Skip to main content
OrgiaRacconti CuckoldRacconti Erotici Lesbo

Accettare la sottomissione

By 1 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Carissimo amico mio.
Un caso’ in chat ho trovato una persona dalla quale, dopo un pochino, mi sono stati prospettati intriganti ed inquietanti situazione di sottomissione’
Ha accennato all’idea di sottomettere sia me che Angela, insultandoci pesantemente, ed a farci vivere una di quelle esperienze che, pur avendole sempre sognate e desiderate, non eravamo mai riusciti a realizzare’
Mi ha prospettato di portarci in auto in un luogo appartato ma pessimamente frequentato; lì io sarei stato legato, il petto piegato sul cofano, pronto per essere ripetutamente violato da’ uccelli di passo.
Lei, seduta all’interno, avrebbe assistito al mio delizioso supplizio, mentre la mano della persona si sarebbe impadronita della sua fica e l’avrebbe violata in ogni modo’
Il ruolo previsto per lei, in questa fase, sarebbe stato quello di drizzacazzi: con la testa affacciata al finestrino, avrebbe dovuto preparare i cazzi destinati a penetrarmi con la sua calda ed abile bocca’ oppure detergere di tutte le secrezioni quelli che si erano svuotati dentro di me.
Poi, eccitata dai toccamenti, dalle mie traversie e dal lungo lavoro preparatorio che avrebbe appassionatamente svolto, l’avrebbe portata all’angolo della provinciale per farla prostituire in cambio di pochi euro, giusto per umiliarla.
Inoltre, la persona aveva accennato ad un finale di nottata assolutamente pirotecnico’
Superate le ovvie perplessità, eravamo eccitatissimi, quando siamo andati all’appuntamento, anche se un po’ disorientati dalla voce della persona, bassa e gorgogliante, quasi inintelligibile, sentita al cellulare per fissare l’appuntamento’
Avevamo solo l’indicazione del modello e del colore della sua auto, mentre la persona aveva voluto avere nostre foto, descrizioni, tipo di auto e quant’altro.
Come da sua precisa richiesta, avevamo portato una borsa con un cambio d’abiti per entrambi ma, mentre lei indossava una ‘normale’ mini (molto mini!!!) abito attillato profondamente scollato su seno e schiena, un collant a rete (di taglia più piccola della sua: stringeva tanto che le maglie della rete erano allargate al massimo!), scarpe scollate coi tacchi a spillo ed un giaccone sportivo, io indossavo solo una camicia di jeans con gli automatici, un paio di jeans ed i mocassini; ovviamente nessuno dei due indossa intimo’
All’ora prefissata ci siamo recati all’appuntamento e, come siamo entrati con l’auto nel piazzale prefissato, un piccolo fuoristrada, del modello di quello della persona, ci ha brevemente segnalato coi fari.
Come da accordi, abbiamo parcheggiato, preso la borsa coi cambi e diretti verso la vetturetta.
Accostati al lato guida’ siamo rimasti esterrefatti!! La persona ‘ora capivo la stranezza della sua voce!- era una donna!!!
So che tu penserai, a questo punto, ad una stupenda, giovane, alta ragazza’ nulla di tutto ciò: bassina -sul metro e sessanta- e tarchiata, di una cinquantina d’anni (ma comunque oltre i quarantacinque) con crespi capelli neri, un nasone appatatato e fumava: un sigarino, per la precisione. A vederla sembrava grassa, ma da subito, cio&egrave da quando ho espresso le mie perplessità e mi son preso uno sganassone da staccarmi la testa, ho capito che era solo’ massiccia. In effetti la donna, Lorena, era assolutamente solida, oltre che moooolto autoritaria.
Ci ha studiato brevemente, facendoci ruotare su di noi come fossimo indossatrici e poi ha preteso che io mi slacciassi ed abbassi i jeans ed Angela che si alzasse la gonna per verificare che ci fossimo vestiti esattamente come da sue disposizioni. Mentre Angela poteva mostrarsi con relativa facilità, io in quel piazzale aperto, con auto che passavano, avevo qualche esitazione ad abbassare i calzoni, ma Lorena insultandomi mi ha detto di non stare a farla tanto lunga, se non voleva che ci piantasse lì come ‘due patetici marchettari’.
L’ispezione prese più tempo di quanto io ed Angela desiderassimo e sperassimo: volle controllare la tonicità delle natiche di entrambi, sondando anche l’elasticità dei nostri culi (ci ha spinto due dita dentro, allargandole subito dopo) e anche controllando l’eccitazione di Angela, che era già bagnata per la sottile perversione della situazione. Poi chiese alla mia compagna di abbassare le spalline dell’abitino e di mostrarle le tette, cosa che lei fece, ricavandone due dolorosi pizzicotti sui capezzoli.
Ci fece salire in auto, dove sedeva un uomo dai caratteri arabi, un certo Jussuf, al quale ordinò di bendarci, io seduto al posto del passeggero ed Angela dietro, accanto all’uomo.
