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Racconti di Dominazione

Viola

By 9 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un caldo pomeriggio d’estate la prima volta ceh vidi Viola e forse sarà stato l’effetto del vino, forse quello del caldo, ma ad un certo punto mi ritrovai a cercare ogni momento per guardare le linee del suo corpo. Indossava un leggero vestitino di seta lilla, era trasparente e scollato sia davanti che di dietro, quindi non dovetti usare molta fantasia. Non portava il reggiseno, quindi potevo capire bene la forma del suo piccolo seno e quasi arrossì quando mi ritrovai a pensare se si sarebbe riuscito a prenderlo tutto in bocca. Mi soffermai anche a guardare il suo sedere, così tondo e sodo e cercai quindi d’immaginare che biancheria portasse sotto quel leggero vestitino di seta.
Forse un candido perizoma del colore del vestito, oppure qualcosa di più audace con pizzi e merletti? Avevo una gran voglia di sollevarle l’abito per guardare sotto.
– Quella deve avere il paradiso in mezzo alle gambe. – disse improvvisamente Carla.
Io a quelle parole arrossì violetemente. Aveva forse visto ceh la stavo fissando? Non ero lesbica eppure mi ero soffermata a fantasticare su una donna.
– Carla! – dissi con voce strozzata fingendomi sconvolta per quello che disse, anche se pensavo la stessa cosa.
– Andiamo non la vedi? Guarda che tette… – insistette passandosi la lingua sulle labbra. – Sarei felice di soffocare leccandole la micia. – aggiunse, mordendosi il labbro e capì che aveva avuto un brivido di piacere a quel pensiero.
– Finisicila… sei peggio di un uomo! – replicai.
– Andiamo Lara… persino tu che sei etero non puoi non aver notato com’è bella. – reclamò.
– Sì… però sei volgare. – le risposi piccata. – Non è così che si conquista una donna. – aggiunsi.
– Conquistare? – mi chiese lei. – Una così non potrei mai averla. Quella è di una classe superiore e poi è sicuramente etero, troppo bella per essere gay. – continuò guardandola, o meglio mangiandosela con gli occhi.
Carla era una mia amcia lesbica. L’amica che mi aveva trascinato a questo noioso buffet di lavoro. Aveva l’abbitudine di invitarmi in queste occasioni visto che non aveva un uomo da portare e la sua compagna, dopo tre anni ancora non se la sentiva di far sapere a tutti che era lesbica.
La ragazza di cui parlavamo invece era Viola Lopez, o così mi aveva detto Carla si chiamasse, mi aveva anche detto ceh era un pezzo grosso della società per cui lavorava, anche se non sapeva bene di cosa si occupasse all’interno.
Mi aveva parlato molto di Viola da quando l’aveva vista per la prima volta in ufficio e questa era la prima volta che io la vedevo. In effetti Carla non aveva esagerato come pensavo ogni volta che dovevo subbirmi tre ore di racconti su quanto fosse sensuale, bella e arrapante Viola. Quello ceh prerò ancora non sapevo era che invece di essera arrogante e snob come la definiva Carla, Viola era una ragazza davvero gentile e simpatica. Lo capì poco dopo mentre mi stavo facendo servire un martini liscio.
– Mi puoi passare una mozzarellina? – senti una voce suadente alle mie spalle.
– Io? – chiesi girandomi a guardare chi aveva parlato e mi ritrovai faccia a faccia con Viola che mi sorrideva gentile.
– Sì. – rispose.
– Certamente. – replicai sentendomi un’idiota, la mia voce tremava insieme alle mie gambe.
Come una scema mi allugai per prendere la mozzarellina, ma arrivata vicino al piatto mi accorsi ceh avevo già il mio cocktaill in una mano e quello per Carla nell’altra. Rossa mi voltai scusandomi con lei.
– Tranquilla. – rispose e questa volta fu lei che si chinò verso di me allungando la mano verso il tavolo.
In quella posizione senti prima il suoi seni premersi contro il mio braccio e poi guardando verso il basso intravidi il capezzolo o destro, duro e color caramello. Mio malgrado un brivido di piacere mi attraverso il corpo.
– Ecco qua. – disse dopo aver preso due mozzarelline dal piatto. – Questa è per avermi aiutata. – disse alzando una delle due verso di me.
La guardai rapida sollevando come un’idiota i bicchieri come per dirle che non sapevo come prenderla.
Lei allora porto la mano con la mozzarellina vicino alla mia bocca e capì che voleva imboccarmi.
La guardai prima confusa poi imbarazzata, ma quando vidi che lei invece mi sorrideva gentile, accettai di mangiare dalle sue mani.
Mentre addentavo la mozzarella, senti anche le sue dita sfiorare le mie labbra.
Quello fu quindi il mio primo approccio con Viola, o meglio il suo con me. Da quel momento in poi quasi non ricordo come siamo arrivati dove siamo ora. Cioè a casa sua, mentre lei si spoglia lentamente davanti a me e nuda s’inginocchia a terra e comincia a sfilarmi con delicatezza le mutandine e a leccarmi la figa con lussuria.
All’inizio eravamo diventate amiche. Sapevo che nessunco capiva come fosse nata questa amicizia e sinceramente neanche io capì mai come mai Viola aveva scelto proprio me, ma ben presto avrei scoperto che nonostante neanche io lo sapessi, lei aveva fatto la scelta giusta. Sapeva che sarei diventata una perfetta padrona per lei che voleva essere la schiava di qualcuno che si sarebbe sentito libero di usarla, umiliarla e sfruttarla come desiderava.
Già quando tra di noi c’era una normale amicizia tra donne si poteva intuire che c’era qualcosa di strano. Lei così bella, attraente e ricca continuava a cercarmi, io che mi ero sempre definita il brutto anatroccolo e non avevo certo il fascino e le finanze che aveva lei.
Ma Viola non mi faceva pesare questo fatto. E per tre mesi da che ci conoscevamo mi trattava come la sua migliore amica, andandomi a prendere e riaccompagnare quando uscivamo. Portandomi in posti bellissimi e pretendendo di pagarmi il conto. Invitandomi a dormire e cedendomi la sua bellissima stanza, o addormentandosi accanto a me.
Tutte quelle cose mi lasciavano a disagio, ma lei continuava a ripetermi che spesso si sentiva molto sola, circondata com’era da gente falsa e ipocrita, mentre io ero per lei una vera amica.
Mi ero quindi convinta che mi volesse davvero bene, soltanto un giorno mentre ero a casa sua uscendo dalla doccia mi svelò cosa realmente volesse da me.
– Vorrei parlarti. – mi disse uscendo dal bagno avvolta in un asciugamano verde acqua.
– Dimmi. – le disse mentre distoglievo lo sguardo visto ceh aveva lasciato cadere l’asciugamano a terra. Mi sentivo a disagio quando si spogliava coì davanti a me, non se perchè ancora mi trovavo a fantasticare sulle sue morbide forme o perchè io più ceh morbida ero decisamente “burrosa”.
