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Racconti di Dominazione

Schiava del sesso

By 16 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Pamela e ho 21 anni, e sono sempre stata una schiava del sesso. Sono alta 1 metro e 70, capelli biondi lunghi, una quinta naturale che ho sviluppato molto presto e un sedere da sballo..ed è naturale che le mie forme abbiano attirato sempre l’attenzione(e le mani) degli uomini, fin da ragazzina.
Come ho detto adoro il sesso, mi piace farlo e mi è sempre piaciuto, ho avuto tante esperienze ed è normale che, dopo un po’ di tempo, mi sia stancata del solito sesso convenzionale; così, anche grazie all’aiuto di alcuni master, che mi hanno svezzata(e naturalmente aperta) per bene, ho scoperto il fantastico mondo della sottomissione, e da allora non ne ho potuto più fare a meno
Volete sapere cosa mi è successo poco tempo fa? Ero alla stazione ed era tardi, molto tardi’io ero vestita con top minigonna ascellare nera e tacchi a spillo, sembravo una vera troia’quando ecco che vedo in lontananza un gruppo di uomini vecchi, sporchi e malvestiti, probabilmente balordi della zona; non appena mi vedono cominciano a riempirmi di insulti e proposte oscene, mi dicevano: ‘ma guarda che bocca da pompinara ha quella troia..’ ‘ehi, puttana, vieni qui che ti squartiamo per bene’, ‘vieni qui e mettiti a pecora che adesso ti apriamo il culo, ah ah ah” Io faccio finta di niente e passo avanti, ma in realtà lo so già che mi sto eccitando, e le mie mutandine che si inumidiscono lo testimoniano.
Così mi dirigo verso i bagni pubblici, ed entro dentro,e lì sono costretta a toccarmi, come sempre quando accadono queste situazioni: immagino di essere presa con la forza, di essere sodomizzata a turno, di essere in balia di questi porci che mi aprono ogni buco senza riguardo mentre mi danno schiaffi sulle natiche e mi torturano le tette’.ma la realtà quella volta ha superato la mia fantasia! Non appena esco dal bagno me li trovo tutti davanti; la porta d’uscita era chiusa, e non potevo assolutamente scappare, e anche urlare era inutile, dato che a quell’ora alla stazione non c’era nessuno; con la porta del bagno chiusa poi, chi mi avrebbe sentita? E anche se mi avessero sentita avrebbero creduto che fossi una delle tante puttane che gironzolavano per l’area intenta a farsi sfondare da qualche cliente.
Nemmeno il tempo di riflettere, una frazione di secondo ed ecco che mi saltano addosso come belve inferocite; uno mi sbatte a terra e poi mi scaraventa contro il muro prendendomi per i capelli, mentre l’altro mi tiene immobilizzata da dietro; sono davanti a me, li vedo in faccia; quello che mi sta davanti è un panzone vecchio e peloso, con un cazzo enorme quando se lo tira fuori; saranno si è no 30 cm, e puzza di urina; l’altro è un energumeno con un cazzo non lunghissimo ma largo e nodoso; il secondo inizia ad incularmi senza preavviso e senza pietà; mi pompa fortissimo, mi sta rompendo il culo, io urlo come una forsennata ma è inutile, più urlo più il porco spinge più forte e inizia a prendermi a schiaffi sulle natiche; ‘Ehi Franco, questa vacca urla peggio di una baldracca da strada, su, tappagli la bocca a quella puttana, ah ah ah!!’ Quello con il cazzo enorme non se lo fa ripetere due volte e me lo schiaffa in gola nonostante la mia resistenza; io non ce la faccio ad ingoiare quel cazzo enorme, sarà largo più o meno come una lattina; rischio di soffocare, sto piangendo e il trucco è completamente sfatto, inoltre la puzza di urina del cazzo mi nausea, ma il panzone non se ne cura e anzi continua a scoparmi la bocca; gli altri due balordi intanto iniziano a prendermi a calci dappertutto; mi stanno trattando peggio di una nigeriana da strada ma a me piace e la fica mi cola come una fontana; i balordi ovviamente notano la cosa e non fanno a meno di commentare la cosa ‘ah hai visto che ti piace il trattamento, zoccola? Ed è solo l’inizio, ora ti facciamo la festa, ah ah ah!’ e mentre dicono questo mi sputano in faccia, sulle tette, sul culo e continuano a prendermi a calci; io continuo a piangere e mi sento completamente umiliata, ma mi piace questo e continuo a godere come non mai; poi i primi due si scansano e viene il turno degli altri. Mi hanno sodomizzata a turno, e poi mi hanno costretta a leccare i loro cazzi sporchi di merda, uno alla volta; mi hanno sborrato addosso e si sono puliti i loro cazzi sporchi di sborra con i miei capelli, le mie tette e tutto il corpo; infine mi hanno usata come cesso, mi hanno pisciato in faccia a turno e l’ultimo mi ha costretto anche a bere, minacciandomi di ammazzarmi di botte se avessi fatto cadere anche solo una goccia.