Poi partimmo e viaggiammo nell’assoluto silenzio per circa una mezz’ora abbondante, forse una quarantina di minuti. Sentivo, ogni tanto, qualche lieve gemito d Angela (poi mi ha confidato che Jussuf la palpava ed ispezionava ovunque, pizzicandogli il clito e le labbra della fica), interrotti sempre da un imperioso ‘Piantala!’ di Lorena.
Alla fine del viaggio siamo stati sbendati e ci siamo trovati nel cortile di una casa colonica diroccata, dove ‘sotto la luce di un quarto di luna- vedevo le sagome di alcune auto.
Lorena si &egrave avvicinata a me, mi ha preso per mano e mi ha condotto davanti al muso del fuoristrada: girato verso il parabrezza, mi ha ordinato di divaricare bene le gambe e mi ha legato, con quelle cinghiette di stoffa per fissare i bagagli, le ginocchia al paraurti.
Poi mi ha detto di alzare le braccia e di piegarmi in avanti, avevo il bordo del radiatore proprio all’altezza del pube, ed ha sveltamente legato i miei polsi con altre cinghiette, fissate poi alle barre portapacchi del mezzo.
Fatto ciò, mi ha slacciato i jeans e me li ha fatti scendere un pochino, in modo da lasciarmi col culo esposto alla fresca aria serale e, ultimo tocco, mi ha nuovamente bendato.
Poi l’ho sentita arrivare alla portiera, aprirla, sedersi al posto di guida, facendo oscillare la vettura sugli ammortizzatori e, infine, lo schiocco della portiera che si richiude.
Prima di essere bendato, avevo visto Angela seduta su quello del passeggero, con i polsi legati dietro allo schienale e le caviglie fissate ai montanti del seggiolino e con le gambe oscenamente aperte.
Sotto di me ho sentito lievemente ticchettare il rel&egrave dei fari (due rapidi lampeggi?) e poi nulla per qualche secondo.
Dietro di me, però, l’attutito schiocco delle portiere delle altre auto che si chiudevano, lievi raspate di passi che si avvicinano, indistinti parlottii e risatine sommesse e poi’ gelida, una mano ad accarezzarmi il culo’ ed un’altra e un’altra ancora, che mi accarezzano, mi palpano, mi pizzicano, mi allargano le chiappe, mi tastano e mi soppesano il cazzo ed i coglioni, me li afferrano e tirano e strizzano un pochino, ma comunque in modo doloroso, mi sondano il buco e poi il calore di un pube contro il mio culo, il solletico dei suoi peli sulla mia pelle, il cazzo che mi scivola tra le cosce, in alto, a sfiorami le palle e poi la pressione della cappella sulle crespe e’ una spinta brusca, possente!!! Una coltellata di dolore: ho urlato! L’uomo, indifferente, ha continuato a violentarmi mentre sentivo le lacrime di dolore che mi sgorgavano dagli occhi.
Mentre lo sentivo inarcarsi dentro di me per la sborrata, però, il dolore si attenuava e, a parte una fitta quando si &egrave sfilato, il dolore era passato tanto che quando un altro mi ha riempito il culo di cazzo turgido, l’ho potuto accogliere più facilmente.
La benda mi impediva di vedere cosa succedesse ad Angela, ma poi lei ha raccontato che, con la mano di Lorena che le frullava nella fica, era piegata a succhiare cazzi fuori dal finestrino: alcuni solo per eccitarsi (Lorena per questo continuava a ripetere di farsi sbocchinare da Angela, in attesa di inculare il suo compagno), altri decidendo di sborrarle in gola o sul viso ed i capelli e, dopo un pochino, altri ancora per farselo pulire dopo avermi inculato.
Nel frattempo, i maschi si susseguivano nel mio culo (Angela ha detto che ci saranno state in tutto una quindicina d persone!), ma sentivo che protestavano perché volevano ‘fottere quella troia in macchina’.
Alla fine Lorena l’ha slegata e le ha ordinato di mettere ‘il culo fuori dal finestrino’; poi -ho visto dopo!- le ha passato il manico di un badile, trovato chissà dove, davanti al pancino in modo che, con questo ostacolo che andava a fermarsi sui montanti della portiera, non potesse sottrarre la fica ed il culo delle attenzioni di chi stava fuori’ che difatti hanno subito cominciato ad approfittarne, aspettando pazientemente il loro turno (salvo una scappata dall’altro lato dell’auto per darglielo da succhiare), per poi affondarglielo nella fica e nel culo.
Alla fine avevo il culo in fiamme, anche se deliziosamente largo, vellutato al tatto e pieno d sborra. Jussuf mi ha slegato, mi son potuto, quindi, levare la benda ed ho potuto assistere alle ultime penetrazioni subite dalla mia lei; l’ultimo, per la precisione &egrave stato Jussuf che ha voluto slegarla e farsela venire sopra, mentre lui si sdraiava in terra; dopo averglielo piantato nella fica allagata di sborra, glie lo ha sprofondato nel culo, ma facendola girare in modo che a lui le mostrasse la schiena ed a tutti gli altri la fica gonfia e dilatata, stillante sborra.