– Mettiti seduta sul letto. – mi disse avvicinandosi a me e inebriandomi con l’odore del bagnoschiuma che la sua pelle nuda emanava.
– Molte volte mi hai chiesto perchè sono così gentile con te. – cominciò a dire. – E io ti ho spiegato che mi sono affezzionata a te. – aggiunse mentre si corspargeva di crema il corpo privo di abiti davanti a me.
– Sì… – dissi confusa.
– Ecco… non è solo per quello. – disse. – Io ti ho scelta. – continuò.
– Scelta? – chiesi ancora più confusa.
– Sì… scelta! – ripete. – Ti ho scelta come mia padrona. – aggiunse senza esitazione.
– Padrona… io non sono lesbica! – replicai, anche se le parole mi uscirono con un tono poco convinto, anche perchè continuavo a fissare le sue tette rigide davanti a me.
– Neanche io. – replicò, voltandosi e aprendo il cassetto della biancheria. – Non mi catalogo, lesbica o etero, io non ho gusti sessuali. Io godo nel fare ciò che gli altri mi ordinano di fare. – mi spiegò mentre s’infilava un perizoma nero.
– Non capisco. – dissi confusa.
– Non ti sto chiedendo di avere una relazione con me. Anzi nessuno dovrà sapere cosa succede tra di noi. E tra di noi potrà se non vuoi succedere nulla. – continuò tranquilla.
– Io… – provai a dire ma non avevo parole.
– Voglio ceh tu mi comandi come una schiava. – disse nuovamente con tono deciso, ma allo stesso modo umile. – I soldi, la bellezza, l’intelligenza, grazie a queste cose ho sempre avuto tutto dalla vita, ma l’unica cosa ceh mi eccita davvero è essere comandata. Mi piace che sia qualcuno a ordinarmi cosa devo e cosa non devo fare. Mi eccito solo così. – mi spiegò, ma continuavo a non capire nulla.
– Vuoi che ti porti in giro come un cane, vestita di pelle e ti colpisca con un frustino? – le domandai confusa e ormai dovevo ammetterlo un pò eccitata.
– Quello è solo voyerismo, non si tratta di vero schiavismo. Ma se è ciò che vuoi e mi ordinerai io lo farò. Non si tratta solo di esibirmi come schiava. Io parlo di qualcosa di più, ti consegno la mia vita, e tu sarai libera di ffarne ciò ceh vuoi. – continuò a spiegarmi con pazienza, restando in piedi davanti a me indossando solo il perizoma nero.
– Perchè… e perchè io? – chiesi in modo confuso, non sapevo cosa domandare.
– Te lho detto, ti ho scelta. Ho capito ceh eri la persona giusta. Forse mi sbaglio. – rispose tranquilla. – ,,, o forse no! – aggiunse maliziosa.
– E cosa vuoi che faccia… – chiesi ancora.
– Te l’ho detto non si tratta di cosa voglio io. – replicò. – Ma di cosa vuoi tu! Vuoi avermi come schiava solo per farti d’autista, farti la spesa, pagare i tuoi conti, portarti le cose in lavanderia, stirarti i vestiti. Oppure puoi volere qualcuno da usare come tavolino, o wc, o per massaggiarti i piedi, masturbarti la figa. Insomma puoi farmi fare tutto ciò ceh vuoi. Ogni cosa tu mi ordinerai io la farò. Sarò felice di soddisfare ogni tuo desiderio e godrò se le tue rischieste mi umilieranno. – mi spiegò tutto di un fiato sedendosi ai piedi del letto vicino ai miei piedi.
Rimasi in silenzio a guardarla, non sapevo più ceh dire. Ero completamente scioccata, da una parte pensavo che fosse completamente pazza, dall’altra sentivo che mi ero bagnata immaginando Viola che stirava i miei panni e poi veniva a pulirmi la micia dopo essere stata in bagno.
– Lo so che ti sembra una cosa strana. – continuò con voce dolce e poggiando le sue mani sui miei piedi. – E se ti fa schifo, ti ripeto che non dobbiamo essere amanti. Ma sapendo ceh questa è una cosa ceh io ti sto chiedendo, che io desidero, qualcosa che io stessa ti dico mi renda felice, dovresti pensarci bene. Non deve essere qualcosa di sessuale, puoi anceh solo farmi fare da schiava nel senso di comandarmi a bacchetta. Io dal canto mio sarò libera d’interrompre tutto ciò quando voglio, sia se non voglio superare certi limiti sia se troverò ceh non sei la padrona che cerco. – aggiunse come se stesse spiegando le regole di un gioco ad un bambino.
– Non so cosa dire. – risposi. – Devo andare.- dissi poi ad un tratto alzandomi dal letto e uscendo dalla stanza.
Mi voltai a guardarla per vedere se aveva una qualche reazione, ma rimase immbile a fissarmi con un espressione indecifrabile.

Passo quasi una settimana senza che io vedessi ne sentissi Viola, da quando ero uscita di corsa da casa sua. Eppure non avevo fatto altro che pensare a lei e a ciò che mi avevo detto. Tremila cose mi passavano per la testa, che era pazza, che mi stava mettendo alla prova, che fosse uno scherzo, che davvero non sapevo cosa pensare. Ci avevo pensato per tutta la settimana e continuavo a chiedermi perchè mi aveva detto quelle cose, ma sapevo bene che l’unica cosa a cui volevo pensare era quella che m’impedivo di fare, e ciò di pensare ad accettare.
Anche Viola non si fece sentire per tutto quel tempo, lei che era sempre la prima a richiamarmi se non ci sentivamo per più di mezza giornata, e io non capivo se si stava facendo una grossa risata alle mie spalle o se era là ad attendere una mia risposta.
Soltando il sabato mattina mi decisi a chiamarla.
Mi ero svegliata completamente bagnata. Il mio corpo era sudato e la mia fighetta colava come se mi fossi appena masturbata. Non ricordavo il sogno che avevo fatto, ma avevo l’immagine di Viola nuda davanti a me, e così capì che dovevo chiamarla.
Senza esitare alzai presi il cellulare e cercai il suo nome. Mi mancò il fiato quando dall’altra parte la sentì dire pronto senza un filo di esitazione, come se nulla fosse successo, e non so come mi ritrovai a dire, con un tono duro, quasi come se volesse essere un ordine: – Vieni a prendermi!

Arrivo dopo dieci minuti. Indossava una mini jeans e una magliettina bianca scollata davanti, anceh quella volta non indossava il reggiseno, e come avrei scoperto dopo neanche le mutandine.
Salì in macchina silenziosa. E neanche lei parlò. Non si voltò neanhe a guardarmi. Rimase immbile a guardare la strada dopo che io salì, senza muoversi. Non capì subito cosa stesse aspettando. Poi improvvisamente, mi ritrovai di nuovo a darle un ordine: – A casa tua! -.
