Cercai nell’armadio di Rita. Trovai una minigonna un po’ da ragazzina – ottimo! Cercai una camicetta o una maglietta bianca. Trovai una maglietta. Cosa feci? Mi vestii da ragazza. Volevo sbalordire Rita.
Il fisico poteva essere passabile, ero molto snello. Poi ero tutto depilato…
Per la faccia però, potevo farci poco e avevo i capelli non tanto lunghi. Chissà! L’avrebbe presa bene, Rita?
Quando arrivò e mi trovò travestito lanciò un urlo: “Oooh! Ma che… ma chi è questa bella figa?” non si trattenne e scoppiò a ridere. Una risata sincera, non di derisione.
“Ciao Rita! Visto che ti piacciono sia le ragazze che i ragazzi, come hai dimostrato oggi pomeriggio, puoi avere insieme una ragazza – mi girai, alzai la gonna, e sporsi in fuori il culo – e un ragazzo” e mi alzai la gonna davanti prendendo in mano il cazzo in piena erezione.
“Io… – disse Rita – non ho parole… hai fatto tutto questo per me? La cena, travestirti… oddio, sei stato bravissimo! Bravissima? Oddio!”
Mi saltò al collo e mi baciò.
“La cena la riscalderemo. Vieni immediatamente a letto.”
Mi buttò sul letto e mi prese subito il cazzo in mano.
“La ragazza oggi l’ho già avuta. E senza offese era un bel pezzo più figa di te. Ma hai avuto un’idea meravigliosa. Non è facile sorprendermi, sai? Come ti senti in abiti da donna?”
“Strano! Un po’ pazzo. Anzi, pazza, ehehe… e arrapata, come puoi vedere” risposi.
“Ma ti senti… sminuito?”
“No, perché? Amo le donne. Le adoro. Perché fare la parte della donna dovrebbe sminuirmi?”
Rita non rispose a parole, ma il pompino che iniziò in quel momento mi fece capire che avevo pensato e detto la cosa giusta.
“Togliti i vestiti. Adesso ti voglio maschio. Ti stavano bene, le mie cose di quando ero ragazzina, ma appena abbiamo finito ci trucchiamo e facciamo le cose come si deve. Se ci fosse anche una parrucca in giro… ma non importa. Posso pettinarti da donna… non ti riconoscerai allo specchio, te lo giuro. Potremmo anche uscire insieme… oddio, no, faremmo ancora più scandalo. Però dobbiamo provare. Vedrai. Ti farò diventare bellissima. Vorrai scopare te stessa. Ah! Ma da quando sei così perverso? Sono stata io? Allora mi faccio i complimenti”.
Tolsi tutto in un attimo. Si spogliò anche Rita. Tutta quella abbondanza BBW, dopo esserci fatti Angelica, era ancora più eccitante. Zero preliminari. Rita si mise sdraiata con le cosce larghe, larghissime. E dal culone spuntava il butt plug.
“In figa, subito! Volevi fare la vacca, ma io ti voglio toro in questo momento. Se anche con il butt plug trovi la figa troppo larga, toglilo e prendimi il culo.
Ah, ce l’ho da prima…l’ho avuto dentro per mezza giornata. Ero già eccitata prima di vederti travestito, adesso sono semplicemente in calore!”
Come sempre, feci quello che mi ordinava Rita. Niente distrazioni. Niente porcherie e niente carezze. Solo tanto cazzo che penetrava in figa con il butt plug a farci compagnia. Colpo dopo colpo avevo la sensazione sulla cappella di trovarla più stretta e sulle palle il bel dolore di sbattere sul butt plug che sporgeva.
Rita prese a sgrillettarsi.
“Mmm… così bravo… ma sento poco… piaciuta la sorpresa con Angelica? Ma cazzo… la sorpresa me l’hai fatta tu! E… se fai così… non riesco a parlare…” pompai più forte. Certo che volevo parlare di Angelica. Ma in quel momento, ero troppo impegnato con la figa di Rita, ero troppo preso a farla godere.
