mazza da baseball in un corridoio. A me piace lavorare stretto." Ribatté l'uomo, sorridendo malignamente.

Charlene annuì, così afferrò ormai l'inerme Alex per le spalle e la voltò, mettendo in mostra le sue natiche generose.

Leon si piantò dietro il sedere di Alex, leccandosi i baffi. La ragazza aveva un' espressione a dir poco sconfitta ed uno sguardo vitreo negli occhi. Il trauma della violenza era come se le avesse portato via parte dell'anima, tanto da non sentire le spesse dita del nuovo invasore penetrare nel suo ano e rigirando al suo interno.

Emma sorrise e si accese una sigaretta, mentre Charlene si tolse il fallo ed aiutò Leon, tendo piegato il corpo di Alex in avanti servendosi del suo piede, appoggiandoglielo sulla guancia e la premendola a terra. In verità, date le condizioni della rivale, era una mossa non necessaria, ma l'idea di umiliarla un altro po' la faceva ribollire di desiderio.

Quando Leon sfondò l'inviolata uscita posteriore, Alex sussultò, ma ormai la sua voce era debole e roca. Si limitò a piangere sul piede nudo e sudato di Charlene premuto contro la guancia.

Kelly guardava la sua amata venire sodomizzata senza pietà. Vedere la sua ancora, la sua forza, la sua certezza conciata in quel modo, la bocca piegata in una smorfia, gli occhi arrossati, il suo corpo muscoloso e possente battuto e violaceo in alcuni punti. Era troppo per Kelly. Avrebbe voluto morire.

Con un grugnito, Leon estrasse il suo membro dall'ano della gigantessa, spruzzando il suo orgasmo sulla schiena di lei.

Appena fu liberata, Alex scoppiò in un pianto isterico e straziante.

"Molto bene, direi che oggi può bastare." Disse Emma, rimettendosi le scarpe.
"Non so chi tu sia," continuò rivolgendosi a Kelly <<ma spero per il tuo bene che non ci darai più fastidio. "In quanto a te, Alex…"

Emma si avvicinò al corpo devastato, sudato e sporco di Alex, riverso sul pavimento. Le afferrò una caviglia, sollevandole il piede nudo. "Sei licenziata."

A quelle parole, Emma sfilò ciò che rimaneva della sigaretta dalla bocca e posò la punta incandescente del mozzicone in mezzo alla pianta del piede di Alex, spingendo con forza e rigirandolo. La ragazza inarcò pericolosamente la schiena ed urlò la sua sofferenza. A causa di quel trattamento non riuscì a trattenersi e una pozza di urina iniziò ad allargarsi sotto di lei, bagnandole le cosce. Svenne.

I delinquenti scoppiarono in un'ultima risata, così uscirono dalla sala, lasciando le loro vittime spezzate ed umiliate. Prima di chiudere la porta, Barbie mandò un bacio con la mano a Kelly, che la guardava inespressiva.

Quando rimasero sole, Kelly si avvicinò ad Alex.

"Mi dispiace." Continuò a ripetere la giornalista accarezzando i capelli dell'amata.

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LelandAsh87

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