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Racconti di Dominazione

Valore sentimentale

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

~ By Velvet Dreams

Michael e Cora erano amici da anni. Erano proprio quel tipo di amici che non avevano segreti l’un per l’altro. Qualche volta trascorrevano languidi pomeriggi stesi uno sull’altra guardando un film. Avevano fatto lunghe camminate insieme, lunghi vagabondaggi, si erano divertiti a frequentare siti porno su internet, avevano giocato a carte, cucinato e si erano aiutati l’un l’altra con il bucato. Avevano continuato a vedersi anche al vertice del successo personale, e bevuto e commentato insieme gli amori perduti e i piccoli fallimenti della vita.

Cora lo preferiva tra tutti i suoi amici, in ogni modo possibile. E intendo proprio in ogni modo.

Era quel raro tipo di relazione di amicizia che una donna può avere con un uomo. Facevano tutto insieme, parlavano di qualunque cosa, e qualche volta facevano insieme i primi passi nelle nuove esperienze quando si sentivano entrambi poco esperti. Si, avevano fatto sesso insieme, ed avevano avuto anche un tipo di relazione che si potrebbe definire romantica. Però non la consideravano una relazione, per cui era estremamente semplice. Qualcosa in quella rete di semplicità a volte gli permetteva di esplorare i segreti dei desideri che uno si sente poco disposto a discutere con un partner, per cui quando stettero insieme in quel modo la cosa fu esplosiva.

Cora era alta circa un metro e sessanta, snella e piena di curve, occhi verdi ed una cascata di capelli biondi che arrivavano fino a metà della schiena. In un certo periodo avrebbe potuto essere descritta come una notevole bellezza, ma lei certamente non lo sapeva. Questo le dava una inconsueta posizione nel mondo degli uomini: era bella ma non consapevole di questo, e tutti godevano della sua personalità amichevole.

Trovava Michael attraente. Era più alto di lei, forte e muscoloso senza esagerazioni del tipo di quelle che si vedono nei calendari con foto di modelli.

Aveva un aspetto perfettamente classico, ed entrambi aveva un aspetto ed un modo di parlare molto educato. I suoi capelli lisci e biondi, i baffi ed il pizzetto erano sempre in perfetto ordine, completati da un viso aperto che lei segretamente adorava sentire tra le cosce. Solo a pensarci ad occhi aperti la faceva sospirare di piacere. I suoi occhi camaleontici potevano variare dal grigio al verde, a seconda del suo umore.

Erano appena tornati da una cena al ristorante, e da un cinema, dove si erano stravaccati uno sull’altra sulle poltrone.

Mentre il caff&egrave si stava facendo, sedettero nel soggiorno del bellissimo appartamento di lei,

Era pieno di sedie in ciliegio stile Regina Anna, tende colore avorio, e cuscini in tinta. Si scambiarono frasi a doppio senso, e l’aria tra di loro sembrava diventare più calda mentre lei si avviava verso la cucina.

Tenendo in mano antiche tazze da t&egrave, lei versò il caff&egrave e le dispose su un vassoio, insieme ad una bottiglia di crema ed allo zucchero.

Non ci volle molto prima che fossero completamente rilassati, e la conversazione si spostasse su argomenti sessuali. Lui sapeva su che tasti premere, e ci si divertiva molto. Uno dei loro giochi favoriti era quello ‘padrone e servitore’, e a volte praticavano giochi bdsm. Lei adorava essere cattiva, ed anche più che le venisse impedito di farlo nella maniera più estrema. Erano poche le persone con le quali lei avrebbe fatto questo gioco, ma si fidava di lui in modo talmente completo che non c’era nulla che non avrebbe fatto per lui. I loro giochi erano clandestini, e li facevano in modo molto naturale. Niente di simile a quelle cose false e innaturali tanto per far scena. Al confronto quello che facevano loro era come la differenza tra la pornografia di bassa lega e l’erotismo d’elite. Era ormai accertato che avevano un’alta carica erotica e la facevano sentire come la rugiada del mattino sui petali di una rosa.

Quando lui andò in bagno per un momento lei si tolse i vestiti ed indossò uno slip a pantaloncino color blue, che completò con calze avorio e scarpe in pelle.

Rimase in piedi di fronte ad un specchio a figura intera, spazzolandosi i capelli con una spazzola argentata, ed improvvisamente la sua immagine apparve dietro di lei.

Le sue braccia le circondarono la vita, e lei si piegò un poco verso il calore confortante del suo corpo.

‘Cara, cosa ti ha preso?’ chiese lui, simulando un po’ di disapprovazione.