Appena lo dissi lei partì senza chiedere nulla. Averle dato quell’ordine così faccia a faccia mi aveva come tolto un peso dallo stomaco.
– Ok… ci sto! – dissi improvvisamente mentre lei guidava. – Solo due cose, come hai detto nessuno deve sapere di questa cosa. E poi, non credere di poter interrompere quando vuoi tu. Se sei la mia schiava decido io quali sono i tuoi limiti, e di sicuro non sei tu a giudicare se sono una brava padrona, troia!. – aggiunsi con tono deciso.
– Sì padrona. – rispose lei sorridendomi soddisfatta.
– Dea. – la corressì. – Sì mia Dea… sarò molto più ceh la tua padrona. Come ha i dettotu quando eri ancora libera di dire cil che volevi: io possiederò la tua vita. – le spiegai con tono severo mentre parcheggiava la macchina.
– Sì mia Dea. – replicò sottomessa.
– Ora parcheggia la macchina. Sbrigati a salire, per le scale non l’ascensore, e fatti trovare in casa nuda. Anzi no, indossando quel grembiulino che hai in cucina. E quando busso vienimi ad aprire in quel modo. Poi mi seguirai e quando mi fermerò in qualche punto t’inginocchierai davanti a me e infilandoti sotto la mia gonna mi sfilerai le mutandine e comincerai a leccarmela. – le disse tutto d’unfiato.
– Sì mia Dea. – rispose lei e intuivo ceh cominciava già ad eccitarsi.
– Sei bagnata? – le chiesi fissandole le gambe.
– Sì. – rispose. – Vuole vedere mia Dea? – mi domandò portandosi le mani sulle cosce e guardandosi in giro per vedere se c’era qualcuno.
– Sì… – dissi e la guardai mentre si sollevava la gonna. Non indossava biancheria, s’infilo quindi un dito tra le cosce e lo tolse via mostrandomi le dita umidicce.
Dopo di che scese dall’auto e obbedì ai miei ordini. E quindi eccoci qui. Cioè a casa sua, mentre lei si spoglia lentamente davanti a me e nuda s’inginocchia a terra e comincia a sfilarmi con delicatezza le mutandine e a leccarmi la figa con lussuria.
CONTINUA…
p.s. fatemi sapere se vi è piaciuta… soprattutto se vi piacerebbe essere Viola m-e-la@hotmail.it
Dopo essermi fatta leccare la passera da Viola per non ricordo quanto tempo e averle anche schizzato in faccia per il mio primo orgasmo a schizzo, uscì da casa sua senza dire una parola. Una volta che mi ero lavata e rivestita la colpa e i dubbi cominciarono a salire come i vari orgasmi che avevo provato poco prima. Cosa avevo fatto e stavo facendo? Da quando ero diventata lesbica? Non sono mai stata una gran troia ma ho sempre saputo di essere etero, eppure mentre pensavo queste cose sul ascensore continuavo a provare il piacere che avevo sentito mentre la lingua di Viola mi leccava la figa. Sembrava sapesse esattamente cosa, dove, come e quando farla. Era lei oppure era così per tutte le lesbiche? Infondo era una donna doveva pur sapere cosa piaceva ad un’altra donna. No’ Carla mi avrebbe detto di quanto è meraviglioso tra donne, forse è proprio Viola ad essere così dotata. E poi lo faceva con una tale passione. Mi ritrovai a pensare, salvo poi farmi riprendere dai sensi di colpa.
Quello che avevo appena fatto era stato un errore, non potevo continuare a fare certe cose con lei. Era tutto così ridicolo’ la schiavitù era stata abolita da secoli come potevo io ora trattarla come un oggetto, come una mia proprietà. E se qualcuno ne sarebbe venuto a conoscenza? Cosa avrebbe pensato, che avrebbe detto? Sì’ per quanto potesse essere stato eccitante avrei dovuto chiudere questa cosa con lei. Ero una persona normale, non una pervertita a cui piacciono questo genere di cose. Ciò che volevo io era un ragazzo, una persona che mi amasse con cui creare un futuro, e che certamente fosse bravo a letto.
Mentre prendevo questa decisione mi ritrovai fuori dal palazzo di Viola. Era sera e per la via non c’era quasi nessuno. Pensai a quanto mi sarebbe toccato aspettare l’autobus passare, ero così stanca dopo tutto quel godere che non ne avevo davvero voglia.
– Sbrigati! ‘ mi ritrovai poco dopo a dire al cellulare. ‘ Non penserai che io possa tornare a casa con i mezzi?. ‘ aggiunsi con tono severo riattaccando subito il telefono.
Mi ero appena detta che dovevo interrompere questa mia ‘relazione’ con lei, ma ormai il pensiero di avere qualcuno pronto ad esaudire ogni mia richiesta mi aveva già conquistata in modo indelebile.
Continuai quindi a vedere Viola. Avere dei rapporti con lei mi sembrava qualcosa di sbagliato, ma infondo se lei voleva essere la mia ‘tuttofare’ chi ero io per impedirglielo? Per due settimane quindi sperimentai i miei nuovi ‘poteri’ costringendola a fare tutte quelle cose che odiavo fare.
L’avevo costretta a farmi la spesa, portare i miei pacchi, alzarsi alle tre del mattino per andare alla ricerca di qualche prelibatezza, farmi le unghie di piedi e mani, stirare i miei panni, pagare i miei conti, accompagnarmi nei posti e delle volte rimanere in macchina ad aspettarmi mentre io cenavo con le amiche o uscivo con qualche ragazzo. La parte faticosa era non far accorgere gli altri di ciò che succedeva, ma anche quello rendeva il tutto ancora più eccitante.
Oltre a questo genere di cose però non volevo andare, non avrei più chiesto a Viola di fare nulla di sessuale. Non le permettevo neanche più di girare nuda per la casa. Dovevo ammettere che avevo una voglia pazzesca di rivederla nuda davanti ai miei occhi e che spesso mi chiudevo nel suo bagno a masturbarmi ricordandomi di ciò che avevo provato mentre mi leccava lussuriosa, ma cercavo di trattenermi sfogandomi con i compiti più ingrati che mi venivano in mente, come pulire con le mani il mio water.
Non riuscì mai a capire se quel mio primo modo di usarla come schiava le andava bene oppure no. Da quando questa cosa era cominciata Viola non mi faceva più capire cosa le passasse per la testa. In realtà neanche prima l’avevo mai capita molto, ma adesso era davvero incomprensibile. Quando le davo un ordine qualsiasi dal lavarmi i panni al pagare le mie spese lei obbediva senza mostrare il minimo accenno di felicità o scontentezza. Si limitava ad obbedire il mio ordine con cieca obbedienza e sorridendo sempre con estremo garbo. Pensavo che come la prima volta avrei potuto sapere se le piaceva tutto ciò guardando se era bagnata, ma non cedetti, mi ero ripromessa che non avrei usato la mia schiava per quel tipo di cose.
