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Racconti di Dominazione

Una vendetta, un tradimento e una violenza

By 6 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

DISCLAIMER: Questo racconto non incoraggia alcuna violenza nei confronti delle donne.
La fantasia è una cosa, la realtà un’altra.
Chi non rispetta le donne e abusa di loro è un criminale e va punito dalla legge, è un infame e va punito da Dio.

Franscesca è una bella ragazza mora di 22 anni, i capelli lisci e scuri le cadono perfettamente a sagomarle le spalle che coronano un corpo snello dal sedere sodo e dal seno piccolo ma ben formato.
Alta 1,70 è una ragazza buona, dolce e fedele e forse è per questo che è stata presa di mira per un gioco molto pesante.
La migliore amica di Francesca, che frequenta la stessa università, si chiama Alessia ed è anche lei una bella ragazza: capelli castani, terza di seno e una altezza che le rende la figura slanciata insieme ai tacchi che spesso indossa.
Alessia ha sempre invidiato segretamente Francesca per il suo ragazzo Stefano: un ragazzo fisicamente molto attraente che di certo non disdegnava le attenzioni di Alessia che però poteva vederlo solo quando uscivano con amici vari e purtroppo anche sotto gli occhi attenti di Francesca. Alessia quindi è sempre stata bloccata a causa della sorveglianza della santarellina Francesca: quest’ultima infatti malgrado con Stefano scopi e si impegni molto in seghe e pompini non ama parlarne all’amica ma anzi si mostra morigerata ai suoi occhi.
Una sera vi era la festa di compleanno di un collega e tutti e tre erano invitati.
Alessia decise che era il momento buono per approfittare di Stefano che magari avrebbe bevuto qualche birra in più e per convincerlo a tradire la sua amata Francy. Ma come avrebbe potuto farlo se vi era sempre quella stronzetta in giro? Sarebbe stato necessario fargliela pagare cara per averle tolto il suo Stefano.
Fu così che alle 18,00 circa si recò a casa dell’ ‘amichetta del cuore’ con lo zaino che di solito usava per andare in università ma che oggi trasportava qualcosa di molto più utile di stupidi libri, di certo più utile di quelli per procurarsi una bella scopata col ragazzo della sua amica: alcuni metri di corda, cloroformio, nastro adesivo e manette.
Suonò il campanello. ‘Chi è?’ rispose Francesca.
‘Ciao Francy! Sono Ale! Son passata a salutarti!’
‘Ah ciao tesorina! Sali dai che ci prendiamo un caffè!’