‘Oh’ disse lei, soffermandosi per leccarsi le labbra delicate. ‘Ho solo pensato di mettermi più comoda’. Con una smorfia seccata aggiunse ‘&egrave tardi, sai’

‘Lo so’, rispose lui, con voce ferma. ‘Ma tua madre non ti ha mai insegnato ad indossare un abbigliamento adatto in presenza di ospiti?’ chiese.

Mentre il suo stomaco cominciavo a sfarfallare, lei rispose ‘Non appropriato? Potrei toglierlo’No’penso che sarebbe peggio. Sono cattiva, vero?’ disse non riuscendo ad impedirsi un ampio sorriso.

‘Penso che tu abbia bisogno di una sculacciata’ stabilì lui con tono privo di emozioni.

Lei si girò tra le sue braccia assumendo un’espressione scioccata. Lo voleva, sì. Di solito, comunque, era lei che dava questo tipo di suggerimento, ed in un modo giocoso che le era caratteristico. A volte era lui che la portava a quel punto, naturalmente, ma di solito era lei che lo spingeva al limite per indurlo a farlo. Anche se era abituale non era fatto in modo particolarmente serio, e benché lui lo facesse nel modo giusto lei sapeva che non era la cosa preponderante per lui. In un certo senso lui lo faceva per compiacerla, consapevole che stavano entrambi conducendo un gioco di ruolo. Presa in contropiede lei lo guardò ed incontrò uno sguardo freddo.

‘C..cosa?’ balbettò lei, perdendo per un momento il suo atteggiamento di noncuranza. Si aspettava che lui facesse un gran sorriso dopo averlo così palesemente scioccata. Dopo tutto non era mai un’idea sua. Non era così che funzionava, pensò lei. Il suo sangue cominciò a sembrare freddo mentre realizzava che la sua espressione era molto seria, differente dal solito. La sua mano riposava dolcemente appena sopra il suo fianco, e sotto il suo voluttuoso seno. La sua attenzione fu attratta da quella mano e lei desiderò improvvisamente che lui la accarezzasse. Ma non lo faceva. Lei non sapeva più se essere eccitata, o spaventata, o entrambe le cose.

‘Hai sentito cosa ho detto la prima volta. Dobbiamo cambiare soggetto. Il soggetto, ora, &egrave il tuo di dietro che sta per essere mandato a fuoco’.

Cora deglutì diventando rossa. Doveva pensare a qualcosa da dire. Non aveva abbastanza tempo.

‘E’ quello che hai cercato chiaramente per tutta la settimana. Nel caso te lo fossi dimenticato, ho detto che lo avrei fatto in tre occasioni differenti. Forse hai pensato che stessi scherzando ed in tal caso hai sbagliato, come stai per scoprire’.

‘Tre??’ chiese lei, cercando pensare a qualcosa di più che ‘oh mio dio’. Proprio in quel momento lui le prese fermamente un polso e la tirò verso di sé e poi nella camera da letto.

‘Siediti’ le ordinò indicando il letto.

Poi cominciò a spostare i mobili in modo che ci fosse più spazio. Questo era il suo primo indizio che lui era dannatamente serio, e molto più serio di quanto lei si fosse aspettata. Riacquistò il suo contegno per un poco mentre lui camminava per la camera.

Lui le sorrise appena e lei capì il segnale. ‘Stai bluffando’.

‘Purtroppo sbagli, mia cara’.

‘Stai bluffando, lo so. Tre? Non potresti, non vorresti’ disse fiduciosa. Ma non si sentiva tanto sicura.

‘Sono già due volte che mia hai accusato di bluffare. Vuoi farlo una terza volta?’

Quello era il pulsante. Lei lo sapeva. Adorava individuare i pulsanti da premere. Subito, senza riflettere, disse ‘Stai bluffando’ ancora una volta.

Fu in quel momento che lui, molto lentamente, cominciò ad arrotolarsi le maniche della camicia.

Michael mormorò ‘Con questa sono tre. Non so’.non ho ancora deciso se sarà una sculacciata mano-spazzola-canna, o mano-spazzola-cintura, ma intanto che ci penso possiamo cominciare con la mano. La spazzola andrà bene per un ulteriore riscaldamento.

Lo stomaco di lei cominciò a contrarsi involontariamente. Lo aveva spinto così lontano? Le stava piacendo? Era veramente arrabbiato con lei?

Improvvisamente smise di preoccuparsi di lui, quando lui prese una grande spazzola di legno da una tasca profonda, che probabilmente proveniva dalla stanza da bagno.

