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Racconti di Dominazione

Ricordi sollecitati

By 30 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Alessandra, sono una cinquantenne di Cagliari Quello che mi spinge a scrivere è un fatto accadutomi circa sei mesi fa.
Non sono certo una che si possa definire Top model, anzi….Non amo neanche vestire provocante, ma io credo che il caldo e magari la ressa che nel bus ogni tanto, anzi spesso capita di trovare, dia alla testa a più di qualcuno.
Alle 8.30 di una qualunque mattina accompagnavo in piscina il ragazzo che seguo ormai da anni e che soffre di qualche problemino mentale. è stata un’impresa già entrare nel bus tanto che ho sentito distintamente una mano poggiarsi e spingere anche abbastanza insistentemente sulle natiche e accompagnarmi fino a operazione di salita ultimata. Mi ero assicurata prima che il ragazzo che accompagno e che chiamerò Gigi, infatti lui era già su quando io stavo salendo a fatica i gradini che mi avrebbero permesso di ritenermi sicura di non dover essere costretta a ridiscendere per il troppo pieno. La mano intanto, continuava il suo lavoro di massaggio e di pressione sulle natiche, non potevo e forse non volevo vedere a chi appartenesse, poteva essere chiunque. Magari uno che incontravo ogni mattina per strada o chissà dove oppure uno sconosciuto mai visto, arrivato a Cagliari chissà da dove o ancora, uno di quei personaggi che da giovani in periodo di scuole superiori e Università con le mie amiche chiamavamo ‘pericolosi’, si appiccicavano dietro e strusciavano il loro ‘coso’ su cosce e natiche. Anche a me come a quasi tutte le mie colleghe e amiche era successo di dover sottostare a quei trattamenti finché a volte li sentivo addirittura soddisfarsi. Capitava anche che mentre da dietro si appoggiavano, con la mano riuscissero a toccare la malcapitata (io) sul davanti, tra le cosce. A quel punto se portavo indietro il sedere mi appoggiavo meglio al sesso del porco se invece portavo il bacino in avanti per evitare la pressione, offrivo il sesso a quella mano che anche se avevo spesso i jeans, sentivo frugare nella mia femminilità. Gigi era poco davanti a me, ci separavano due o tre persone, quindi la sicurezza che non potesse capire fino in fondo ciò che mi accadeva, un po’ mi tranquillizzava; la mano intanto, approfittando del fatto che io avessi un piede sullo scalino inferiore rispetto a quello in cui poggiavo l’altro piede, si intrufolava avendo buon gioco nel toccarmi bene anche il sesso. Insomma, spadroneggiava come voleva. Avrai potuto dire qualcosa, urlare ma avevo vergogna. Non sono sposata, ho avuto un ragazzo ai tempi in cui frequentavo la Facoltà di filosofia (mai laureata), frequentavo anche le Associazioni cattoliche che gravitano intorno all’Università. Gite, incontri, uscite la domenica o durante il week-end. Località turistiche, campagna, spiaggia, a volte pensioncine a poco prezzo, gli Agriturismo ancora non avevano preso piede, almeno da noi. A volta capitava che con tutto il gruppo (sette o otto) ci ospitassero amici di amici.
Una di queste volte eravamo ospiti di un uomo che in un paesino della lontana provincia di Cagliari, abitava nelle campagne del paese, vicino a un villaggio nuragico che l’indomani avremo visitato. Era venuto a prenderci con un pulmino alla stazione; la comitiva era formata da sette persone, sei coppie più me, il mio fidanzato era rimasto a casa malato e mi aveva convinto a non rinunciare alla ‘scampagnata’. Le coppie si erano sistemate nelle file di sedili dietro. io, a fianco all’autista. I sedili davanti erano separati da una reticella che andava dalla fine delle spalliere al tettuccio del mezzo e non invogliava certo il colloquio tra me e i miei amici dietro Non appena usciti dal paese e dalle sue luci, lui mi ha chiesto: -Tutti gli altri sono in coppia, tu invece? Mentre lo diceva mi portava una sua mano sulla mia coscia proprio a metà tra ginocchio e bacino e con le dita ne palpava l’interno.
