Mi ritengo una donna molto fortunata. La natura mi ha regalato un aspetto meraviglioso, quasi lussurioso per quanto emano passione, e selvaggia voglia di vivere. Nella vita non ho mai faticato per ottenere tutto quello che volevo. Ho un marito innamorato, fedele ed attento a tutti i miei bisogni, sono realizzata nel lavoro, e vivo la mia sessualità con pienezza e soddisfazione. Le mie forme sono perfette e allo stesso modo provocanti, i lunghi capelli neri, la carnagione scura e la pelle vellutata, un sedere arrotondato e plasmato come da uno scultore, un seno sodo, con dei capezzoli rosso scuro, tondi e duri come due ciliegie. Volendo, potrei avere i maschi di mezza città inginocchiati ai miei piedi, so per certo che molti sarebbero pronti a fare qualunque follia pur di avermi, e io mi diverto ad irretirli, a fargli credere che forse avrebbero qualche speranza, per poi lasciarli nel limbo in cui possono soltanto sognare, senza che nella pratica abbiano il benché minimo barlume di speranza di portarmi a letto.
Alcuni anche mi piacciono, e devo dire che mi concederei volentieri, ma poi il piacere sottile di saperli trepidanti e senza speranza mi travolge e li allontano sistematicamente. Spesso me li immagino mentre a casa soli, o sotto alla doccia pensando a me, alla voglia folle che hanno di scoparmi, di assaporare i miei umori, leccare i miei capezzoli, si masturbano, con i loro falli turgidi stretti tra le mani, e per l’eccitazione, con pochi colpi arrivano ad eiaculare, getti di sperma caldo, con la mano che segue rapida lo spasmo, fino all’ultimo sussulto, mentre il membro ritorna nella sua dimensione normale. Quando vado a letto a volte immaginandoli mi masturbo, presa dall’eccitazione del momento, le mie dita corrono al clitoride già turgido, e dopo qualche breve sfregamento sempre più veloce, raggiungo dei piaceri leggeri, con i muscoli dell’addome che prima si contraggono e poi si rilassano, lasciandomi per un attimo estasiata, e poi con più desiderio di prima ricomincio, raggiungendo anche quattro o cinque orgasmi consecutivi, poi spossata mi addormento, in attesa dell’arrivo di mio marito.
Dopo facciamo l’amore, lo facciamo tutte le sere, lui è un amante straordinario, sa sempre cosa, quando e dove mi deve toccare, il ritmo che voglio nella penetrazione, la posizione, persino il momento esatto in cui cambiare pertugio. A me piace molto fare l’amore, e gli concedo tutto, sono la sua troia, e mentre scopiamo glielo sussurro nelle orecchie quando il ritmo è dolce, oppure lo grido a squarciagola quando mi prende con violenza, quando mi scopa con tutta la passione. Durante queste notti di lussuria, vengo moltissime volte, spesso perdo anche il conto, sbrodolo copiosamente e allago le lenzuola.
Poi quando tutto è finito mi godo la sensazione di stare su quella chiazza di bagnato, i miei umori a contatto della pelle nuda mi trasmettono un brivido di piacere, con una mano tasto mio marito che giace sfinito e addormentato, e mentre gli stringo il cazzo moscio, svuotato di ogni desiderio,finisco per toccarmi ancora una volta, ed addormentarmi quieta, come una bambina innocente e spensierata.
Mentre a letto siamo totalmente in simbiosi, nella vita siamo molto diversi, lui è un iperattivo, mentre io sono pigra ed indolente.
Quest’anno abbiamo deciso per le vacanze di fare prima una settimana separati, lui andrà in montagna con alcuni amici, con le biciclette faranno tutti i passi alpini possibili e immaginabili, mentre io vado subito al mare, in un villaggio turistico, per la prima settimana sarò sola, e poi lui mi raggiungerà per il resto della villeggiatura.
Ormai è da tre giorni che sono arrivata.
La mattina dormo, mi sono portata un piccolo vibratore, e quando mi sveglio il rituale prevede che mi procuri almeno un paio di orgasmi, il primo nel letto e il secondo sotto alla doccia.
Poi totalmente rilassata, consumo la colazione, e mi fiondo sulla spiaggia sul lettino, dove resto tutto il giorno a rosolare come una lucertola.