Ormai Francesca non viveva più coi suoi da qualche anno per avere più indipendenza. ‘Fortunata la stronza..può farlo dormire qui quando vuole” pensava Alessia mentre chiacchierava con l’amica nel salottino di casa.
‘Ora faccio il caffè’ sorrise Francesca mentre si alzava dal divano. La minigonna jeans plissettata le fasciava perfettamente il culetto sodo mentre una canottierina nera le sagomava i seni. Era la buona occasione per metterla fuori combattimento.
Alessia si alzò dopo aver imbevuto di cloroformio un fazzoletto di stoffa. Si avvicinò all’amica intenta a riempire la caffettiera e in un attimo glielo premette sulla faccia tenendola ferma per la vita con l’altro braccio. Pochi secondi e la nostra Francesca era completamente svenuta e in totale balia di una falsa amica, gelosa e che non vedeva l’ora di scoparsi il ragazzo.
Alessia non perde tempo. La porta in salotto, la fa sedere su una sedia e la lega per bene in modo che non possa muoversi, dopodichè la imbavaglia con del nastro adesivo argentato e sorride orgogliosa della sua opera.
La povera Francesca, in minigonna jeans e magliettina, legata alla sedia e imbavagliata dalla sua migliore amica che vuole scoparsi il ragazzo fabbricandole un bel paio di corna. Ora bisognava solo aspettare che arrivasse il suo amico cioè io.
Alessia infatti era decisa a farla pagare per bene alla piccola Francy e mi aveva chiesto di approfittarmi di quel bel bocconcino. Come si poteva rifiutare?
Il mio compito era semplicemente quello di umiliarla e violentarla in modo da fargliela pagare ben salata.
Ma dopotutto perché nell’attesa non avrebbe dovuto iniziare a divertirsi lei?
Appena Francy si risvegliò provò a parlare ma le uscì solo un mugugno soffocato.
‘Ciao stronzetta’ disse Alessia sorridendo beffarda ‘scusa se ti ho legata così ma oggi non ho nessuna intenzione di farmi rovinare la festa da te’.
Dicendo questo si sedette sulle gambe di Francesca e iniziò ad accarezzarle i capelli con una mano, come a coccolarla mentre la guardava con un ghigno.
Francesca ancora incredula, non capiva, era spaventata.
Alessia accavallò le gambe e continuò a sfiorarle i capelli. ‘Sai oggi ho proprio voglia di una bella scopata. Peccato che tu non possa venire alla festa dato che devi studiare’son sicuro che Stefano ne sarà dispiaciuto ma si divertirà di sicuro’ci penserò io a farlo divertire. Anzi avvisiamolo subito’.
Detto questo Alessia prese la borsetta di Francy e ne tirò fuori il suo cellulare. Digitò un messaggio ‘Ciao amore! Perdonami ma oggi non posso venire alla festa perché devo studiare. Ti chiamo io appena finisco. Spegnerò il cellulare per stare più tranquilla. Tu divertiti, a dopo!’.. Dopodichè girò il telefonino per far leggere a Francesca cosa aveva scritto. Le si mise dietro le spalle e continuò a pigiare i tasti del cellulare facendole vedere l’operazione. A: Stefano. Invia’.Inviato. Dopodichè spense il cellulare e dal momento che non c’era telefono fisso in casa il gioco era fatto: nessuno avrebbe disturbato.
In quel momento Francy iniziò a piangere.
‘Poverina, su non piangere’ disse Alessia asciugandole le lacrime ‘anzi devi essere contenta per noi. E poi per te c’è una sorpresa’ma di questo parleremo dopo. Ora..fai una cosa per favore’ disse prendendo posizione davanti a Francesca ma dandole la schiena.’baciami il culo’.
Detto questo si alzò la gonna a fiori dal tessuto estivo che indossava; dopodichè iniziò ad avvicinare quel bel culetto sodo alla faccia della sua amica che di risposta iniziò a mugugnare forte e a cercare di spostare il viso.
‘Allora non hai capito! Baciamo il culo!!’ dice Alessia prendendo con una mano la faccia di Francy e appiccicandosela tra le natiche. ‘Ahahaha! Bacia bacia!’.
‘Mmmph mmph!’ i mugugni si fecero aggressivi ma non c’era nulla da fare. Il bel visino di Francy ora premeva tra le chiappe della sua amica.
Dopo questa umiliazione Alessia staccò la mano dalla nuca dell’amica e la lasciò libera di spostare il viso.
