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Racconti di Dominazione

Ventenne ma divisa mi sceglievo gli uomini, ora lui ha scelto me

By 4 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ritrovare il mio diario tra tante cianfrusaglie mi lascia perplessa, ero convinta di averlo smarrito, buttato, non ci pensavo da anni. Avevo cominciato a scriverlo il primo del l’ anno, era un dono di Natale di non so più chi. Sulla pagina interna di copertina il mio nome e la data: Anita… 1 Gennaio 1955, avevo solo venti’ anni. Più sopra una mia fotografia in un abito adatto al posto e l’ evento. Ero magra, quasi scialba direi, ma ero giovane…e non brutta. Meglio comunque se non ricordo male, di molte delle ospiti del Circolo in questione quella ultima notte del l’ anno.

Stavo per disfarmene ed invece lo nascondo in un posto sicuro. Quanto conteneva certo non tornava a mio onore anche se avevo scritto ben poco. Spunti che potevano dire qualcosa solo a me. Minorenne ma emancipata con il matrimonio di un anno prima, di fatto già separata da mio marito, quella notte avevo fatto l’ amore con un altro uomo, il primo amante della mia vita. Non ricordo dove fosse Gualtiero, mio marito appunto, o che palla avesse inventato per andarsene per i fatti suoi. Neppure ricordo dove mi abbia portata il mio amante, non in un albergo come per qualche momento avevo temuto terrorizzata, ero minorenne. Era un uomo, tutto qua, io volevo un uomo, per ripicca sopratutto. Certo non era troppo vecchio e neppure brutto. Ne fui molto soddisfatta pur decidendo prima ancora di montare sul taxi del rientro a casa di non vederlo mai più. Avevo deciso anche che non avrei mai più fatto una cosa del genere ma rapidamente e solo con qualche titubanza cambiai idea. Con Gualtiero comunque era finito tutto, senza chiasso appena poche settimane più tardi. Lui definitivamente a Roma ed io qui. Allora di divorzio non se ne parlava neanche.

Sapevo da poco che non potevo essere ingravidata, non esistevano malattie di quel genere che una puntura non sconfiggesse immediatamente…mio marito ormai viveva definitivamente a Roma, per lavoro, e stava facendo una brillante carriera. Serviva solo prudenza. Sceglievo uomini bellocci ma non avevo troppe pretese in questo. Dovevano essere amanti assidui ma non soffocanti, assolutamente discreti. Felicemente sposati e con prole. Discreti quindi anche nel loro interesse. Accettavo solo doni simbolici di poco prezzo. La scelta non era veloce e neppure facile, tanto che iniziavo spesso a guardarmi attorno quando ancora frequentavo con piena soddisfazione di entrambe il letto di un altro…
Se superavano la prima o le prime prove li tenevo per qualche tempo, fin quando sentivo il desiderio reciproco affievolirsi.

E’ quanto percepisco da qualche tempo. Il mio amante, fin troppo focoso, famelico anzi a l’ inizio, dopo una sveltina, tale giudico una oretta o poco più a letto insieme, ha sempre, da qualche tempo almeno, necessità od impegni…segno non difficile da interpretare. Non traccheggio mai a questo punto e mentre lo bacio con un arrivederci penso come sbarazzarmene. In genere è facile, adattandomi alla situazione, alle necessità. A volte persino diventano troppo esigenti…temo si stiano innamorando di me. Parlo loro di mio marito, del fatto che si sia fatto vivo ed io desideri riallacciare con lui…altri di cui voglia sbarazzarmi, scappano a gambe levate se accenno a quanto sarebbe bello vivere insieme alla luce del giorno…superano nella fuga la velocità del suono. Mai un amante supera i due o tre mesi, con ovviamente le debite eccezioni. Elio pensavo durasse di più e mi piace ancora, ha un certo non so che. Ma così è la vita ed il mondo è pieno di uomini.

Ho data in affitto la casa in cui sono nata e cresciuta. Ho ereditato abbastanza dai miei, genitori e parenti vari morti sotto la valanga in montagna che quella notte ha distrutta la casa nella quale erano tutti riuniti per festeggiare la nonna ed i bisnonni miei ed i nonni di Gualtiero. Arrivando in corriera con il mio promesso sposo trovai ad attendermi il Sindaco. Poi le solite cose visto che ero minorenne, avevo meno di 21 anni. Un giudice tutelare, un lontanissimo e sconosciuto parente trovato dal giudice come tutore e poco dopo l’ esame di maturità il matrimonio. Il Giudice, contrariamente a quanto pensassimo convalidò gli accordi prematrimoniali che il nonno aveva fatto sottoscrivere ed asseverare dal notaio. Con un trucco legale, quello che avevo prima del matrimonio, tutto, era mio e solo mio. Un sistema, disse, che per quanto insolito è ineccepibile. Gualtiero mi ha cornificata la prima volta prima ancora di tornare dal viaggio di nozze. Ha continuato per tutto l’ anno seguente e lo ho mandato al diavolo. Ci siamo separati con discrezione ed è stata la sua fortuna, sul lavoro intendo. Trasferito a Roma ha fatto carriera, alla grande. Io, nonostante un amministratore di assoluta fiducia, lavoro, bado ai negozi, tre, alle due tabaccherie, alla fabbrichetta di materiale elettrico. Non mi pesa ed anzi lo faccio anche per passare il tempo e metto da parte soldi pur vivendo con qualche larghezza nel villino con giardino appena fuori l’ abitato. L’ altra casa era troppo grande per me sola.

La doccia od un bagno? Un bagno. Peccato! A letto non era male. Quasi mi assopisco nel l’ acqua profumata. Mi osservo alla specchiera a tre ante da sarta. In questi cinque anni mi sono appesantita ma è un bene, sopratutto per i fianchi e per il seno che senza potersi dire grande…ma si, mi piaccio. Fa premio il viso e sopratutto gli occhi ma anche il resto non è male, anzi! Vai figliola, ne troviamo quanti ne vogliamo!