‘Togliti scarpe e calze, non vogliamo rovinarle, giusto!’ disse.

‘Ma’.aspetta’sei sicuro di volerlo fare??’ chiese lei con la voce tremante.

‘Te l’ho detto. Alzati, togli le scarpe e le calze’.

‘Ma’.Michael”

‘Non ti ho detto di rispondere. Non occorrono altre spiegazioni. Alzati e togliti scarpe e calze ora’.

Lei si alzò, sentendosi molto incerta. Non riusciva a sopportare il modo in cui lui la guardava. ‘Aspetta’magari dovremmo’.’

Lui la interruppe. ‘Dove sono i tuoi foulard. Indicamelo e basta’. Lei indicò e lui recuperò un foulard di seta color avorio con un motivo di fiori di pesco. Lei cominciò a togliersi rapidamente le scarpe, sapendo che aveva già rimandato l’inevitabile. Lui le si avvicinò con il foulard in una mano, e lei seppe dove stava andando a parare.

‘Questo &egrave qualcosa che per te ha un valore sentimentale?’ chiese lui.

‘No’ rispose lei sottovoce.

‘Lo sarà’ profetizzò lui, bendandole sia gli occhi che la bocca. ‘Bene, questo dovrebbe tenerti tranquilla e darti qualcosa da mordere’.

Ubriaca, si sentiva come ubriaca. Era la stanza che girava?

Sentì che lui le afferrava un polso e la tirava sulle sue ginocchia mentre sedeva sul letto. Spostò in su il bordo delle sue mutandine, e senza un secondo di ripensamento, pot&egrave udire il rumore dell’aria mossa mentre lui alzava la spazzola e la colpiva attraverso le mutande.

Si fece sfuggire un ‘ahiaa’ parzialmente soffocato dal foulard nella sua bocca. Si mosse involontariamente mentre la spazzola colpiva ancora, un po’ più forte. Fu solo al terzo colpo che fu sicura di trovarsi in un mare di guai. Faceva male come un fuoco selvaggio. ‘Ahiaa’ urlò di nuovo.

Lui la stava sculacciando sul serio. Questa consapevolezza le crebbe dentro. Cercò di prenderla bene, ma si ritrovò a divincolarsi avanti ed indietro sulle ginocchia come se potesse evitare i colpi. Si sentiva dispiaciuta, davvero dispiaciuta, ed era probabilmente la prima volta, durante una sculacciata. La spazzola continuò senza che facesse altri commenti, che sarebbero stati soffocati dal fazzoletto, e per la prima volta questi commenti non le venivano nemmeno in mente. Gemette un po’ e cominciò a desiderare che tutto finisse. Ma non era così. Non le ci volle molto a capirlo, ma aveva perso il conto dei colpi, che erano tanto più efficaci quanto erano forti. Affondò la faccia in un cuscino e smise di lottare contro di lui.

‘Tirati su’ disse lui e fece scendere le sue mutandine fino alle caviglie. Ben presto fu di nuovo distesa sulle sue ginocchia, con la spazzola che la arrossava. Sapeva di poter resistere, e che lui la stava sculacciando, non per farle veramente male, ma bruciava molto più di quanto si fosse aspettata! Ow! Non riusciva a reagire lottando, era ovvio che sapeva che stava prendendo una sculacciata, e con sua grande sorpresa, lui non smise.

Lei avvertì una breve pausa mentre lui metteva via la spazzola. Rimase in posizione, senza sfidare la sorte. ‘Funziona se ti fai piccola piccola. Dici?’ I suoi fianchi gli fornirono la risposta quando lui la colpì con una cintura di pelle nera attraverso la parte centrale del suo sedere già bruciante. ‘Ahiiii’ urlò,

ancora più forte di prima, quando sentì la linea di fuoco che la accarezzava. Non si fermò. Colpì nel solco tra il suo posteriore sollevato e le cosce, poi sulle cosce, poi sulla carne sotto il culo, e continuò nel suo percorso senza regola che lei stessa poteva preparare e definire.

Questa era una lap dance davvero diversa dal solito. L’altra sua mano era sulla sua vita, tenendola in posizione. Stava divincolandosi senza riuscire a pensare ad altro. Sentì che i suoi occhi si bagnavano, quando normalmente avrebbe sentito bagnarsi qualcosa d’altro. Oh ne era pienamente convinta, questo era molto più di quello che le capitava di solito. Si sentì lamentarsi debolmente, quasi come se non fosse lei a farlo. Ogni sculacciata la manteneva concentrata su quello che accadeva, e morse il foulard e strinse gli occhi in un tentativo di prevenire lo sgorgare delle lacrime. Strinse le labbra più strette possibili e i mugolii e gli urli si strozzavano in gola.