La povera Francesca ormai era un lago di lacrime per le umiliazioni che stava subendo dalla sua migliore (o peggiore) amica; gli occhi erano gonfi e rossi e in parte le lacrime avevano fatto scivolare il trucco sulle sue guance contornandole gli occhi di gocce nere, cosa che la rendeva una visione ancora più degradante’o eccitante a seconda di chi la guardasse.
‘Brava la mia piccola dolce Francy’ dice Alessia rimettendosi bene la gonna lungo i fianchi.
‘Ma non pensare che abbia finito con te tesoro. Sai mi chiedo come faccia Stefano a trovarti attraente con quelle tettine minuscole. Certo i suoi sguardi mostrano che trova molto meglio le mie’tu cosa ne pensi?’ chiese Alessia mentre si sbottonava la camicetta.
Detto ciò si sedette a gambe divaricate su Francesca e iniziò a premerle i seni sulla faccia tenendole la testa ben attaccata a lei con le mani.
‘Allora? Chi le ha più grossa stronza?! Eh?! Chi le è più grosse?!’.
I mugugni di Francesca si fanno di nuovo acuti mentre il suo viso preme sul seno prosperoso dell’amica, coperto solamente da un reggiseno nero: non può fare niente se non subire questo trattamento.
‘Pensa quando le metterò in faccia al tuo Stefano! Ahahah! Sei gelosa?’. Alessia ormai non ha più freni e gode a dominare la sua amica ed umiliarla.
Francesca dal canto suo non può far altro che subire, legata e imbavagliata com’è.
‘Ora si è fatto tardi però. Quindi basta giocare. Devo prepararmi per la festa! Qual’era il vestito preferito di Stefano? Quello rosso di raso? Non ti dispiace vero se lo prendo in prestito?’. Alessia si alzò e dopo aver dato un bacio sulla fronte di Francesca si recò in camera dell’amica per rovistare fra gli armadi e prendere il vestito preferito dal ragazzo di Francesca. La poverina glielo aveva detto in confidenza e ora lei approfittava di ogni informazione utile per poter tentare il giovane.
Alessia si spogliò in camera di Francesca. Dopo averlo preso dall’armadio si infilò il vestito rosso di raso dell’amica senza indossare né mutandine né reggiseno: era decisa ad essere una gran puttana quella sera. Dopodichè prese le scarpe dell’amica e le provò: rosse anch’esse con un tacco di 5 cm a spillo. Misura perfetta.
Si truccò pesantemente e mise molto rossetto color fuoco che si intonava perfettamente con l’abbigliamento.
Si guardò allo specchio stringendosi i seni con sguardo ammaliante: ‘che gnocca’ si disse.
Poi tornò dall’amica ancheggiando sinuosamente mentre le si dirigeva davanti.
‘Allora come sto? Il vestito mi sta un po’ più corto di come sta a te..ma non credo gli dispiacerà. Non ho messo né reggiseno né mutandine sai”.
In quel momento suonai il campanello.
‘Ah..eccolo è arrivato. Sai non volevo lasciarti qui da sola quindi mi son permessa di chiamare un mio amico per farti compagnia stasera’. Detto ciò Alessia mi aprì il portone di giù e poco dopo mi aprì la porta di casa.
Dopo alcuni saluti le feci i complimenti per il vestito e ci dirigemmo dalla nostra prigioniera.
Entrammo nel salottino e squadrai la ragazza inerme e lei fece lo stesso con me. I suoi occhi spaventati mi guardavano dalla testa ai piedi. Sentivo già il cazzo che si induriva mentre guardavo la giovane ragazza con le gambe coperte solo dalla minigonna aderente, con gli occhi ancora pieni di lacrime e che non avrebbe potuto far niente per sottrarsi alle mie voglie.
‘E’ lei?’ chiesi.
‘E’ lei’.
‘Non c’è male..è proprio carina” risposi guardandola e sorridendo con sguardo arrapato.
‘Il suo culetto è ancora vergine quindi provvedi. Son sicuro che sarà un favore per il suo ragazzo così quando vorrà incularla lo troverà già pronto. Ora scusami ma per me si è fatto tardi devo proprio andare’sai vado ad una festa’ disse Alessia avvicinandosi alla sua amica. Iniziò ad accarezzarle il viso mentre Francesca la guardava negli occhi, spaventata e con il respiro affannoso per la paura.
‘Vedremo se il tuo Stefano ti sarà fedele stanotte’tu di certo non lo sarai visto che ti scoperai il mio amico’.che tu lo voglio o no!’. Detto ciò esplose in una risata sguaiata. ‘Ciao ciao tesorina”.
Ancheggiando sinuosamente Alessia uscì dalla porta di casa lasciando me e la sua amica completamente soli’
Ora è il mio turno.