Qualche giorno dopo sono un poco perplessa. Non ho individuato neppure un soggetto ‘adatto’ o che risponda appieno a quello che voglio. Solo Giulio, non bello non ricco…non sposato! Una conoscenza casuale di qualche tempo fa. Di mestiere fa il venditore, il capo vendita per la precisione, guida un piccolo gruppo di venditori più giovani, dice, li sceglie e li addestra, ma è piuttosto chiuso sulle sue cose. Molto simpatico però ed il tipo che puoi presentare in un ristorante o fuori da un cinema come parente od amico di famiglia… se è di buon umore.

Eccolo, per tutto il tempo mi gira però in testa la sua frase pronunciata quando ci conoscevamo appena. A me interessa una donna solo se sa stare al suo posto. L’ ha detto anche con qualche durezza. Che sia un albergo, anzi una locanda di campagna mi lascia indifferente. Mi stringe il polso, con fermezza, entriamo ed una donna gli porge una chiave senza una parola da una parte e dal’ altra. Comincio ad avere veramente paura quando siamo al piano, stanza tre. Squallidina ma avevo pensato fosse anche peggio. Il rumore del catenaccio acuisce le mie paure. Poi…poi è un amante squisito. Mi spoglia con delicata e dolce lentezza, ogni bottone un bacio, ogni gancetto una carezza. Sottilmente eccitante nel l’ obbligarmi ad accettare da subito e poi sempre quel che desidera. Non violenza, non lo avrei accettato ma…un uomo abituato ad avere dalle donne quello che vuole. Ormai indosso solo le mutandine, mi abbraccia baciandomi. Toglitele tu. Al mio diniego non un ceffone, certamente no, poco più che un buffetto, poi si alza e comincia a rivestirsi. E’ così che è cominciato tutto.

Non devo chiamarlo al telefono se non per ragioni impellenti. Non devo indulgere nella mia abitudine di dimenticarmi di guardare l’ ora quando devo andare da lui. Devo essere puntuale insomma. Devo, devo, devo! Non mi sta bene. A volte poi non lo sento per giorni e giorni e mi fa male, mi manca. Non mi sta bene ma dopo poco che non sono con lui ne sento la mancanza. Ad ogni squillo del telefono il cuore mi balza in gola. Un gelo quando sento una voce diversa. Non chiede mai se voglio andare, fare, vederlo…è perentorio: vediamoci, raggiungimi, passo a prenderti… In questi mesi ho dovuto farmene una ragione, accettare questo modo di vivere nuovo per me. Accettare i suoi buffetti e le sue sculacciate scherzose. Sempre meno scherzose. Non che sia un violento ma…gli piace e quando poi mi prende tra le braccia perdono tutto, dimentico tutto. Sei la mia donna, dice spesso. Sono la tua donna gli dico ancora più spesso.

Tremo per la eccitazione mentre mi preparo. Passo a prenderti alle tre. Ore dalla parrucchiera che è anche estetista e massaggiatrice. Nella tracolla qualche capo di biancheria di ricambio, una camicetta ben piegata, un paio di calze, il necessario per il trucco. Può riportarmi a casa prima di cena o tenermi con lui persino per qualche giorno. Non è solo voglia di cazzo la mia. Guai sapesse che dentro di me uso questi termini ma la testa è la sola cosa che sia ancora proprietà privata, mia. Quello che lui chiama cazzo, figa e culo per me devono essere il pene o verga oppure la sua virilità. Quanto al resto la devo chiamare sesso, meglio ancora cosina. In precedenza alcuni dei miei amanti si eccitavano, piaceva loro sentire dalla bocca della giovane amante quelle parole sboccate.

Mi ami? Lo ha chiesto una delle prime volte che ci siamo visti, che abbiamo fatto l’ amore. Senza esitare ho risposto di si, spontaneamente, senza rifletterci. Prima ero abituata a far stare sulla corda i miei amanti , a dire che amore era una parola grossa, che bisognava arrivarci per gradi.
Quella volta mi sono stretta a lui con il cuore in tumulto e gli ho sussurrato timidamente che lo amavo, che ero la sua donna. Sono tua, tua finché mi vorrai. Lo ho ripetuto in silenzio ma con un sospiro di piacere quando la sua mano delicata e possessiva ha risalito l’ interno della coscia raggiungendo il mio sesso già umido. Io mi bagnavo solo lentamente…prima. Sto cominciando a dividere la mia esistenza tra prima e dopo LUI. Per la prima volta mi trovai a sollevare il bacino per offrirgli meglio la mia femminilità. Non era mai stato violento, mai aveva causato dolore. Quella volta entrò in me rudemente, da conquistatore, provocando un sussulto e forse un gemito, facendomi sentire veramente sua, ancora più sua e facendomi rapidamente uscire di testa. Mai in precedenza avevo provato qualcosa di lontanamente simile.

Lo amo? Me lo chiesi ore più tardi sotto le coltri del mio letto. Mi risposi che ero scema solo a pormi una domanda del genere. Qualcosa però diceva, sussurrava piano dentro di me, che non era solo piacere, sesso. Decisi di tenerlo lontano per qualche tempo pur sapendo che era impossibile per due ragioni. Lo desideravo troppo, non sentirlo anche solo per un giorno mi metteva in ansia. Ero poi certa che pur tenendoci a me, mi avrebbe allontanata se avessi…se avessi cosa? Ricordavo la prima volta, quando per scherzo, per qualche puntiglio o che altro, avevo rifiutato di togliermi le mutandine da sola. In parte, mentre cominciava in silenzio a rivestirsi, pensai, ma solo in parte, che scherzasse. Una parte di me ancora oggi è sicura che mi avrebbe senza remissione buttata fuori ed altrettanto farebbe ora. E’ un vero uomo. Mi piace appartenere ad un vero uomo, ma è anche scomodo. Mi ha proibito di masturbarmi. Mi ha proibito un mucchio di cose, questa però…come fa a sapere che è per me una abitudine? Risale ai primi tempi del mio matrimonio. Un modo per sfogare la mia rabbia. Ormai però avviene di frequente, sempre quando protrae il suo silenzio, le sue assenze. Per dormire, mi giustificavo, vergognandomene almeno a l’ inizio. Mi ha fatto male oggi e non è la prima volta. Non era mai stato così rude però. Mi ha fatto male solo un poco, pochissimo e mi è piaciuto. Mi piace quando unisce alla delicatezza la forza. Ancor più mi piace quando mi lega i polsi alla testata del letto. Essere presa in quel modo mi fa impazzire. Mi sento più donna, più tutto e lui è ancora più il mio uomo. Ho goduto come forse mai, ripetutamente sono arrivata a l’ orgasmo. A più orgasmi. Pensare che vedendo per la prima volta il suo coso ne ero rimasta delusa. Medio se non piccolo mi ero detta, peccato. Instancabile però ed ho capito che è questo quello che conta. Mentre mi possedeva ha detto che sono la sua schiava, che mi ha comprata al mercato, che è entrato nella casa di mio padre per rapirmi…ed a me è piaciuta come fantasia. Sono la tua donna, la tua schiava, ho subito mormorata ad occhi chiusi, beandomene. Lo ho ripetuto più volte, ansante, a bocca semiaperta per catturare un poco d’ aria e con gli occhi socchiusi. Aperti abbastanza per notare che mi fissava attento.

