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Racconti di Dominazione

Trattamenti – Parte 7

By 30 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

=Cap 7=

E’ facile finire in situazioni spiacevoli. Soprattutto se lasci i tuoi genitori adottivi non appena raggiunto la maggiore età. E se ti metti a vagabondare per l’Italia svolgendo lavori occasionali: fare traslochi, vendere ombrelli nei giorni di pioggia, lavori di fatica nelle villette in campagna… è stato proprio quest’ultimo il più problematico. La proprietaria era una donna sulla quarantina, con un aria innocente e il sorriso dolce, mi offriva da bere al pomeriggio, dopo aver lavorato all’enorme giardino. E’ insieme alle bibite le raccontavo la mia storia, di come ero libero e avevo troncato tutti i contatti con amici e “parenti”. Ma porgi una mano, sia pure alla più innocente persona, e questa ti prederà il braccio. E nel mio caso è andata molto peggio.
Non importa se insiste, non accettate mai di visitare la cantina. O tantomeno di provare un lettino per massaggi. Vi potreste ritrovare in una situazione veramente spiacevole.

Le catene non servivano più. Ero libero di gattonare per due stanze a piacere, a patto che non mi alzassi in piedi. Non era più necessario tapparmi il culo o stringermi il pene, aspettavo che Lei mi autorizzasse a usare il bagno. Un guantino di tessuto mi copriva il pene, per ricordarmi, senza alcun impedimento fisico, che non potevo toccarmi. Non lo facevo da quanto? Mi ricordo di aver contato dieci giorni da quando sono arrivato, altri sette dal cambio di abitudini e tre dall’ultima punizione. Abbassando lo sguardo vidi i miei capezzoli appena scuriti dai lividi che stavano sparendo. No, dovevano essere più di tre giorni. Ma la Padrona, chiamandomi, interruppe i pensieri.

Subito la raggiunsi nell’altra stanza, dove, con mia grande sorpresa, attendeva con altri tre uomini. Il primo era quello che aveva aiutato nella preparazione di me e della mia compagna. Gli altri due erano sconosciuti, uno giovane, meno di trent’anni, il seccondo almeno quaranta. Tutti e tre erano seduti su un divano e mi guardavano con un sorriro affilato, quasi vorace. -Questi tre signori ci terranno compagnia nelle prossime sere, tesoro. Non sei più in forze, e devi mangiare di più. Quindi mangerai DA loro. Prego ragazzi…- Non se lo fecero dire due volte, si liberarono dei calzoni e si rimisero a sedere, i cazzi in mostra. -Non saranno certo loro a imboccarti. Sta a te raccogliere ogni goccia! Che non ne cada nessuna!-
Mi avvicinai cauto al primo. Qualche giorno prima lui stesso mi aveva già stuprato la bocca, pompando nella mia gola come in una fighetta. Ma adesso era diverso, ero io che dovevo muovermi.
Non avevo idea di come fare, pensavo di farlo venire il più in fretta possibile, cosi da finire. Iniziai tirando fuori la lingua e toccando la punta. Era tiepida. Poi lo feci entrare, era ancora moscio, ma ne sentivo il pulsare, cresceva rapido. Tornai indietro, volevo scoprire la cappella per rederlo più sensibile. Cercavo il frenulo tastando con la lingua, leccando e carezzando. Poi sono tornato a dedicarmi all’asta, affondandola fin dove potevo. Quel cazzo era abbastanza lungo da sporgere di qualche centimetro. Appoggiai le mani sulle sue cosce e tenni con due dita la base, andando a cercare i suoi testicoli con l’altra. Intanto continuavo a seguire l’asta su e giù, giocherellavo con le sue palle come spesso avevo fatto con le mie. Poi decisi che era tempo di dedicare le mie attezioni di nuovo alla cappella, ma fare due cose insieme è difficile, e mollai le sue palle. Era evidente che gli piaceva, ne ero sollevato. Ma anche eccitato, il mio pene tirava la sua guaina. Aumentai il ritmo, andando a fondo e tornando su, posando la lingua sotto la cappella a ogni giro. Più veloce! Più veloce!
Ora sentivo che si era irrigidito contro lo schienale.-Neanche una goccia!- mi ripetè la Padrona. Serrai le labbra intorno alla cappella, la lingua sotto al frenulo.
Venne con irruenza nella mia bocca, in breve la riempì. Sentivo l’impulso a vomitare, ma la Padrona era stata chiara. Non so con quale forza, inghiottii tutto.
-Bravo frocetto, bravo!- L’uomo era proprio soddisfatto, aveva la fronte lucida di sudore.
Riprendendo fiato feci il punto. Il mio primo pompino era finito. Avevo la lingua a pezzi, come quando si parla per troppo. Sentivo lo stomaco ribellarsi. In bocca il suo sapore appiccicoso.
E due ancora da fare.

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