Mi rendevo conto improvvisamente che, a differenza di prima, la scena era vividamente illuminata dai fari di alcune auto. Lorena mi ingiunse di leccare la fica della mia compagna, per pulirla dalle numerose sborrate raccolte nell’ultima ora; mentre ero inginocchiato a leccarla, ed a leccare il possente cazzo e le massicce palle dell’arabo, sentivo altri che mi palpavano il culo e mi infilavano dentro le dita, dandomele poi da leccare per pulirle’
Alla fine, quando anche Jussuf riversò un fiume di caldo sperma nel culo della mia compagna, la compagnia si sciolse e, ad una ad una, le auto ripartirono lasciandoci doloranti, sborrati ovunque ed esausti’ Eravamo stati pesantemente insultati ed oltraggiati da tutti e questo ci aveva indubbiamente fatto correre brividi di eccitazione lungo la schiena.
Lorena, quando restammo solo noi quattro, fece sdraiare Angela in terra e si accoccolò sul suo viso per farsela leccare. Poi, mentre era così, con la testa della mia lei intrappolata tra le sue ginocchia e pressata dal suo sesso, la vidi irrigidirsi e poi rilassarsi: stava pisciando in bocca ad Angela!
Al termine ci ricomponemmo, dopo esserci cambiati i vestiti che erano macchiati e zuppi di sborra: poi Lorena ci bendò nuovamente, non dovevamo evidentemente vedere la strada per raggiungere quel luogo, e ci riaccompagnò alla nostra macchina.
Prima di lasciarci, ci ordinò di farci trovare in quello stesso punto alla stessa ora, lì ad una settimana, ed Angela doveva arrivare pesantemente truccata, ‘da troia, ma comunque portandoti dietro i trucchi per rifartelo’.

La settimana dopo, a causa di un contrattempo, arrivammo ‘anziché con cinque minuti d’anticipo, come mio solito- con tre minuti di ritardo e Lorena mi aggredì verbalmente, dandomi anche un potente ceffone: mi sentivo pieno di vergogna per averla irritata, ma lei ci fece salire in auto e ci condusse in una zona deserta; poi ci disse: ‘stasera si cambia! Spogliatevi e mettetevi questi!’
Ci spogliammo ed estraemmo gli indumenti che erano contenuti nei due sacchetti che ci aveva dato: nel mio trovai sandaletti col tacco alto, un paio di autoreggenti con paillettes, una microgonna stretch nera, un reggiseno imbottito, un top semplicissimo nero ed una parrucca con lunghi boccoli biondi. Lorena aveva evidentemente notato (ed apprezzato?) che sono pochissimo peloso, difatti mi ingiunse, allungandomi un rasoio usa-e-getta, di radermi lo sparuto ciuffo di peli che ho al centro del petto.
Angela, invece, si trovò ad indossare un collant a rete, ma con ampie sfinestrature sui fianchi e al pube (in pratica, una specie di complesso reggicalze/calze) un paio di stivali neri che arrivavano appena sopra al ginocchio, una cortissima mini di pelle nera, chiusa con tre automatici sul davanti, che le copriva di misura il pube ed un giubbotto di sottile pelle nera, da indossare senza nulla sotto, con un solo bottone in basso, poco sopra l’ombelico.
Vestiti che fummo, pretese che mi radessi i baffi (gli insulti ed i ceffoni che ho preso, mentre mi convinceva!!!) e che Angela mi truccasse pesantemente.
Dopo una mezz’ora eravamo prontE (ops!); ci ha fatto salire in auto e ci ha portato in una sorta di night.
Entrando, al suo fianco, nel locale fumoso e poco illuminato, ho percepito l’eccitata attenzione con la quale il nostro ingresso &egrave stato seguito dai presenti. Pilotati da Lorena, ci siamo accostati al banco ed il barista, un uomo grasso e dalle fattezze volgari, ci ha soppesato con lo sguardo: ‘Sono loro?’
‘Sono loro!’
‘Allora, bellezze: starete qui, su quei due sgabelli; se qualcuno si mostra interessato a voi” fece una chioccia risatina volgare ” gli direte che nel retro potreste stare più comodi. Visto ciò che mi hai raccontato, voglio solo dieci euro per ogni persona che vi porterete di là: dovrai darmeli tu, Lorena, visto che garantisci per loro’.
Lorena fece un sorriso che ricordava quello di uno squalo tigre e ci disse che sarebbe stata lei a fissare il prezzo delle nostre prestazioni.
Ci arrampicammo sugli sgabelli indicati (delle specie di posatoi imbottiti, non più larghi di una decina di centimetri, fissati al pavimento!) e cominciammo a bere una bevanda non alcolica ma con l’aspetto dello champagne, attendendo’
Dopo un paio di minuti, un gruppetto di tre giovani si accostò ad Angela e ‘casualmente’ cominciarono a starle addosso, ad accarezzarle il culetto nudo sotto la sottile striscia della gonna (seduta sull’alto sgabello, le si vedeva nitidamente il sedere e i peluzzi più bassi ed il solco delle chiappe, il tutto inquadrato dai lati di quello strano collant!), a provare a toccarle la fica, a spingerle un dito nel culo per saggiarne la ricettività, a farle scivolare una mano sotto il giubbotto leggero di pelle per arrivare a palparle le tette ed a pizzicarle i capezzoli.