Infine mi hanno lasciato lì a terra nel bagno, completamente nuda, i vestiti strappati e il culo rotto, in condizioni pietose, con le incrostazioni di sborra in tutto il corpo, mentre puzzavo come una fogna per tutto il piscio e la sborra che quei bastardi mi hanno riversato addosso.
Mi sono rivestita al meglio che potevo e sono tornata a casa, rotta in tutti i buchi ma con la fica che colava ancora’

Per commenti, consigli, suggerimenti e critiche, potete scrivermi all’indirizzo mail giovanni174@hotmail.com

A presto
Era da tanto tempo che volevo scoparmela quella troia. Bionda, labbra carnose quasi a canotto e con due tette enormi che si portava sotto i vestiti più scollati possibili..ogni volta che la vedevo sculettare con quel suo fare da troietta, sempre senza mutandine ovviamente, il mio fratellone lì sotto non poteva fare a meno di indurirsi, e non potevo più sopportare questa situazione, dovevo risolverla.
Sono un professore universitario, 40 anni, bella presenza almeno a quanto dicono, e posso affermare senza modestia che le donne non mi siano mai mancate’.peccato che ho, diciamo, una piccola particolarità, un vizio che purtroppo non posso soddisfare con chiunque: a me le donne non piace semplicemente scoparle, piace dominarle, sottometterle, completamente’.e la troietta di cui parlo faceva proprio al caso mio; lo sapevo già, era la preda perfetta: il mio esame era fondamentale per il suo piano di studi, se non l’avesse passato adesso non avrebbe potuto fare nessun altro esame, e avrebbe perso almeno un anno; ovviamente l’avevo già bocciata due volte, per impreparazione(non sono mica il tipo che mette i 30 alla prima ragazza che si presenta con una scollatura generosa, che credete!); questa volta però, sarebbe andata diversamente.
Ed ecco che la troietta si presenta all’esame’immaginatela: minivestito, praticamente una sottoveste, nera che faceva vedere tutto: tette, capezzoli, culo’ tacchi a spillo neri, e come al solito niente mutandine: la sgualdrina pensava di fare colpo stavolta, ma niente da fare: non aveva capito che quando voglio fare lo stronzo non c’è scollatura o culo in bella mostra che tenga: bocciata un’altra volta, e si ripresenti al prossimo appello: la mignottella, decisamente delusa e infuriata, se ne uscì fuori dall’aula senza nemmeno salutarmi, ma io sapevo che sarebbe tornata.
E infatti eccola là, il giorno dopo, al ricevimento, sempre con lo stesso abbigliamento da mignotta e il trucco pesante, che piangeva e mi implorava di darle un’altra possibilità’io dopo essermi fatto pregare fingo di accettare e dico ‘bene, signorina, le voglio venire incontro: si ripresenti domani, dopo l’orario di chiusura, nella mia aula, purtroppo non ho altri orari, ad ogni modo ci sarò; faremo un integrazione orale, se passerà quella avrà passato l’esame; e mi raccomando venga sola, perché questo che le sto proponendo è illegale; meno testimoni ci sono, meglio è sia per lei che per me’ La ragazza dapprima perplessa e un po’ spaventata per l’orario insolito e per la richiesta di presentarsi sola, accettò tuttavia di buon grado: aveva maledettamente bisogno di passare l’esame, e io lo sapevo. Le avevo proposto un integrazione orale, ma la vacca non aveva ancora capito di quale integrazione parlavo: ah, ah ah, non vedevo l’ora di pregustarmi la serata di domani.
E infatti quel giorno Pamela venne, da sola come le avevo detto, ma non si sarebbe di trovare dentro la sorpresa che le avevo preparato: infatti in aula non ero solo, ma insieme a me c’erano altri due uomini: uno era il custode dell’università, un cinquantenne grasso e sempre sudato; era soprannominato ‘l’animale’ dalla sua conosciutissima propensione a non essere esattamente un gentiluomo con le studentesse, tanto che già una volta si era preso una denuncia per molestie; l’altro era un nero enorme di due metri, che avevo portato apposta per sfondare la troia in questione.