Ti amo, ti amo da impazzire. Sempre nel mio letto lo ho gridato ieri sera mentre mi facevo male torcendomi da sola i capezzoli con la mano libera. Ti amo e sono tua, completamente, tua come vorrai, in tutto. Non so se parole o pensieri soltanto, ma non importa. I singhiozzi si fanno veloci, rantolo quasi, poi raggiungo la meta ed ansimo nel piacere solitario che mi devasta portandomi poi al sonno.

Sarai la mia succube ha detto. Pur sapendo cosa significhi nella nostra lingua vado a vedere nel dizionario. Non aggiungo nulla a quanto già so. C’ è un richiamo alla parola ‘plagio’, temine anche questo che conoscevo ma solo grosso modo. Non mi piace quanto apprendo dal significato giuridico e dalle sue implicazioni. Non mi sento poi plagiata, non scherziamo. Non sono una ragazzetta scema e tremebonda, influenzabile a quel modo. Io lo amo. Ma poi lo amo veramente o mi piace soltanto? Come sempre attendo una sua telefonata che tarda ormai da giorni e divento sempre più ansiosa. Accendo una sigaretta vietatissima. Disobbedirgli per un attimo mi eccita dimostrandomi se mai servisse che succube non sono. E’ solo un amante, eccezionale, ma solo un amante. Uno dei tanti che ho avuto, l’ ultimo…per ora, ma solo per ora. Mi concedo a lui e gli concedo solo quanto decido e voglio. Alla terza o quarta boccata spengo. Sento in bocca un pessimo sapore, acre e sgradevole, sudo. Neppure lavarmi i denti lo fa scomparire.

Ciao amore, come stai? Non oso dirgli che speravo di sentirlo da giorni. Non vuole lo solleciti. Poche parole, poi l’ ora de l’ incontro ed il posto, il solito. Sai, ho fumato una sigaretta, gli dico prima che riappenda. Mi sento gelare, sono pervasa dal sentore tremendo della paura. Lui tace. Non tutta, proseguo, solo tre o quattro boccate. Lui riaggancia. Io piango preoccupatissima.

Sono le undici e l’ ora de l’ appuntamento è passata. Gelo anche se fa caldo, tremo. La gente si ferma a fare benzina, entra ed esce dal bar. Le due e poi le tre. Alle sei, disperata sto per entrare a telefonare pur sperandoci poco ma sono veramente disperata. Perché son stata tanto cretina? Ho fatto quello che non dovevo ma perché mai dirglielo? Perché?
Vado nel mefitico gabinetto e svuoto la vescica, poi compro dei gettoni del telefono.
I tre numeri suonano tutti a vuoto, liberi. Scoppio in un pianto dirotto appoggiata al muro, sto scivolando, cado ma un braccio robusto mi trattiene, il suo braccio.

Sei qui da stamattina? Faccio segno di si col capo, ancora non riesco a parlare. Siamo seduti su una panchina dietro il piazzale. E’ stranamente elegante nel doppiopetto che mai gli ho visto indossare. Ma ho altro cui pensare. Mi dirà di andarmene o mi perdona? La cosa però mi sembra indifferente, anzi, indifferente no, di certo no, ma non mi perdonerà mai, non vorrà saperne più di me e questo mi toglie quasi la forza di pensare e di sperare. Uno strano groviglio di pensieri mi distrugge. Cosa farò? Ma di uomini ne posso trovare quanti ne voglio. Io però voglio lui. Lo amo! Non è vero, neppure so cosa significhi essere innamorata. Ma lui mi ama? Perché mai è qui? Tengo la testa bassa, non oso guardarlo. Perché lo hai fatto? Esito. Perché l’ho fatto? Non lo so rispondo poi. Un gesto…di ribellione, finisce piano. E’ il tono che mi spaventa ancora di più. Sembra dispiaciuto, dispiaciuto di dovermi abbandonare…lo conferma un attimo dopo. Dovrò fare a meno di te. Riesco a vederne per un attimo il viso, sembra proprio gli spiaccia e guarda assorto per terra. Se gli spiace perdermi…è la disperazione a darmi il coraggio di parlare. Tienimi con te, lo supplico, non ti chiedo di perdonarmi…non so cosa altro dire, taccio di nuovo.

