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Racconti di Dominazione

Young Slave Maia

By 27 Giugno 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Driiiiiiiiiiiiiiiiin ‘ Il suono della sveglia riecheggiò nella stanza. Maia si stiracchiò nel letto, prima di alzarsi. Non aveva dormito molto quella notte, immersa nei suoi pensieri. Era da qualche giorno che era inquieta, e ciò influiva sul suo sonno. Inutile negarlo a se stessa, erano giorni che era agitata per quello che sarebbe successo, e ora era finalmente il gran giorno. Era il giorno del suo diciottesimo compleanno. Il giorno in cui avrebbe dovuto prendere la sua decisione.
Ripercorse il turbinio di pensieri, emozioni, ricordi, che l’aveva condotta lì in quel limbo da cui oggi, in una direzione o nell’altra, sarebbe uscita.

Tutto era iniziato alcune settimane prima, in quello che apparentemente era un giorno come tanti se ne susseguono durante l’anno. Oddio, non proprio come tutti i giorni: la professoressa di matematica stava per riconsegnare l’ultimo compito in classe, e Maia, che in matematica non eccelleva, era ovviamente un po’ tesa. Certo, non troppo: sebbene fosse l’ultimo anno di liceo, erano ancora al primo quadrimestre e i voti contavano fino ad un certo punto.
Per questo infatti era rimasta stupita nell’accorgersi di quanto Iulia, sua compagna di banco nonché migliore amica, fosse in ansia. La ragazza infatti tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo e, seduta, si agitava sulle punte dei piedi, quasi toccando ritmicamente coi talloni a terra. Era strano, perché Iulia, sebbene non fosse una studentessa menefreghista e negligente, a matematica aveva quasi rinunciato. Non era nelle sue corde, e si era rassegnata a cercare di strappare un voto il più possibile vicino alla sufficienza nel secondo quadrimestre. Per questo rimase ancor più stupita quando la prof, iniziando a restituire i compiti a partire dai voti più alti, dopo un paio di secchioni della classe si avvicinò al loro banco e consegnò a Iulia il compito, accompagnato da un ‘ottimo lavoro, continua così’ di incoraggiamento.
Maia sbirciò il compito della sua amica e rimase basita. Non poteva crederci. Sette e mezzo. Per una che se viaggiava sul cinque scarso era un risultato stratosferico. Un’espressione leggermente più serena era apparsa sul volto di Iulia, che appena visto il risultato, aveva tirato fuori il cellulare in maniera discreta e aveva scritto a qualcuno. Maia non era riuscita a vedere né cosa la sua amica avesse scritto, né a chi, ma era evidente che stava attendendo, fremente, una risposta.
Dopo qualche minuto, in tempo per vedersi passare davanti il proprio cinque e mezzo, sentì vibrare il telefono di Iulia, la quale lesse il messaggio e finalmente un sorriso rilassato si dipinse sul suo volto. ‘Sembrava quasi che stesse aspettando l’approvazione di qualcuno per il risultato’, si era detta, con poca convinzione, Maia. Non sapeva di esserci andata decisamente vicina.
Proprio mentre lei faceva questa considerazione, Iulia chiese alla professoressa di poter uscire per usare il bagno, nonostante fosse solo la seconda ora, e fece intuire di avere una certa urgenza, facendo intendere che aveva necessità di cambiare l’assorbente. ‘Strano, ha avuto il ciclo la settimana scorsa’ si era detta Maia, ancora più incuriosita, guardando l’amica sgattaiolare fuori dalla classe, rapidamente ma non senza qualche difficoltà. Quando tornò, qualche minuto dopo, Iulia era visibilmente più rilassata. Era talmente rilassata che Maia ebbe addirittura la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso in lei, ma non riusciva a capire cosa fosse. Era solo una sensazione. Guardandola meglio notò che Iulia indossava un reggiseno nero, lo capì dal lembo di spallina che si intravedeva sotto la maglietta all’altezza della spalla, quando si girava leggermente a parlare con lei. ‘Strano’ si disse tra sé Maia. Avrebbe giurato che la sua amica avesse indossato un reggiseno bianco, quella mattina. ‘Possibile che prima non l’avessi semplicemente notato?’ si chiese. Le venne un’intuizione: si abbassò di lato come se dovesse prendere qualcosa nello zaino, ma mentre faceva finta di rovistare tra le sue cose, ne approfittò per sbirciare nella borsetta che Iuilia teneva appesa alla spalliera della sedia. Le occorse un attimo per avere conferma dei propri dubbi: non solo nella borsetta c’era ancora l’assorbente che aveva mostrato prima, ma sotto di esso, mal celato, spuntava quello che era facilmente intuibile essere un reggiseno bianco. Quindi aveva ragione.