Neanche il tempo di rendersi conto ed ecco l’animale che chiude la porta e fa ‘Ahahah eccola qua, professore, allora avevi ragione: è proprio una troia’non sai quante volte mi sono fatto le seghe sognando di spaccare questa vacca, ma adesso è venuto il momento: vieni qua puttanella che ti faccio la festa” e così dicendo le infila la mano sotto il vestitino fino a stringerle forte le tette. La ragazza ovviamente si divincola ‘ma vaffanculo stronzo, per chi mi hai presa, ora ti denuncio, bastardo, e lei professore diamine faccia qualcosa!’ disse la studentessa isterica. Era il momento di intervenire, e infatti intervenni: ‘ahahah mi fai ridere troietta, quanto sei comica nella tua impertinenza’ dissi con un sorriso divertito ‘che ti credevi di venire qui a fare l’integrazione orale? Ora te lo spiego io in cosa consiste questa integrazione: dovrai soddisfarci tutti, dovrai fare qualsiasi cosa ti chiediamo, anche la più schifosa, senza fiatare: questa sera sarai la nostra schiava, la nostra cagna, il nostro cesso’ti apriremo senza riguardo in tutti i buchi, e se ci va ti useremo anche come cesso, e tu dovrai stare zitta e obbedire ad ogni nostra perversione; ovviamente puoi andartene quando vuoi; ma ricorda che, se lo fai, non solo non passerai mai il mio esame, ma puoi scordarti di laurearti qui, per sempre: userò il mio potere per metterti contro chiunque e la tua carriera in questa università sarà finita; non solo, lo vedi questi uomini in foto?’ dissi indicando una foto sul tavolino ‘sono tutti imprenditori cittadini e sono miei amici’credi proprio di trovare un lavoro in questa città? Tu sei solo una succhia cazzi e adesso ti trattiamo come tale, adesso sta a te la scelta: collaborare e passarla liscia, o andartene e avere la vita rovinata, decidi tu”. Avevo parlato, ora stava a me vedere se il mio piano avrebbe avuto successo’ La risposta arrivò subito quando sentii la ragazza iniziare a piangnucolare e abbassare la testa”va bene, p-professore, accetto’.’ Disse con un filo di voce’ma io non ero ancora contento’uno schiaffo le arrivò in piena faccia e lei si ritrasse lamentandosi dal dolore ‘si dice si va bene, padrone, troia, avanti, ripeti!’ ‘Scusi padrone, intendevo dire s-si, padrone, accetto”
‘Avete visto ragazzi? La troia è pronta a farsi sfondare..su, fatele la festa!’
Cominciò l’animale, e subito la povera troietta si incominciò a rendere conto di cosa la aspettava quella notte; la ragazza potè subito sentire bene le mani sporche e pelose dell’animale che la afferrava per i capelli, che la costringeva a prendere in gola tutto il suo cazzo grosso e nodoso(23 centimetri), fino in fondo, a rischio di soffocarsi. La troietta potè assaporare subito il sapore nauseabondo di urina del cazzo del custode che la sfondava la gola senza alcun ritegno fin dall’inizio, mentre con l’altra mano le dava schiaffi sulle tette e le tirava i capezzoli; a un certo punto mentre continuava a pomparla in gola il sadico lavoratore dell’università le chiudette il naso; la troietta si sentì quasi soffocare dal trattamento della bestia, aveva le guance rigate di lacrime mentre era diventata tutta rossa in volto; non ancora sapeva che questo era solo l’inizio.
La celestiale visione di questa biondina tettona con la faccia d’angelo e il corpo da bambola gonfiabile utile solo a prendere metri di cazzo scopata in bocca senza ritegno da un grassone sadico eccitò molto il nero, che se lo tirò fuori e iniziò a segarselo;ora, le dimensioni del suo cazzo , sono sincero, spaventarono anche me; superava, non esagero affatto, nettamente i 30 centimetri’ma ciò che mi colpì ancora di più era la larghezza: aveva una cappella dalla larghezza che superava il pugno della mia mano(e non ho mani piccole, affatto), e il diametro del cazzo era superiore a quello di una lattina’già mi eccitavo a pensare a cosa avrebbe provato la povera puttanella quando quell’enorme cazzo l’avrebbe sfondata; cosa di cui era consapevole anche il nero, che, proprio per saggiare le reazioni di quella troia bianca, si mise davanti la faccia della troietta e le fece vedere il suo enorme cazzo, preannunciandole cosa le sarebbe successo; pamela, spaventatissima, lo implorò di lasciarla stare, gli disse che non aveva preso mai un cazzo di quelle dimensioni, che l’avrebbe segato e anche cercato di prenderlo in bocca ma ‘ti prego, in fica no, con quel cazzo mi rompi, ti prego non farlo” lo implorò singhiozzando la mignotta bianca, ma il nero non se ne curò e, mentre l’animale la costringeva a forza a prenderlo in bocca, con un colpo secco le sfondò la fica.