Quando il sole diventa troppo rovente faccio una breve pausa nel piccolo buffet all’ombra dei cannicci, frutta fresca e spremute per poi tornare al mio lungo bagno di sole.
Non mi piace nuotare per cui ogni tanto mi rinfresco sotto ad una doccia gelida, che mi tonifica la pelle,
e mi calma l’eccitazione che il calore del sole e gli sguardi arrapati dei maschi intorno mi fanno salire.
Indosso solo un perizoma che mi copre a malapena, lasciando nude entrambe le mele del sedere.
Il seno faccio solo finta di coprirlo con un micro costumino che sposto in continuazione, lasciando spesso fuori entrambi i capezzoli, con le mie tette suntuose che svettano maliziose ed invitanti.
Un paio di mariti vicini di ombrellone faticano a contenere l’erezione, e spesso vanno a fare il bagno, mentre le mogli mi guardano in cagnesco, ogni tanto si parlano, facendo probabili commenti sulla mia spudoratezza.
Poi una sera, quando il sole si placa, e inizia l’ora migliore, la spiaggia si svuota e mi godo davvero l’ultima carezza di tiepido calore, vedo arrivare una splendida e conturbante creatura.
Dal fisico mi ricorda una giocatrice di pallavolo, alta, lunghissime gambe muscolose e sottili, spalle larghe, braccia flessuose, seno piccolo, capelli corti, tratti del viso dolci, e allo stesso tempo un po’ mascolini, capelli corti occhi azzurri, sorriso e bocca meravigliosi.
Si ferma al lettino vicino al mio e sorridendomi mi dice che il bagnino le ha assegnato quel posto, che mi dovrà sopportare per il resto della settimana.
Le sorrido e lei si sfila il corto copricostume, restando solo in topless, con un costume abbastanza castigato.
L’osservo e noto la perfezione delle sue forme, il poco seno che si intona con la postura slanciata, i muscoli tesi e sottili, il colore della pelle chiaro, che comunque tradisce qualche seduta in una doccia solare.
La trovo insolita e conturbante, spero che abbia voglia di chiacchierare, mi attira, decido di volerla conoscere, e cosa molto strana per essere una donna, mi scatena la fantasia sessuale di portarmela a letto di farci l’amore.
Iniziamo a parlare.
Ha una voce molto calda, sensuale, vive in una città del nord, gestisce una palestra, è istruttrice di fitness,
il che spiega il suo fisico tonico e slanciato.
Deduco che viva sola, non mi fa menzione di nessuno con cui divida la propria vita mentre io le racconto di Marco e dei suoi amici ciclisti.
Mi dice che visto che siamo entrambe sole, vicine di ombrellone, avremmo potuto anche condividere il tavolo della cena, per farci compagnia durante questi pochi giorni di vacanza.
Accetto senza indugio, mentre i miei pensieri si aggrovigliano sempre di più in una voglia assurda di portarmela a letto, di fare la follia di andare per la prima volta nella vita con una donna.
Per la sera decido di giocare pesante, e mi vesto con l’abito più provocante del mio scarno guardaroba, un vestito nero semitrasparente lungo fino ai piedi, con una scollatura vertiginosa e uno spacco sul davanti praticamente ad altezza inguine. Da sotto si intravede il perizoma bianco e il mio seno imperioso traborda dalla scollatura. Lei invece ha una gonnellina di jeans e una canottiera colorata , ma sculetta su due zoccoli colorati dal tacco vertiginoso, che la fanno diventare alta quasi due metri.
La nostra entrata nella sala da pranzo è quasi un avvenimento, e sentiamo pesanti gli sguardi dei mariti arrapati, e delle mogli scandalizzate, con gli occhi che saettano odio e invidia mal repressi.
Prendiamo posto al nostro tavolo che per fortuna è un po’ defilato, e dopo una rapida puntata al bancone dove sono esposte le cibarie, che raccolgo a casaccio in un paio di piatti, ci accomodiamo e in silenzio iniziamo a mangiare.
Ci estraniamo dal mondo che ci circonda e dopo qualche bicchiere di vino iniziamo a parlare di noi, di cosa ci piace, dei nostri sogni, della nostra vita.
La sua voce si è fatta ancora più calda, e spesso vedo che mi guarda il seno, che probabilmente a causa della mia postura, temo che fuoriesca sempre più dalla scollatura.