Lorena si rivolse a loro: ‘Volete farvela, insieme? Questa troia &egrave mia, ma se la volete portarla nel privé dovrete darmi venti euro a testa” ‘Così poco?’ ‘Se vuoi darmi di più va bene, ma tanto a lei non darò lo stesso niente perché lei AMA (ed accentuò la parola) essere usata e violentata da sconosciuti: &egrave molto sottomessa’ Potete portarla di là e farne quello che volete”
I giovani parlottarono e ridacchiarono tra di loro, poi andarono a chiamare altri due amici e, frugando nel portafogli, consegnarono i cento euro pattuiti a Lorena.
Uno, sarcastico, disse: ‘Se la troia vale la pena, quando usciremo ti daremo ancora qualcosa”
‘beh, se davvero volete divertirvi, questo travestito qui &egrave il marito della puttana: per lo stesso prezzo potete usare totalmente anche lui”
Mi guardarono, si avvicinarono ed uno di loro cominciò ad accarezzarmi il culo; dopo un attimo, mi spinse ‘dolorosamente!- due dita dentro ed io sussultai, alzandomi d’istinto sul poggiapiedi
dello sgabello. Un altro, rapidamente, mi afferrò i coglioni e mi mormorò, in un orecchio: ‘adesso sta a te: se resisterai senza fare il più piccolo verso, la tua puttana potrà uscire in discrete condizioni dal privé: se invece ti lamenterai, avrai bisogno di un’ambulanza, per portarla via”
Resistetti, mentre la sua mano strizzava le palle: il dolore sordo saliva dentro me, ma resistetti’ fino alla fine. ‘Bravo! Te la renderemo solo col culo e la fica più larghi, ma in grado di camminare, tranquillo!’ Fece una sgradevole risata e scomparve, con Angela ed i quattro amici, nel privé.
Sentii, dopo poco, una mano sul culo, un’occhiata mi informò che era un nerissimo centrafricano che si interessava alla mia merce e, con un misto di terrore ed eccitazione, seguii la trattativa tra lui e Lorena: ‘Io sono povero, non posso darti più di cinque euro’ ‘No, almeno venti!’ ‘Non &egrave giovane, non più di sei euro!’
Lorena mi guardò negli occhi: ‘Cosa dici? Vuoi andare con lui nel privé, così controlli anche cosa stanno facendo a quella baldracca di tua moglie?’ Annuii.
‘Ma il tipo offre solo sei euro: metti tu la differenza a venti?’ Mio malgrado, mi trovai ad annuire di nuovo.
‘Affare fatto, allora. Maltrattalo pure quanto vuoi, a questo rottinculo!’ fu la frase che disse mentre mi faceva scendere dal trespolo e mi spingeva verso il privé.
Questo era un locale di una trentina scarsa di metriquadri, anche se era difficile da capire bene, con le pareti, il pavimento ed il soffitto neri ed una flebilissima luce in un angolo.
Il pavimento era per quasi metà occupato da una sorta di ‘tatami’, di materasso imbottito e ricoperto da skai marrone. Di fronte, un ampio divano senza braccioli, con una sorta di lenzuolo gettato sulla similpelle marrone.
Quando siamo entrati, Angela era a cavalcioni di uno dei giovani, sul divano, che la stava montando, mentre davanti a lei gli altri quattro si facevano sbocchinare a turno, afferrandola per i capelli e pilotandole la testa sui cazzi.
Il mio ‘cliente’ guardò brevemente la scena, interessato e vagamente divertito, poi mi fece sedere accanto ai due e sfoderò il cazzo davanti alla mia bocca, spingendomi dalla nuca ad imboccarlo.
Viste le dimensioni, decisamente notevoli!, del gingillo dell’uomo, aprii al massimo la bocca e me lo spinse di colpo fino in gola, provocandomi anche un conato di vomito. Poi ho preso il ritmo ed ho cominciato a sbocchinarlo con passione, sempre con la sua mano che mi spingeva la nuca dandomi il suo ritmo preferito.
Uno dei giovani, notai, ci guardava e attirò su di me l’attenzione degli altri; poi mi parlò: ‘Ma tu sei davvero il marito di questa gran troia?’ Con la bocca occupata dalla solita nerchia del nero, potei solo annuire.
‘Lo sai che &egrave davvero una grandissima troia?’ Annuii di nuovo. ‘Adesso te la riempieremo di cazzi, le allargheremo bene tutti i buchi e le sborreremo ovunque. Sei contento del nostro programma?’ Non potei far altro che annuire.
Allora il giovane mi avvicinò il cazzo alla bocca ed il nero gliela la lasciò disponibile; lo imboccai, con sollievo dei muscoli della mascella!, ma dopo poco sentii la sua mano sulla nuca che mi costringeva a seguirlo mentre arretrava, facendomi alzare dal divano.