La vacca ora quindi aveva due cazzi, uno, quello del custode, che le sfondava la bocca, e l’altro, quello del nero, che le sfondava la fica; il cazzo del nero, com’era prevedibile, le fece molto male, ma non poteva urlare dato che aveva la bocca occupata dal cazzo del custode; tuttavia, dopo una decina di minuti di quel trattamento, la ragazza iniziò ad abituarsi al cazzo del nero, e i lamenti, poco a poco si trasformarono in gemiti. ‘Lo sapevo che ti piaceva il cazzo nero, lurida troietta bianca’ non potè fare a meno di commentare il nero, e la mignottella ovviamente non poteva rispondere, dato che aveva la bocca ancora occupata dal cazzo dell”animale’, ma la sua fica che colava testimoniava il suo godimento.
Il tutto continuò per un’altra decina di minuti, fino a quando l’animale, che oramai la stava scopando in bocca da quasi mezzora, finalmente venne e le scaricò tutto il suo liquido denso in gola; il nero, che la stava scopando in fica, invece, non era ancora venuto, ma ad ogni modo si staccò anch’egli dalla sua fica’.cosa aveva in mente? Neanche io lo sapevo, ma il tutto divenne incredibilmente chiaro subito dopo, quando il nero le si parò di nuovo davanti con il suo cazzo enorme e le disse: ‘ vedo che hai goduto con il mio cazzo nero. Adesso però, tocca a me. Visto che sei così puttana, voglio provare a fare una cosa che non ho fatto mai. Mi manca perché ce l’ho troppo grosso quindi non me l’hanno mai fatto fare, ma adesso puttanella bianca con te voglio togliermi questo sfizio. Adesso ti sfondo il culo’ Non appena ebbe sentito le ultime parole, la ragazza, colta da autentico terrore, si liberò e fece per correre fuori dalla stanza, ma il nero, che si aspettava questa reazione, fu più pronto di lei; la afferrò prontamente da dietro, e, mentre lui la teneva ferma, chiese aiuto all’animale per lubrificarle il culo; la ragazza, nel panico più totale, continuava a urlare e a dimenarsi per la paura di quello che la aspettava; ‘sì, brava urla di più, mi piace così, adesso lo vedi come ti spacco!’ Il nero entrò piano piano e con grossa fatica nelle sue viscere; immaginate cosa ha provato la cagna: la troietta urlava e si dimenava come una pazza; immaginate il volto completamente deformato dal dolore la bocca spalancata in una smorfia di sofferenza; per fortuna la tortura del nero non durò a lungo, dato che dopo 5 minuti venne dentro il suo intestino, altrimenti la cosa avrebbe avuto conseguenze serie per le sue viscere’nondimeno quando il negro si staccò dal culo il buco era oscenamente aperto, completamente rosso’.
Colto da improvvisa pietà per le condizioni della povera vacca, la feci riposare per una decina di minuti, in cui lei stette a riprendere fiato e a lamentarsi, stesa a terra e completamente nuda’; ma, come accade sempre con queste puttanelle indisciplinate, la vacca non mi fu affatto riconoscente; dopo un po’, mi accorsi che la ragazza si stava rivestendo, e, di nascosto e senza dirmi niente, stava cercando di dirigersi all’uscita; la cosa ovviamente mi fece andare in bestia: e a soddisfare me, non ci pensava??? La afferrai per il collo, e, sbattendola al muro e guardandola colmo di rabbia le urlai: ‘lurida vacca, cosa pensavi di andartene così? Non ricordi i patti? Dovevi soddisfare anche me, mignotta!!!’ La ragazza, visibilmente pentita per il grosso errore, cerco subito di giustificarsi dicendo ‘ha ragione, padrone, mi scusi, ho commesso un imperdonabile errore, ma veramente io” Con una sberla in faccia la feci stare zitta: ‘stai zitta troia, non ti ho dato il permesso di parlare, le cagne come te non parlano’.mi hai disobbedito e profondamente deluso, e per questo sarai duramente punita’.voi due, portatela nella stanzetta!’
