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Racconti di Dominazione

Sabrina..scoprendoti slave! (2°)

By 6 Settembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Sabrina ‘scoprendoti slave! (2’parte)
L’inizio del cammino
Di Master E.

E-mail: master_master_40@yahoo.it

La tua strada &egrave iniziata, stringi la mia mano, lievi timori, tanto desiderio di vivere, di essere te stessa.
Grazie a chi vorrà inviarmi commenti o critiche.

___________________________

Hai scelto sabrina, hai seguito il tuo istinto, i tuoi sogni, i tuoi desideri, soffiandoli in quel “si”.
Ora, nel buio di quella benda mille immagini affollano la tua mente, mille brividi scuotono il tuo corpo; timore per la scelta che hai fatto, paura dell’ignoto, eccitazione, desiderio ..
Ti abbandoni contro il sedile, mentre l’auto si muove, cerchi di rilassare i muscoli, vuotare la mente, ma la mia presenza li, accanto a te, incombe.
Inaspettata la mia mano sul tuo collo, un brivido, un fremito, scosto piano i capelli dal tuo viso, quasi una carezza, che accogli con un sospiro, grata per quell’attimo di dolcezza di cui sentivi la necessità. La mia mano che lenta apre il tuo cappotto, istintivamente trattieni il respiro, stringi le gambe, quasi a proteggerti.
La mia mano ti abbandona, mentre l’auto corre, ma senti bruciante il mio sguardo seguire le tue forme
Scivolare dal collo al seno, coperto dal maglioncino, stretto nella camicetta, eppure così gonfio e teso che pare essere oscenamente nudo, il mio sguardo corre sulla corta gonna, che, seduta, scopre le tue cosce ben modellate, velate dalle autoreggenti, indugia sulle tue gambe, lo senti, violento come una mano che ti forza, invadente come dita che ti aprono, eccitante come lingua che ti fruga.
Eppure &egrave solo uno sguardo, il Mio sguardo.
Contrazioni spasmodiche al tuo ventre, languore che ti avvolge, desiderio che ti infiamma.
Mentre la mia mano, sicura ora, sfiora le tue calze;
le tue gambe, obbedienti al mio tocco, si schiudono, il tuo odore di femmina eccitata sale da te, dallo slip pregno dei tuoi umori, di piacere rubato in quel metrò, sola, eppure guidata da me, umori che, copiosi sgorgano al tocco delle mie mani, che salgono, lente e decise, superano il bordo delle autoreggenti; trattieni il respiro sentendo le mie dita sulla tua pelle, spingendo un poco in avanti il bacino, offrendoti, come forse non ti sei mai offerta in vita tua, e felice nel farlo.
Le mie dita che ora sfiorano il tessuto umido, lo premono appena, poi più decise, strappandoti un sospiro, ancora di più, rubandoti un gemito.
Ora le tue gambe sono spalancate a me, senti il mio sguardo bruciare, violarti; le mie dita scostare lo slip, frugare la tua umida intimità sussultante in spasimi eccitanti, stringere appena il clitoride turgido, aprire le labbra, gonfie della tua voglia, bagnandomi le dita, mugolando il tuo desiderio, respirando affrettatamente, sempre più sabrina, sempre più.
L’auto corre, immagini di quotidianità per un attimo compaiono nella tua mente, attraverso i tuoi occhi resi ciechi dalla benda nera, viali alberati che attraversiamo, persone, sconosciuti, che forse gettano sguardi indiscreti attraverso il finestrino, vedendoti così offerta a me; questo pensiero ti fa sussultare, di imbarazzo certo, di vergogna, ma accresce la tua eccitazione, strappa un roco gemito alla tua gola.
Le mie dita che lente escono da te, tornano a prenderti, strette dai muscoli contratti della tua voglia, ancora ti abbandonano per scivolare sul tuo volto, bagnandolo dei tuoi umori, forzando la tua bocca, che si schiude invitandomi; ti lasci trasportare da sensazioni nuove o già note, il tuo sapore di donna, nuovo sulle mie dita, il tuo odore di femmina, violento ed eccitante, le mie dita che frugano la tua bocca, giocano con la tua lingua e ‘..