Potei vedere, allora, la mia dolce compagna che, nel frattempo, era inginocchiata sul divano, debitamente farcita di cazzo, mentre sbocchinava uno dei ragazzi che, quasi subito, non seppe trattenersi e venne: tirandosi indietro all’ultimo momento, la schizzò abbondantemente sul viso ed i capelli e la mia adorabile mignotta, golosa, spinse al massimo in fuori la lingua, per cercare di leccare lo sperma che le colava sul viso’
Gli altri, nel frattempo, la insultavano pesantemente e si alternavano dentro la sua fica ed il suo culo, allargandoli debitamente.
Il giovane che le era venuto in faccia avvisò gli amici che sarebbe tornato al bar a bere qualcosa e, dopo essersi ricomposto, lascio il privé.
La mia bocca venne occupata da un altro cazzo, ma sentivo il nero, dietro di me, che mi allargava con le mani le natiche: in un lampo, riuscii ad bagnarmi appena la mano di saliva ed a darmi una leggerissima inumidita, per lubrificarmi il culo; sentii la spinta della cappella appoggiata al mio sfintere e dopo, l’urto bruciante di quel grosso batacchio che si faceva strada dentro di me.
Gemetti e mi agitai, ma il nero si muoveva da padrone dentro di me ed io, non potendo fare altro, continuai ad essere sodomizzato ed a sbocchinare i cazzi che mi si alternavano in bocca lasciando, solo, scendere lente lacrime di dolore sulle guance.
Angela, nel frattempo, era sempre alle prese coi giovani che decisero, ad un certo punto, di vedere se riuscivano a farle entrare nel culo due uccelli insieme’.
La sentii gemere ed urlare, mentre la possente spinta del secondo giovane la allargava senza pietà, ma i suoi lamenti vennero troncati da un cazzo che le veniva piantato in gola.
Mentre l’azione proseguiva ed i cazzi, ormai, si alternavano dentro di noi, una coppia entro nel privé, già frugandosi reciprocamente, e rimase ad osservare le nostre evoluzioni.
Angela, accortasi della loro presenza, fece un rapido cenno di mano e li guardò con intensità, tanto che decisero di modificare il loro progetto di fornicazione e si avvicinarono.
Lei, allora, allungò una mano ed accarezzò la gamba della donna; vista l’accettazione del gesto, fece risalire la mano lungo la coscia di lei fino a farla scomparire sotto la gonnellina di lei. Il fremito della donna mi fece capire che Angela aveva cominciato a far danzare le sue agili dita sul sesso di lei.
La donna cominciò ad allargare i piedi per facilitare l’esplorazione di Angela e poi sussultò visibilmente quando venne trafitta dal dito indiscreto della mia dolce compagna.
Intanto, a quella vista, gli uomini che stavano violandoci aumentarono il vigore delle loro spinte, mentre la donna si chinava sul membro del suo accompagnatore, che lo aveva snudato, e lo baciava con capace passione.
Sentii uno dei miei violatori irrigarsi dentro il mio culo ed avvertii i getti potenti del suo orgasmo allagarmi, mentre un altro sborrava nella ospitale fica di Angela (potei intravedere le gocce biancastre che stillavano dal sesso aperto della mia compagna).
La porta si aprì nuovamente e il giovane che era andato a bere ritornò, accompagnato da un’altra mezza dozzina di uomini dall’aria decisamente lubrica.
In breve, mentre Angela sprofondava il viso nella fica dell’altra donna, gli uomini decisero di occuparsi dei nostri buchi, messi a loro completa disposizione.
La manovra di qualcuno che lasciava il privé per bere e, facendoci ampia e favorevole recensione, tornava accompagnato da altri uomini infoiati, si ripeté un paio di volte, fino a trovarci in una ventina di persone nel piccolo ambiente.
Dopo un paio d’ore, eravamo esausti e (io, Angela e la donna) impiastricciati ovunque di sperma: Angela, soprattutto, aveva ricevuto sul viso diverse copiose sborrate, che le colavano lentamente lungo il collo e sui seni. Il mio povero culo bruciava e la mascella era indolenzita per i molti pompini fatti; sentivo ribollirmi nello stomaco il frutto dei diversi ingoi che ero stato costretto a fare.
Uscimmo dal privé, leggermente malfermi sulle gambe, e venimmo accolti da Lorena, che ci contemplò sprezzante e ci condusse, così impiastricciati, fuori dal locale.
Lasciandoci alla nostra macchina, ci ingiunse di farci trovare in quello stesso posto, lì ad una settimana, alla solita ora, puntuali.

Ci trovammo, così, anche la settimana seguente all’appuntamento. Come sempre Lorena valutò il nostro abbigliamento: ignorò quasi il mio, jeans, polo e mocassini, mentre osservò attentamente quello di Angela: un top di filo col colletto, tipo polo, ma sbracciato, una gonna grigia che le arrivava appena sopra la metà della coscia, anche se con un profondo spacco laterale, autoreggenti col pizzo, color carne e sandaletti dorati, col tacco mediamente alto ed un perizoma che però Lorena le fece rabbiosamente eliminare.