Ora, la ‘stanzetta’ non era altro che una piccola e stretta camera, quasi un ripostiglio, dove io nascondevo i miei ‘attrezzi speciali’, che usavo solo nelle situazioni particolari’era una stanza segreta e non la conosceva nessuno a parte quei due; dato che era la prima volta, avevo pensato di non portare la ragazza nella stanzetta, ma, dato che la vacca mi aveva disobbedito, non si meritava questa attenzione: me la sarei fatta nella stanzetta, con il corredo di attrezzi che piacevano a me, senza alcun riguardo.
I due la portarono nella stanzetta e le strapparono i vestiti di dosso; nella stanzetta c’erano tutti gli attrezzi che io usavo per i miei giochi; c’erano fruste di tutti i tipi e consistenze, manette, mollette, dildo, manganelli e altri oggetti per penetrare la schiava, maschere per la bocca e chi più ne ha più ne metta.
Non appena vide gli attrezzi, la ragazza si spaventò a morte: ‘ti prego padrone questo no, ti prego non farlo’.ti spompinerò per ore, mi farò sfondare in ogni buco, mi farò anche pisciare o cacare addosso se vuoi, ma ti prego, non farmi questo’. ‘Sta zitta troia, non hai capito che non ti voglio sentire? Se non volevi essere punita dovevi pensarci prima, ora è troppo tardi!’
Cosa dovevo scegliere per la punizione di oggi? Dopo una breve riflessione, presi la mia decisione.
Feci mettere la ragazza a pecora e nuda, con i buchi oscenamente in vista; all’altezza del ventre una sbarra le faceva mantenere la posizione; le misi un paio di manette ai polsi: queste manette erano legate a un elastico a molla, che era a sua volta collegato a un gancio che stava sul soffitto: la ragazza dunque, era a pecora con le braccia unite e legate ai polsi; le braccia erano a sua volta sospese verso l’alto per effetto della molla; ma non era finita, anzi: mancava la parte riservata alle tette: le attaccai due pinzette molto resistenti ai capezzoli; anche queste pinzette erano collegate a due elastici a molla, solo che questi elastici, a differenza dei primi, erano collegati a un gancio che stava a terra; già ferma in questa posizione provava dolore; i capezzoli le facevano male a causa delle pinzette e ancor di più perché erano tirati, assieme a tutte le tettone che si ritrovava, verso terra dagli elastici; non poteva abbassarsi, perché all’altezza del ventre aveva una sbarra che la costringeva a mantenere quella posizione; inoltre tutto il ventre era legato a quella sbarra da fili sempre elastici. Se già provava dolore conciata così, pensate a cosa provò la povera troietta quando iniziai a incularla con foga da dietro. Spingevo e pompavo come un’ossesso, con violenza, e la prendevo per i capelli per farle tirare ancora di più le tette; in quella posizione, ogni mio colpo per la povera troietta era un dolore enorme, le tettone si deformavano a ogni colpo a causa degli elastici mentre la inculavo erano diventate addirittura coniche e le pinzette tiravano così forte i capezzoli che sembravano lacerarsi da un momento all’altro; la troia urlava come una matta ma io me ne fregavo, aveva disobbedito e meritava questa punizione, la meritava senza dubbio.
Il supplizio durò per ben mezzora(sono resistente io, mica sono un novellino!) terminata la quale la slegammo.
Successivamente, la punizione continuò portandola in bagno e , mentre i due la mantenevano, la costrinsi a mettere la faccia dentro al cesso sporco e a pulire tutto con la lingua; ovviamente, mentre faceva questo, non mancai di abusare di nuovo del suo culetto e della sua fica, e così fecero anche gli altri due.
Infine, la punizione terminò con una salutare pisciata collettiva in faccia, che lei fu costretta anche a bere.
Era abbastanza; la feci portare dal custode all’aperto; sporca com’era di piscio e di sborra, e dolorante in tutti i buchi, chiese almeno di essere lavata; mosso, ancora una volta, a pietà dalle condizioni della cagna, la feci lavare dal custode con la pompa dell’acqua fredda.
‘Brava troietta, congratulazioni’hai superato davvero brillantemente l’esame’.questo esame, ahahah” le dissi mentre le gettavo il libretto con il voto sul corpo nudo e bagnato.

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A presto!

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