Mi sono gelata! Gli ho risposto con voce tremante: – Il mio fidanzato è malato, ma siccome mi ama moltissimo non ha voluto che rinunciassi a passare il fine settimana con i nostri amici. Mentre glielo dicevo tentavo di togliermi di dosso la sua mano. Lui, forzandomi, mi faceva capire che non ci sarei riuscita, ma poi ha mollato la presa come se volesse dirmi ti tocco e ti lascio quando voglio io. Pio ha aggiunto con voce non certo alta cosi che lo sentissi solo io: – Bada che sono sempre in tempo a trovare una scusa e portarvi tutti in albergo, mi basta far finta di ricevere una telefonata che mi richiama in ospedale e siete fottuti. Io faccio l’infermiere, ve lo ha detto marco, no? Non crederai che lasci in casa mia degli estranei soli, anche se amici di amici! Se volete andare in albergo vi accompagno. Come tutti gli studenti noi non avevamo grandi disponibilità economiche e non volevo certo essere io la causa di spese impreviste anche per gli altri sei.

Una volta arrivati a casa sua ho accuratamente evitato di stargli vicino o peggio sola in qualche angolo della grande casa con lui. Mi ha impressionato la grandezza di quell’abitazione, non bella. Lussuosa, ma grande. Da fuori sembrava una normale casa di gente molto umile anche se grande, dentro invece era ben sistemata.
La cena era stata annaffiata da parecchio vino, io, pressappoco astemia, non ho potuto esimermi dal bere qualche bicchiere in più e gli effetti si soni fatti sentire eccome.
La stanza dove avrei dormito io era al pianterreno. Le altre delle tre coppie al primo piano insieme alla stanza del padrone di casa.. ad un certo punto della notte, la sete e la voglia di fare pipì mi ha svegliata. Uscita dalla stanza sono andata in bagno, finito lì mi sono recata in cucina per bere senza accorgermi che in soggiorno la TV era accesa e mentre bevevo, mi son vista presentato davanti lui, il padrone di casa. Ero paralizzata, non mi usciva un fiato dalla gola, sapevo cosa stava per succedere a meno di un miracolo. Mi ha tolto il bicchiere dalla mano e ha cominciato a palparmi. Io per dormire, oltre al pigiama che uso prevalentemente d’inverno, metto una specie di t-shirt lunga che mi copre fino a metà coscia. Questo non agevolava, almeno me!
Lui mi ha costretto a prendergli l’uccello in mano e a masturbarlo, già da quando non lo aveva duro mi sono resa conto delle proporzioni, non ere il primo per me ma mi sono resa conto che mi avrebbe lacerata, l’ho masturbato la mia mano costretta dalla presa che lui esercitava sul mio polso, andava su e giù per quell’asta mi ha mollato il polso e io mi sono ritrovata a continuare a segarlo senza essere forzata. Ad un certo punto mi ha fatto mettere in ginocchio e mi ha ordinato di aprire la bocca. Come una stupida ho ubbidito. L’ho preso tutto in bocca anche perché lui mi schiacciava la faccia su quel cazzo prendendomi per la nuca. Non riuscivo a contenerlo tutto, lungo, grosso, enorme. Certamente al mio ragazzo avevo fatto dei pompini, e anche un’altra volta mi era capitato seppur sempre con l’inganno, ma quello…. era troppo, troppo grosso. Diventava sempre più duro, durissimo. MMMMGGGGGHHHHH. Il sapore aspro dello sperma nella mia bocca, in gola la cappella mi schizzava la sborra in fondo alla gola, i suoi rantoli e io costretta ad ingoiare per non soffocare. L’ho praticamente ingoiato tutto, solo un po’ mi è fuoriuscito dalle labbra. Gocce. Mi ha mollata e io sono andata al lavandino con i conati di vomito. Lui: Cosa c’è, il tuo fidanzato non ti tratta così? Fa male, secondo me! Scommetto che il culetto non te lo ha mai fatto. In effetti a quello ci aveva pensato in un’altra occasione l’unico altro uomo che mi aveva posseduta da studentessa. Oltre al mio fidanzato, ma questa è un’altra storia.
