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Racconti di Dominazione

Storia di Barbara ( settimo capitolo )

By 23 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Rimasi stesa per terra dopo l’uscita di Matteo dalla mia casa, il bruciore non passava e cercavo di rifletter sulle sue ultime parole, era ovvio che dovevo prendere una decisione, il dolore lancinante che sentivo dietro, mi ricordava quanto fosse bastardo il ragazzo: decisi di non cercarlo più e stetti tutto il giorno dopo a pulire la casa e cercai di non pensare a Matteo, poi, con il dolore che diminuiva, aumentò la voglia di rivederlo; sentirlo ridere con gli amici durante il giorno passato, mi portava a pensasrlo, alla fine cedetti e andai allo stenditoio con il mio solito vestitino leggero, era come dire’ Sono tua’.
Matteo, mi vide, incrociai i suoi occhi e vidi il piacere di sentirsi il padrone.
Mi fece un cenno per farmi capire che dovevo rientrare e io, indecentemente, mi alzai sulle punte per fargli vedere che ero nuda sotto, poi, ancheggiando esageratamente, rientrai in casa.
Aspettai.
Il tempo sembrava essersi fermato, attendevo nervosamente di sentire i suoi passi o lo squillo del telefono, alla fine dopo parecchio tempo, arrivò.
Vederlo davanti a me, con quella faccia da schiaffi, mi fece perdere completamente la testa, sentivo le gambe cedermi, mentre appoggiata al tavolo gli facevo cenno di venire verso di me, avevo aperto le cosce e alzato leggermente il vestito, lo guardavo adorante.
Matteo mi stava a un metro e mi squadrava tutta, sentivo i capezzoli spingere decisi sulla stoffa, i suoi occhi mi penetravano togliendomi il respiro, sapevo che stava pensando a come prendermi e, in cuore mio, speravo fosse un rapporto naturale, anche se sapevo dei suoi piaceri perversi;
– Ti ho portato un piccolo regalo.
Guardai le sue mani, ero talmente presa a guardarlo ne gli occhi, che non mi ero accorta avesse qualcosa:
Mi concentrai su quello che stava scartando da una busta nera, rimasi sbalordita quando vidi che era un cetriolo scuro di circa venticinque centimetri con una circonferenza esagerata;
– Voglio che ti masturbi con questo, prima di scopare con me, mi piace vederlo fare’
– Tu sei pazzo, io non l’ho mai fatto davanti a nessuno e mai con oggetti, inoltre quel cetriolo, &egrave esagerato, non credevo neanche ne esistessero di così grossi’
– Decidi tu, ma sappi che se esco dalla porta, poi non rientro più!
Aspettai esitante, avrei voluto urlargli di uscire, che era solo un ragazzino viziato e deficiente, ma quando vidi che si stava girando per uscire, provai la paura di perderlo;
– Ti prego, farò tutto quello che vuoi, ma non mi chiedermi questo’
– Questo, &egrave solo l’inizio dei miei divertimenti, ti chiederò molto di più! E allungò la mano con il cetriolo.
Guardavo quell’oggetto freddo, mi sembrava impossibile che potesse entrare dentro di me, eppure lo presi, quello che mi faceva incazzare, era il fatto che fossi fradicia di umori tra le cosce.
Provai un ultima resistenza effimera;
– Dai Matteo, &egrave molto più bello farlo dal vero’
– Ma io lo farò dal vero, questa, &egrave solamente una piccola variante sul tema e adesso, mettitelo dentro, voglio vedere quanto sei troia, mammina’
Mi sembrava impossibile, ma più mi trattava male, più mi eccitavo, quel ragazzo, stava tirando fuori la femmina nascosta che era in me e, che non avrei mai pensato esistesse.
Presi il cetriolo, nella mia mano sembrava ancora più grosso, lo avvicinai alle mie labbra carnose e lo appoggiai delicatamente;
– Fallo entrare mammina, non posso stare qui tutto il giorno!
Mentre diceva questo, mi accorsi che aveva preso il cellulare e mi riprendeva, quel nuovo gioco stimolò il mio erotismo, mi piaceva l’idea di essere ripresa mentre facevo qualcosa per lui, il pensiero che lui, poi, si sarebbe magari segato pensando a me, mi eccitava; spinsi piano il cetriolo tra la mia calda carne, sentivo il freddo di quell’oggetto inerte che mi riempiva completamente, mi fermai, mi stava dilatando esageratamente, poi, guardai Matteo e tutte le mie inibizioni caddero.
Spinsi decisa la parte rimasta fuori e urlando per il dolore e il piacere, cominciai a scoparmi da sola.
Ero incredula, il cetriolo andava avanti e indietro spinto dalle mie mani e io, al contrario di quello che pensavo, ero ancora viva, anzi, molto viva.
Cominciai a gemere e chiudere gli occhi dimenticandomi di Matteo, quello che stavo facendo, era un esperienza devastante
– Apri gli occhi! Mi devi guardare, devi avere sempre bene in testa chi &egrave che comanda il gioco!
Quel suo modo autoritario, mi spaventava e nello stesso tempo mi eccitava da morire, aumentai il ritmo e mi persi nel mio orgasmo;
– Brava la mia mammina, vedo che il giochino ti &egrave piaciuto, adesso girati e mettiti come ieri, hai un culo che parla e mi sembra giusto che venga premiato’
Quel suo modo di prendermi in giro, mi esasperava, ma ormai avevo accettato di essere la sua troia, mi girai piano allargando le gambe al massimo e alzai il sedere’
La sera, a letto, ripensai a quello che avevo fatto e a come mi ero ancora una volta fatta sodomizzare, il sedere mi bruciava ancora per la violenza subita da Matteo, ripensai anche al cetriolo e al gusto che ebbi a farlo mangiare a mio marito nell’insalata.
Non mi sentivo più in colpa verso di lui, d’altronde, era colpa anche sua se mi trovavo in quella situazione, se non avesse fatto il cascamorto con la madre di Matteo, probabilmente non sarei mai arrivata così in basso.
Chiusi gli occhi cercando di dormire e, mettendomi una mano tra le gambe, pensai alle parole che mi aveva detto Matteo uscendo dalla mia casa;
‘Tu sei una manna caduta dal cielo, capiti a puntino per risolvere i miei problemi’
Chissà cosa intendeva dire’anche se in cuore mio, pensavo di avere capito’

continua

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