A breve il secondo capitolo

per commenti: figliodipitagora@gmail.com

DISCLAIMER: Questo racconto non incoraggia alcuna violenza nei confronti delle donne.
La fantasia è una cosa, la realtà un’altra.
Chi non rispetta le donne e abusa di loro è un criminale e va punito dalla legge, è un infame e va punito da Dio.

Mi trovavo davanti a lei. La guardavo con i miei occhi vogliosi. Nei miei jeans il cazzo mi era già diventato duro a vederla così spaventata e impossibilitata a difendersi. Era in mio potere e di certo ne avrei approfittato per bene.
Decisi di non perdere tempo.
In fondo perché avrei dovuto? Non capita certo spesso di avere una ragazza così carina sottomessa alle proprie voglie.
Mi avvicinai lentamente dicendole con voce calma: ‘bene, finalmente ci hanno lasciati soli’il tuo ragazzo è proprio fortunato ad avere una signorina così carina. Penso proprio che oggi mi divertirò per benino”.
Mi posi dietro la sua schiena e iniziai a toccarle il seno da sopra la maglietta che portava. Lei rimase impietrita mentre il suo respiro diventava sempre più affannoso e rapido. Essere costretta a baciare il sedere dell’amica come prima era un conto, ma essere violentate un altro.
Mi posizioni davanti a lei e dissi con voce calma ma decisa: ‘Ora ascolta, io mi aprirò i pantaloni e tu infilerai in bocca tutto ciò che ne tirerò fuori chiaro?’.
Lei aveva gli occhi sgranati e mi guardava fisso in mezzo alle gambe notando la forte erezione di cui ero preda.
‘Spero che tu abbia capito bene’fai la brava e non ti succederà niente. Se fai da cattiva invece sarò costretto a farti del male’.non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia scopata quindi comportati bene’.
Lei annuì scattosamente col capo.
Sorrisi arrapato guardandola: ‘molto bene..’. Detto ciò iniziai a sbottonarmi lentamente i jeans per poi abbassarli leggermente.
Tirai fuori il mio cazzo già in erezione.
Con due dita afferrai il nastro adesivo e glielo strappai con un colpo solo.
Lei subito iniziò a urlare e a chiamare aiuto.
‘AIUTO!!!!’
Pensavo che le umiliazioni ricevute le fossero bastate e invece non aveva intenzione di piegarsi a quanto pare.
Tirai la mano destra avanti a tapparle la bocca e subito le sue grida divennero di nuovo dei mugugni soffocati.
‘Che cazzo fai stronza?’.
Lei mi guardò con occhi di fuoco.
Mi aveva fatto arrabbiare e l’avrei punita per bene. Dopotutto il suo culetto era ancora vergine’e c’è modo e modo di entrarci’
Iniziai a premerle forte sulle guance e ad avvicinare il cazzo alle sue giovani labbra leggermente unte da un lucidalabbra rosa.
‘Apri cazzo! Apri questa bocca di merda!’ dissi a voce più alta e con tono arrabbiato.
Il dolore era troppo e stringendo gli occhi per esso e soprattutto per la delusione di doversi arrendere Francesca aprì la bocca mentre io ci infilai il mio cazzo duro.
Iniziò di nuovo a piangere mentre io guardandola trionfante mi profusi in un sospiro di goduria.
‘Aaaaah”ora succhia bella! Fammi vedere come sai fare i pompini!’.
Era completamente passiva e così le presi la testa con due mani e iniziai a spingere col bacino come se volessi fotterle le labbra.
‘Hai visto? Sembra che nessuno ti abbia sentito gridare prima. Fallo un’altra volta e ti riempio di botte così poi vedrai come sarai carina’dai ora succhia’aaah’.si bella così’ iniziai a ridere spavaldamente tirando gli occhi al cielo per la goduria che mi dava umiliarla.
‘aahahahaha! Si, ci sai proprio fare’sei una pompinara nata ahahah! Dai che me la godo bene la tua bocca!’.
Dopo poco tempo avevo il cazzo completamente ricoperto dalla sua saliva: pronto per penetrarla. Il suo viso era rosso e coperto di lacrime, i suoi occhi erano stretti e chiusi come a non voler guardare cosa le facevo.
Uscii dalla sua bocca e le rimisi subito del nastro adesivo sulle labbra.
Le presi la testa tra le mani stringendogliela forte mentre parte dei suoi capelli le fini sul viso umido dal sudore della paura. Mi guardò con un occhio solo mentre l’altro era parzialmente chiuso dalla mia mano che le stringeva quel lato del viso:
