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Racconti di Dominazione

una spesa speciale

By 28 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

“Entra svelta!”.

“Perchè?”.

“Ti ho detto entra, non discutere!”. Il tono perentorio mi convinse che era arrivato il Padrone.

Era un pomeriggio tranquillo, spesa in un iper della zona. Tranquilla pure la discussione che si stava facendo, nulla lasciava presagire il seguito.

Lasciai il carrello ed entrai nel camerino di prova.

Lui mi segui, entro e tirò la tendina.

Mi spinse contro il muro, mi prese con una mano i capelli, mi costrinse a piegarmi e mi bacio.

“Paura piccola?”.

“No Padrone!”. Che bugiarda !… Un pò di paura l’avevo e come.

Sentivo fuori la gente che si muoveva, il chiacchiericcio del sabato pomeriggio in un iper affollato.

Mi girò, faccia contro il muro, mi prese i polsi e me li fermò con le manette.

Sentivo alzarmi lentamente la gonna. La sua mano si faceva largo sotto il mio perizoma. Il mio respirò si faceva più basso, mi mordevo la lingua.

Non volevo che neppure un ansimo nè uscisse.

Sentivo le sue dita entrare nel mio sesso, aprirlo. Fra le natiche cercare il mio buchetto, entrarne ed uscirne a suo esclusivo arbitrio.

Mi rigirò.

Sbottonò la mia camicettta, mi tiro i seni al di sopra del reggiseno.

Dalla tasca uscirono le mollettine.

Sentivo che alcune persone cercavano un camerino.

Accidenti!

La mente mi si annebbiò. Il cuore batteva a cento all’ora.

Senza alcuna emozione, all’apparenza, lui prese i miei capezzoli, uno alla volta, e mi mise i morsetti.

Mi morsi le labbra.

Sentivo avvicinarsi sempre di più quelle persone.

Mi baciò e uscì.

“Cazzo! Dove va?”.

Non riuscivo a muovermi.

Avevo il terrore di essere scoperta, non riuscivo a pensare.

Finalmente dal di fuori mi giunse la sua voce.

Parlava con delle persone.

Ad un tratto la tenda si scostò ed entrò una ragazza.

“Cazzo”.

“Tranquilla piccola, mi manda il tuo Padrone… Giochiamo un pò?”.

“Ma che cazzo gli e venuto per la testa a quello?, se lo piglio…..” ma questo lo pensai soltanto a lei non risposi che un si. Un si deciso che sorprese anche me, un si che forse era più voluto dal mio desiderio di novità che dal desiderio di assecondare gli ordini del mio Padrone (e lui questo lo sapeva, cavolo se lo sapeva).

Comiciò con il baciarmi, mentre le sue mani giocavano con i miei seni, li tocavano, li massaggiavano, li schiacciavano.

Come bacia una donna non bacia nessun altro.

La passione che è in un bacio femminile, non la si può ritrovare in bacio di un uomo, anche dal più appassionato degli amanti.

Sentivo le sue mani scendere giù, alzarmi la gonna.

Sentivo le sue lunghe dita sopra i miei fianchi.

Lei si inginocchiò davanti a me, mi fece scivolare il perizoma giù fino alle caviglie.

Le sue mani risalirono lentamente lungo le mie gambe, quasi ad accarezzare la mia pelle. Con le dita allargò delicatamente le mie labbra.

Sentivo la sua bocca avvicinarsi al mio sesso.

Il suo respiro sul mio clitoride.

La sua lingua cominciò a toccarmi lentamente.

Partiva dal clitoride e scendeva giù, allargandomi delicatamente le coscie fino al mio buchetto.

Stavo morendo.

Il mio respiro si faceva sempre più faticoso.

Non dovevo, non dovevo farmi sfuggire un ansimo.

La gente scorreva fuori ingnara di quanto accadeva.

La sua lingua continuava a massaggiarmi il sesso. Le sue dita coninciarono ad infilarsi dentro di me. Sentivo che l’orgasmo sempre più vicino.

Goccioline di piacere che lo precedevano scorrevano lungo le mie gambe, e prontamente erano raccolti dalla sua lingua.

Ad un certo punto, morsi il mio labbro e con un mugolio mi lasciai andare ad un orgasmo che mi piego su me stessa, mi piego su di lei.

“Grazie … “.

“Di nulla piccola, ora devo andare…”.

Mi lascio con un bacio appena sfiorato sul mio sesso.

La tendina si discuse di nuovo e, ricomparve lui.

“Ti uccido!….”.

“Dai piccola, lo so che ti è piaciuto…”.

Con un bacio mi tolse i morsetti che avevo sui capezzoli,… cavolo non ho mai capito perchè devono far più male quando vengono tolti che quando si hanno.

Mi girò e mi liberò.

Ci guardammo.

“Grazie Padrone.”.

Mi rivestii e, con un sorriso uscì con lui dal camerino.

Continuammo la nostra spesa.

Non rividi più quella ragazza, e non chiesi mai chi fosse, nonostante la mia famosa curiosità

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