“Mmm… – fece Rita – no, non ci siamo! Culo!” Era un ordine, sapevo come fare. Via il butt plug, dentro il cazzo. “Ora sì che lo sento! Fammi godere! Fammi pisciare un orgasmo!” E via a pompare. Rita aveva resistito anche troppo, dopo il pomeriggio in trio con Angelica. Un fiotto trasparente, caldo, liquido,e lussurioso mi era piovuto addosso dalla sua figa, segno di un potente orgasmo anale. Al piscio che ci bagnava, aggiunsi una sborrata abbondante, che prese più che altro Rita, ovunque, anche nei capelli.
Esausti, ci facemmo una doccia senza altre porcherie, e andammo a cena molto presto, prima del solito.
A cena, parlai io: “Allora, Angelica… te la volevi fare tu, per questo mi hai mandato a conquistarla”.
“No, credimi non è così… non sapevo che saremmo finite a lesbicare. La volevo per te. Perché non posso bastarti solo io. E volevo che la scopassi tu, che sei una bella persona, non uno zoticone del paese. Ma Angelica è irresistibile. Non ho resistito nemmeno io”.
Ascoltavo Rita in silenzio.
“Può sembrare stupida ma non lo è per niente. È bravissima nelle mie materie. Non le servivano ripetizioni. Le serviva tanto sesso e un luogo sicuro. Sapeva che qui avrebbe trovato tutte e due le cose. Mi ha detto che in paese parlano tutti di noi. Lei voleva noi, perché voleva tanto buon sesso. Ha una voglia che credimi è quasi come la mia.”
Mentre Rita lo diceva, un piedino si faceva strada verso il mio cazzo, portandolo in tiro.
“Quasi” concluse Rita.
Mi portò a letto, ma solo per chiedermi di riposare, che sarebbe stata una lunga notte.
Qualche ora dopo, una piacevole sensazione di penetrazione anale mi svegliò. Un dito ben lubrificato di Rita mi stava massaggiando là dentro e mi stava dando delle bellissime sensazioni.
“Buongiorno bellissima! È mezzanotte e fino alle 4 sarai una ragazza. Una splendida ragazza! Come ti chiami?”
Quasi mi ero dimenticato il gioco di prima. Sparai il nome di una mia compagna di classe un po’ mascolina: “Ciao Rita, sono Betty”.
“Mmm… vieni con me Betty”.
Rita mi baciò e mi portò in bagno. Aprì il suo armamentario di trucchi, creme, e altre cose di cui non so nemmeno il nome.
“Lo specchio serve a me, Betty, non guardarlo per nessun motivo al mondo”.
Ero molto curioso. Anzi…curiosa!
Il trucco fu compiuto. Poi passammo alla pettinatura, con molto gel. Infine, Rita mi portò dei suoi vestiti, una camicetta e una gonnellina. Poi anche delle mutandine.
“Ti si vedrà il pacco sotto la gonna, Betty, le mutandine sono indispensabili. Ecco, mettilo così. Vediamo come ti stanno sul culetto. Magnifica! Ora un po’ di smalto, mani e piedi. Stesso colore? Ma sì, stesso colore.” Rita mi mise lo smalto. A guardarli così, non erano poi così brutti neanche i miei piedi. “Ora chiudi gli occhi. Cammina fino allo specchio grande. Così, brava. Betty sei pronta? Io sono emozionata, e tu? Guardati!”.
Guardai. Ed ebbi un colpo. Davanti a me, una ragazza piatta, un po’ goffa, ma bellissima, femminile, e anche sexy, apparve in tutto il suo splendore. La faccia che avevo, a bocca aperta, e con tutto quel trucco, mi faceva sembrare vagamente porno. E quindi mi eccitai. La ragazza nello specchio, Betty, cosa poteva offrirmi? Niente tette… niente figa… mi voltai, a guardare il culo vestito (si fa per dire) di un microscopico filo interdentale. Ero sexy! Sporgendo un po’, le chiappe si aprirono e sì… ero decisamente scopabile!