Un tragitto di circa quaranta minuti, ci portò a parcheggiare in una stradina della città vecchia, da dove, poi, camminammo per una decina di minuti per arrivare in un vicoletto dove si apriva un bar, piuttosto male in arnese.
Entrammo, Lorena ordinò tre whisky e, con la nostra consumazione in mano, ci guardammo intorno: gli altri avventori erano probabilmente stranieri, forse slavi, a parte qualche africano e, se devo dire, non sembravano tipi troppo raccomandabili’
Lorena ci condusse in una saletta sul retro, da dove venivano i tipici schiocchi del biliardo e le sincopate esclamazioni dei giocatori.
Proprio mentre entravamo, si giocava l’ultima mano di una partita a boccette e vedemmo la coppia perdente pagare la vincita agli avversari.
Tutti però, adesso, guardavano Angela, con sguardi bramosi, e lei fece un sorriso leggermente impacciato, molto ‘falsamente!- ingenuo.
Alcuni degli uomini parlottarono, ridacchiarono ed uno di questi, infine, le disse: ‘Bella signora, le andrebbe una partita, lei e suo marito, contro me ed il mio amico?’
Lei sgranò i occhioni, sorrise e assentì.
‘Magari, però, per rendere la partita più interessante, potremmo puntare qualcosina, cosa ne pensa, signora?’
Le vidi un lampo di golosità in fondo agli occhi: ‘Qualcosina’ cosa?’ disse con la voce che le si stava arrochendo dall’eccitazione.
‘Mah’ Facciamo un paio di centinaia di euro a testa?’
La troia tentò di giocare con classe le sue carte: ‘Uhhmmm’. Penso che sia una posta troppo alta, per noi; direi che non possiamo arrivare oltre i trenta”
L’uomo si strinse nelle spalle, allargò le braccia, sorrise e disse: ‘Va bene: allora facciamo trenta euro!’
Angela, che aveva sperato di essere lei la posta in palio, mormorò un ‘Va bene’ e si sforzò di non far trapelare la sua delusione.
Cominciammo a giocare, ma ci accorgemmo che le nostre capacità erano pari, se non appena superiori, a quelle dei nostri avversari; riflettei che la cosa era poco credibile, visto il maggior allenamento che loro sicuramente avevano, e cercai di capire quale fosse il loro gioco.
Nel frattempo, la partita andava avanti ed Angela si chinava, ovviamente, sul biliardo lasciando che gli sguardi degli spettatori si beassero della pelle nuda delle sue cosce al di sopra del pizzo elasticizzato delle autoreggenti.
Infatti, qualche spettatore si era avvicinato un pochino al tavolo: non tanto, ma quanto bastava per rubare una palpata al suo culo, quando lei passava’
I nostri avversari sembravano abbastanza scarsi, troppo ‘a mio avviso- per esserlo veramente: ci stavano facendo vincere’
Una certa ipotesi cominciò a farsi strada nella mia mente e mi trovai a sorridere’
Come previsto, vincemmo con pochi punti di scarto, con Angela che saltellava dalla gioia mentre incassavo la vincita e mostrando, ovviamente, lampi del suo culo e del suo ciuffetto per i movimenti della gonna.
L’uomo che ci aveva sfidato, ci guardava torvo: ‘avete vinto, ma noi adesso vogliamo la rivincita!’
Parlai io: ‘Altri trenta?’
‘No, alziamo la posta: diciamo’ trecento!!!’
Angela protestò: ‘ma noi non abbiamo così tanti soldi: al massimo arriviamo a duecento! Ci giochiamo quelli!’
‘No! Qui la regola &egrave questa: la rivincita &egrave dieci volte la giocata iniziale!’ La osservò per qualche istante, inumidendosi le labbra ‘possiamo fare così: noi mettiamo’ cinquecento euro di posta e se vincete ve li portate via’ Se perdete tu, mia bella signora, farai tutto ciò che io ti dirò per due ore! Ti va bene?’
Angela capì la manovra, mascherò un sorriso di trionfo e si dichiarò invece mestamente d’accordo.
Stavolta la partita non ebbe storia: quei due erano davvero bravi o, quantomeno, molto più bravi di noi.
L’ultimo, inutile tiro toccava a lei e decise di piegarsi molto sul biliardo per avvicinare la stecca alle bocce; non era tanto una necessità di gioco (avrebbe potuto tirare da un altro punto) quanto per dare spettacolo col suo culetto nudo ed i peli della fica che facevano capolino tra le sue cosce.
Il tipo, quando lei stava per tirare, venne a mettersi dietro di lei, in attesa dell’ultima stoccata ed io avvertivo l’elettricità del momento, l’eccitazione dei presenti, pronti a gettarsi sulla preda.
Lei infine, dopo trenta secondi di suspance, tirò e realizzò l’ultimo, inutile punto; fece per rialzarsi, ma la forte mano callosa dell’uomo le premette sulle reni e glie lo impedì: ‘hai perso, bella signora: adesso mi dovrai obbedire per due ore! Non rialzarti, resta così!’
