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Racconti Erotici Lesbo

Cannella e Vaniglia

By 25 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Piove..
I clienti sono sempre pochi quando piove’ d’altronde il gelato non è proprio quel che ci vuole quando l’estate finisce in temporale; comincia a venirti voglia di torta di mele, di castagne’il gelato ti fa venire freddo.
Stavamo dietro al bancone, io e Barbara, aspettando che entrasse qualche cliente. Ci avevano assunte per la stagione, da Giugno a metà Settembre: due commesse giovani “spigliate e di bell’aspetto” come recitava l’annuncio; Barbara era effettivamente una bellezza, o almeno attirava terribilmente l’attenzione con i suoi capelli rossi, gli occhi verdi e le lentiggini dappertutto; io non ero gran che come aspetto, un po’ troppo burrosa, ma evidentemente avevano risposto in poche, e le figliole di bell’aspetto probabilmente erano più interessate a far la velina che la commessa. Ci avevano dato due camici e testa e ci avevano spiegato come servire i clienti e come compiere delle semplici operazioni di finitura delle torte gelato, che al mattino preparava un signore anzianotto e simpatico: faceva il gelato, lo metteva in cella e poi metteva in forma le torte. Dovevamo sformarle, metterci la frutta o la panna montata o il cacao; niente di trascendentale, mi piaceva sbizzarrirmi con la fantasia.
Quel giorno stavamo dietro al bancone. Io leggevo un libro pallosissimo, un saggio di storia su Hitler, da morire; lei sfogliava una rivista per signora, di quelle con la posta del cuore, i servizi di moda’
Mi alzo e le passo di fianco “Vado a sformare le bombe alla vaniglia” le dico, e lei “Ti sei rotta di Hitler? Come fai a leggere quel coso? Si vede da qui che è un mattone! Senti qua questa tipa: dice: mi sono innamorata della mia migliore amica, non so come comportarmi con lei, perché è felicemente fidanzata, ma la desidero dal profondo del mio cuore con tutti i miei sensi'” scoppiai a ridere: “Ma veramente una deve andare a chiedere consiglio ad un giornale per una cosa così?!” e lei, con uno sguardo strano”Perché? Magari ha veramente un problema e spera che le diano il consiglio giusto” e io “See, figurati, da una che non ti conosce nemmeno che consiglio giusto vuoi che arrivi? Non sa niente di chi scrive, non conosce il contesto, l’ambiente, l’educazione, l’aspetto e mille altre cose di chi le scrive!” Andammo avanti per un po’ a parlarne e lei continuava a guardarmi in modo strano, di traverso, socchiudendo gli occhi, come un gatto.
Cominciai a sformare le bombe alla vaniglia nel laboratorio sul retro. Quando ne ebbi sformate sei iniziai a decorarle con la panna montata e i frutti di bosco. Ne feci quattro con frutti misti, mentre decorai le ultime due con un anello di panna montata alla base, un ciuffo sopra e un lampone in cima; guardandole mi misi a ridere: sembravano due enormi tette col capezzolo rosso e ritto, poi erano una accanto all’altra e l’effetto era aumentato dalla trina di panna montata, sembrava un reggiseno a balconcino; le misi nella vetrina frigo. Barbara le vide e, sempre guardandomi di traverso disse “Belle tettone! Autoritratto con panna?” e io “Ma cosa ti viene in mente?!?” sorrise, allungò una mano, e prima che riuscissi a reagire l’aveva già infilata sotto il camice, dentro il reggiseno, palpandomi il seno sinistro con il palmo aperto e strofinandomi il capezzolo con il pollice. Cercai di divincolarmi ma mi accorsi che mi stava succedendo qualcosa: avevo un nodo di spavento e di sorpresa in gola che si andava sciogliendo in leggera eccitazione. “Togli la mano” le dissi con dolcezza e con poca convinzione. Lei se ne accorse: “Solo se ti spogli. Voglio vederti le tette. Sono sicura che sono comete bombe di prima. Fammele vedere.” Ipnotizzata mi diressi verso il laboratorio, slacciai il camice e tolsi il reggiseno. “Bellissime” fece Barbara “Devono essere dolcissime” Si avvicinò e cominciò a succhiarmi e a mordicchiarmi entrambe i capezzoli. Il mio respiro si fece d’improvviso affannoso, mentre il suo viso si arrossava di desiderio’ero sconvolta: la cosa mi piaceva, mi stavo eccitando terribilmente. “Non ti muovere di lì” fece lei, e se ne andò a chiudere a chiave la porta del negozio. Ritornò e