Rita ruppe il silenzio: “Qui che dici, ci vuole il butt plug? Riesci a tenerlo tutta notte? Sei pulita, te la senti?” Feci di tutto per allargare il culetto… dovevo essere stata brava, perché il butt plug entrò proprio bene. “Sei già arrapata Betty o sbaglio? Vorresti entrare nello specchio e farti quella bella figa che vedi là dentro? Sì, sei più piatta di Angelica, ma a che ti servono le tette quando hai quel bel culetto? Non rispondere… non hai una voce da ragazza, rovineresti tutto. Troverai altri modi per comunicare, finché rimani una ragazza. Adesso vieni con me, prendiamo la macchina, sarà una notte da ricordare”.
Guidammo fino a un posto molto in periferia. Avevamo attraversato il paesino in macchina. Ci indicavano tutti. Rita mi accarezzava di continuo, mentre guidava. Io mi sforzavo di pensare da ragazza, per stare al gioco. Ma se ero una ragazza, ero una lesbica totale. Gli sguardi dei maschi, che mi seguivano ovunque, mi davano fastidio, ma quelli delle poche donne che mi avevano guardato…tutta un’altra storia.
“Come va laggiù? Ti danno fastidio le mutandine? – chiesi Rita e le risposi annuendo, senza parlare – Danno fastidio davanti? Sì? Un po’ strette, eh? E dietro? Ti piace la sensazione di avere il buchetto quasi all’aria? Eheh che porcella che sei Betty. Ho una voglia di farti che non ne hai idea. Ma c’è poco tempo…” Guidò ancora per un po’ in strade poco trafficate e poi: “Eccoci! Siamo arrivate!”
Era un capannone anonimo, in mezzo a una zona di campi e depositi. Posto bruttino, a vederlo da fuori. Ma dentro… Luce soffusa, viola e blu, divani neri, specchi, pali per striptease, qua e là qualche letto a tre o quattro piazze, e stanze con nomi tipo ‘Glory Hole’ e ‘Dark Room’… era un gigantesco club privé!
Una ragazza asiatica, credo indiana, si avvicinò. “Rita! Che bello rivederti! Ma che ci fai… Ah, hai portato… – mi squadrò da capo a piedi, notando che non ero una ragazza come le altre – hai portato un’amica. Beh, ragazze, cosa vi porta qua?”
Rita rispose che voleva fare uno show per i presenti, che io, Betty, avrei partecipato e che, da debuttante assoluta, sarei stata imperdibile. La ragazza era entusiasta. Ci disse che potevamo avere la ‘Sala Peep’ tutta per noi e che eravamo appena in tempo per prenderci la prima sessione. Diceva anche che io ero vestita benissimo ma che forse Rita voleva cambiarsi.
“Resto nuda, non preoccuparti. Piuttosto… hai quello strap on a tre cazzi dell’altra volta? Se possibile un po’ più piccolo, per questa verginella”.
Saltai in aria. Era quello il piano? Farmi perdere la verginità anale davanti a dei perfetti sconosciuti?
“E due mascherine – aggiunse Rita – oggi siamo qua in incognito”.
La ragazza tornò con quello che aveva chiesto Rita. Lo strap on funzionava così: due cazzetti nella parte dentro finirono nel culo e nella figa di Rita. Quello dopo, più grosso… beh, sarebbe finito nel mio povero culo! Stavo per essere inculata e come mi sentivo? Oltraggiata? Violata? No! Arrapata da morire! Come ero diventata così troia?
Rita mi mise la mascherina, che copriva solo gli occhi. Era nuda, tranne lo strap on, che ogni tanto mi sfiorava e mi terrorizzava ed eccitava insieme, e aveva scarpe con tacchi a spillo altissimi, che facevano sembrare lei una gigantessa e io, a confronto, una nana. Sperai tanto che non volesse calpestarmi, con quei tacchi! Mi disse: “Sei tesa? Sarà una scopata come tante altre, con una piccola inversione di ruoli. Dai, andiamo”.