Tirò fuori un cazzo massiccio e, con un colpo solo, glie lo spinse nella fica. Mentre la montava, le disse che i suoi amici erano liberi di servirsi di lei e che lei doveva obbedire a qualunque richiesta di tutti i presenti.
Notai che Lorena era contro la parete di fondo, col suo marsupio in mano e che ci guardava con moderata curiosità, mentre anche il padrone del bar, dopo aver chiuso la porta ed abbassato a mezzo la serranda, era venuto nella sala biliardo insieme agli ultimi avventori che erano nel bar.
Angela, dopo quel tipo, venne presa da altri tre, anche se l’ultimo scelse il culo al posto della fica, ed il quinto, un giovane coi capelli unti, la barba lunga e l’aspetto non molto pulito, sguainò il cazzo, le si avvicinò e le spinse in fica due dita; poi le estrasse se le guardò, apparentemente schifato dallo sperma che le ricopriva: ‘Io sono un signore e chiavo nel pulito: non posso mettere il mio cazzo in una fica così lurida, bisogna prima pulirla!’ Si girò verso di me ‘Tu, che hai perso insieme a lei: avanti, leccala bene, puliscila tutta!’
Finsi una qualche esitazione, ma sospinto dal volgare berciare dei presenti, feci quanto richiesto: mi stupii di quanta sborra quei tre fossero riusciti a riversare dentro Angela!
Vedendo che agivo di buon grado, cominciarono a sfottermi ed insultarmi e mi ordinarono di tirarmelo fuori e di masturbarmi; gli insulti ed i lazzi aumentarono, quando si accorsero che il mio cazzo era già durissimo. Contrariamente alle mie speranze, ignorarono il mio culo, svelato dall’aver abbassato i pantaloni per masturbarmi’
Alla fine, Angela venne fatta sedere sul biliardo, chiavata ed inculata; uno, poi si sdraiò anche lui sul tavolo da gioco e se la fece venir sopra, fottendola; il suo culo oscillante ed aperto, suggerì ad un altro di incularla in modo che avesse un cazzo per buco.
Altri due si avvicinarono alla sua bocca e lei leccò entrambe le cappelle, prima d succhiarle.
Lo sfogo del gruppo procedette, condito da pesanti insulti rivolti a me ed ad Angela che, ad un certo punto, venne fatta sdraiare supina sul biliardo con la testa oltre la sponda, a penzoloni: alcuni, allora, la fotterono in bocca, sparandole possenti sborrate direttamente in gola e, tra l’altro, rischiando di farla soffocare.
La mia dolce porca era, alla fine, esausta e piena di sborra ovunque, dai capelli alle gambe, con lividi da pizzicotti cattivi e succhiotti ovunque ma soprattutto sui seni, la bocca indolenzita dagli innumerevoli pompini fatti e fica e culo dilatati e gonfi, che facevano fuoriuscire lunghe e lente colate di sborra appiccicosa.
Il barista, però, decise che non doveva finire così e si offrì di pulirla alla sua maniera: la fece inginocchiare sul pavimento e scomparve per pochi istanti, tornando con due bottiglie di spumante da poco prezzo: dopo aver tolto i tappi, introdusse il collo delle bottiglie nel martoriato culo e nella gonfia fica di Angela e cominciò a masturbarla con quelle, mentre altri due, sghignazzando, la tenevano ferma.
L’oscillazione delle bottiglie portò lo spumante ad allagare interamente Angela che, stupefatta, si trovò a godere ancora per quel trattamento inusuale.
Quando il barista levò le due bottiglie, getti di spumante, mescolato a sborra e secrezioni varie, uscì con violenza dai due buchi e lei si afflosciò, esausta.

La settimana dopo, ci trovammo puntuali all’appuntamento con Lorena che ispezionò le nostre mises e non ebbe appunti da muoverci, salvo pretendere che mi levassi la cintura dai passanti dei jeans. La mia porca compagna, indossava una sorta di tuta a rete, attillata come un megacollant, sopra alla quale aveva indossato un cortissimo kilt plissettato ed una camicetta; un paio di sandaletti col tacco alto completavano il suo abbigliamento; Angela sapeva che difficilmente la tuta avrebbe superato la nottata, qualunque fosse il programma della nostra aguzzina, ma aveva messo in sereno preventivo la distruzione dell’indumento.
Un percorso di una mezzora ci portò in una zona piuttosto malfamata della città vecchia. Scendemmo dalla sua auto e, percorrendo alcuni oscuri violetti, giungemmo fino alla porta di un piccolo locale, non troppo pulito ed affollato di gente vociante.
Lorena ci spiegò che quella era una sala scommesse sul pugilato: gli incontri venivano proiettati su uno schermo da una tv a circuito chiuso e le persone, accalcate in piedi fin sotto lo schermo, discutevano e scommettevano sugli incontri.