La storia del ciclo era una finta: Iulia aveva approfittato della scusa per andare al bagno e cambiarsi il reggiseno. E al ritorno era molto più rilassata. Quel che le sfuggiva, decisamente, era il motivo. Cioè, già era strano che andasse in giro con un reggiseno di ricambio, anzi, non era proprio cosa da Iulia. Rifletté. Iulia aveva un gran bel seno, una bella quarta piena, e ci poteva anche stare l’idea di portarsi un reggiseno di ricambio nel caso si fosse per esempio rotto un gancetto o si fosse bagnato per qualche motivo: non avrebbe potuto correre il rischio di indossare la maglietta senza reggiseno, sarebbe stato troppo vistosa e Iulia non era tipa da esagerare, men che meno a scuola. Ma non le sembrava ci fossero tali problemi con il reggiseno precedente. Di certo non era bagnato, e la fibbia posteriore sembrava precisa sotto la maglietta. Ci aveva fatto caso quella mattina appena arrivate, contemplando per l’ennesima volta quanto fosse bella Iulia: un metro e settanta abbondante, con forme ben pronunciate, un seno esplosivo e un bel sedere sodo, con dei bei capelli castano chiaro tendente al biondo e dei bellissimi occhi verdi che tradivano le sue origini dell’est Europa. ‘Come fa ad essere sempre così appariscente e attraente anche in jeans e maglietta e senza un filo di trucco?’ si era chiesta Maia, guardando per l’ennesima volta l’amica, desiderando di essere come lei, sempre perfetta e di una bellezza straripante. Maia invece era molto diversa. Un metro e cinquantacinque appena, molto magra, bel culetto e due tette piccole ma sode, un viso dai lineamenti dolci e un taglio degli occhi leggermente mediorientale, ripreso dalla famiglia del padre, incorniciato da lunghi capelli neri. Sapeva di non essere affatto brutta Maia, e che diversi la consideravano carina, ma con Iulia e la sua prorompente bellezza non c’era paragone. A volte era un po’ invidiosa dell’avvenenza della sua amica, ma era la sua migliore amica, le voleva bene e si preoccupava per lei.
Proprio per questo aveva continuato a interrogarsi sul perché dello strano comportamento di Iulia e, presa dalla curiosità, aveva deciso che doveva indagare e saperne di più. La prima cosa da fare, si era detta, era cercare di accedere al cellulare dell’amica, era curiosa di sapere con chi si stesse scrivendo prima di uscire dall’aula.
L’occasione le era capitata poco tempo dopo: all’ultima ora avevano educazione fisica. Maia, ad un certo punto della lezione in palestra, aveva finto di essersi fatta leggermente male e aveva ottenuto il permesso di rientrare negli spogliatoi, tanto non mancava molto alla fine della lezione. Appena rientrata, si era diretta verso lo zaino di Iulia, recuperandone il telefono. Lo aveva immediatamente sbloccato e aveva aperto la app per la chat che Iulia usava di solito.
Tra le conversazioni, la prima, la più recente, era con un tale ‘Maestro’. Maia l’aveva aperta e aveva iniziato a leggere, e poco dopo era rimasta a bocca aperta.
La conversazione di quel giorno era stata, più o meno:
‘sette e mezzo, signore’
‘ottimo lavoro, Iulia. Il metodo sembra funzionare dunque.’
‘In effetti, è stato molto efficace. E… sono stata una brava studentessa?’