‘Stavolta non mi sono fatto fregare’visto? Però prima mi hai fatto arrabbiare’e ora sarai punita” iniziai a ridacchiare mentre la guardavo e un piccolo rivolo di bava mi sgorgò dalla bocca.
Mi posi dietro di lei e slegai la corda che le teneva le gambe legate alla sedia, parimenti slegai le corde che le tenevano le caviglie unite per poi slegare quelle che le tenevano la schiena attaccata allo schienale.
Rimase quindi legata solo con quelle per i polsi e ovviamente imbavagliata.
La sollevai di peso per le spalle. Iniziai a trasportarla verso il tavolo quadrato che si trovava al centro del piccolo salotto.
Probabilmente capì che la mia intenzione era quella di sodomizzarla proprio sopra di quello e così punto i piedi iniziando a scuotere la testa e a mugugnare forte e disperata. ‘Dai andiamo! Delle tue proteste non mi frega un cazzo’voglio il tuo culetto ora’. Le infilai un braccio sotto la vita e la sollevai mettendomela letteralmente sottobraccio e la portai fino al tavolo.
La lotta si fece più forte. La stronzetta cercava di non farsi piegare a 90′, come era mia intenzione metterla, e teneva la schiena dritta.
‘E stai buona!’ dissi forte. Contemporaneamente le diedi un pugno ben assestato sotto le costole e lei si piegò sul tavolo dolorante continuando a mugugnare più sommessamente questa volta mentre inondava anche il tavolo delle sue lacrime.
Ora era di nuovo sottomessa per bene.
Le sollevai la minigonna jeans ‘Ecco..su la gonna..uuuh’ma che bel culettino..’
Il culo sodo era perfetto, tondo e leggermente sporgente come piace a me, coperto solo con un tanga nero di raso: ovviamente la biancheria durò poco perché iniziai subito ad abbassargliela con la mano destra mentre con la sinistra la tenevo piegata sul tavolo.
‘Ecco..abbassiamo bene le mutandine’ dissi con voce arrapata.
Le misi una mano sulla nuca tenendola schiacciata sul tavolo, i suoi guaiti da cagnetta si fecero più sommessi, come se si sentisse già condannato al suo destino. Con la mano destra impugnai il cazzo e lo avvicinai al suo buco ben chiuso e roseo.
Iniziai prima con pochi colpetti leggeri e poi iniziai a pompare più forte per farmi spazio nel suo culetto.
I suoi occhi erano stretti in una morsa di dolore e ogni mio colpo le faceva esplodere un nuovo forte mugugno ben soffocato dal nastro adesivo.
‘Vedi! Se fossi stata più brava sarei stato più gentile’invece senti come ti rompo il culo! Io non sono il tuo ragazzo ahahaha!’.
Finalmente dentro. Con un colpo più forte dei precedenti riuscii finalmente ad entrare nel culo di Francesca che ora sanguinava copiosamente.
‘Uuh”hi-ha!’ tirai un grido stile far-west mentre le davo una forte pacca sul sedere. La mia cavalcata cominciava.
Il sederino stretto della giovane mi premeva forte sui lati del glande ma non mi interessava come non mi interessava dei suoi spasimi dovuti al dolore e dei suoi forti guaiti. Anzi, la cosa mi eccitava così continuai a tenere una mano sulla sua nuca per tenerla ben ferma sul tavolo e l’altra la portai all’altezza della sua anca in modo da aiutarmi nelle spinte. I miei colpi dapprima erano rapidi e veloci, poi iniziarono a diventare secchi e molto molto più forti.
‘Dai che ti sfondo bene il culo! Aaah’si così dai”.
I suoi gemiti erano acuti e tutto il suo snello e affascinante corpo era percorso da fremiti per il dolore ed era umido per il sudore.
Uscii dal suo sedere e lei si accasciò a terra dolorante.
La presi per i capelli e la tirai in ginocchio davanti a me mentre con la mano destra impugnai il mio membro e iniziai a masturbarmi davanti a lei.
Lei aveva già capito le mie intenzioni e così chiuse gli occhi di nuovo stringendoli forte.
Non ci volle molto perché con urlo di godimento le venissi sulla faccia.
Il suo visino dolce era pieno del mio sperma caldo che ora le colava sulle guance e sul nastro adesivo che ancora la imbavagliava.
‘aah’..grazie della scopata. Speriamo di rivederci presto tesoro” sorrisi guardandola per pochi secondi. Dopodichè le sputai addosso e mi girai.
Mi avviai alla porta mentre lei totalmente umiliata giaceva ancora a terra piangendo.
Il mio compito era finito ma di certo sarei tornato presto per divertirmi ancora’

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