Mentre tentavo di vomitare piegata sul lavandino lui si è avvicinato e ha cominciato a palparmi la figa tra le cosce, mi ha infilato due dita all’improvviso facendomi sobbalzare ricadendo verso il basso per la forza di gravità, su quelle dita mi ci sono impalata da sola ho stretto le cosce e lui: – Siii stringi e sfrega le cosce sulla mia mano così senti meglio le dita; lo vedi che lo vuoi! Tra queste cosce hai un calore pazzesco, calore di femmina eccitata. Dai che vieni, dai vienimi sulla mano cosìììììììììììììì, ahhhhhhhhhh si dai piccolaaaaaaa. Sono venuta eccome!
Intanto.gli si era indurito un’altra volta. Mi ha fatto stendere schiena sul tavolo, si è sistemato tra le mie cosce, io stavo per urlare.NOOOOOOOOOOOOOOOOO1 ma lui tappandomi a bocca con uno straccio mi ha penetrata con tutto il suo uccello Il primo colpo lo ha fatto entrare credo a metà, un secondo colpo di reni secco e potente lo ha spinto dentro tutto. Devo essere svenuta per qualche secondo. Quando ho ripreso conoscenza ho sentito il suo arnese dentro, eccome se lo sentivo, Sfregava sulle pareti della mia vagihe che gli si incollavano tutte attorno, la cappella sbatteva contro il mio utero. Lui diceva: – cazzo, non sei una bellezza, ma fotti che è una meraviglia. Come me lo stringi mi fai male al cazzo addirittura, dolore che mi piace un casino siiiiiiii cosiiiiii e anche a te piave di la verità! Lo sento sul mio cazzo che ti piace. Ti sento tutta attorno al mio uccello. Io ho iniziato a godere. Mi stava facendo impazzire giravo la testa da una parte all’altra. Lui: -Cazzo si muoviti cosiiiiiiiiiii non riesci a stare ferma ehhh? Sei un vulcanooo AHHHH! Dai sìììì vieniiii vieniiiiiiiiii dai troionaaaaaaaaa ho sentito i suoi schizzi dento e sono scoppiata anch’io in un altro orgasmo Ho scritto prima che oltre al mio ragazzo di quel periodo, mi ha posseduta un altro. Intanto il viaggio sull’autobus continuava: Avevi conquistato una posizione più decente, sempre in piedi e la mano che si stava godendo le mie grazie era ancora li, tra le mie cosce. Non accennava a mollare la posizione conquistata. Stava raggiungendo il suo obiettivo: farmi sciogliere, farmi godere e magari anche venire. Lì, tra la folla, tra la gente ignara di tutto. Gigi sempre lì davanti. Aveva attaccato bottone con una donna e parlavano. Non nascondo che mi sono chiesta se avesse mai usato l’arnese che aveva tra le gambe; non credo vista la situazione: Chissà quanta sessualità repressa doveva contenere. Ho pensato anche ad un loro amico di famiglia, anch’esso in cura, però sposato, settantenne che spessissimo parlava del fatto di aver raggiunto la pace dei sensi e proprio questa sua insistenza sull’argomento, mi faceva essere cauta nel rimanere sola con lui cercando di non far capitare questo.
Intanto, la mano mi stava facendo godere ed ora ero io che la imprigionavo stringendo forte le cosce. Il proprietario della mano se n’è accorto e ha cominciato a muovere le dita. E’ stato il via per l’orgasmo. Le gambe mi stavano cedendo l’appoggio ai sostegni del bus era precario in quella situazione. Praticamente quella mano oltre a procurarmi piacere mi sorreggeva, quindi la sentivo eccome.