O almeno così pensavo. Infatti le cose cambiarono drasticamente dopo un fine settimana in cui le avevo detto di prenotare per noi due in un’isoletta della Grecia. Non so cosa mi succedette, forse il senso di libertà che provavo in quei luoghi, forse il fatto che avevo bevuto, forse il fatto di essere in un posto dove nessuno ci conosceva.
Tutto era cominciato in modo casuale. Eravamo appena tornate da una serata in discoteca, serata dove ragazzi di ogni nazionalità ci avevano provato con Viola, la quale però dietro mio ordine le era stato detto di comportarsi come una bacchettona ed evitare ogni tipo di contatto fisico con chiunque cercasse un approccio con lei. Non m’importava che ci provassero con lei mentre io passavo inosservata, ero abituata a cose del genere, quello che mi aveva allarmata era il fatto che prima che le dessi quel preciso ordine, l’avevo vista ballare con un ragazzo che le aveva palpato il sedere in modo brusco. Quel gesto insignificante mi aveva provocato un brivido di piacere tale da temere di poter ricadere nuovamente nel tipo di relazione che mi ero stabilità di non avere con lei.
Una volta tornate in hotel, io andai subito in bagno, avevo bevuto molto e ora mi scappava tremendamente di fare la pipì. Dopo averla fatta mi accorsi che non c’era più la carta igienica. Così chiamai Viola dicendole di portarmi un fazzolettino di carta.
– Sto entrando mia Dea! ‘ mi disse bussando lievemente sulla porta.
Non risposi, ma fissai la porta da cui lei stava per entrare.
Era bellissima. Indossava una canottiera gialla, che praticamente si limitava a coprirle (e neanche molto bene) i morbidi seni, perché oltre che là davanti era per il resto fatta interamente di pezzi stracciati che lasciavano intravedere la schiena e la pancia. Sotto indossava dei pantaloncini verde acido molto corti, lasciando scoperte le gambe affusolate e le cosce morbide.
Rimasi un po’ in silenzio a guardarla mentre mi porgeva il fazzolettino. Non diceva nulla e non si lamentava del fatto mi stava porgendo il fazzoletto ma che io invece di prenderlo rimanevo là immobile a guardarla. Era davvero una schiava perfetta.
Bellissima, desiderabile e remissiva su ogni aspetto. Fu allora che decisi, o cedetti, sarebbe stata mia sotto ogni aspetto.
– Pensandoci bene’ – dissi con un po’ di esitazione. – ‘ la carta è troppo ruvida per la figa della tua Dea. ‘ aggiunsi ora senza esitazione, ora sapevo bene cosa volevo e non avrei sprecato il nostro tempo con falsi moralismi.
Lei voleva essere posseduta, godeva all’idea che io prendessi per lei le decisioni di ogni tipo, anche le più perverse, ed era ciò che io avrei fatto.
– Come posso aiutarla allora mia Dea? ‘ mi chiese allora lei e per la prima volta notai una nota strana nella sua voce. Per un istante mi chiesi se era esitazione, temetti che ci aveva ripensato, ma poi capì: Viola aveva capito che finalmente sapevo cosa lei volesse da me e cosa io potevo volere da lei, il suo vero gioco stava per iniziare.
Ben presto entrambi avremmo scoperto che non si era sbagliata a scegliere, io ero la perfetta padrona che stava cercando.
– Puliscimela tu. ‘ le dissi. ‘ Leccala e succhia bene, non voglio che rimanga neanche una goccia di pipì sulla mia micetta. ‘ aggiunsi alzandomi.
– Si mi Dea. ‘ rispose lei venendo verso di me e inginocchiandosi a leccarmi la passera.
Mi lecco nuovamente come la prima volta, con dovizia e passione, e io godetti come mai godevo solitamente quando un ragazzo mi riservata tale trattamento. Mi ero eccitata così tanto che ad un certo punto avevo di nuovo voglia di fare pipì.
– Spogliati e sdraiati a terra schiava! ‘ le dissi prepotente e lei obbedì.
Mi sedetti allora a cavalcioni su di lei. E senza nemmeno chiederle se potevo o meno le pisciai addosso. Lei non si scompose e non si mosse, resto là ferma lasciando che il mio piscio le cadesse addosso.
– Bevila! ‘ le ordinai, e lei aprì prontamente la bocca. ‘ E spalmati addosso quella che non riesco a centrarti in bocca. ‘ aggiunsi, mentre la guardavo obbedirmi silenziosamente.
Era una scena incredibile, persino più eccitante che farmi leccare da lei. Vederla là sdraiata a terra nuda, con me a cavalcioni su di lei che le pisciavo in bocca, sulle tette e sopra i capelli, mentre lei si passava le mani lungo il corpo come se la mia pipì fosse stato un qualche unguento miracoloso.
E allora lo feci. Mentre lei continuava a spalmarsi il mio pisciò addosso allungai la mia mano verso la sua fighetta rasata e affondai un dito là dentro. Era come se avessi infilato il mio dito nella presa della corrente, un brivido caldo mi aveva attraversata completamente e per un attimo mi sembrò di aver toccato il paradiso. La sua figa era calda, morbida e completamente bagnata. Era davvero una cagna, stava godendo come una troia solo perché io le stavo pisciando addosso.
– Alzati! ‘ le disse dopo essermi alzata anche io. ‘ Pulisci quello schifo e poi lavati che puzzi come un water. ‘ le ordinai.
– Sì subito. ‘ rispose lei prontamente afferrando un asciugamano.
– Pensi che la mia urina debba andare sprecata? ‘ le domandai guardando l’asciugamano che aveva afferrato. ‘ Leccala da terra, poi puoi passare quello. ‘ aggiunsi e rimasi là a fissare il suo culo mentre inginocchiata leccava da terra le gocce di piscio.
Non la sentì quando finì in bagno. Mi accorsi della sua presenza soltanto quando la mattina dopo, come mio ordine mi stava svegliando alle 10 con un delicato massaggio ai piedi e la colazione servita a letto.
– Buongiorno mia Dea. ‘ mi disse sorridendomi. Non le risposi, ma cominciai a mangiare la mia colazione, facendole gesto che anche lei potesse mangiare la sua.
– E’ un po’ insipido quello yogurt immagino. ‘ le chiesi poco dopo mentre la vedevo infilare il cucchiaio in bocca.
Non mi rispose ma annui. Probabilmente per lei non era così, ma non voleva contraddirmi.
– Sarò buona’ – dissi allora io. ‘ Lo renderò più gustoso. ‘ aggiunsi allargando le gambe e sollevando la mia camicia da notte, sotto non indossavo biancheria.
Le feci quindi appoggiare lo yogurt e stimolare con il cucchiaino appena leccato da lei la mia fighetta già vogliosa di primo mattino. Quando sentì che i miei umori cominciavano a farsi largo la feci mettere a pecora davanti a me e le poggiai le gambe sulle spalle.
