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Racconti di Dominazione

sinergie

By 28 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

http://neurosodomia.blogspot.com/

L’accordo era semplice.

Lui le concedeva di succhiargli il cazzo, lei avrebbe dimostrato tutta la sua gratitudine.

La cosa era nata quasi per caso, come accade quando in un luogo di lavoro due cervelli pervertiti intrecciano le sinapsi.

Sono bastate quattro battute allusive, tre sms spudorati, due mail sconce ed un solo sguardo per capire che poteva funzionare.

Lei contabile irreprensibile, giovane ma con aria severa e precisina, per nulla appariscente.
Lui consulente esterno ma con funzioni dirigenziali.

Fin dall’inizio ha funzionato così: lui passava da lei in un orario che garantisse una certa privacy, al massimo la avvisava il giorno prima perché lei potesse prepararsi.

Lei di solito quando lui arrivava era già un lago.

Ma lui era davvero poco interessato alla sua fica, al massimo controllava che fosse abbastanza eccitata per i suoi gusti.

Lei subito si alza dalla sua poltrona e correva a chiudere a chiave la porta dell’ufficio, mentre lui prendeva comodamente il suo posto sulla poltrona.

Si sfilava la gonna, si toglieva le mutandine (lui le amava piccolissime candide) e si inginocchiava davanti a lui cominciando ad accarezzargli il gonfiore tra le gambe da sopra i pantaloni.

Ma qui cominciava il difficile, perché a questo punto doveva cominciare a supplicare  di poterglielo leccare.

Lui non si lasciava convincere facilmente, voleva godersela mentre si umiliava fino in fondo.
Le faceva dire delle cose ‘che ti fucilano alle spalle’.

Le faceva anche delle domande a trabocchetto, chiedendole se non avrebbe preferito, chessò, essere scopata. 

Ma lei, che tutto poteva essere definita tranne che stupida, sapeva che poteva chiedere sempre e solo di potergli succhiare il cazzo.

Alla fine lo otteneva.

Magari dopo aver dovuto accontentarsi di leccare prima le sue scarpe, o i coglioni o il suo buco del culo.

Magari dopo essersi  infilata da sola qualcosa di voluminoso nel suo culetto per farlo divertire o dopo essersi strusciata come una cagna in calore sulla sua gamba per dimostrare sufficiente devozione.

Alla fine lui le concedeva di succhiargli il cazzo e lei in questo era proprio brava.
Sembrava che ne godesse fisicamente da come mugolava.

Era una di quelle femmine che il cazzo lo succhiano per davvero, con golosità.
Ed ovviamente beveva fino alla all’ultima goccia del suo sperma, cercando anche il più piccolo schizzo sulle mani o sui suoi pantaloni che raccoglieva con la lingua.

E poi ringraziava.
E lo faceva davvero di cuore.

Lui di solito alla fine controllava nuovamente il lago tra le sue gambe e la prendeva in giro un po’ chiedendole come avrebbe fatto ora a continuare la giornata lavorativa.

Lei confessava che non avrebbe più bevuto un solo goccio d’acqua, niente caramelle o caffè per tenersi quel sapore in bocca.

Se lo sarebbe tenuto anche a casa la sera quando il marito l’avrebbe finalmente scopata.

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