Ci ritrovammo in mezzo a una stanza rotonda, circondata da specchi. Dietro ogni specchio c’era una cabina dove stavano una o due persone – mi aveva spiegato la ragazza indiana – che potevano fare assolutamente quello che volevano, purché non ci dessero fastidio. Avevano anche la possibilità di darci delle mance.
Ci mettemmo nel letto al centro della stanza, che iniziò a ruotare per farci vedere da tutti in tutte le angolazioni. C’era musica, Rita si muoveva a ritmo, era sexy, faceva ballare anche me. Mi disse: “Vedi Betty? Ogni lucina gialla sopra lo specchio significa che la cabina è occupata. Quando diventa verde, arriva una mancia. Adesso mettiti a 90 e iniziamo a far segare qualche pervertito”.
Mi misi a 90. Era davvero strano avere il butt plug in culo, il filo della mutandina tra le chiappe, gli sguardi dei segaioli in cabina, ed espormi così in quel modo… strano ma anche eccitante. Qui Rita fu molto cattiva con me. Con un bel movimento dolce e attento, scostò le mutandine senza togliermele, mi sfilò il butt plug dal culetto, che rimase dilatato, e senza avvisarmi me lo cacciò di colpo… in bocca!
“Non sputarlo! – mi disse – anzi, se lo succhi un po’ vedrai quante mance…”. Ero nauseata da quell’oggetto passato direttamente alla bocca dal culo, e molto umiliata per quel trattamento così sprezzante. Non succhiai, ma tenni il plug dove l’aveva lasciato Rita e dalle luci vidi che, almeno, quella degradazione stava fruttando mance a volontà.
Rita mi tenne il culo aperto con le mani, facendo vedere a tutti che ero pronta ad essere montata – e chissà se qualcuno di quelli fosse stato al posto di Rita…lo stavano desiderando, in quel momento?
Poi mi costrinse ad un’altra umiliazione. Prese un cinturino che si adattava al butt plug e, avvolgendolo intorno alla mia testa, fece in modo da fissarmi il plug in bocca. Non potevo parlare né sputare arnese. Mi veniva quasi da piangere!
“L’ho fatto per te! – mi sussurrò – pensano che sei una ragazza al 100% secondo me… non roviniamo la sorpresa proprio adesso”. Scese a darmi qualche leccata all’ano ma evitò accuratamente tutto il resto che avevo là sotto, che rimase accuratamente nascosto. Infilò comodamente due dita, lubrificate solo di saliva. E intanto aspettavo il momento di ricevere il cazzone di lattice dello strap on, sperando che Rita fosse buona e che volesse farmi anche godere, non solo farmi male. Il mio cazzo depilato e femminile, intanto, si stava risvegliando sotto le mutandine, rischiando quasi di romperle.
E allora sentii Rita montarmi sopra. Mi diede una sberla forte sul culo. Ci sputò sopra. Appoggiò la cappella finta e piano piano entrò. Non mi disse niente. Ma il modo in cui me lo stava spingendo in culo mi fece capire che le mie speranze si stavano avverando, Rita stava cercando di farmi avere un orgasmo anale, di farmi godere!
Allora sparì tutto, il butt plug in bocca, le mance, i guardoni, la dominazione… c’era solo una coppia che faceva sesso per godere. Mi venne in mente che in un passato, forse molto lontano, ero io a inculare Rita…possibile? Mi sentivo così femminile in quel momento. Se una volta davo, ora stavo prendendo. Ma questa non era una cosa egoista? E io cosa stavo dando a Rita, in cambio di quel meraviglioso massaggio interno al culo? Presi a muovere i fianchi per farle arrivare anche a lei una spinta di piacere, per fargliela arrivare al di là dello strap on.
Rita allora urlò dalla sorpresa: “Ma cazzo fai?! Ti inculi da sola?! Ma non ci credo! Betty, sei una troia! E inculati allora, io sto ferma adesso!”. Detto fatto… controllando i movimenti riuscivo a trovare i punti giusti per godere e godere… “Ma non venire!” Urlò di nuovo Rita.