– Rovescialo sulla mia figa umida e spalmalo bene dal pube fino al buco del culo. ‘ le ordinai. ‘ Dopo di che mangia a cucchiaiate quel che riesci a prendere con il cucchiaio e il resto leccalo via. ‘ aggiunsi poggiando la testa per non guardare quello che stava facendo. Al contrario di Viola non ero completamente rasata sulla fighetta, e quello yogurt bianco misto ai miei peli e ai mie i umori mi faceva un po’ schifo.
Lei invece fece senza esitazione ciò che le dissi. E mangiò in modo godurioso quella colazione fatta di yogurt, peli e sborra femminile.

CONTINUA…
p.s. per commentare, criticare, contattare… soprattutto se vi sentite un pò Viola… m-e-la@hotmail.it Dopo che Viola ha fatto colazione mangiando su un particolare tipo di piatto la lascio là a sistemare la stanza mentre mi vado a fare una doccia. Mentre l’acqua mi scivola sul corpo stringo le gambe conservando ancora l’eccitazione di prima. Mi chiedo come sia possibile che ogni cosa fattami fare da lei mi provochi così tanto piacere. è perché la desidero? è perché è brava? Oppure è il senso di possederla che mi fa eccitare tanto?
– Viola! ‘ la chiamo mentre cospargo la spugna con il sapone.
– Sì mia Dea. ‘ risponde entrando nel bagno. Indossa una canottiera bianca e le mutandine dello stesso colore.
– Entra’ – le dico spostando la tenda della doccia e porgendole la spugna. ‘ Lavami. ‘ aggiungo.
Lei fa per spogliarsi, ma la fermo.
– No’ entra come sei! ‘ le ordino mentre un brivido mi percorre la schiena. Se ora si spoglia ed entra qui con me non potrei resistere e finirei io per leccarla a lei.
– Come vuole! ‘ dice ed entra. Prende la spugna e comincia a strofinarmi la schiena. Io mi volto porgendole il mio abbondante seno ma la fermo prima che cominci ad insaponarmi anche quello.
– Indietreggia. ‘ ordino allontanandola da me per guardarla meglio. Com’è bella penso. ‘ Mi fai calore’ rinfrescati un po’. ‘ le dico aprendo improvvisamente il getto dell’acqua fredda e ordinandole con lo sguardo di non muoversi.
La vedo che rabbrividisce sotto quel getto d’acqua e che boccheggia cercando di respirare, ma soprattutto noto i suoi capezzoli diventare duri e i suoi seni trasparire da sotto la canottiera bianca così come la sua fighetta.
– Continua adesso. ‘ dico voltandomi di nuovo. ‘ La spugna mi sta facendo male però. Insaponati le mani e usa quelle. ‘ aggiungo allora desiderosa di sentire le sue mani che scivolano lungo il mio corpo.
Così lei dopo aver essersi spalmata il sapone sulle mani comincia a fregarle contro il mio corpo’ provocandomi brividi di intenso piacere. La sua manco comincia a scivolare sulla mia schiena, fino ad arrivare al sedere, e superandolo con velocità e passando alle cosce. Sento le sue mani muoversi all’interno delle mie cosce e scendere giù per i polpacci arrivando poi ai piedi. è inginocchiata e sollevo il piede per farglielo lavare. Lei lo prende tra le mani e comincia a strofinare anche quello come se fosse un oggetto prezioso. Mentre sono là con una gamba sollevata davanti a me le prendo il viso e le faccio guardare verso su, in modo che possa vedere la mia fighetta aperta davanti a lei.
Quando finisce di lavarmi entrambi i piedi mi giro e comincia a salire, passa di nuovo per le gambe, l’interno cosce, ma sorvola con velocità la mia micetta. Sale con delicatezza sulla pancia ed infine arriva sulle tette, che comincia prima a carezzare con movimenti delicati e poi a palpare in modo + deciso ma senza farmi male. Le muove, le sposta, strofinando ogni centimetro. Poi comincia ad arrivare sui capezzoli.
– Usa la lingua là. ‘ ordino mentre le poggio una mano sul sedere come per reggermi.
Lei quindi comincia a leccarmi i capezzoli e a succhiarli con voracità. Mi sento svenire dal piacere e la sento fremere quando stringo con forza la sua chiappa per l’eccitazione che provo. Continua così per un po’ finché io non ce la faccio più e le prendo la testa con la mano spingendola verso il basso e costringendola ad inginocchiarsi di nuovo.
– Non mi hai fatto il bidet cagna. ‘ dico con la voce spezzata sto già quasi per venire.
Lei prende allora a strofinare le mani prima sul buchetto del mio culo. Ci passa il dito con vigore e scende poi verso la mia figa strofinando anche là ad una certa velocità. Allunga poi la mano per prendere il doccino e aprendo di nuovo il getto d’acqua fredda me lo punta verso la figa e lo apre all’improvviso.
Ansimo di piacere quando l’acqua raggiunge la mia passera e mentre lei mi massaggia il sedere con la mano.
– Infilaci la lingua. ‘ urlo mentre sto per avere un orgasmo. E la vedo scomparire con il suo visto in mezzo alle mie gambe.
Mentre lei mi scopa con la lingua io ansimo e grido di piacere e prendendola per i capelli la stringo contro la mia figa impedendole di respirare. La stringo così contro il mio orgasmo per alcuni secondi in cui la sento faticare a respirare. La lascio poi andare e la guardo mentre eccitata cerca di riportare l’aria nei polmoni. E mentre la guardo la inginocchiata davanti a me, indifesa al mio volere, sento un altro orgasmo raggiungermi e le schizzo in faccia i miei umori senza neanche accorgermene.
Finisco poi di sciacquarmi mentre lei è ancora là in ginocchio davanti a me.
– Ora puoi lavarti tu. – dico mentre esco dalla doccia. – Prendi… usa queste per strofinarti il corpo. Ah… ti scelgo io i vestiti da mettere oggi. – aggiungo raccogliendo da terra le mie mutandine sporche.

Circa un ora dopo siamo in spiaggia. Io mi sono fatta prendere da Viola una sdraio mentre lei è sulla sabbia con il telo da mare. La sbircio da sotto gli occhiali da sole mentre è sdraiata a prendere il sole in topless come da mia richiesta.
Mi guardo poi intorno e non posso ceh notare due cose, la prima è che è l’unica a non portare a parte di sopra del costume e la seconda è che tutti gli uomini le lanciano delle occhiate lascive.
Del resto oltre ad essere in topless indossa un micro costume rosso che a mala pena le copre la fighetta figuriamoci il culo.
– Prendimi l’acqua. – dico improvvisamente. – E sentitela addosso se è fresca. – aggiungo distrattamente.
La guardo con la coda dell’occhio mentre si alza e provo un misto di piacere e invidia quando noto che i suoi seni sodi non si muovono nonostante i movimenti.
