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Questo è un racconto immaginario, buona lettura!
Avevo appena servito una signora quando un uomo, un trentenne, un bell’uomo, entrò nel locale e si avvicinò.
“Ciao bella, una wodka”
“Salve” salutai, servendo ciò che aveva richiesto.
“Giorgia” lesse ad alta voce la targhetta appesa al mio grembiule, “come la cantante… ma molto più bella”.
Arrossii, nonostante fossero all’ordine del giorno i complimenti per la mia bellezza mi metteva sempre un po’di imbarazzo riceverli.
“Che ne dici se questa bellezza la sfrutti bene questa sera?”
“Scusi ma penso che mi abbia scambiata per un altro tipo di persona. Ecco la sua wodka” servii.
La serata continuò.
Erano le 23 e il mio turno era concluso.
Uscii dal bar, ma dopo qualche passo sentii qualcuno afferrarmi e tappare la bocca con un fazzoletto unto di qualcosa.
“Respira. Profondamente. ” ľultima frase che udii.

Mi svegliai e mi ritrovai davanti la faccia del cretino che mi aveva scambiato per una puttana.
Avevo i polsi legati.
Aprii la bocca per urlare ma subito la sua mano me la tappò.
“Non voglio farti nulla, ma assolutamente nulla di male, vorrei soltanto godere e ,se possibile, ricambiare il favore. Guarda, non ti ho neanche spogliata e ciò è segno delle mie ottime intenzioni. Ma che maleducato, non mi sono presentato: piacere, Davide.”
Mugugnai nell’intento di dire qualcosa al che lui mi tolse la mano dalla bocca.
“Figlio di…” e sputai.
“No, non è ľatteggiamento giusto. Non voglio ridurti come il bastardo che ti ha malmenata.”
Mi scostò la maglietta dal collo mettendo in vista ľematoma sulla spalla.
La sua mano risalì lungo i collo fino ad arrivare al viso e iniziò ad accarezzarti le labbra con il pollice. Glielo leccai e glielo ciucciai, poi li morsi, forte.
“Cazzo” disse e sfilò il dito dalla mia bocca mollandomi uno schiaffo.
“Smettila di essere scontrosa. Vediamo se così ti calmi un po'” e cominciò a palparmi il seno, poi portò l’altra mano sul pube, coperto da mutande e leggins.
“Sei asciutta, perché non ti lasci un po’andare” dunque mi massaggiò la figa. Subito scalciai ma Davide mi bloccò le gambe.
Estrasse da una tasca interna un coltellino svizzero.
“No, perfavore no” pregai.
“Ma non serve mica per quello!”
Mi prese le mani e tagliò la corda che le legava.
Mi fece alzare in piedi e con il coltellino mi tagliò la maglietta scoprendomi il petto e mi slacciò il reggiseno, lo stesso fece con i leggins e le mutande.
Cercai di opporre resistenza, inizialmente, ma vedendo che era tutto inutile, smisi. Le lacrime mi salirono agli occhi ma le ricacciai dentro.
Davide intanto mi aveva denudata completamente. Mi toccò la figa ma constatò nuovamente che era asciutta.
Mi fece inginocchiare e subito tirò fuori dai pantaloni il suo cazzo eretto.
“Lo vedi, è tutto per te, devi solo aprire la bocca, e non mordere, sennò te lo spingo così forte in bocca da farti vomitare, ok?”
Me lo infilò. “Succhia e lecca dai”
Obbedii, chiusi gli occhi e feci come mi aveva detto.
“Non ingoiare lo sperma quando vengo, ma tienilo in bocca”
Due minuti dopo mi prese la testa fra le mani e eiculò.
“Adesso appoggerà la bocca sulla tua e tu mi trasferirai lo sperma in bocca”
Lo feci e lui me lo sputò sul culo, spalmandolo per bene sul buchetto.
“Oh, quasi dimenticavo”
Mi fece alzare e mi condusse fino a una porta dalla quale si accedeva a un bagno. Mi fece sedere su un bidet con il culo rivolto verso il rubinetto del sanitario cui era collegato un corto tubo di plastica. Mi aprì le chiappe e mise ľestremità del tubo nel mio sedere.
Aprì ľacqua calda che mi riempì il retto e via via tutto ľintestino. Chiuse il rubinetto e mi staccò dal tubo. Ľacqua che mi uscì era marrone e piena di feci. Davide puli tutto e poi uscimmo dal bagno e chiuse la porta.
Mi fece subito inginocchiare, quasi avesse fretta, e mi inculò. Io appoggiai le mani e i gomiti a terra.
“Mi fai male, perfavore, ahi”
“Ok”
Rallentò le spinte e intanto sputò due o tre volte sul mio culo per lubrificarlo.
Aumentò di nuovo la velocità.
“Siii” sussurrai, ma lui lo sentì e, compiaciuto, mi infilò un dito nella vagina, diventa un lago di umori. Tolse il cazzo dal culo, si sedette a terra e mi fece sdraiare a pancia in su, mi leccò la patata.
“Visto che non è poi così male” e abbozzò un sorriso.
“Vieni qua” disse, invitandomi a impalarmi sul suo membro.
Mi sedetti sopra di lui allacciandogli le gambe alla vita e iniziai a muovermi su e giù lanciando gridolini di piacere, soffocati dai suoi baci. Venni prima di lui.
“Penso che ricambierò il favore” dissi.
Gli infilai le mani sotto la maglietta toccando la sua pelle, calda per ľeccitazione. Lui se la sfilò.
Gli leccai i capezzoli, li succhiai, li baciai, li mordicchiai e lui fece altrettanto con me.
Venni di nuovo, lui poco dopo.
Il suo liquido mi riempì.
Lui appoggiò la schiena sul pavimento, sdraiandosi. Io rimasi seduta su di lui ancora un po’.
Mi alzai, lo sperma fuoriuscì bagnandomi le cosce, ma non ci feci caso. Mi sdraiai accanto a lui e presi a accarezzargli la testa giocando con i suoi capelli.
Lo baciai. Lui si mise su un fianco.
Mi guardò dal petto fino ai piedi soffermandosi sui lividi presenti sulla mia pelle, sui graffi. Gli passò le mani.
“Ahi” dissi.
“Chi, chi è, chi diamine è?!”
“Non ti riguarda” piangevo.
“Chi è?! Chi ti picchia?”
“Basta, non ti riguarda, smettila di chiedermelo.”
Mi carezzò il viso asciugando le lacrime.
Mi appoggiai suo petto.

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