Non ho intenzione di perdonarti. E qualche attimo dopo. Raddrizzarti, modellarti come voglio però sarebbe estremamente faticoso, anche lungo. Mi piaci ma sei una ribelle…una ribelle nata. No, impossibile. Quei ma e però avevano acceso una fiammella di speranza. Farò quello che vuoi, ti prego. Esita. Ti prego, ripeto con un singhiozzo mentre cerco di abbracciarlo. Non si scosta, sembra indifferente. Va bene, parliamone, non qui però. Vai al solito posto. Ti daranno la chiave, sali e mi aspetti. Nuda ed in ginocchio, io devo fare qualche telefonata urgente…non farti troppe illusioni però. Posso lavarmi, gli chiedo mentre già si allontana. Scuote le spalle. E’ un si, un no od un fai quello che vuoi? Un quarto d’ ora soltanto e sono nella sua camera. Fremente e titubante mi libero di tutto, puzzo, puzzo come una capra. Nel dubbio passo un asciugamano umido per tutto il corpo, mi asciugo e mi pettino. Ho il viso segnato da l’ ansia, neppure mi riconosco più. Sento un motore sotto le due finestre che ho spalancato per dare aria alla camera. Le richiudo e mi inginocchio nel centro della stanza.
Non ha accennato a punizioni. Non oggi almeno. Cosa potrà mai farmi? Sono già stata punita con qualche ‘buffetto’, due o tre scapaccioni neanche forti. Poi scuoto le spalle, faccio un sospiro profondo. Tutto ma non essere lasciata. Che sarà mai qualche scapaccione?

Sta arrivando ed io rapidamente mi giro verso la porta, chino il capo mentre questa si apre. Non fiato e lui sembra neppure vedermi. Sento lo scroscio, sta facendo la pipì, poi lo sciacquone, qualche attimo ed è seduto sulla poltroncina. La mia ansia cresce ma spero. Se mi ha fatta venire…

Mi fissa in silenzio ed io ne rabbrividisco. Dovrò punirti, lo sai. Lo capisci? Si, lo sapevo fin da prima. Ti ho disobbedito…si tu mi hai sfidato. La punizione sarà dura, dolorosa. Puoi però evitarla. Alzo il capo speranzosa, ma il suo viso mi toglie ogni illusione. Puoi evitare la punizione dicendo che te ne vai. Per un attimo resto immobile perché incredula di questa enormità. E’ impossibile dico e capisco di aver parlato così piano che lui non ha capito. E’ impossibile, ripeto facendomi capire.
Accetto di tenerti come succube e solo in questo modo. Sarà quel che sarà, penso sollevata e poi a voce alta anche se a denti stretti, accetto, resto, puniscimi come devi. Ne sei certa? Guarda! Apre con la chiave le due ante del mobile vicino alla porta del bagno. Guarda, ripete. Quel che vedo mi lascia annichilita. Una serie di oggetti che a l’ inizio, nella poca luce fatico a distinguere ma che subito dopo riconosco. Corde, catene, manette e poi fruste e scudisci. Inorridisco letteralmente, poi penso mi stia prendendo in giro…no, non sta scherzando. Mi alzo in piedi per andarmene. Vorrei almeno farlo ma non ci riesco. Non sta scherzando eppure rispondo con voce decisa sia pure con qualche secondo di ritardo, VA BENE.

Forse si aspettava una risposta diversa e resta immobile, il viso duro come non mai. Lasciando le antine spalancate torna a sedare.

Se resti per prima cosa ti punirò. Aspetta forse una mia risposta che gli do dopo un attimo. Va bene.
Poi, quando ti sarai riavuta mi racconterai tutto della tua vita. Correggerai le frottole che mi hai ammannito. Mi spiegherai perché mi hai disubbidito. Giurerai di essere in futuro quello che voglio, una succube e che farai di tutto per diventare una succube migliore prima e poi perfetta. Dentro di me sono felice ed al tempo stesso terrorizzata. Ma cosa intende per succube? Non oso chiederlo e pochi attimi più tardi…C’ è un grosso trave poco oltre i piedi del letto. Ho i polsi ammanettati molto in alto e mi fanno male, i piedi posano solo in parte a terra. Respiro a fatica, impedita dal bavaglio di tela. Ti imbavaglio perché altrimenti grideresti troppo. Non può essere, non a me, questo a me non può capitare, penso mentre mi benda impedendomi anche la vista, vietandomi di vedere. Ho solo l’ udito e lo sento camminare. Forse mi sta prendendo in giro, è tutto uno scherzo. Un sibilo e brucio. Urlo anche se avevo giurato a me stessa di sopportare tutto in silenzio. Ed urlo ancora ed ancora, più volte, mentre i colpi si accaniscono distanziati sul mio corpo.

In qualche modo mi ha riportata a terra, mi bacia ed io rispondo ai suoi baci mentre le mani percorrono il mio corpo seguendo i segni vi ha lasciato. Lascio mi stenda sul letto ma non mi libera i polsi che unisce alla testata. Lo odio ed un attimo dopo schiudo le gambe e capisco di non poterlo odiare ed amare al tempo stesso. Il cazzo entra nel sesso bagnato. Bagnato? Poi, immediatamente dopo, piacere e dolore. Fatico sempre più a respirare, ansimo gemo e dimentico il dolore mentre il ventre viene squassato dal mio crescente inarrestabile godere che cresce a raggiungere il cuore ed i polmoni poi anche il cervello che dichiara forfait, va in pappa. Urlo quasi e lo chiamo padrone.
Prima dell’ alba gli ho detto tutto di me. Non sono stata incalzata dalle sue domande. Una sola cosa gli celo fin quasi a l’ ultimo: mi masturbo, spesso, anche adesso… Mi frusta di nuovo stesa sul letto. Solo tre colpi ma più forti che di nuovo cerco inutilmente di sopportare senza gridare. Stai imparando, mi dice.

Che ora è? Lui non c’ è ma ha lasciato un biglietto con le istruzioni. Scappare? Esito ma so già che non fuggirò, mai. Mi ha marchiata. Non con un ferro rovente ma in qualche modo mi ha marchiato il corpo ed anche il cervello. Non oggi, non ieri, fin dal primo incontro, poco per volta. Ora so cosa voglia dire succube. Ora so anche cosa significhi l’ altra parola che ora non ricordo. Sono una ragazzina che si è fatta impregnare il cervello da lui.