chiuse anche la porta del laboratorio in modo che non ci vedessero in strada. Si avvicinò di nuovo e riprese il lavoro di lingua sui miei seni, leccandoli su tutta la loro superficie, mordicchiandomi i capezzoli. Prese a baciarmi più su, il collo, il viso, la bocca. Chiusi gli occhi e risposi al bacio, mentre cercavo goffamente di abbracciarla. Lei continuava a toccarmi i seni. Interruppe il bacio e tolse il camice e la biancheria che aveva sotto. Rimase nuda davanti a me: efelidi ovunque ed un folto ciuffo di pelo rosso tra le gambe. Sapeva di cannella e muschio. Come in sogno iniziai anch’io a succhiarle i capezzoli, che erano bruni ed eretti, sorprendentemente raggrinziti e grossi. Lei prese a fremere. Mi infilò una mano nelle mutandine ed iniziò ad esplorarmi con esperienza, dapprima il clitoride, che solleticò fino a farlo gonfiare moltissimo. Poi iniziò ritmicamente ad infilarmi un dito in figa. Ero bagnatissima e mi accorsi che lo constatava con un piccolo grugnito di piacere. Prese a strofinarsi il pube contro la mia coscia ansimando e lasciandomi una striscia lucida sulla gamba. Poi si inginocchiò davanti a me ed immerse il suo viso tra le mie cosce, sfilandomi le mutandine, ed iniziò a leccarmi con piccoli colpi della lingua ed a mordicchiarmi il clitoride. Mi stava mandando in paradiso, facendo crescere la mia eccitazione in un modo che mai fino ad allora avevo provato. Mi fece salire sul bancone, allargandomi oscenamente le gambe e si dedicò a farmi godere, leccando e mordendomi l’esterno dei genitali e penetrandomi a tratti con la sua lunga lingua, succhiando ogni tanto i miei umori, che fluivano abbondanti. “Coli roba bianca’è buonissima, così tanta, sembra sborra” Non ce la facevo più e dopo poco esplosi mugolando in un orgasmo vertiginoso e incessante che mi fece girare la testa: velocemente sollevò il viso e mi inserì in vagina due dita, a fondo, che iniziò a muovere a ritmo con le mie contrazioni orgasmiche, spingendole contro il mio utero che palpitava impazzito’sembrava che volesse sventrarmi. Dopo il godimento prese a leccarsi con cura le dita, mi leccò e succhiò di nuovo, fino a bersi tutto il mi succo. Io ero sdraiata, incapace di muovermi tanto era stato forte e devastante il godimento. Si infilò una mano tra le gambe e la estrasse con tre dita lucide di muco. “Assaggia la mia vaniglia” me le mise in bocca. Il sapore intenso di sesso e la testimonianza così evidente dell’eccitazione che le avevo provocato mi fecero nuovamente eccitare. Mi alzai e ci scambiammo di posto. Era fradicia. La sfiorai leggermente e iniziò a sussultare. Si schiacciava i seni e si torturava i capezzoli. Mentre le baciavo la figa, bellissima e profumata, allungai una mano per accarezzarle un seno, scendendo poi verso il ventre piatto e perfetto. In brevissimo tempo si aucuò, e percepii chiaramente il palpitare del suo orgasmo che montava: in un attimo le premetti un dito tra le chiappe e le penetrai il culetto per qualche centimetro e lei iniziò a godere gridando, mentre io sentivo le strette possenti dei suoi muscoli anali che mi serravano il dito in una presa saldissima e bevevo tutto il muco che le traboccava fuori dalla figa: sembrava un frutto maturo spremuto, che buttava fuori tutta la sua dolcissima polpa. Anche il suo orgasmo terminò. Si alzò ci abbracciammo a lungo, baciandoci con gusto, assaporando ognuna il sapore delle labbra dell’altra, che fino a poco prima erano state immerse nei nostri sessi. In breve finimmo di nuovo avvinghiate, ma questa volta ci sistemammo a 69 sul pavimento, lei sotto di me “Per bere meglio tutta la tua sborra” disse. Ritmicamente mi penetrava con le dita, mentre io, senza degnare di un bacio la sua bellissima figa mi ero dedicata a masturbarle il clitoride con la lingua. Arrivammo in pochissimo tempo vicinissime all’orgasmo: quando le se ne accorse contraccambiò il piccolo lavoretto al culetto che io le avevo fatto in precedenza, infilandomi a fondo nel culo tutto il dito medio. Godemmo insieme da vere maiale incitandoci a vicenda a fotterci.
Questa fu soltanto la prima di molte sedute di sesso lesbico che avemmo insieme prima della fine della stagione. In fondo cercavano commesse spigliate, no?

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