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Racconti di Dominazione

Sua cagna.

By 7 Gennaio 2021No Comments

Quella mattina, sul treno non funzionavano i riscaldamenti. Era un umido e freddo giorno di novembre e sarei arrivata alla Stazione Termini intorno alla nove. Le calze autoreggenti nere velate non riuscivano a nascondere la pelle d’oca sulle gambe, ma non avevo il coraggio di alzarmi per prendere lo scialle dal vano portaoggetti perché avevo paura che qualcuno notasse che i rivoli dei miei umori avevano bagnato le calze. Quando suonò la sveglia la prima cosa che feci fu controllare se mi avesse scritto. “Ti aspetto al solito posto. Mi raccomando, gonna corta e senza slip”. Avrei voluto masturbarmi subito. Non so perchè, ma il solo leggerlo mi fa bagnare come una cagna. Così mi chiama, Cagna. E a me piace da morire. Appena entrati in stazione iniziai a sistemarmi un pochino. Fremevo perchè sapevo che sarebbe stata una mattinata intensa. Appena mi vide alzò la mano per salutarmi e io non riusciì a nascondere un felice sorriso. Dopo un suo sguardo di ammirazione mi disse che non c’era tempo per il caffè perchè doveva scoparmi subito. Mentre per mano mi trascinava verso l’ingresso dell’albergo io facevo fatica a trattenere i brividi che sentivo ovunque. La figa mi pulsava ed ero consapevole che quel giorno avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa. In ascensore volle accertarsi che fossi davvero senza slip e senza farsi vedere dalla signora che era salita con noi, mi passò la mano tra le cosce per poi farmela leccare. Non ce la facevo più. Lo volevo. Dappertutto. Appena entrati non mi diede neanche il tempo di poggiare la borsa. La sua mano in testa mi spinse giù in ginocchio, su quel pavimento freddo e non proprio pulitissimo. Fu velocissimo nel tirare fuori il membro dai pantaloni, e mentre cercavo di aiutarlo mi diede uno schiaffo e in pochissimi secondi me lo infilò in bocca. Come era buono. Lo baciavo, lo leccavo come fosse la cosa più bella e più buona del mondo. Mi prese forte per i capelli iniziando a spingermi sempre più velocemente quel cazzo in bocca. Ero affamata di lui e non badavo al fatto che per ficcarmelo con forza in gola il trucco si stesse sciogliendo per le lacrime di gioia mi scendevano sul viso. Mi disse che ero bellissima, che ero la sua puttana, ma anche che era arrabbiato con me per la litigata al telefono del giorno prima. Mi fece alzare e mi spinse sul letto, usando le mie calze e la sua cravatta per legare i miei polsi alla spalliera del letto. Sentivo le lenzuola sotto bagnate. La mia figa sembrava un lago. Iniziò a spogliarmi anche sopra, lasciandomi solo in reggiseno con i seni fuori dalle coppe. Non perse tempo. I primi morsi me li diede ai capezzoli, facendomi saltare per il dolore e per il piacere. Dopo qualche minuto li sentivo già indolenziti, ma la sua lingua morbida a calda sapeva come lenirmi. Avevo voglia di baciarlo, di farmi baciare in bocca, ma su questo fu categorico. Non lo meritavo ancora. Passò a mordicchiarmi l’interno coscia, prima piano e man mano più forte. Sentivo i suoi denti affondare nelle mie carni, e mi piaceva da morire. Alzavo il bacino con la speranza che affondasse la sua lingua nella mia figa, ma niente. Mi sentivo un po’ umiliata, ma sapevo che questa cosa lo faceva eccitare tantissimo, quindi cercavo di non pensarci. Ero lì per lui, solo per lui. Urlai. Mentre ero assorta nei miei pensieri sentiì le sue dita entrare di botto in quella pozza di umori che avevo tra le gambe. Sembrava un barattolo di marmellata bollente. Mi scopó così, con tre dita che entravano, scavavano e uscivano velocemente, offendendomi con parole luride e con l’altra mano a tapparmi la bocca. Il mio orgasmo fu un’esplosione. Saltavo sul letto e il respiro era velocissimo. Sentivo il fuoco in tutto il corpo e finalmente riuscìì a chiedergli scusa per le parole che gli avevo detto il giorno prima. Mi abbracciò teneramente e si stese accanto a me, tenendomi stretta e accarezzandomi i capelli. Capìì di essermi addormentata quando aprendo gli occhi lui non c’era più. Mi salì il magone. Andai in bagno e sul lavandino trovai un biglietto “Aspettami, ritorno presto. Ho una sorpresa per te”. Feci una doccia veloce e mi sdraiai di nuovo sul letto per aspettarlo.

Spero vi sia piaciuto. Scrivetemi e se sarete curiosi di sapere com’è continuata ve lo racconterò.

Un bacio.

Margot.

millebollenere@gmail.com

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