Si sfilò e mi fece un po’ male. Mi fece sdraiare sulla schiena, tirandomi su le gambe. Senza aspettare che il culo si richiudesse, mi penetrò di nuovo. Stavolta potevamo guardarci negli occhi. Era bello, ma Rita pompava più forte, stava tornando il dolore. Rita arrivò all’orgasmo, ma senza sborrare ovunque e senza ammosciarsi. Continuò nel mio povero culo senza quasi fermarsi.
Altra corsa, altro giro, altra sorpresa. Rita si portò i miei piedi dalle unghie smaltate al viso…e iniziò a baciarli! Baci e leccate, come io facevo a lei! Ero lusingata! Non sapevo fosse una sensazione così bella… il cazzo reagì e minacciò di uscire da sotto la gonna.
“Non toccarti! Ti uccido se ti tocchi, Betty! Aspetta ancora un attimo!” Ah era tornata crudele! L’avevo vista venire ma non voleva far venire me. Anzi, mi scopava in maniera più animale. A rimarcare il messaggio, mi sputò in faccia. Tante mance per quello sputo… Poi mi legò le mani dietro la schiena e cambiammo di nuovo posizione.
Lei sotto, io sopra, guardando verso l’esterno. Con le mani legate non mi potevo tenere, ero finita impalata dal cazzo di Rita! Oltre a lei, anche il mio cazzo mi tradì. Sì, perché stava tirando maledettamente. “Qualcuna qui non resiste più, eh? Vieni dietro con la schiena. Appoggiati, brava così. Ora fatti sollevare la gonna e sorridi… ecco! Il tuo cazzo gli sta piacendo! Guarda quante mance!! Ma cosa fai?? Sborri??? Che troiaaa!”
Sborravo a fiumi! Con la gonna solleva, le palle ancora impigliate nelle mutandine, ma con tutta l’asta e la cappella di fuori, sentivo addosso al cazzo tutti gli sguardi dei porci arrapati e non avevo avuto bisogno delle mani per iniziare a godere. Lunghi schizzi di sborra volavano per aria mentre Rita assestava gli ultimi colpi. Sorridevo ancora con il butt plug in bocca.
Così finì lo show. Rita mi concesse un rapido pompino di scuse. Ritirammo le mance… beh, quasi un millino a testa, non male. Rita mi sistemò il trucco, che era quasi intatto. Tornammo in macchina e passammo da una zona di prostitute.
“Betty – disse Rita – hai ancora 15 minuti da ragazza. Ti faccio una proposta. Li vuoi passare da puttana? Vuoi provare anche questa sensazione? Facciamo così: ti lascio qua e vado ad accostare più avanti. Quel che succede succede ma non salire in macchina con nessuno, ci siamo capite? Vuoi provare? Sì?? Ok, facciamolo”.
E lo feci. Dovevo solo fare 10 minuti a piedi, vestita e truccata da donna (anzi, da troia). Mi si avvicinò subito una macchina col finestrino abbassato e tre ragazzi dentro. Poco più grandi di me. Neanche brutti, ma molto arroganti. Quello al sedile del passeggero disse: “Oh bella sei nuova? Ma dove le hai lasciate le tette? A casa? Per le spagnole come fai? Costi di meno, così piatta? Dai, ci fai vedere la figa così decidiamo? Se sei troppo sfondata ci fai lo sconto eh! Oh ma con cinquanta a testa fai serata eh… facciamo un figa culo bocca? Tre cazzi insieme? Ti stai già bagnando? Oh ma a culo come sei messa? Sei di quelle che ne prendono due insieme come nei porno?”
Ero terrorizzata. Per fortuna videro la macchina di Rita con le quattro frecce, pensarono che fossi occupata e mi lasciarono stare, andando a tormentare qualcun’altra.
Rita fu dolce: “Bella esperienza, eh? Ti manca ancora un minuto. Consiglio, chiudi gli occhi, addormentati. Svegliati maschio. Molto maschio. Domani voglio vedere che ti scopi Angelica… non viceversa. Addio Betty – disse Rita dandomi un ultimo bacio tra ragazze – piacere di averti conosciuta.”
—
Continua
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…