Ti abbandonano, improvvisamente.
Resti immobile contro quel sedile, la bocca schiusa, umida di saliva, fragrante del tuo sapore; le cosce spalancate a mostrare quello slip scompostamente scostato, umido di desiderio, odoroso di eccitazione, il tuo sesso che s’intravede, pulsante, voglioso, oscenamente disegnato dalla stoffa bagnata di te, mentre stingi i pugni, conficcando le unghie nel palmo delle mani, a soffocare le parole che vorrebbero urlare richieste di piacere, di carezze, di baci, di ‘.. estasi. Ma non devi, non puoi, e lo sai.
Mille immagini affollano la tua mente, al buio di quella benda, le insegui, le cerchi, le senti tue, mentre l’auto corre e, per un attimo, ti stupisci di come non ti importi di dove ti stia conducendo, di quanta tranquilla fiducia sia in te, di come ti senta assurdamente sicura.
L’auto si ferma, il motore tace, per un attimo un brivido in te, il respiro trattenuto, barlumi di paura per ciò che potrà essere, che sarà,
paura che subito lascia posto all’attesa;
il silenzio incombe su te, greve, opprimente quasi, prolungando l’attesa;
il tocco lieve della mia mano, sul tuo volto, una carezza dolce, il tuo corpo che si rilassa, sentendo, in quel tocco, che puoi abbandonarti a me.
La mia mano che percorre rapida il tuo corpo, ancora sulle tue gambe, dolce e leggera sul tuo slip, lo accarezza, lo sfiora, raggiunge il bordo sottile sfilandolo lentamente, mentre sollevi un poco il bacino, sentendo per un attimo la stoffa arrotolata graffiarti lievemente le natiche, per poi scivolare lungo le cosce, sui polpacci;
ora mille domande si affacciamo alla tua mente,
Dove siamo?
Qualcuno ci può vedere?
Cosa ti chiederò?
La logica ti dice che dovresti strappare quella benda, aprire la portiera, fuggire e tornare alla tua quotidianità.
Domande razionali, logiche, timori naturali, ma’
In un attimo le scacci la tua mente, ti abbandoni contro il sedile, la gonna sollevata, le cosce spalancate, velate in modo civettuolo dalle autoreggenti, il sesso pulsante nella sua eccitazione, umido di desiderio, percorso da spasimi continui.
Desiderio violento di una carezza, di un contatto, di uno schiaffo, qualsiasi cosa, ma hai bisogno di un contatto ora, subito, mugoli ingoiando la tua richiesta, aspetti, devi aspettare, lo sai
La mia portiera si apre, poi la tua, la mia mano sicura sul tuo braccio, ti guida facendoti scendere, deglutisci la tensione che cresce in te, aspetti, in silenzio.
Le mie dita sciolgono quella benda, stringi gli occhi, riaprendoli poi al mondo, mi senti dietro te, vorresti voltarti, guardarmi, darmi un volto, ma’devi attendere, lo sai.
La mia voce, improvvisa, bassa e sicura, “guardami sabrina”
Ti volti lentamente, gustando appieno quei lunghi attimi che precedono ciò che così intensamente desideri, il capo chino, gli occhi bassi, intravedi la mia figura, esiti
“GUARDAMI”
sollevi lentamente gli occhi, trovando i miei, per un lungo istante, prima di abbassarli ancora, dichiarandomi la tua sottomissione.
Una semplice parola “seguimi” mentre mi avvio per strade sconosciute, mi segui, camminando al mio fianco, sempre a capo chino, l’eccitante imbarazzo della tua nudità sotto la gonna, i tuoi umori che il vento asciuga sulle cosce, provocando nuovo desiderio, voglia, ‘. l’attesa’
Un pub elegante, entriamo e mi segui ad un tavolo d’angolo.
Musica di sottofondo, gente allegra, elegante, coppie che sussurrano, camerieri indaffarati.