Un bagno appena tiepido con un cucchiaio della polverina che mi ha dato. Brucia da cani a l’ inizio ma poi passa, un poco almeno e dovrebbe far scomparire più in fretta i segni, mi ha spiegato. Per frustarmi ancora? Rifaccio il letto e mi stendo tra le lenzuola. Ha un cazzo piccolo ma lo usa da dio…ed io non so…non centra il fatto che abbia goduta come una troia. Ma le troie non godono, fingono di godere per soddisfare l’ ego dei clienti. Muovermi mi causa bruciori ma…sopporto. E dovrò sopportare anche altro? Mi devo porre un limite oltre il quale dire no. Non a lui, non ci riuscirei mai, e a chi allora? Ecco, scomparirei. Metterei giù il telefono subito quando mi chiama. E se non mi chiama? Posso scrivergli…se vai oltre, se…e cosa cambierebbe?

Cosa sarebbe cambiato? Assolutamente niente. Quel pomeriggio abbiamo fatto l’ amore e sono tornata a casa felice. Qualche giorno dopo mi richiama spiegandomi cosa debba fare. Quella sera ho di nuovo i segni della frusta su tutto il corpo ed uno zigomo gonfio. Gonfia di disperazione e disgusto sono anche io, dentro. Fammi un pompino, succhiamelo bene, mi ha detto come se fosse la cosa più normale di questa terra e la mia esitazione mi è costata cara. Non voglio più, mai più…ma dopo qualche giorno mi richiama e mi richiama ancora, spesso, anche di notte. Mi serve un sonnifero mi dice ed io accorro. Stai diventando brava, e sorride compiaciuto. Merito di un buon maestro, prosegue tronfio. Con disappunto mi sono accorta qualche settimana prima di compiacermi di questi apprezzamenti e con un sospiro mi abbandono tra le sue braccia. Mi piace ormai sentirlo crescere nella mia bocca, capire che gli piaccio, che sono brava ad eccitarlo, in fretta anche quasi subito dopo che ha goduto. Si, mi abbandono felice sentendo le mani che carezzano il mio corpo, lo suonano come fosse uno strumento musicale. Quando raggiunge la fessura la trova come sempre già inumidita ed usa i miei umori per titillare il mio puntino già emerso fino a scappucciarlo del tutto.

Mi penetra con un dito, mi bacia il petto e ne succhia avido i capezzoli, li stringe tra i denti facendomi gemere di dolore e sussultare di piacere. Ecco, lo conosco bene, adesso se lo fa succhiare e baciare, poi mi stende sul letto e mi prende. Qualche volta mi prende da dietro ed a me non piace molto, preferisco essere scopata potendolo vedere in faccia, ma non importa. Cosa fate? Già, ormai lo chiamo Padrone e mi rivolgo a lui col Voi. Mi sta legando, ammanettando i piedi a gambe aperte e temo le novità. Non risponde e mi imbavaglia. Ora ho veramente paura.
.
Ti rompo il culetto d’ oro mio cara….

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

IN QUESTE NOTTI HO AVUTO SPESSO UN INCUBO. IL MIO GIULIO MI HA LEGATA DICENDO DI VOLERMI SODOMIZZARE, FARE IL CULO.

Se c’ è una cosa di cui ignoro tutto è la sodomia. Tra le mie compagne di scuola non si parlava certo di sesso anche se altrettanto di certo ci pensavano anche loro, tutte! Solo che pensavamo ad un uomo che ci avesse già portato all’ altare…solo e sempre, quasi solo e sempre…Comunque un uomo bello, gentile, innamorato…oltre non si andava. Si parlava di bambini qualche volta… ed a 18 anni si sapeva benissimo anche allora che non li porta la cicogna…

…e lo fanno tra uomini…ed a voce ancora più bassa anche se nessuno avrebbe dovuto poterle sentire, dicono che sia dolorosissimo. Carpii questa frase a scuola tra due insegnanti, due donne, avevo almeno sedici anni, no ero ancora al ginnasio, quindici anni soltanto, ma non importa. Le donne sposate comunque non parlavano di quello che avveniva tra le lenzuola con il coniuge, certamente mai in presenza di una ragazza.

Mi sono quasi messa a gridare quando ha detto che voleva farlo a me. Ti rompo il culo bimba! Qualcosa del genere. Ma ero legata…poi il telefono suona, la conversazione a monosillabi e, legata, mi ha scopata come il solito. Anzi, meglio del solito, con quel misto di forza e dolcezza che usa solo talvolta e mi fa impazzire, ansimare, quasi urlare. Lo amo, lo amo, lo amo e sono sua! Non devo dirlo ma solo pensarlo, dice…al diavolo, lo amo, e protendo il bacino per farmelo entrare dentro meglio…più a fondo anche se così fa persino male ma è bello da morire ed io dopo una o due eternità godo rantolando, felice di averlo ancora dentro di me, felice di sentire i fianchi stretti tra le sue mani, mugolando di piacere e di dolore quando si china a mordere i seni e peggio, no, meglio, i capezzoli. Saranno dolorosamente gonfi e dolenti per giorni e mi ricorderanno questo momento.

Qualche giorno e mi chiama ma ho il mestruo ed usa solo l’anello delle mie labbra ed il morbido cuscino della lingua su cui il cazzo scivola lento per poi premere sulla gola e svuotarsi innondandomi. Bere od affogare. Ormai neppure questo mi infastidisce più di tanto e sono anzi fiera di come sia diventata brava nel dargli piacere anche così. Ottengo sempre più spesso qualche complimento. Almeno una carezza sul capo quasi sempre. Dio, sono felice, gli piaccio sempre di più. Già, gli piaccio, questo è il mio cruccio. Io lo amo da morire ma a lui piaccio soltanto.