L’occasione nella quale ho dovuto, mio malgrado, concedermi tutta ad un uomo è avvenuta sempre in periodo universitario. Tra colleghe a volte si organizzavano delle feste approfittando della disponibilità di una nostra amica che abitava da sola in un appartamento comprato dai suoi che però vivevano in provincia e raramente erano a Cagliari. Non era distante da casa mia, la mia amica abita in zoona della Fiera Campionaria, io zona S. Benedetto
In una di quelle occasioni mi ero vestita in giacca , camicetta e gonna appena sopra il ginocchio, sempre sobria, senza eccessi.
Alla festa cerano amici, amici di amici e amici di amici di amici….Con l’andare della festa, si ballava e ci si sedeva. Chiacchiere, battute, divertimento. Senza rendermene conto nel muovermi da seduta, la gonna si era un po’ sollevata scoprendo la metà delle cosce che tenevo accavallate, davanti a me un tizio sulla trentina tutt’altro che bello, un po grassoccio, pelato, barbuto, in contrario del ragazzo di cui poco tempo dopo mi sarei innamorata. Insomma il tizio mi stava fissando le cosce scoperte. Non ritengo di avere gambe particolarmente interessanti, all’epoca un po’ più polpose ma niente di che. Quello sguardo fisso sulle mie gambe cominciava ad imbarazzarmi, si è avvicinato e mi ha invitato a ballare, spinta dalle mie amiche ho accettato, stava suonando un brano ‘disco’, ma pochissimo tempo dopo è cominciato un lento e mi sono ritrovata tra le sua braccia. Un braccio sulle mie reni e una mano mi spingeva le spalle verso il suo corpo, Eravamo incollati. Io, con le mani sulle sue spalle cercavo di tenere distante almeno la sua faccia, inutilmente. I nostri volti erano a pochissimo centimetri di distanza, sentivo il suo puzzo di alcool e temevo avesse intenzione di baciarmi magari costringendomi a prendere la sua lingua in bocca, ma un’altra strategia usata dal tizio mi ha colto impreparata. Le sue mani sulle mie natiche palpavano e stringevano. Una delle due mani è scesa lungo la coscia per infilarsi sotto la gonna e poi risalire e rimpossessarsi della natica, ha spostato l’elastico delle mutandine facilitato dal fatto che indossassi calze autoreggenti e ha piazzato il dito tra le mie natiche. Davanti sulla coscia sentivo il suo pacco e il dito dietro si faceva sempre più insistente: in quel momento si che ha poggiato le sue labbra sulle mie e come temevo ho dovuto ‘accettare’ la sua lingua. Sentivo il polpastrello
del suo dito forzare per cercare di penetrarmi nel culo. In quel momento uno scatto d’ira mi ha permesso di raccogliere le forze e staccarmi da lui scappando per tornare a sedermi dalle mie amiche, non prima di essermi ricomposta un attimo, non volevo dare spiegazioni a nessuno. Il tizio era sparito.
Per me si stava facendo tardi, abituata a una vita più calma, complice uno o due bicchieri in più, era arrivato il momento di andare. Non volevo far rinunciare nessun altro a rimanere lì e così com’ero arrivata, stavo andando via,.sola, senza nessun problema. Preso il cappotto, uscita dall’appartamento sono scesa per le scale, arrivata nell’androne appena sceso l’ultimo gradino mi sono sentita tirare per un braccio e prima che potessi capire, ero in fondo in un angolo buio della tromba delle scale con una mano che mi tappava la bocca e un uomo incollato alle mie spalle e al mio sedere.
E’ stato un attimo, su la gonna, giù le mutandine, la mano sempre sulla mia bocca, una cappella grossa che mi separava le natiche. Un dolore lancinante e lo strappo con l’addio alla verginità del mio sedere. Colpi di cazzo secchi, ben assestati, potenti, la sua bocca all’altezza delle mie orecchie: -cosa credi? Prima mi fai impazzire mostrandomi questa cosce come se nulla fosse, poi pretendi che
io stia buono e calmo? Lo senti che effetto mi fai? Cosa hanno combinato le tue cosce scoperte? Non hai voluto il dito e adesso ti becchi il cazzo! Daiiiiiiiiiiiii muovi questo culoooooooooo cosiiiiiiiiiiiiiiiiii svuotami i coglioniiiii. Prosciugamiiiii! Mmmmggghhh sssiiiiiiiii!! Così dicendo mi si è scaricato dentro in mezzo alle mie natiche, in quel momento il dolore che provavo fino ad un momento prima si è trasformato in piacere e sono venuta anch’io seduta su quell’uccello. Impalata.