‘Sì, lo ammetto, sei stata davvero brava e diligente’
‘E questa allieva diligente, non merita un premio, padrone?’
a questa frase Maia era rimasta esterrefatta. Iulia aveva chiamato il suo interlocutore con il termine ‘padrone’.
La conversazione continuava con lui che dapprima sottolineava come Iulia avesse solo fatto il proprio dovere, ma poi aveva aggiunto che in via eccezionale stavolta l’avrebbe premiata. ‘Puoi liberarti completamente, per oggi. Sei assolta da altri obblighi fino alla fine della giornata scolastica. Ma i compiti per il pomeriggio restano.’
‘Grazie padrone, la tua schiavetta ti è estremamente riconoscente per il premio che le hai concesso’.
‘Prego, schiavetta, in fondo te lo sei meritato. Ma tieni bene a mente che è un’eccezione e che da ora in poi risultati di questo tipo dovranno essere la norma, altrimenti sarai severamente punita’
‘certo padrone, non ti deluderò. Grazie ancora’ aveva concluso Iulia.
C’era poco altro, perché le conversazioni dei giorni precedenti erano state cancellate, ma era abbastanza evidente che Iulia avesse una relazione sadomaso con questo ‘Maestro’: lei era la schiava, lui il padrone che le dava ordini, lei li eseguiva e lui la puniva quando non era in grado di portarli a termine.
Maia si era accorta di avere il respiro pesante in quel momento. Era stupita dal comportamento dell’amica: a differenza di lei che era ancora vergine, Iulia aveva già avuto qualche esperienza sessuale, ma nulla di particolare, tutte cose estremamente tranquille, giusto il sesso con qualche ragazzo un po’ più grande ma nulla di impegnativo. E ora era coinvolta in una storia del genere. Maia voleva saperne di più: la storia la incuriosiva, e, si era resa conto, la eccitava. Aveva rimesso il telefono al suo posto e aveva cercato di guardare con discrezione nello zaino dell’amica, trovando una busta strana. L’aveva aperta. Conteneva un paio di fantasmini e un reggiseno chiaro. ‘Quello che Iulia indossava stamattina prima di andare in bagno’ si era detta Maia.
Lo aveva toccato. ‘Ahia. Ma che diavolo c’è?’ si disse, sentendo un dolore ad un dito mentre tirava fuori il reggiseno. Poi aveva visto: l’interno delle coppe del reggiseno presentava delle piccole punte metalliche. Erano puntine da disegno, di quelle con tre punte piccole, evidentemente fissate all’interno della fodera delle coppe. Maia in quel momento aveva avuto un sussulto. Si era immaginata le tette prorompenti della sua amica costrette in quel reggiseno, tra l’altro di una taglia più piccola, con quelle puntine che la tormentavano. ‘Chissà che sensazioni causano’ si era chiesta. Quel pensiero l’aveva scossa, causandole una vampata di calore per tutto il corpo.
E poi era successo.
‘Maia! Che cosa stai facendo?’ La voce di Iulia le aveva gelato il sangue nelle vene. Non si era resa conto che stavano per rientrare tutte nello spogliatoio.
‘Cosa stai facendo tu! Prima fingi di avere il ciclo per andare in bagno, torni con un reggiseno diverso da quello che avevi poco prima, ora trovo questo con queste puntine, e certi messaggi con uno che hai salvato come Maestro…’
‘Hai visto il mio telefono!’ Iulia le era sembrata piuttosto alterata, e contemporaneamente sembrava che stesse per scoppiare a piangere. Improvvisamente afferrò la sua roba e scappò via divincolandosi tra lo sciame delle compagne che rientravano nello spogliatoio. Maia trovò la forza di raggiungerla solo quando già stavano uscendo. ‘Ti comportavi in modo strano. Ero solo preoccupata per te. Anzi, a dire il vero lo sono ancora’.
‘non ti dava comunque il diritto di ficcare il naso negli affari miei’ le aveva risposto Iulia arrabbiata, prima di andarsene per la sua strada.