Ordino stuzzichini, tu, di fronte a me, ancora non hai profferito verbo, rigidamente seduta, in attesa’scivolo sul divanetto, accanto a te, portando alle tue labbra una tartina, che addenti delicatamente, lo stomaco chiuso dalla tensione, un tremito leggero alle mani.
La mia voce dolce al tuo orecchio, “aspetta, ti tolgo le briciole”
Avvicino la mia mano al tuo volto, un odore acuto ed acre alle tue narici, il respiro che si blocca mentre il volto, paonazzo, si contrae in una smorfia di imbarazzata tensione’.
Nella mia mano il tuo slip, pregno del tuo odore di femmina eccitata, lo avvicino alla tua bocca, passandolo delicatamente sulle labbra, vorresti alzare gli occhi, controllare se qualcuno ci guarda, se qualcuno sa e capisce,
la mia mano insiste sulle tue labbra, tergendole;
spingo per un attimo la stoffa nella tua bocca, assaggi il tuo sapore, ed il tuo corpo urla improvvisa la sua voglia, al di là di ogni ragione razionale.
Allontano la mano mentre la mia voce sussurra al tuo orecchio, gradualmente aumentando di tono
“finalmente sabrina mi appartieni, finalmente modellerò e plasmerò la tua anima, finalmente il tuo corpo e la tua mente conosceranno la sottomissione, non saranno più solo immagini della mente, che insegui nella notte, masturbandoti, ma realtà’.. &egrave questo che vuoi sabrina? SEI PRONTA A SEGUIRMI?”
l’ultima frase detta a voce alta, qualcuno ha certo sentito, forse compreso, ma non importa, ora nulla più importa
abbassi ancor più il capo, sussurrando un semplice “s..si”
aspettavo quel si, volevo quel si
la mia mano scivola sulle tue gambe, schiude imperiosa le tue cosce, sale lenta sui tuoi umori asciugati sulla pelle, scivolando sulla seta delle calze
preme decisa il clitoride già turgido ed urlante
muovendolo rapido, facendolo scivolare tra i polpastrelli, mentre il tuo corpo sussulta in spasimi incontrollati
mentre ti mordi le labbra per trattenere urla di piacere
mentre il chiacchiericcio intorno a te sfuma in una nuvola di desiderio violento
scompare quasi, ora siamo solo io e te
e vorresti, vuoi, aspetti che io stringa la tua mano guidandoti oltre
non importa dove, ma sempre più in là
abbattendo barriere di pudori e tabù
lasciando vivere la femmina, la puttana che urla in te
mentre vorresti sentire le mie mani sul tuo capo, che piegano il tuo busto, che docilmente si fletta su me,
mentre vorresti schiudere le labbra annusando il mio odore
spalancare la bocca gustando il mio sapore
e provare assurdamente fierezza nel mostrare al mondo il tuo saper essere femmina e puttana con dignità e piacere.
Ma le mie mani continuano solo, dolcemente ora, a sfiorare il tuo sesso coperto dalla rugiada della tua voglia,
a strapparti brividi nascosti, mentre ti abbandoni su quel divanetto,
mentre ti abbandoni a me.
Poi, d’improvviso sei sola, apri gli occhi, temendo che, nuovamente, io sia scomparso,
sono li, accanto a te, ma le mie mani ti hanno abbandonata,
guardi per un attimo il mio viso, un sorriso strano, uno sguardo gelido
“sabrina, alzati, seguimi”
mi avvio deciso senza neppure guardarti, so che mi seguirai,
e tu, risvegliandoti dal torpore del piacere, ti affretti dietro me
non &egrave più tempo di domande ora, &egrave tempo di vivere ciò che sei.