– Se ti metti alla pecorina verso di là, la prendi meglio l’acqua. – dico improvvisamente puntando con il piede verso un gruppo di ragazzi che stanno palesemente parlando di noi e toccandole i seni sempre con la punta del piede.
Lei mi guarda un pò contrariata. – Qualcosa non va? – le chiedo.
– No… è che non… – comincia a dire ma la interrompo.
– No mia Dea… – la rimprovero.
– Ti avevo detto che in pubblico tutto doveva rimanere normale, nessuno deve capire quello ceh c’è tra di noi. A parole va bene, tanto non ci sentono. Ma mettermi i piedi addosso…- mi risponde allora senza correggersi come le avevo ordinato.
– Non piace a me il modo in cui mi stai parlando. – replico allora accorgendomi che il fatto che mi stia sfidando mi irrita non poco.
– Sì ma ero stata chiara… – comincia a dire ma la interrompo nuovamente.
– Va bene… – comincio a dire allora con apparente tranquillità rimettendomi sdraiata girandomi dall’altra parte. – … in pubblico non daremo a vedere niente. – aggiungo enfatizzando la parola pubblico.
Rimango però a sbirciare con la coda dell’occhio e vedo che come le avevo detto si mette a pecorina rivolgendo il culo verso il gruppo di ragazzi che sento lanciare risate di apprezzamento e vedo che poi si volta e comincia a passarsi la bottiglietta d’acqua sul collo e poi porgermela.
Prendo la bottiglietta lanciando uno sguardo verso i suoi capezzoli diventati turgidi a causa della bottiglia fredda e poi mi giro di nuovo dall’altra parte a prendere il sole.
Per il resto della giornata rimango infastidita dal modo in cui Viola mi ha parlato e per l’intera giornata evito di darle qualsiasi tipo di ordine, anche se la voglia è quella di costringerla a fare le cose più umilianti davanti ad un intera folla di persone.
Lei dal canto suo si comporta in modo normale, come se le ultime settimane da noi trascorse insieme non fossero mai esistite.
Soltanto quando sono di nuovo in albergo capisco come a differenza mia Viola sia brava a dominare le sue emozioni. Appena siamo in stanza la vedo infatti diventare nuovamente servire e capisco da piccole cose come frema dal desiderio di essere umiliata e di ricevere un ordine, nonostante per tutta la giornata sia trascorsa nella più totale normalità.
Decido allora di punirla evitando anche ora che siamo sole di darle un qualsiasi tipo di ordine e ignorando i suoi tentativi di fare qualcosa per me. Decido quindi di mettermi a dormire il più presto possibile in quanto ribollisco del desiderio di comandarla e punirla per il suo comportamento pomeridiano.
Mi risveglio improvvisamente e noto subito che Viola è la che dorme tranquilla ai piedi del letto. Mi chiedo quindi che ore sono in quanto Viola non è ancora in piedi a cercarmi la colazione. Vedo dalla radiosveglia che sono le 8.20, mentre so che lei si sveglia alle 9.15 per andare a prendermi la colazione e farsi trovare alle 10 pronta a svegliarmi con il suo consueto massaggio ai piedi.
La guardo dormire nel suo baby-doll di seta beige e mi avvicino a guardarla. Mi avvicino così alla sua figa e controllando se dorma cerco di sollevarle gli slip senza svegliarla. Mi spavento perché al mio tocco si muove e allarga le gambe e mi lancio quindi all’indietro fingendo di dormire. Rimango là immobile, ma mi accorgo che non si è svegliata, decido quindi di ritentare, e con delicatezza le sfilo le mutandine fino a metà coscia, rimanendo così faccia a faccia con la sua fighetta rasata.
La guardo incantata e sento il suo odore inebriante. Avvicino ancora di più il mio viso verso quella passera profumata e mi lascio ubriacare dal suo profumo soave e rimango per un po’ immobile in quella posizione. Mi costringo dopo un po’ ad alzarmi in quanto sento che sto per accostarmi alla sua pelle morbida e mi sarei ritrovata io a leccargliela anziché il contrario.
Decido così di uscire prima che Viola si svegli e me ne vado poco dopo lasciandole solo un biglietto in cui l’avviso che sono scesa in spiaggia. Nessun ordine e nessuna raccomandazione su cosa fare mentre sono via o su come vestirsi, solo poche semplici righe che una ragazza lascia ad una sua amica.
Viola mi raggiunge dopo quasi un’oretta. Noto subito che non porta neanche oggi la parte di sopra del costume e poco dopo scopro che si è messa la stessa inesistente parte di sotto. Capisco che non avendo ordini ‘diretti’ si è limitata ad eseguire quelli passati. Con se ha infatti anche la colazione, che è solita portarmi a letto.
Quando arriva quasi non la degno di uno sguardo e rifiuto la sua colazione informandola che l’ho già fatta.
– Ho fatto colazione con lui. ‘ la informo indicando il ragazzo che è seduto accanto a me sulla sdraio. ‘ Marco lei è la mia’ amica’ Viola. ‘ dico rivolgendomi al giovane moro che ho accanto.
– Ciao Viola. ‘ dice lui con la sua voce suadente.
– Viola’ Marco! ‘ dico poi rivolgendomi a lei ma senza guardarla. ‘ Ricordi quei ragazzi seduti là ieri? ‘ le dico puntando con il dito il punto che avevo puntato il giorno precedente con il piede.
– Piacere Viola. ‘ replica lei stringendo la mano di Marco. ‘ Sì ricordo. ‘ aggiunge con un tono di voce basso e capisco che è arrabbiata perché non l’ho aspettata e desiderosa di rimanere sola con me per farsi anche solo dire qualche cosa di cattivo, in quanto sono quasi 24 ore che non mi fa da schiava.
– Anche Marco stamattina si è svegliato presto ed è venuto a fare una passeggiata sulla spiaggia. ‘ le spiego allora ignorando il suo fastidio per la presenza del ragazzo. ‘ Così ci siamo tenuti compagnia visto che i nostri amici sono dei pigroni. ‘ continuo a spiegare.
– Potevate chiamarmi mia D… ‘ si lascia allora scappare lei.
– Non ci eravamo mica dati appuntamento, è stato un caso. ‘ puntualizza subito Marco e m’infastidisco perché so che lo fa per non far pensare a Viola che tra me e lui ci sia qualcosa.
– Dormivi! ‘ rispondo allora io sapendo che con il ‘potevate’ non voleva intendere la prima seconda persona plurale, ma la prima. ‘ Non ti spogli? ‘ le chiedo poi cambiando discorso.
– Sì! ‘ mi risponde lei e capisco che è imbarazzata, del resto è praticamente nuda sotto il vestitino che indossa. Essendo però quella mia domanda la cosa più vicina ad un ordine che abbia ricevuto vedo che obbedisce immediatamente e comincia a sfilarsi il vestito davanti agli occhi neri di Marco che la fissano rapiti.
Restiamo per un po’ a chiacchierare noi tre e nonostante Viola si comporti in modo normale, so che è terribilmente infastidita dalla presenza di Marco.