L’ambiente all’inizio era una sorta di bar fumoso, piuttosto male in arnese; poi ‘probabilmente aggirando una bottega contigua- diventava un ampio salone, lungo e stretto, parallelo alla strada e nel punto più lontano dall’ingresso c’era lo schermo, davanti al quale una moltitudine di uomini urlanti e sudati, assisteva ai match.
Lorena ci ingiunse di incunearci nella massa compatta delle persone fino ad arrivare sotto allo schermo e attendere gli eventi.
Cominciammo a fendere la calca, ma come i primi si richiusero alle nostre spalle, notai che Angela si irrigidiva, sorridendo: essendo accanto a me, potei notare le numerose mani che cominciavano freneticamente a toccarle il culo, le gambe, le brancicavano le tette. Notando che lei non disdegnava le attenzioni della gente, qualcuno più ardito e sollevò la gonnellina e le sfilò la camicetta dalla cintura; poi, nel tentativo di arrivare ai seni, sentii distintamente il leggero tessuto lacerarsi mentre lei, ferma, in piedi, con le gambe ben divaricate, si offriva alle oscene esplorazioni dei presenti.
Qualcuno le mise una possente mano sulla nuca e la fece piegare per imboccargli il cazzo, mentre vidi qualcuno che le lacerava la tuta a rete da dietro per assicurarsi il libero accesso al suo culo ed alla sua fica.
Qualcuno altro, nel frattempo, mi aveva messo una mano sul sedere: d’istinto lo spinsi un po’ indietro per aumentare la pressione e subito altre mani si unirono alla prima.
Uno mi afferrò per la vita dei jeans e provò ad abbassarmeli: non riuscendoci, li afferrò più solidamente e tirò fino a strappare l’asola di chiusura; subito dopo sentii strapparsi le altre asole dei bottoni metallici della patta ed in pochi secondi mi trovai con i jeans afflosciati attorno alle caviglie.
Subito mi strinsero le chiappe in strette che sembravano morse, mi spinsero un dito con una tagliente unghia nel culo e da sotto mi afferrarono il cazzo ‘ovviamente durissimo!- e le palle.
Angela, nel frattempo, veniva montata d’impiedi da uomini che, afferrandola per i fianchi, le infilavano i loro cazzi duri nella fica o nel culo, secondo preferenze di ciascuno. Pochi colpi, poi le venivano dentro e lasciavano subito le sue terga per il prossimo, mentre lei, piegata in avanti, continuava ad essere chiavata in bocca da altri cazzi.
Dopo pochi istanti, anch’io mi trovai nella sua identica posizione, farcito turbinosamente da cazzi in culo ed in bocca. Dopo il dolore iniziale, sentivo il culo come anestetizzato: toccandolo durante il cambio da un cazzo all’altro, lo sentii deliziosamente scivoloso di sborra e molto dilatato.
Una mezz’ora più tardi, cominciai ad avvertire quella sensazione di fastidio che precede il dolore vero e proprio e cercai di disimpegnarmi, ma delle mani mi afferrarono solidamente per le braccia e mi tennero costretto in quella posizione, sempre ed ancora a disposizione totale della foia dei presenti. Notai anche Angela tenuta allo stesso modo e, forse per la prima volta da quando la conoscevo, vidi una vaga luce di disperazione nei suoi occhi.
La nozione del tempo e dei cazzi che avevamo accolto, alcuni anche due o più volte, era andata persa ma, quando la sala scommesse chiuse, eravamo indubbiamente stravolti entrambi. Angela, anzi, piangeva silenziosamente e le sue lacrime si mescolavano al mascara ed allo sperma che aveva sul viso e sui capelli.
La guardai: un fiotto di sborra le colava lungo le gambe uscendo da entrambi i suoi buchi martoriati, mentre il suo kilt giaceva in terra, calpestato da innumerevoli scarpe e la camicetta era a brandelli. La tuta a rete, della quale era così orgogliosa, era incrostata di sperma quasi ovunque e con numerose ampie lacerazioni in ogni dove, penzolandole pateticamente addosso e mostrando i seni ed i fianchi nudi.
Io, invece, avevo i jeans lacerati, come lacerata era la camicia: il culo mi bruciava come il fuoco e, toccandomi, mi resi conto che, insieme allo sperma, ne usciva anche qualche traccia di sangue.
La sborra, colandomi giù per le gambe, mi faceva sciaguattare le scarpe, quando camminavo’.
Eravamo esausti, fisicamente molto provati, ma felici’

Solo in seguito scoprimmo qual’era l’interesse di Lorena in tutta la faccenda: nascosta nel marsupio che teneva costantemente in mano, aveva una piccola telecamera digitale (una più ingombrante, ma adatta alla ripresa con pochissima luce, era stata usata nel privé di quel locale) e lei, quindi, aveva filmato le evoluzioni mie e, soprattutto, di Angela, vendendole poi in rete.
Il risultato fu che il negozio di antiquariato di Angela aumentò, nel giro di un anno, notevolmente la sua redditività, anche se lei , felicissima!, doveva spesso intavolare lunghe trattative con gli acquirenti, spesso anche per tutta la notte’

Leave a Reply