Lo guardo felice, quasi gli dico che la “malattia” è in pratica finita e possiamo quindi…ma non oso, e poi conosce i tempi del mio corpo quanto me…scendo dalla nuvola rosa, lo ascolto attenta come sempre, perdere un paticolare delle istruzioni, ordini anzi, può essere pericoloso…

L’ indomani passo la mattinata dalla estetista, me la ha indicata Lui tempo fa. Non devo avere un pelo fuori ordine, non i capelli, a quelli penserà la parrucchiera più tardi. Dolorosetto le prime volte, ma ci sono ormai abituata. Ci sono le ascelle e le sopraciglia ma è il pube il punto peggiore, che però ormai è in buona misura sotto controllo. Rasato? Certo che no. Ogni singolo pelo viene estirpato con le pinzette, una tortura cinese le prime volte ma ora, ripeto è sotto controllo. A questo punto è tutto piacevole: il lunghissimo massaggio e lo spuntino che mi servono. Piacevole è poi il torpore anzi il sonno che mi coglie quasi immediatamente. Solo un’ oretta ma ora sono in gran forma, poche decine di minuti con la parrucchiera ed arriva Lui con i miei abiti. Ha le mie chiavi ovviamente e conosce alla perfezione il mio guardaroba. Una mise media, seriosa da signora bene e con soldi, ma senza esagerare con i fronzoli. Alle cinque siamo già fuori città. Lui non parla ed io non oso fare domande. Dalla strada statale a vie meno importanti, poi una stradina in salita. Non so dove siamo, il nome di alcuni paesi che leggo non mi dice niente.

Il cancello si apre da solo, uno dei primi cancelli elettrici che attraversi, il primo in assoluto anzi. Poco dopo, superato il parco ed un tratto di giardino molto ben tenuto saliamo, dal retro, preceduti da un servitore che al primo piano bussa ad una porta. Giulio che non parla da un bel pò mi fissa un attimo. Guai, dice a bassa voce, guai se mi fai vergognare, se mi fai sfigurare…sei mia e fai tutto quello che vogliamo da te. Per me continua, è una occasione importante, unica. Ero curiosa ma ora sono perplessa, impaurita. Ma la porta viene aperta, entriamo e lui, alla faccia della educazione mi precede.

Siamo in tre e non vengono fatte presentazioni. Dietro una bella scrivania siede un signore elegante. Bello no, ha sessan’anni almeno. Saluta Giulio e gli dice di sedere dopo aver detto a me con tono educato che io posso, quindi devo, aggiungo a me stessa, stare in piedi. Impaurita? Forse, un poco, certo perplessa e molto. Nessuna presentazione, solo che con mia sorpresa chiama dottore il mio Giulio.

La sua succube, dottore, è stata sposata e vergine quindi non lo è più. Dell’ altro orifizio cosa mi dice?

E’ come ricevere un pugno alla bocca dello stomaco, boccheggio letteralmente. Loro non stanno badando minimamente a me o solo fingono, non importa, riesco a riprendermi, riesco a tornare a inghiottire aria…ed a trattenermi. Da cosa? Insultarli? Girare sui tacchi ed andarmene?

Si spogli signorina. Il tono è cortese, sorride anche, ma gli occhi grigi mi fissano attenti, uno sguardo gelido da far paura. Fatico a tenere le mani distanti dai lacci e bottoni, devo farmi forza e resisto, rivolgo gli occhi al mio Giulio pur sapendo per certo che non verrà in mio aiuto. Si alza invece, due passi ed è accanto a me, minaccioso forse, avrei però a quel punto accettato gli schiaffi, la frusta, qualsiasi cosa. Mi fissa gelido. Mi ami? Abbasso il capo, non so cosa rispondere. Su sciocca dillo se non mi ami, se non vuoi più…
Di lontano sento una voce, non la mia voce, no quella non sono io, è la voce di di una sconosciuta, risponde e pronunciare le parole che Lui voleva sentire.

La perdoni dottore, per questa volta la perdoni. Alzo gli occhi velati dalle lacrime, vergogna e paura, qualsiasi cosa mi riservi il futuro…ma essere lasciata no, mai. Ora vedo dietro la scrivania il vecchio sorridermi, per un attimo anche gli occhi sono meno minacciosi. Vedi che il dottore per questa volta ti risparmia, ma…più avanti, oltre a lui dovrai temere anche me. Non sorride più e gli occhi sono due punteruoli minacciosi. Spogliati cara. La voce è dolce e suadente, parlano gli occhi e dicono a sufficienza, più che a sufficienza. Poi ti diremo cosa ci aspettiamo da te. Cosa pretendiamo da te, aggiunge Lui a sottolineare la frase dell’ altro.

E’ uno spogliarello senza musica o meglio, seguendo la le note da tempo insegnatemi dal mio Lui. Ama questi riti. “Schiudi le labbra di meno, il sorriso deve essere malizioso ma appena accennato. Non così rigida, troppo, non sei una spogliarellista, un atteggiamento meno professionale, devi spogliarti per il tuo uomo non per i clienti di un locale, ti spogli per me, devi cercare di piacere al tuo uomo, a me…e sei una signora, non gettare quel che ti togli per terra a caso…”

Esito, uno sguardo a Lui… e slaccio il reggiseno, poi le mutandine raggiungono sulla sedia tutto il resto, anche quel poco di pudore che mi restava. Sei bella, sei bella, sei bella…che altro posso dirmi? Sei bella e lo fai per lui che ami e ti ama, come un Padrone ma ti ama perchè sei bella e ti mostra perchè ne va orgoglioso…Fatico ma trattengo le lacrime e mi maledico, maledico la mia debolezza, la mia incapacità a ribellarmi, no, ribellarmi sarebbe facile, ma lo perderei e questo mi è impossibile, intollerabile persino solo pensarlo.

Sei pallida, dice l’ altro, e dopo qualche attimo: e adessso sei rossa come un pomodoro, e ride soddisfatto. Soddisfatto di cosa brutto stronzo? Ovviamente lo penso soltanto senza permettere che nulla trapeli dalla espressione del mio viso, neppure la paura che ora cresce dentro di me soverchiando persino la vergogna che pure mi attanaglia.

Il tuo Padrone ha un notevole debito nei nostri confronti. Lo ripaga affidandoti a noi, un gruppo di amici, per qualche tempo. Quanto non lo so, vedremo, mesi di certo. Pretendiamo però che sia tu ad accettare, ora e senza ulteriori se e domande. Neppure lui, il tuo Padrone sa molto e quel poco non devi chiederglielo. Discrezione è il nostro motto da sempre.
Ora vi lascio soli per pochissimo tempo, solo una breve telefonata. Poi tu dirai accetto o non accetto. Nel secondo caso ve ne andate e per quel che ti riguarda, TU, ed accentua questa sillaba, non sentirai più parlare di noi. Se accetti, lui va via e vi rivedrete quando il debito sarà stato ripagato. Lui comunque continua ad essere il tuo unico Padrone e potreste rivedervi, ma solo forse, anche prima.