– Ci vai a prender qualcosa di fresco. ‘ dico improvvisamente mentre siamo tutti e tre intenti a prendere il sole. Con la coda dell’occhio guardo Viola e noto che scodinzolante non vede l’ora di eseguire la mia richiesta. ‘ Non tu’ Marco’ so quanto detesti che ti chieda le cose. ‘ dico rivolgendomi a lei con sguardo duro.
– Cosa vuole qui? ‘ mi chiede non appena si è allontanato.
– Te è chiaro! ‘ le dico con tranquillità.
– Me? ‘ mi domanda confusa. ‘ Ma io sono solo tua mia Dea’ sa che la mia vita ti appartiene. ‘ aggiunge avvicinandosi ai piedi del mio lettino.
– Tu mi appartieni quando pare a te. ‘ le rispondo. ‘ Ma così non ci sto. Te l’ho detto il primo giorno: accetto ma non credere di poter dettare regole. ‘ spiegai dura.
– Sì’ ma’ – cerco di dire ma stranamente sembrava non sapere che fare. Era divisa dalla sua vanità di apparire agli occhi di tutti una donna normale e di potere e dalla sua depravazione di godere solo quando veniva umiliata e comandata.
– Non ci sono ma! ‘ le dissi allora io. ‘ Neanche io voglio che tutti sappiano di cosa c’è tra noi, ma a questo ci penso io, tu sei solo una lurida cagna schifosa, decido io quando e dove posso fingere che sei una donna e quando e dove sei la mia schiava. ‘ aggiunsi e invece di arrabbiarsi la vidi fremere con ciò.
– Ha ragione mia Dea. ‘ cedette , sapevo che in quel preciso istante stava godendo dal piacere di avere di nuovo qualcuno che le dava ordini e la maltrattava.
– Bene’ allora la smetti di crederti ancora qualcuno e t’infili in quella testa che sei solo feccia, sei solo quel che io voglio che tu sia? ‘ le chiesi allora decisa.
– Sì. ‘ mi rispose con voce strozzata, sembrava che stava per avere un orgasmo.
– Tu fai quello che ti dico, quando, come e davanti a chi ti dico io. Sono io a decidere quando possiamo superare certi limiti e quando no, io decido quando pisci, cachi, scopi, decido dove e con chi. ‘ continuo allora come un fiume in piena, mentre la vedo accarezzarsi lasciva il seno. ‘ E tu obbedisci senza freni e remore. ‘ hai capito.
– Sì’ sì mia Dea. ‘ rispose nuovamente con voce spezzata.
– E adesso ascoltami bene. Marco mi ha abbordata perché ti ha notata ieri, voleva notizie di te. ‘ cominciai a dirle. ‘ Ora sono convinta che inizierà a provarci con te. Tu dirai di non essere interessata, ma con i fatti sembrerai una gran troia vogliosa. Ti sfregherai contro di lui ad ogni minima occasione, gli sbatterai tette e culo in faccia, farai in modo di fargli intravedere la tua passera, mentre però a parole continuerai a dire di no. Poi ad un certo punto dirai che stai andando in bagno e una volta là entrerai nel bagno di mezzo e lascerai la porta socchiusa, rimani là ad aspettarmi con le mutandine a metà coscia come se stessi pisciando. ‘ hai capito.
– Sì mia Dea. ‘ rispose lei senza fare domande o obbiettare, sembrava avesse capito che volevo cieca obbedienza in qualsiasi occasione.
Dopo poco Marco tornò e come da me predetto, cominciò a provarci spudoratamente con Viola. Del resto ero stata io quella mattina a dirgli, dopo avermi confessato il suo interesse per lei, che sarebbe dovuto stare con noi un po’, dopo di che ad un certo punto l’avrei fatto allontanare con una scusa, in modo di parlarle bene di lui, e una volta tornato avrebbe potuto cominciare a sfoggiare le sue tattiche di seduzione.
Essendo rimasta seduta da sola sulla sdraia, mi ero allungata per bene e fingendo di dormire, spiavo di nascosto da sotto gli occhiali da sole, i tentativi di Marco con Viola.
Lui aveva cominciato a dirle che era molto bella, simpatica, che gli sarebbe piaciuto uscire con lei, facendole delle domande, cercando di accarezzarle la mano o le gambe. E lei rifiutava ogni sua avance, rispondendo che non voleva impegnarsi, che aveva già una storia, che non era interessata a lui, salvo poi approfittare di ogni scusa, alzarsi a prendere l’acqua, o qualcosa dentro la borsa, o un’altra scusa qualsiasi per passarli le tette a due centimetri dagli occhi, o sculettarli davanti, o con gesto molto audace: infilare una mano in mezzo alle sue gambe per fingere di recuperare una coccinella rimasta imprigionata là.
Io assistevo alla scena fingendo di dormire e eccitata dal vedere Viola fare la troia sotto mio ordine stringevo le gambe per trasformare in un silenzioso orgasmo l’eccitazione che provavo.
– Vado un attimo in bagno. ‘ disse poi improvvisamente Viola, dopo, come concordato, cinque minuti che io avevo finto di risvegliarmi.
– Cos’ha la tua amica’ non le hai parlato di me. ‘ mi domandò subito Marco non appena Viola si fu allontanata un po’. ‘ Mi ha detto che non le piaccio, che è impegnata, che non vuole storie o avventure, però poi continuava a strusciarsi su di me come una cagna calore. ‘ aggiunse, scusandosi per le ultime due parole.
– Oh ma tu le interessi. ‘ dissi allora io sbalordendolo totalmente.
– Come fai a saperlo? ‘ mi domando confuso.
– Ecco’ – cominciai a dire. ‘ No non posso, non sarebbe giusto. ‘ aggiunsi subito dopo.
– No, dai dimmelo. ‘ m’implorò allora lui.
– No’ non capiresti e penseresti subito di avere una cagna in calore davanti. ‘ spiegai risentita.
– Ma dai’ era un modo di dire, non volevo essere scortese. Non mi permetterei mai. ‘ disse.
– Ecco’ nO’ non capiresti. ‘ dissi sembrando indecisa.
– Sì’ dai. ‘ m’implorò nuovamente.
– E va bene, ma solo perché mi sei sembrato un bravo ragazzo. Non deludermi’ – aggiunsi.
M’inventai allora che Viola aveva una strana fantasia e che le piacevano solo i ragazzi molto audaci, e che il suo sogno erotico ricorrente era un uomo che dopo svariati no verbali, seguisse i segnali suggeriti dal suo corpo e osasse cose che alcuni non oserebbero.
– Cioè? ‘ mi chiese lui.
– Ecco’ non è andata in bagno a caso. ‘ spiegai. ‘ Fa sempre così, va in bagno e rimane un po’ la con la porta non chiusa a chiave e le mutandine tirate giù, nell’attesa che il tipo di turno vada là e entrando senza esitazione in bagno le dica’ – aggiungo senza però completare la frase.