Apro la porta dei bagni, tu ormai al mio fianco, afferro il tuo braccio conducendoti nella toilette degli uomini, ti sfugge un sospiro di sollievo al vedere l’ampio antibagno vuoto,
ti sospingo con dolce fermezza in un bagno, ampio e lucido di marmi, un grande specchio sopra il lavabo che riflette il tuo viso stravolto dal desiderio
ecco, ora finalmente le mie mani sul tuo capo, severe
ora i tuoi capelli tra le mie dita
ora piego il tuo busto in avanti, il tuo viso contro quello specchio
ora costringo i tuoi occhi a guardare i tuoi occhi in quello specchio
a guardarti l’anima, fino in fondo
ed ami ciò che vedi
mentre, chinandoti in avanti, la gonna si solleva, mostrando spicchi delle tue natiche
la mia mano la solleva, rivelandoti a me
le mie dita scivolano sulla tua pelle, risvegliando brividi sui brividi
schiudo il tuo solco, lo percorro con dita sapienti, imparando ogni angolo del tuo corpo, insegnandoti angoli di piacere che ancora ignoravi
le mie dita dolci e delicate, improvvisamente severe sul tuo sesso grondante voglia
e di nuovo dolci, accarezzando lentamente le grandi labbra pulsanti
schiudendole piano, mentre spingi il bacino verso me, cercandomi, ed il tuo respiro ansimante appanna lo specchio
ancora rudi mentre penetrano in te, frugandoti quasi con rabbia, scivolando sulla tua viscida voglia, uscendo lucide di te, e di nuovo spingendo a fondo, colmandoti di me
il tuo viso ormai schiacciato contro quello specchio
la lingua che, tra rantoli di piacere, scorre a cercare la tua immagine, coprendola di saliva
il vederti così, come mai ti sei vista, come troppo spesso hai sognato, accende ancor più il tuo corpo
senza fermare la mia mano sfilo il maglioncino, aiutato dai tuoi movimenti frenetici
slaccio la camicetta liberando finalmente il tuo seno
ti accasci in un lungo gemito di piacere quando finalmente senti le mie dita sui capezzoli, stringerli
quando la mia mano, uscendo da te per un attimo, spalma il tuo piacere sul tuo viso, disegnando strie di umori sullo specchio che subito la tua lingua raccoglie
non importa dove siamo
non importa chi possa sentirci, capire
ora nulla più importa
mani severe stringono le tue spalle
fanno piegare le tue ginocchia
accucciata ai miei piedi
sai cosa ti chiederò
sai che ora voglio la tua bocca, mentre lentamente il mio sesso si mostra a te
turgido nella sua eccitazione
quasi puoi sentire il sangue pulsare nel glande
gonfiandolo di desiderio
ora puoi stordirti del mio odore di maschio
avvicini le mani
ma un gesto deciso te lo impedisce
“solo la bocca sabrina, così voglio io”
schiudi le labbra, assaggiandomi, lasciandoti sopraffare dal mio odore e dal mio sapore, avvolgendomi di calda saliva, che mi ricopre come guanto
stringendo morbidamente le labbra al mio passaggio
schiudendole un poco di più mentre lentamente esco da te
per stringerle ancora, aspirandomi, mentre la tua lingua impazzisce su me
stupendoti tu stessa di come sia naturale tutto ciò
e di come, altre volte tu lo abbia fatto solo per una sorta di dovere muliebre
non questa volta
ora senti il piacere di sentirmi scorrere in te
di sentirmi gonfio di voglia contro il tuo palato
spingere nella tua gola tagliando per un attimo il tuo respiro
accovacciata davanti a me senti il tuo sesso nudo schiudersi
quasi respirare chiamandomi, implorandomi
senti rivoli di desiderio colare
e aspetti con ansia che io decida di farti completamente mia
la voglia avvolge la tua mente
odori, sapori, situazioni eccitanti ti fanno abbattere ogni muro di pudore
d’istinto la tua mano scivola tra le tue gambe, masturbandoti furiosamente al ritmo con cui la tua bocca mi da piacere, al ritmo in cui la mia mano guida il tuo capo.
Lunghi istanti poi, ferocemente ti allontano da me, quasi a ripudiarti, sollevandoti in piedi
Senti la mia rabbia
Un tremito di paura
Paura di avermi deluso
Di aver sbagliato
Paura che tutto possa finire
Piego la tua testa fissandoti con occhi di ghiaccio e sibilando
“chi ti ha dato il permesso di masturbarti sabrina?”
