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Racconti Erotici Lesbo

Il collegio

By 21 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

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La luce fievole del sole di primo mattino entrò dalla finestra,
delineando i contorni degli oggetti nella stanza.
Erano i primi giorni di settembre, non faceva ancora così
freddo, ma Serena si era già armata di piumone. Adorava stare
lì sotto, senza nulla addosso, le piaceva dormire nuda, le
piaceva sentire il contatto diretto con le lenzuola. Quando la
campanella cominciò a trillare nel corridoio, segno che ci si
doveva alzare, lei si stiracchiò pigramente nel letto, con gesti
languidi. Come al solito Martina, la sua compagna di stanza, non si era
accorta di nulla e continuava a dormire.
Serena si mise addosso la vestaglia e cominciò a scuoterla.
– Martina, Marti, dai, svegliati, è ora di alzarsi!
Martina emise una specie di grugno scontroso, un modo piuttosto
equivalente di dirle che voleva essere lasciata in pace. Ma già
quella era una vittoria, perchè voleva dire che ormai si era
svegliata.
Serena la lasciò tranquilla a riprendersi e si fiondò
sotto la doccia. Era regola, nel collegio, che le alunne avessero solo
una mezz’ora di tempo per prepararsi, alle otto in punto dovevano
essere tutte in aula al proprio posto, e lei rischiava già di
essere in ritardo.

Martina sbadigliò, per nulla felice di doversi alzare a
quell’ora dopo un’intera estate passata a trascorrere le notti in
bianco e ad alzarsi a mezzogiorno. Le sembrava davvero ingiusto.
Lanciò un’occhiata al paesaggio fuori dalla finestra. Il sole
non era nemmeno ancora sorto del tutto.
Emise un gemito di esasperazione e ributtò pesantemente la testa
sul cuscino. E subito i pensieri andarono a Serena. Si sentiva
inquieta, perchè sapeva che non era giusto che provasse
desiderio nei confronti dell’amica. Quel calore in mezzo alle gambe,
quel rossore sulle guance non sarebbero dovuti venirle al pensiero di
una ragazza, ma di un ragazzo. Pensava di essere sbagliata, in qualche
modo, di essere impura. Nella sua famiglia cose del genere venivano
sempre aspramente criticate. Quell’estate sua cugina le aveva rivelato
che provava attrazione verso le altre ragazze e che dei ragazzi non le
importava nulla. Solo con lei Martina era riuscita a confidarsi senza
timore e solo con lei riuscì ad avere il coraggio di dare il
primo bacio. Al ricordo di quanto era successo Martina sentì
distintamente che il centro della propria femminilità si stava
riempiendo di umori e lei non potè fare a meno di portare una
mano proprio lì. La passò lentamente sulla peluria bionda
e rada e chiuse gli occhi per gustarsi il fresco della mano contro la
pelle calda delle labbra vaginali. Cercò di penetrarsi con un
dito, ma si bloccò. Non poteva farlo, doveva rimanere casta, lo
sapeva. Quello che stava facendo era strettamente vietato e andava
contro tutti gli insegnamenti che venivano impartiti tra le mura fredde
e austere del collegio.
Sentì l’acqua della doccia da dietro la porta del bagno,
immaginò Serena nuda, sotto il getto dell’acqua, i capelli
biondi che si allungavano lungo la schiena, le si appiccicavano
insistenti sulla pelle. Immaginò i suoi seni, alti e sodi, i
capezzoli turgidi. Di nuovo si bagnò. Dio, era irresistibile! La
sua mano diventava sempre più frenetica, premeva con sempre
più forza contro il buchino ancora vergine. Si mise a pancia
sotto, in modo che il contatto diventasse ancora più pressante e
si mise a muoversi ritmicamente contro il palmo della sua mano. Ancora
e ancora, sempre più veloce, finchè finalmente non venne.

Serena chiuse l’acqua della doccia e si avvolse intorno al corpo
l’asciugamano, per poi frizionarsi un po’ i capelli. Tornò nella
stanza da letto, lasciando sul pavimento le orme dei suoi piedi scalzi.
Martina era ancora nel letto, la coperta tutta scomposta e lei con le
guance arrossate, il respiro affannato e le labbra tumide. Serena aveva
sempre pensato che Martina fosse una ragazza particolarmente bella, ma
in quel momento pensò che fosse davvero splendida.
Si passò l’asciugamano sui capelli, cercando di asciugarli un
po’ e di fermare le goccioline d’acqua che cadevano a terra.
– Allora, pigrona, ti alzi o no? – le chiese, con voce cinguettante.
Martina si girò verso di lei, aveva una strana espressione, tra
il rimorso e…. qualcos’altro…. desiderio? Ma presto
quell’espressione venne rimpiazzata da un sorriso.
– Certo, lo avrei fatto anche prima se tu come al solito non fossi
stata trent’anni in bagno – disse lei, prendendola in giro e facendole
la linguaccia, per poi alzarsi e sparire dietro la porta.
Serena aprì i cassetti dove teneva la biancheria e
cominciò a vestirsi. Con la coda dell’occhio vide un paio di
mutandine della sua amica, che le erano semrpe piaciute. Non
capì bene perchè lo fece, ma non riuscì a
trattenersi dalla voglia incontrollabile di prenderle e annusarne
l’odore. Sapevano di buono, di pulito.
Inspirò forte quel profumo e appoggiò sul tessuto le
labbra, quasi per baciarle. Sentì una sensazione ormai familiare
tra le gambe.
Per paura che Martina la scoprisse, rimise subito tutto a posto.
Indossò l’uniforme della scuola, si pettinò e si mise un
po’ di burrocacao: non volevano che le alunne si truccassero, o
avrebbero dovuto subire una non bene conosciuta punizione, dato che
fino ad allora nessuna aveva osato andare contro le regole.
Si guardò allo specchio e si trovò comunque molto carina.
Aspettò che anche la sua amica fosse pronta e poi scesero
insieme in aula.

Quando entrarono in aula si sedettero sempre ai soliti banchi, quelli
in cui avevano trascorso tutto l’anno precedente, unendosi alle altre
ragazze del loro gruppo. Erano in sei in tutto e avevano legato subito
non appena avevano cominciato a presentarsi. C’erano Olivia, Anna,
Sandra e Katrina. Andavano molto orgogliose della loro amicizia,
così solida, forte. Tante volte avevano dormito tutte insieme,
nonostante non si potesse, sgattaiolando fuori dalle proprio stanze
dopo il controllo notturno.
I primi giorni quando si erano viste si erano trovate tutte molto
cambiate, meno bambine. Olivia era diventata molto alta, snella e si
era fatta più carina, con quegli occhi azzurri e i capelli
corvini era l’invidia di molte altra ragazze. Anna aveva dei magnifici
ricci lunghi e ramati e il viso pieno di lentiggini. Era la più
ribelle e le regole della scuola le stavano molto strette, anche se
cercava sempre di rispettarle, perchè non aveva alcuna voglia di
dover sopportare una punizione. Sandra aveva i capelli castani a
caschetto e gli occhi neri. Era la più sofisticata e anche la
più vanitosa di loro e spesso le altre la prendevano in giro per
i suoi modi perfettini. Per ultima, Katrina, con un fascino nordeuropeo
impossibile da descrivere. Algida, con quegli occhi azzurri da gatta e
i capelli biondissimi, alta e sicura di sè. Aveva quindic’anni
ma sembrava già una donna.
L’insegnante di storia entrò in classe e subito tutte quante si
sedettero come brave soldatine.
La lezione cominciò.

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