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Racconti di Dominazione

STUDENTE MODELLO DIVENTA LO SCHIAVO SESSUALE DELLA PROF DEPRAVATA! (Parte 1)

By 17 Luglio 2021No Comments

pensieriosceni@yahoo.it

Sono un uomo che ha passato i cinquanta, sono sposato e ho due figli, la più piccola è un’adolescente e il più grande è appena diventato maggiorenne. Ho un lavoro che mi consente un tenore di vita di tutto rispetto. Dopo una giovinezza fuori le righe sono riuscito a mettere su una bella famigliola e considerare sepolto un passato fatto di sfrenatezze sessuali e aberrazioni. Quel passato si è però riproposto la mattina in cui ho accompagnato mio figlio per il suo primo giorno in quinta liceo.

Il preside ci ha presentato la nuova prof di matematica e io nel vederla sono sbiancato in volto, come avessi visto un fantasma. Era la prof Monti, la stessa che trenta anni prima era stata la mia insegnante. Non ci sarebbe stato nulla di male nel conoscere la nuova insegnante di mio figlio, ma il mio choc era dovuto al fatto che delle sfrenatezze e perversioni della mia giovinezza lei ne era stata la protagonista, e rivederla me le stava riportando tutte in mente. Per fortuna il preside e mio figlio non si sono accorti del mio stato, ma lei sì.

Quando la prof ha sentito il cognome di mio figlio ha notato la somiglianza con me quando avevo la sua età, mi ha guardato e i suoi occhi si sono illuminati di una luce perfida e maliziosa. Nel darmi la mano mi ha sorriso ma il suo era più un ghigno beffardo. Le reazioni che ha tradito quella volta sono state la prova che si era ricordata di me. E il sorriso equivoco che mi ha rivolto stava a significare che ricordava bene l’intrallazzo sessuale che ci aveva legati un tempo.

Ho conosciuto la prof Monti quando era una giovane insegnante, una bella tipa che apprezzava le occhiate cariche di libidine che noi maschi arrapati le tiravamo quando ci faceva lezione. Ce lo faceva capire con strizzatine d’occhio quando ci beccava a guardarle le cosce bianche e tornite, che d’altronde esponeva grazie a minigonne sempre cortissime.

Da ragazzo ero davvero bravo a scuola, fino al quarto anno di liceo portavo regolarmente il massimo in matematica al quinto anno, con l’arrivo di questa prof, ho avuto un calo netto e per tutti inspiegabile che mi ha portato alla bocciatura. Una ferita la cui colpevole si è ripresentata ora, dopo trent’anni.

Quell’anno mi venne assegnato il primo banco della fila più laterale e da lì potevo vedere benissimo le gambe delle prof, e quando a far lezione c’era la Monti lo spettacolo era assicurato. Si divertiva un sacco a tirarmi scemo mostrandomi le sue cosce e lanciandomi sguardi divertiti e ammiccanti. La stronza arrivava a farmi andare fuori di testa, accavallando le gambe e facendolo in modo che vedessi addirittura le mutandine e il perizoma che portava sotto. E questo spettacolo, sadicamente, lo faceva quando mi interrogava, così da vedermi andare nel pallone più completo e riportare dei pessimi voti, mi divenne chiaro che la stronza ci godeva a distruggere il mio ruolo di primo della classe.

Nel giro di qualche settimana i miei voti erano così bassi che rischiavo di venire bocciato e lei mi propose delle ripetizioni per farmi recuperare. Ero sempre più perplesso e confuso dal suo comportamento. Perché trattarmi così? Mostrarsi così sfacciata a un alunno? Accanirsi sui miei voti, prima distruggendoli e poi offrendomi di recuperare la media? Che senso aveva? Quando, tempo dopo, le chiesi il perché, lei, con fare indifferente, rispose che semplicemente le piaceva e basta.

Quando andai la prima volta a casa sua, dove mi aveva invitato per le lezioni di recupero, iniziò il mio cammino verso la depravazione. Le “lezioni” (come le intendeva lei) iniziarono già quando mi aprì la porta. Io, impacciato e teso, con in testa lo spauracchio di un pessimo voto del trimestre, mi vidi davanti la prof stretta nell’accappatoio. Rimasi di stucco e lei mi spronò ad avanzare invece di stare impalato, con la porta aperta entrava un’aria gelida.

Mi tolse la pila di libri e quaderni che stringevo tra le braccia e li lasciò cadere e sparpagliarsi sul pavimento, poi mi diede una spinta facendomi ritrovare sul divano. Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo, ero così sudato che mi si appannarono i vetri degli occhiali.

La prof era una siciliana di una bellezza mozzafiato, un faccino tondo, dolcissimo e liscio come la porcellana, e un corpo con delle curve fantastiche. Un seno generosissimo, i fianchi burrosi e due chiappe rotonde da capogiro. Dopo mesi passati a immaginare tutto quel ben di Dio coperto dai vestiti e lasciato soltanto sbirciare dalle scollature, ora lo avevo davanti osceno, spudorato e meraviglioso.

Smise di stringersi nell’accappatoio che si aprì abbastanza da lasciar vedere le due enormi poppe scendere seducenti sulla pancia morbida. Le gocce di sudore mi scendevano sulla fronte e il cuore batteva a mille, balbettando le chiesi che stesse facendo.

“Ho un marito a duemila km di distanza e ho voglia di farmi un impetuoso puledro. Mostrami che hai il fuoco nelle vene, vediamo che voto meriti.”

Rispose con voce sensuale mentre mi lanciava un’occhiata ipnotizzante e si inginocchiava tra le mie gambe aperte. Io ero ormai in trance, completamente immobilizzato dall’incredulità e l’emozione, mi lasciai abbassare la zip e tirare fuori il cazzo che prese a lavorare di mano e lingua, mi tastò i coglioni e disse che erano duri e gonfi.

“Ragazzo, caspita quanta sborra c’è qua. Non è bene alla tua età tenerla tutta dentro. Ora ci pensiamo.” Si mise a leccarli, a imboccarli e succhiarli senza alcuna remora.

Guardavo la prof affondare le labbra nelle mie palle e continuai a chiedermi se non stessi sognando tutto, diede poi una lunga leccata per tutta l’asta fino alla cappella, si impalò il cazzo succhiandolo fino a farselo arrivare in gola. Madonna che pompino, mai avuto fatto uno più bello, d’altronde si sa, il primo pompino non si scorda mai. Se lo sfilò dalla bocca.

“Ora è pronto per la fica.” Disse ammirando soddisfatta la mia verga pulsante e rigogliosa da diciottenne arrapato. Si rialzò, dritta davanti a me spalancò completamente l’accappatoio e mi ritrovai davanti gli occhi la sua figa, aperta come un frutto maturo e ammantata di pelo nero!

Continua

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