La porta si chiude alle sue spalle e non so che dire o fare. A testa bassa, non oso neppure guardarlo. Poi mi abbraccia, è più forte di me, in quel momento lo detesto, lo odio ma…sono sua, completamente sua, perdutamente sua. Cosa gli succederebbe se dicessi di no? Soldi, è un debito, oppure lo ricattano per qualcosa che potrebbe rovinalo, mandarlo in galera? Un turbinio nella testa che mi impedisce di ragionare e poi, di colpo. Farò qualsiasi cosa per te, ti amo. Cerca la mia bocca e parlare non mi è più possibile. Vorrei dirgli che appena il debito sarà stato ripagato, per prima cosa dovrà soddisfare la voglia che ha espesso giorni fa…il mio culetto, ma esito un attimo di troppo, la porta viene aperta,

Occhi Grigi sembra soddisfatto nel vedermi tra le sue braccia. Una sola occhiata interrogativa e la mia risposta decisa, quasi decisa: accetto signore.
Allora dottoressa?

Occhi Grigi sembra ansioso. Mi ha affidata ad una donna di una cinquantina d’ anni, un medico spero, che mi preleva il sangue per delle analisi. Un lavoretto di pochi minuti ma poi ha cominciato a riempire una scheda. Età, parentele con persone affette da questa o quella malattia, malattie infantili, vaccini… Poi è scesa in particolari più intimi, a che età ho cominciata la attività sessuale, come, quando, perchè. Dal numero di amanti ad infezioni o solo infiammazioni vaginali od altro.
Poi un tampone…poi mi darai anche un campione di urina e quando puoi anche di feci…

Sono stata due volte da una ginecologa le rispondo poi, in viaggio di nozze e subito dopo.
Una terza volta ci sono andata un anno fa. Perchè? Un uomo, rispondo…al diavolo i pudori…troppo irruento e focoso…mi aveva fatto male…e continuava a farmi male, un semplice infiammo, è passato dopo due giorni di polverine.

Come le sue colleghe fa una ispezione ma è molto più delicata di loro. Non si ferma qui però e cambiato guanto mi ispeziona anche dietro. Questo lo usi spesso per funzioni diverse da quelle naturali? La guardo perplessa, poi rido. Qualche aggressione c’ è stata ma sempre respinta. Ride anche lei. Di nuovo mi penetra ma è solo fastidiosa non mi causa dolore e lo dico. E’ il momento in cui bussano e si presenta Occhi Grigi che lei chiama Direttore. Per le analisi è decisamente presto ma segni evidenti di infezioni nessuno. E per il resto?

E’ come non esistessi. Direi che è ben conformata, fa l’ amore da un paio di anni con assiduità perchè le piace, non esercita però ed è tonica, i muscoli vaginali sono sviluppati al punto giusto. Non ha esercitato, non è una prostituta. Per il posteriore non è mai possibile dire se saltuariamente, molto raramente e non negli ultimi tempi lo abbia dato via. Può darsi ma non di recente e comunque non spesso, anzi, direi, al massimo molto di rado. Di più non posso dire. La piccola insiste a dire mai ed è possibilisimo.

Ormai sono le dieci e Occhi Grigi mi fa cenare con lui in una saletta forse vicina al suo studio. Non è un palazzo immenso ma ancora non lo saprei girare. Ti chiamerai Irene. Lo guardo sorpresa. Perchè devo cambiare nome? Non si fanno domande, ne ricaveresti solo punizioni, severe magari. Prima di ritirarci comunque ti dirò di che soddisfare in parte le tue curiosità. Questa associazione non ha un nome od anzi ne ha cento o mille, quindi è lo stesso che non ne abbia. Non ha ragione sociale se non quella di soddisfare in molti campi le esigenze dei soci, affiliati e clienti saltuari. Per ora il campo che ti riguarda è quello del sesso. Tace, mi fissa, è ovvio che tu lo abbia già capito, dovresti essere cretina alrimnti e le cretine non ci servono. Tienilo a mente.

Di donne disponibili è pieno il mondo, ma un cliente molto particolare, puntiglioso nelle sue esigenze, uno che non accetta rifiuti e ritardi, uno che non vogliamo disgustare, vuole te. Una come te. Ti ha vista per caso. Ne voglio una come quella, ha detto, una signora, ma deve essere ubbidiente, scopare con entusiasmo, senza finzioni, ed essere vergine, priva di esperienze precedenti per quanto concerne il posteriore.

Assolutamente vergine sembra lo sia… Accetterà il nome Irene, solo un nostro problema organizzativo, non vogliamo in giro donne con lo stesso nome e non farà domande sulla tua vita precedente se non vorrai.

Puoi anche andare a ruota libera con la fantasia ma sarebbe difficile, è furbo ed imbrogliarlo difficile.

Abbiamo ricostruito la tua vita a suo uso e consumo, lo sa ed accetta anche questo.

Voglio dire che racconteremo che sei rimasta vedova subito dopo il matrimonio, per gli studi abbiamo trovato altre scuole dello stesso tipo. Che hai avuto un certo numero di amanti, meno però di quanti tu ne abbia avuto in realtà, tre o quattro, resta sul vago se puoi oppure ricorda cosa gli dici.

Che ti piaceva sceglierli secondo i tuoi gusti ma che te ne sbarazzavi appena si dimostravano troppo assillanti e vivevi poi come una monaca per mesi e mesi di fila. Ora però hai bisogno di denaro e molto. Stiamo decidendo quanto e perchè. Raramente una donna dura con lui più di qualche settimana, un paio di mesi al massimo, ma penso che tu possa durare di più, molti mesi. Questa durata dipenderà per la maggior parte da te, dalla tua sensibilità nel capire i suoi gusti e nell’ assecondarli, nel capire i tuoi limiti ed i suoi. Nell’ essere ubbidiente e mai servile. Nell’ essere insomma tutto quello che gli uomini cercano e quasi mai trovano.