– Le dica? ‘ mi chiede lui che noto pendere dalle mie labbra e mi accorgo che c’è un certo movimento nel suo costume.
– Prendilo! ‘ dico a voce bassa fingendo di vergognarmi. ‘ Sì qualcuno che le dica così, che le afferri la testa e che spinga per farla scendere verso il suo cazzo per prenderlo in bocca. ‘ aggiungo.
– Non è vero. ‘ mi dice lui che istintivamente si porta la mano sul costume per nascondere un’ormai evidente erezione.
– Beh non farlo allora. ‘ dico io girandomi e facendo spallucce. ‘ Infondo glielo dico a Viola che non succederà mai. Ma lei si ostina. Per questo te l’ho detto, è una cosa squallida, tanto vale che qualcuno lo faccia così le passa la fantasia. ‘ spiego allora.
– E come faccio ad entrare nel bagno delle donne? ‘ mi chiede, sembra che lo abbia convinto.
– Un po’ di fantasia. Insomma non vale la pena il rischio? ‘ dico ma lo vedo titubante, oltre che eccitato. ‘ Non vorrai mica che venga con te! ‘ aggiungo scocciata.
– E invece sarebbe perfetto, se qualcuno dice qualcosa diremo che ti senti male e che tu ti sto aiutando. ‘ mi dice. ‘ Sì’ è perfetto dai! ‘ aggiunge e ad un mio cenno scocciato ceh accetto mi abbraccia stringendomi e sento il suo cazzo dure premere contro di me. Sorrido compiaciuta, era la mia idea fin dall’inizio andare con lui.
Mi reco allora in bagno insieme a Marco dove fortunatamente non c’è nessuno, ma lo convinco che devo entrare nel caso qualcuno si presenti.
M’infilo così nel primo bagno dicendoli che sarei poi uscita a controllare chi entrava, salgo invece sul wc per ammirare la scena da sopra.
Viola è là immobile con le mutandine calate, nota subito la mia presenza, ma prima che faccia in tempo a reagire Marco entra dalla porta ceh come gli avevo detto avrebbe trovato aperta. Con una velocità incredibile si tira giù il costume e lo sento pronunciare eccitato: prendilo. E afferrandola per la testa comincia a spingerla verso il basso.
Vedo Viola esitare un attimo confusa e lanciarmi uno sguardo. Senza parole capisce che le ordino di fare come vuole, e allora s’inginocchia a succhiare il cazzo che le viene offerto.
Mi abbasso velocemente in quanto non appena Viola addenta il membro di Marco lui solleva la testa in segno di goduria. Mentre aspetto il momento per rialzarmi, mi tocco in mezzo alle gambe e sento che sono bagnata. Anche vedere qualcuno che si scopa Viola su mio ordine mi eccita.
Decido allora di voler guardare di nuovo. E vedo che Viola è ancora immersa tra le gambe di Marco mentre lui le muove su e giù la testa come se fosse una bambola. So che gode come una troia, in quanto vedo che Marco le scopa la bocca a suo piacimento senza darle modo di decidere a lei quanto cazzo infilare in bocca, ma le muove la testa costringendola a mandarlo tutto giù.
– Era quello ceh volevi vero troia? ‘ le domanda. ‘ Toglitelo dalla bocca che sto venendo, ma voglio prima fotterti. ‘ le dice sfilandole la bocca dal cazzo e facendola alzare.
Viola come una marionetta si lascia muovere da lui, che se la rigira come fosse un foglio di carta.
– Ti scopo il culo però’ – le dice facendola abbassare. ‘ Non vale la pena metterlo in figa ad una puttana, è già troppo larga. ‘ le dice e trovo incredibile il modo in cui la tratta. Io mi sono fatta tanti problemi e lui invece ha subito capito come prenderla, penso mentre vedo come gode Viola al modo di trattarla di Marco.
Mentre da sopra assisto eccitata, Marco comincia a fottere Viola, mentre sento il rumore di voci che si avvicinano al bagno.
– Non fiatare. ‘ le dice allora il ragazzo continuando a spingere dentro il suo culo. E senza badare alle persone che sono entrate continua a infilare il cazzo dentro Viola e a pompare con forza mentre è dentro, tenendole una mano sulla bocca per non farla urlare e una che le stringe il seno con forza.
So però che la mano non serve, Viola non disobbedisce ad ordini così diretti. Le ha detto di non fiatare e lei non lo fa.
Costretta ad abbassarmi nuovamente per non essere vista dalle persone dentro, rimango in silenzio cercando di sentire cosa succede nel bagno accanto al mio. Nonostante so che sia solo la mia immaginazione, visto che le voci di due signore coprono i rumori del bagno, mi sembra di sentire le palle gonfie di Marco che sbattono contro la fighetta bagnata di Viola.
Riesco però bene a sentirlo dire, quando le signore escono dal bagno, lamentandosi dalle due, delle tre, porte serrate: bevila tutta. E non resisto all’idea di vedere Viola che succhia da un cazzo la sborra calda che lui le offre.
Infatti la vedo, di nuovo inginocchiata davanti a lui, che succhia il suo pene come un gustoso biberon e dopo averlo lasciato andare si ripulisci con la lingua dagli schizzi andati a finirle sui lati delle labbra, sulla mano e sul petto.
Eccitata, rimango poi ad aspettare che il ragazzo esca.
Non appena lo sento sbattere la porta, esco dal mio nascondiglio e entro nel bagno di Viola.
La vedo che con le ginocchia molli, Marco l’aveva inculata con vera prepotenza, cerca di alzarsi mentre continua a leccare via la sborra che trova ogni tanto su qualche punto del suo corpo.
Ha ancora le mutandine abbassate e il vestitino arrotolato fin sopra le tette.
– Girati e abbassati. ‘ le dico subito prima che sia lei a dire qualcosa. ‘ Fammi vedere il culo. ‘ le ordino.
E lei si gira per mostrarmi il suo morbido sedere, allargandoselo con le mani per farmi vedere il culo
– Te l’ha proprio sfondato. ‘ dico allora infilandoci il dito, che però entro senza quasi sfiorarle i lati del buco. ‘ Questa è la punizione per esserti ribellata ieri. Qualcosa da ridire? ‘ spiego e le chiedo.
– No, la trovo giusta e meritata mia Dea. ‘ mi risponde lei.
– La verità è che ti è piaciuta cagna’ soprattutto per come ti ha trattata. ‘ aggiungo infilandole la sua mano sulla sua micetta e estraendo poi le dita completamente zuppe. ‘ Allora ringrazia la tua padrona per averti punita’ leccami che mi sono bagnata a guardare mentre ti scopava bocca e culo. ‘ le ordinai allora spalancando le gambe e afferrandole la testa per spingerla verso il basso.

Grazie a chi mi ha scritto’ continuate a farmi sapere cosa ne pensate scrivendomi a m-e-la@hotmail.it
Alla prox Mela!!!

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