Il giorno dopo Simona mi mandò da Sabrina per scusarmi e pagarla.
S- Oggi pomeriggio andrai da Sabrina, le porgerai le tue scuse, la pagherai e le pregherai di controllare il piercing e di medicarti.
Realizzai immediatamente l’obbiettivo di Simona, umiliarmi davanti alla sua amica. Speravo che restasse un segreto tra me e lei, doveva restare una cosa riservata.
L- Simona, ti prego, ho la gabbia.
S- E allora? Ti vergogni?
L- Si, insomma, sarebbe una situazione troppo… insomma non mi sembra il caso, posso,,,,
S- Tu ancora non hai capito, vero?.
L- Simona, ti prego, per favore, davanti ad altre persone no.
S- Ah no. Lo decidi tu? Ora per punizione indosserai un bel perizoma da femminuccia così,
quando ti abbasserai i pantaloni, Sabrina ti troverà con mutandine da donna. Di solo un’altra parola e ti ci mando anche con un plug infilato nel culo.
Per non peggiorare la situazione non dissi niente. Simona aveva adesso un’espressione seria, non scherzava affatto, era evidente che voleva mettermi ancora in imbarazzo davanti alla sua amica, voleva umiliarmi e non potevo far niente per fermarla.
S- Presto te ne farai una ragione. Tu fai quello che dico io e quando lo dico. Se protesti o solo dimostri riluttanza, peggiori le cose. Devi obbedirmi e basta. Hai capito?
L- Si Simona, ho capito.
Quando arrivai al suo negozio Sabrina era occupata con una cliente, mi fece entrare e mi disse di attenderla sul divanetto.
Dopo una decina di minuti venne alla cassa e mi disse:
S- Ho dovuto chiamare Simona e chiederle spiegazioni. Sei scappato via senza pagare, insomma, non va tanto bene.
L- Le chiedo scusa, ero imbarazzato, la prego davvero di scusarmi, non volevo. Mi sento ancora cos’ in imbarazzo.
S- per una depilazione intima, suvvia. – disse Sabrina sorridendo.
L- No, non è solo per quello. Mia moglie mi chiede delle cose… , cerchi di capire, è così imbarazzante.
S- Non capisco, spiegati meglio.
Nel frattempo la sua cliente era uscita dall’altra stanza e si avvicinò in attesa di pagare.
Cercai di uscire da quella situazione così mi offrii di farla passare avanti, ma lei insistette perché finissi io.
L- Se mi dice cosa le devo, signorina Sabrina, la pago. E poi se ha un attimo mi potrebbe medicare la ferita.
Sabrina prese il blocchetto delle ricevute e iniziò a scrivere, parlando ad alta voce.
S- Allora vediamo: abbiamo depilazione alla brasiliana totale, crema anti ricrescita, piercing al glande, anello in acciaio chirurgico… fanno 250 euro.
L’altra cliente aveva chiaramente ascoltato quella conversazione, non sapevo cosa dire ne cosa, fare, mi affrettai a prendere il denaro che mi aveva dato Simona e la pagai.
S- Bene, ecco lo scontrino, adesso vai di la che arrivo in un attimo.
Attesi solo un paio di minuti.
Sabrina si sedette e mi fece avvicinare. Stavo in piedi davanti a lei senza riuscire a muovermi, mi vergognavo tantissimo, e fu lei a slacciarmi i pantaloni tirandoli giù fino ai
piedi.
Per umiliarmi maggiormente Simona aveva scelto una mutandina particolarmente ridotta, con il filo dietro e un triangolino davanti in toulle, praticamente trasparente.
Sabrina rimase senza parole, io arrossii violentemente come una bimbetta alla quale ispezionano la passerina la prima volta. Era una situazione così umiliante da far girare la testa. Lei alzò lo sguardo, come per chiedermi qualcosa, ma non disse niente,
Poi, sorridendo, ma in evidente imbarazzo disse.
S- Scusa, come hai detto che ti chiami?
L. Mi chiamo Luca, signorina Sabrina.
S- Ma è uno scherzo? Hai… hai delle mutandine da donna e…. e il pene chiuso in una gabbia? Vuoi spiegarmi per favore?
Non avevo niente di plausibile da dirle, eccetto la verità.
L. Vede… è Simona, mia moglie, che vuole questo. E’ un gioco, tutto quì.
S- E non ti vergogni? Ma ti rendi conto?