Casi della vita hanno voluto che ora in quella zone ci debba andare due volte a settimana per accompagnare Gigi per una nuova attività da lui intrapresa con un altro professionista. Una di queste volte, quando stavamo, con Gigi arrivando allo studio di F, un’auto si è fermata vicino a noi , pensavo alla richiesta di informazioni, ma il tizio ha esordito: -Ciao, io li per li non ho risposto e lui insistendo ha continuato. Ieri mattina in autobus eravamo molto vicini, non puoi esserti dimenticata Io non sapevo che fare, da che parte girarmi, a Gigi ho detto di non preoccuparsi che era un mio amico, ma in realtà dentro di me c’era un groviglio di sensazioni indescrivibile. Mi ha promesso che avrebbe aspettato che uscissimo dallo studio per darci un passaggio. Io non mi sognavo neanche di accettare, anche se……. Meno male che finito l’incontro non ere li. Siamo arrivati alla fermata del bus , di solito andiamo a piedi, e ho detto a Gigi che ero stanca quindi avremo preso il mezzo pubblico che è arrivato quasi subito, dietro, al seguito del bus c’era ancora quella macchina che però arrivati a destinazione era sparita
Nelle attività che svolgiamo con il nuovo professionista sono coinvolta anch’io e partecipo attivamente, forse per questa partecipazione, forse per il tipo di attività, questo nuovo personaggio sta riuscendo a smuovere in me, energie e risorse che pensavo ormai perse. Nonostante il tutto sia ritagliato sulle esigenze di Gigi e giustamente non sulle mie, lui sembra aver capito di me, cose che mai a nessuno mi sarei e mi sono mai sognata di rivelare. Le attività svolte ci portano anche ad avvicinarci molto l’uno agli altri e a Gigi serve anche proprio questo, ciò a volte, porta al contatto fisico. A volte, non so se volutamente o meno sento le mani di F. sulle mie cosce e sulle mie natiche. Casuale? Voluto? Non lo so! Forse io vorrei che fosse voluto. Capita che qualche sabato io vada sola in studio da F. In queste occasioni parliamo di Gigi ma anche di me, arrivando a toccare argomenti intimi. Chissà se in uno di questi sabato la situazione possa prendere pieghe interessanti. Ho avuto l’impressione che le occasioni di attività con contatto fisico siano cercate da F a volte anche insistentemente. Non mi dispiace Sto anche pensando di fare io il primo passo. Non so come ma ci studierò sopra La seconda volta che ho avuto a che fare con il vecchio maiale che mi aveva violentata sul tavolo della cucina, è stato perché io sono andata da lui. Ebbene si!
Ho trovato una scusa, in effetti banale e facilmente smentibile, ma contavo anche su un po’ di fortuna. Ho detto al mio lui che andavo il fine settimana a studiare con una collega a casa dei suoi:
-sai, lei è da un mese che non rientra e per non perdere tempo, visto che l’esame è vicino, studiamo anche sabato e domenica-.
E’ andata. L’ha bevuta!
Mentre andavo, in treno, ero combattuta, scendere e tornare indietro, o proseguire in quella pazzia?
In certi momenti prendeva il sopravventi la testa e allora pensavo di prepararmi a scendere alla stazione successiva per tornare indietro, nei lunghi momenti in cui invece prendeva il sopravvento il pensare con la fica, mi sentivo costretta a rimanere incollata a quel sedile del treno fino a destinazione programmata

Arrivata a destinazione era pomeriggio inoltrato, come arrivare alla casa fuori paese? Un bar vicino alla stazione mi è servito a chiedere indicazioni e, fortunatamente a trovare una persona gentile che si è offerta di accompagnarmi, Arrivata, il padrone di casa non credeva ai suoi occhi. Andato via il tizio che mi ha accompagnata mi ha chiesto: -Cosa ci fai qui? Io: – non lo immagini? Dopo quello che mi hai combinato……. Lui ha aggiunti; – si ma devi aspettare ora devo andare in paese e poi, mi sono appena masturbato, e indovina a chi pensavo? A te e a come la tua figa me lo risucchiava; torno subito, aspetta!