La dottoressa dice che hai il culetto almeno poco usato…mai usato se non, se non, lo interrompo per puntiglio ricordando la frase della dottoressa, per le sue funzioni naturali.

Non mostra dispetto per essere stato interrotto. Strano però che il tuo Padrone vi abbia rinunciato. Lo conosco da anni, sa essere autoritario, convincente.

Dice che sei una maestra nell’ arte dei pompini, che hai imparato molto in fretta partendo da zero. Ha saputo essere convincente, molto convincente, rispondo.

Sorride. Lo mmagino perchè, per quanto ti conosca poco, sembri essere una donna molto decisa nonostante sia così giovane. Alza gli occhi al soffitto per poi abbassarli. Un caso incredibile. Qualche tempo fa, settimane, non mesi, ero con il Cliente nella tua città e ti abbiamo vista. Voglio una donna così. Ed era più deciso dl solito.

Dopo aver cenato al ristorante e riportato il Cliente al suo albergo, ho chiesto al mio autista se avrebbe saputo fare il miracolo di trovarti in una città come Milano. Uno scherzo. Lui però ci ha pensato su dicendomi che parcheggiando aveva visto una giovane donna così, descrivendoti, decrivendo l’ abito che indossavi.

Serviva a poco però. Più tardi ha chiesto di parlarmi. Credo di conoscere l’ uomo, quello che era con la donna…di certo lo ho già visto e direi qui dentro o forse altrove, ma aveva a che fare con noi.

Non è un genio, ma associa ad una fedeltà ed una discrezione assoluta la memoria di un cavallo. A questo punto è stato possibile trovarti, sapere il possibile sul tuo conto, prendere i contatti necessari. Il tuo uomo difficilmente poteva rifiutarsi mentre il Cliente Vip lo tenevamo sulla corda. Ti abbiamo trovata e lui freme. Sta impazzendo dal desiderio di averti e ti avrà. Ovviamente prima dobbiamo provarti ed istruirti. Non quello che deve rimanere intatto, ride, per ora continuerai ad usarlo come dice madre natura. Tutto il resto che non è poco, va rivisitato.

Provarmi? Cosa intende? Fatico a fargli un sorriso tirato ma ho già capito.

No non avevo capito un bel niente od un cazzo come dice Lui. Dovrò imparare a scopare come una signora della buona borghesia, dotata e disinibita si ma non poi così esperta e disponibile.

Dovrò dare l’ impressione che di pompini non ne abbia mai fatti e che sia lui ad insegnarmi tutto, dovrò imparare a dare il culo con dolore e sofferenza ma accettandolo, facendo prima di necessità virtù poi diventando sotto le sue mani, sotto il suo cazzo direi una prendinculo favolosa. Tutto in pochi giorni e per il posteriore solo teoria.

Prima di tutto la prova che sarà oggi. Fatico a dormire. Troppe emozioni, troppe novità…ma poi mi addormento. La mattina dopo esami di lingue, cucina, economia domestica in genere…moda e come si prepara una tavola, di tutto. Il pranzo, leggero ma ben preparato ed un breve riposo, poi una doccia e vengo portata al piano superiore. Una camera da letto ed Occhi Grigi in vestaglia. Capisco, la prova pratica.

Esito un secondo solo e lui approva. Sei qui di tua volontà ma non lo conosci, è la prima volta che vai con un uomo mai visto prima. Un certo imbarazzo è naturale e devi ricordartene.
Spogliarmi non è un problema con le lezioni che ho avuto. Accentuo però le esitazioni ma senza esagerare. Non esagero nelle ripulse e mostro di gradire almeno un poco le sue carezze, sto un poco rigida quando mi penetra e gode nel mio ventre. Qualche lacrimuccia. Questa per Lui. Non lo sto tradendo…ma…

Le prime volte devi tossire, non hai mai fatto pompini, non te lo hanno mai spinto quasi in gola, fingi di essere sul punto di vomitare, ricorda se puoi le prime volte con il tuo uomo,quando te lo ha fatto succhiare. Ti ha obbligato? Rifiutati, con moderazione, appena appena. Ti batterà, ma gli piace trovare una qualche resistenza e vincerla…sottomettere la sua donna.

In una decina di giorni vengo passata al pettine fino, devo regredire da giovane quasi puttana a giovanissima signora quasi onesta che, libera dal marito, vedova anzi, di tanto in tanto si prende un amante. Devo studiare bene la mia “leggenda”, la balla della mia vita. Saprà che si tratta di una “leggenda” cucita addosso a me ed alla mia vita reale ma non indagherà. Ne siete sicuri? Abbastanza. E’ estremamnte esigente ma anche sensato. Stai se possibile sulle generali…se devi dire una bugia ricorda attentamente quanto hai detto. Ripeto, è intelligente e furbo.

Fa parte del gioco. Devo aspettare a far vedere apertamente quanto apprezzi un cazzo e poi apprezzarlo anche più del dovuto ma senza esagerare… Devo essere novizia con i pompini, ho appena sfiorato con le labbra un paio di volte…ma imparare in fretta ed apprezzarli, li ama molto. Qui in questi gioni ne ho succhiati una decina…ma è il culo che mi preoccupa, speriamo in bene.

Ed è il gran giorno,oggi, tra qualche momento ci sarà la presentazione. Mi sento una bestia, una mucca in vendita, contratteranno, discuteranno…mi palperà…o vorrà fare subito la prova della verginità del culo…sono tesa, un poco almeno…e mi meraviglio che in tutto questo tempo abbia pensato al mio prosimo Lui più che a quello vero.

Venga signorina. Entro e non ho certo da vergognarmi dell’ abbigliamento, non identico ma simile a quello che indossavo quando mi ha visto… chiedetelo a lui se vuole rivedermi con le stesse cose, ma la stagione…e poi forse non glie ne importa.

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