L. La prego, la prego, si mi vergogno, non infierisca per favore.
S- Questa poi. Aspetta un attimo qua. Intanto abbassati le mutandine così provo a medicarti, anche se con questa cosa che ti sei messo……
Capii che Simona non l’aveva avvertita, suscitando la sua sorpresa. La sentii telefonare e capii subito che aveva l’aveva chiamata al telefono.
Cazzo!!! Cosa le avrebbe detto. La situazione stava precipitando.
Cercai di capire il senso della conversazione dalle parole di Sabrina, anche perché non avevo idea di quello che le stava raccontando mia moglie.
S- Si, davvero, guarda, sono rimasta basita. Ma sei pazza a mandarmelo in questo stato. E’ imbarazzante Simona. – Si, si ho capito, ma così mi hai messo a disagio – Cosaaaa? – Ma no, ma come faccio dai – Senti: adesso ti devo lasciare, tra cinque minuti ho un cliente, ne parliamo un’altra volta ok?
Nel frattempo avevo abbassato le mutandine alle ginocchia e l’aspettavo, nudo ingabbiato e pronto per essere umiliato ancora. Provavo una vergogna allucinante.
Sabrina torna nella stanza, si siede nuovamente davanti a me e sospirando mi dice.
S- Simona è una mia amica, faccio questo perché me lo ha chiesto lei, io non ho mai incontrato un pervertito della tua risma, ma vabbè. Adesso ti medico la pisellina che hai in quella gabbietta la, poi ti tiri su le mutandine da zoccoletta che ti sei messo e te ne vai all’istante.
Non avevo più un briciolo di dignità, avrei voluto che il pavimento si aprisse per sprofondare giù sottoterra, ma non accadde. Restai li, in silenzio, a farmi disinfettare la pisellina, come l’aveva chiamata lei, e me ne andai di corsa.
Nel tragitto verso casa metabolizzai quanto appena successo. Era evidente che Simona aveva intenzione di distruggere la mia dignità, dovevo fare qualcosa, dovevo oppormi, non era possibile lasciarsi umiliare in quel modo senza reagire.
Ma i miei propositi furono subito stroncati da mia moglie.
Appena tornai a casa la trovai in lavanderia. Era vestita in modo provocante, con una gonna corta sopra il ginocchio, una camicetta bianca che lasciava intravedere il seno molto provocante e dei sandali neri con un tacco di 10 centimetri che mettevano in risalto lo smalto rosso delle unghie dei piedi. Era davvero super sexy.
S- Come è andata con Sabrina?
L- Mi sono vergognato come non credevo fosse possibile, Simona, perché mi fai questo. Ti ho promesso obbedienza, farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, non umiliarmi così.
S- Ma amore mio, umiliarti mi piace. E’ questo quello che voglio. Vieni qui, vieni a leccarmi la micina.
A sentirle pronunciare quelle parole mi andò il sangue alla testa, mi inginocchiai ai suoi piedi e le sollevai la gonna, scoprendole la figa. Non aveva le mutandine ma non mi sorprese, Lei alzò una gamba poggiando il piede sulla sedia e non ci vidi più, mi tuffai fra le sue cosce e cominciai a leccargliela.
S- Ho appena fatto pipi, puliscila bene, leccala con cura.
Era vero, ne sentivo distintamente l’odore intenso ed il sapore salato. Aveva appena pisciato e non si era pulita, voleva che lo facessi io, ma non mi importava, si stava facendo leccare da me e tanto mi bastava.
S- Ora basta schiavetto. Mi hai pulita abbastanza, devo uscire. Non penserai che mi sono vestita così per te? Devo incontrare un uomo. Andiamo a cena e poi passerò la serata a casa sua. Ho voglia di scopare.
Ancora inginocchiato la guardai con occhi supplicanti. Mi resi conto che la mia… pisellina aveva tentato un’erezione, ovviamente senza successo: la pressione mi procurava un dolore costante ai testicoli, avevo voglia di fare l’amore con lei ma non potevo neanche chiederglielo, era veramente frustrante.
Lei sorrise soddisfatta e lasciando la stanza mi disse.
S- Adesso basta, magari ti faccio continuare quando torno, ma solo per ripulirmela.
Rimasi così, in ginocchio, mentre lei andava via chissà dove e con chi.
RICATTO – cap.4 umiliazione
One Comment
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.
Pisellina… fantastico! Un buon mix di Femdom e umiliazione