Mi sono sistemata, fatta la doccia e indossato la solita t-shirt e ciabatte.
Lui è tornato. Appena mi ha vista ha ripetuto la scena della violenza,io in piedi, la sua mano tra le cosce, dita in fica stavolta mentre indice a medio mi esploravano dentro, il pollice stuzzicava il mio clitoride. Sono esplosa quasi subito serrando le cosce e tenendogli il polso per spingere quella mano ancora più dentro di me. Calmata mi ha steso sul tavolo dicendo: voglio la figa senza pensarci mi ha praticamente di nuovo stuprata. Stavolta, con un solo colpo di remi mi ha sbattuto dentro tutto il suo arnese. Ho urlato AHHHIIIAAAAA PORCOOOO SEI UN PORCOOOOOO MAIALEE! Se non fossimo stati in una casa in campagna senza altre abitazioni intorno, sicuramente sarebbe arrivato qualcuno a vedere cosa stesse succedendo,lui ha detto subito: -SSSSSIIIIII, TI SI E’ RISTRETTA!MMMGGGHHHHHHHH URLAA GRIDAA CHE TI FACCIO GRIDARE ANCORA DI PIUUU’ Lo sentivo ancora più duro della prima volta, più grosso, mi stava aprendo in due. Si è piegato su di me mi baciava in bocca, poi sul collo e spingeva dentro come un forsennato facendomi tremare tutta. Come mi ha preso in bocca un capezzolo sono venuta col suo cazzo ben piantato in figa e anche lui; mi ha inondato la vagina con il suo seme. Si è risollevato e spostato verso la mia bocca, io stavo sempre coricata su quel tavolo, mi ha girato la testa verso il suo sesso e lo ha infilasti nelle mia bocca: Puliscilo! Gli è tornato duro nella mia bocca in tempo record e a quel punto me lo ha fatto succhiare tutto! Lo ha tirato fuori: LECCALO, LECCA LA CAPPELLA! Così ho fatto, come se fosse un gelato. Poi ha voluto che gli passassi la lingua su tutta l’asta, dai coglioni al glande un vai e vieni di trer o quattro volte; lo ha ricacciato dentro; è venuto scaricandomi tutto lo sperma in bocca e costringendomi ancora una volta ad ingoiare tutto. Come al solito i conati di vomito sono arrivati ma non oltre, avevo nello stomaco e dentro la vagina lo sperma di quel porco!
Neanche a dirlo la notte abbiamo dormito nello stesso letto, questo ha permesso a lui di poter constatare che anche il mio sederino gli avrebbe procurati piaceri indescrivibili. Ci sono voluti crema, olio, burro, ma alla fine è riuscito nell’impresa Classica posizione a ‘cucchiaio’ dentro fino alle palle , bruciava, piangevo, non riuscivo a muovermi nonostante i suoi; Daii muoviti, muovi il culo, fammi godere! Con delle sculacciate mi costringeva a muovere fianchi e cosce, è venuto quasi subito Ci siamo addormentati.

Mi sono risvegliata con un mio braccio sul suo petto, il suo braccio sotto sa mia nuca lui a pancia in su e con una mia coscia gli coprivo l’uccello Da quella posizione era facile per lui farmi mettere sopra e farsi cavalcare. Impalata sul suo arnese. Ha detto; – MMMSSSIII la mattina sei ancora piu calda tra le cosce. Scopami tu adesso, fottiti questo cazzo! Così mi fatto, muovevo i fianchi cercavo di strizzargli il cazzo e l’ho fatto venire dentro la mia figa: Abbiamo goduto come bravi mogliettina e maritino.

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