“forse io? O forse puoi decidere tu, scegliere tu se e come darti il piacere?”
inghiotti a vuoto, lo stomaco stretto da una morsa gelida, le parole che non riescono a salire alle labbra, mentre la mente &egrave affollata da mille sensazioni contrastanti
ti incalzo con le mie domande, senza mai abbandonare i tuoi occhi
“&egrave dunque solo questo che volevi sabrina? Una scopata in un cesso? Null’altro che questo?”
riesci a malapena a fare un cenno di diniego con il capo, mentre gli occhi si colmano di lacrime salate, che rigano il tuo volto, scendendo alle labbra, mescolandosi al mio sapore che ancora regna nella tua gola, ma che sa di amaro ora.
Tremi, tremi non per paura, non per timore di una punizione
Ma assurdamente tremi per il timore che una punizione possa non venire, che la mia delusione sia tanta da abbandonarti a te stessa, rinnegando ciò che credevo di vedere in te, e questo non sai se potresti sopportarlo, questo sarebbe peggio di mille punizioni.
Le tue mani tremanti stringono il bordo della camicetta, stropicciandolo nervosamente
Lunghi silenzi, mentre il tuo corpo &egrave scosso da tremori, mentre trattieni i singhiozzi in gola senza riuscire a parlare
E parlare per dire cosa poi? Hai sbagliato, non dovevi e lo sai bene.
Finalmente la mia voce
“Dovrai faticare per meritarti ancora la mia fiducia sabrina, la strada sarà un po’ più dura ora, sempre che ‘. Questo sia ancora ciò che tu vuoi'”
un lungo sospiro ti sfugge, “spalanchi gli occhi, vorresti gridare alto il tuo SI, ma abbassi gli occhi dicendo “si, si, si la prego si”
lentamente allaccio alcuni bottoni della tua camicetta mentre la mia voce calma e sicura ti parla
“esci di qui sabrina, lascia sul tuo viso le tracce di quelle lacrime, i segni della saliva e dei miei umori, trattieni il mio sapore, così, come ora sei,esci ed attendimi al nostro tavolo”
non hai esitazioni, ti volti, mentre la mia mano abbassa la tua gonna a coprire pudicamente le tue natiche, a celare appena il tuo sesso ancora assurdamente pulsante,
esci con la camicetta che appena copre il tuo seno ancora eccitato
esci tenendo tra le mani il maglioncino che nervosamente stropicci
esci vedendo il tuo volto nello specchio recare inconfondibili le tracce di ciò che hai vissuto
ed ancor più le tracce del desiderio di ciò che avresti voluto vivere e ti ho negato
esci e”.., resti di ghiaccio per un attimo nell’incrociare lo sguardo di uno sconosciuto il suo viso riflesso nello specchio dell’antibagno mentre l’acqua scorre sulle sue mani
il suo restare immobile guardandoti
senti il suo sguardo, leggi i suoi pensieri
sai che non può non capire, non vedere sul tuo viso, nei tuoi occhi ciò che provi, che senti.
Abbassi gli occhi, il viso paonazzo dall’imbarazzo e dalla vergogna
Come lettere infuocate le parole che sai lui sta pensando bruciano nella tua mente
“una piccola squeldrina che si fa scopare in un cesso, guarda che belle tettine, e il rossetto tutto sbafato, certo la sua bocca”..”
Tremi dall’umiliazione, dalla vergogna, ma’.
Solo per un attimo
Poi, improvvisa Scoppia in te la fierezza di ciò che sei
Nessuno può giudicarti, e non ti importa il giudizio di nessuno
Sei la mia slave e l’unica cosa che conti per te &egrave ..seguirmi.
Sai cosa mi aspetto da te
Sollevi il capo, fiera
Guardando lo sconosciuto negli occhi
Esci da quell’antibagno, passando quasi altera tra le gente
E con un gesto elegante, ti siedi al nostro tavolo aspettandomi
Non serve che mi guardi
Sai che ti sto osservando e sai che questa volta sono orgoglioso di te
Stai imparando sabrina
Il tuo cammino &egrave iniziato
E la notte &egrave ancora giovane”

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