Maia non aveva potuto fare altro che tornarsene a casa sconsolata, in un misto di preoccupazione per l’amica e di dispiacere per la sua reazione. Quel giorno Maia ci era stata davvero male, e avrebbe davvero voluto scusarsi. Aveva provato a chiamare Iulia per farlo ma questa aveva rifiutato la chiamata. Aveva pensato allora di scriverle un messaggio, iniziandolo e cancellandolo più volte rendendosi conto di non riuscire a trovare le parole giuste. Proprio durante uno di quei numerosi tentativi di scriverle, Iulia le aveva scritto per prima. ‘Ti chiedo scusa’ ‘ recitava il messaggio ‘ ‘so che lo hai fatto perché sei preoccupata per me, ma non serve. Va tutto bene. Se vuoi ci vediamo e ti racconto tutto’.
Approfittando del fatto che Iulia aveva casa libera, Maia si era recata da lei, a questo punto rincuorata e abbastanza curiosa. Una volta lì, Iulia le aveva raccontato tutto: da un po’ di tempo un ragazzo più grande la stava ‘addestrando’ ‘ Maia era rimasta basita quando Iulia aveva usato questa parola ‘ ad essere la sua schiava sadomaso. Le dava ordini, le imponeva restrizioni e prove fisiche, la puniva se non li rispettava, se non superava le prove o se si comportava male.
Maia l’aveva guardata preoccupata, le aveva chiesto se la forzasse a fare qualcosa che non voleva, ma la risposta di Iulia era stata di non preoccuparsi minimamente: poteva smettere quando voleva, e comunque, non avrebbe fatto nulla contro la propria volontà. ‘E ‘ aveva aggiunto ‘ tutto questo mi fa godere da morire’.
‘Tutto? Anche quel reggiseno con dentro le puntine che indossavi stamattina?’ aveva chiesto Maia, ancora incuriosita da quali sensazioni potesse causare.
‘Anche quello ‘ aveva risposto Iulia ‘ cioè, quello fa un po’ male, ok, è uno strumento che il mio Maestro di solito mi fa indossare per punizione, ma a meno che non venga fatta pressione non è così doloroso. è più un fastidio che a volte si rivela quasi piacevole, sicuramente molto eccitante’. Poi, dopo una pausa interrotta da un sospiro, aveva aggiunto: ‘Certo, quando mi piega sul tavolo per prendermi e mi schiaccia le tette, lì fa piuttosto male, ma vuol dire che devo averla fatta grossa, devo essermelo meritato’.
‘Come fai a dire di esserti meritata una tortura del genere?’ aveva risposto Maia piuttosto interdetta, e aveva continuato: ‘Ma ti fidi davvero di uno che ti fa del male fisico?’
‘Guarda che non è un dolore così forte. E comunque, il dolore fa parte del processo di educazione di una slave, è uno degli elementi generalmente ricorrenti in una relazione BDSM, come strumento di punizione ma non solo: sottomettersi al proprio master al punto di donargli il proprio dolore è una cosa dannatamente eccitante, non puoi capire quanto’.
‘Davvero? ‘ quasi senza che lei se ne rendesse conto, l’atteggiamento di Maia stava cambiando. Non era più attonita, stava diventando curiosa. ‘E che altro ti fa fare?’ aggiunse.
Iulia a quel punto iniziò a raccontare alcuni episodi, le piccole torture che il suo master le imponeva, le sfide che le lanciava, come la portava al limite del piacere per ore fino a farla implorare di prenderla, le idee perverse a cui l’aveva sottoposta. E mano a mano, Maia era sempre più curiosa, interessata ed eccitata. E Iulia se ne era resa conto, vedendo l’amica diventare rossa ed accaldata.
‘Vedo che la cosa non ti dispiace’ aveva proseguito ‘Il che rende il mio compito più facile. Vedi, il mio master vuole che io sia sempre educata e gentile con tutti, e con te mi sono comportata molto male, per giunta mentre tu ti stavi solo preoccupando per me. Sono stata sgarbata con te e per questo devo essere punita’. E dopo qualche secondo aveva aggiunto ‘e vuole che sia tu a farlo’.
‘Cosa?’ Maia era rimasta interdetta.
‘Devi punirmi tu’.

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