‘Adesso andiamo con la terza’ disse lui prendendo un canna e facendola fischiare in aria. Lei deglutì. Non veniva normalmente usata stando sulle ginocchia, per mancanza dello spazio necessario ad essere efficace. Ma quando la colpì attraverso la parte alta delle cosce, lei pensò che era molto efficace lo stesso. Si sentì agitarsi tra i colpi mentre questi le accendevano sottili strisce di fuoco . Decise di lasciarsi andare a questi colpi, mentre il suo sedere danzava in cerca di scampo. Continuò a piagnucolare, e talvolta gemere con maggior abbandono, avendo ormai da tempo accettato il suo destino. Bruciavano da impazzire anche se i colpi non erano terribilmente forti, anche se in quel momento non se ne rendeva conto. Lui aveva stimato correttamente a che punto lei era arrivata, e le colpì il culo ancora diverse volte con la canna. Finalmente finì.

La aiutò a rialzarsi dalle sue ginocchia, la sciolse dal foulard, e le permise di rimettere le mutandine.

Lei seppellì la faccia nel suo torace; provava un senso di vergogna che le impediva riguardarlo. Si ritrovò a tirar su con il naso, con piccoli singhiozzi, mentre la sua faccia si bagnava. Si sentiva molto contrita, ed era lieta che la cortina dei suoi capelli difendesse il suo viso dal suo sguardo penetrante. Lui la tenne fra le braccia gentile e dolce fino a che lei non si calmò. Le sollevò il mento e la baciò con dolcezza, un contrasto di velluto al fuoco che sentiva venire dalle sue parti basse che bruciavano come carbone rovente.

Improvvisamente ed inaspettatamente lei avvertì un desiderio insaziabile dentro di se, e lo baciò con passione. Andarono sul letto, carezzandosi a vicenda. La bocca di lui era su di lei, la sua mano sul seno, le sbottonava la camicetta. Lei scese con la mano ad accarezzare la protuberanza sotto i pantaloni, e lo sentì sdraiarla sulla schiena mentre il fuoco nel suo ventre cresceva inarrestabile. Lui le mise una mano nelle mutandine e le accarezzò i riccioli del pube prima di affondare le dita dolcemente tra le sue labbra vaginali. Lei stava cercando di togliergli le mutande ed alla fine lo pregò ‘Ho bisogno di te’dentro di me..’

Le sue dita le vennero in soccorso, e per un po’ mugolò, questa volta di piacere. Aveva trovato la strada dentro le sue mutande e chiese piano ‘posso baciarlo?’. Ben presto ebbe la sua virilità in bocca, leccando l’asta con movimenti circolari. Lui guardò verso il suo viso mentre gemeva e provava piacere. Lei amava la sensazione di velluto e la durezza del suo pene.

Lui le suggerì di girarsi, e presto cominciò a leccare il suo clitoride bagnato, ed affondò nelle sue profondità con la lingua, stuzzicando delicatamente e facendo scorrere le unghie attraverso il suo sedere bollente. Lei si agitò e cominciò a sentire una sensazione di abbandono mentre continuava a succhiare la cappella di quel pennone sotto di lei.

Presto, troppo presto, non pot&egrave resistere oltre. Si girò e voltò e portò i suoi fianchi in posizione in modo da posizionarlo alla sua entrata. Lentamente girò su di lui, trovando l’angolo giusto, e scivolò agevolmente su di lui, come un guanto sulla mano. Ahhhh’.che piacere essere un guanto, e come calzava bene.

Il resto della storia &egrave una sorta di cavalcata su un pony, ma ben più divertente di quello che si trova fuori dalle sale giochi. Rimasero incastrati insieme fino a che lei gemette forte, quasi iperventilandosi, e venne come una bottiglia di champagne che sia stata agitata. Rimasero stesi insieme scherzando fino all’alba, molto piacevolmente.

Appena prima di addormentarsi, lui le mormorò nell’orecchio: ‘la prossima volta che ti sculaccio, amore mio, ti metterò sulle mie ginocchia e ti sculaccerò rumorosamente fino a quando non sarai davvero pentita e piangerai vere lacrime. Fai attenzione che quello che ti esce di bocca ti procuri qualcosa che le tue natiche possono accettare. Hai capito’?

Entrambi si mossero appena e sorrisero mentre lei sospirava un’mmmmhumm’ e si addormentava con la testa sul suo torace.

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