Mi accorgo che sto facendo la troia con lei, come ogni tanto lo faccio con i maschi che sento mi vorrebbero scopare, però al contrario di loro, spero che mi salti addosso, che mi chieda di entrare nella sua camera,
che mi faccia provare cosa significhi andare a letto con una donna.
Con questi pensieri che mi rimbalzano nel capo ci alziamo, e ci dirigiamo al bar serale, dove servono cocktail tropicali e un pianista suona musica latineggiante, bossa nova, musica cubana.
Dopo un mohito e un daikiri, sono praticamente sbronza, mentre sdraiata in un divanetto, nella penombra, sto pensando come sarebbe portarla a letto, sento che arriva con altri due bicchieri in mano, si sprofonda anche lei accanto a me dicendo, sono gli ultimi due poi andiamo a nanna.
Il divanetto è abbastanza stretto e per la prima volta sento il contatto della sua pelle contro le mie cosce nude.
Un lungo brivido mi corre per la schiena, come una scossa elettrica, per qualche istante mi sento mancare il fiato, e lei si preme ancora di più contro di me, forse per farmi sentire il suo calore, non capisco se cerca un contatto con me, o se è solo per lo spazio troppo ristretto che siamo costrette a dividere.
Vorrei accarezzarle quella lunga coscia affusolata, ma resto ferma e imbalsamata continuo a bere l’intruglio fresco, e per qualche minuto sono come imbambolata, senza riuscire a muovermi e a parlare.
Poi mi sento dire che eravamo troppo stanche, che per lei la giornata era stata lunga con il viaggio e tutto il resto, e che era ora di andare a dormire.
Un po’ malferma sulle gambe l’ho seguita, e di fronte alla porta della mia stanza mi ha salutata, dandomi un leggero bacio su di una guancia e un appuntamento per la colazione.
Entrata in camera mi sono tolta il vestito e buttata sul letto sfilato il perizoma ho preso il vibratore e mi sono masturbata come mai avevo fatto in tutta la vita, con la visione di lei nuda che si avventava su di me
fino a che sono venuta senza riuscire a trattenere un grido talmente forte, che tutti devono aver sentito nel tranquillo silenzio della notte.
Ormai è quasi sera.
Questa mattina mi sono risvegliata con la testa pesante, come spesso mi succede quando bevo, i soliti rituali mattutini accantonati, mi sono precipitata nella sala delle colazioni, ma di lei non c’era traccia.
Ho aspettato per un po’ e poi indolente mi sono sdraiata sul lettino al sole, aspettando il suo arrivo.
Tutto il giorno mi sono rigirata inquieta, tra una doccia e brevi puntate dove c’è il buffet della frutta fresca, lanciando rapide occhiate al sentiero da cui si arriva per guadagnare la spiaggia, tornando al lettino sperando di vederla sdraiata a prendere il sole, ma tutto è invano.
Poi sfinita dall’attesa quando il sole ormai si è abbassato sull’orizzonte mi sono addormentata.
Quando mi risveglio il sole è ormai tramontato, e la vedo, sdraiata sul lettino, che mi sta osservando divertita.
Buonasera mi sento dire, ben tornata tra il mondo dei vivi.
Ha un costume a pezzo intero, nero e attillato, con i capezzoli in vetta alle piccole tettine che cercano turgidi di schizzare fuori.
La guardo stralunata e il cuore inizia a battermi all’impazzata, penso di sorridere per la gioia, e farfuglio qualche frase sconnessa, cercando di nascondere l’imbarazzo e l’emozione, per l’attesa folle di rivederla,
per quietare la mia vagina che sta prendendo il sopravvento su ogni altra ragione.
Si alza e si viene a sedere sul mio lettino, mi osserva curiosa, sento il suo sguardo malizioso che scruta le mie parti più nascoste, la mia pelle si contrae, un fremito come di freddo mi aggredisce, sento che potrei perdere completamente il controllo, fare qualunque cosa.
Con la voce calda e controllata mi racconta la sua giornata, ha dormito fino ad ora tarda, si è finalmente rilassata, si scusa per non essere venuta prima, ma ora è davvero in forma, pronta per una serata davvero folle e spensierata.
Mi dice che si è divertita a vedere il subbuglio che insieme abbiamo procurato, e che vorrebbe “questa sera” davvero scandalizzare tutti.
Le dico che creare confusione è il mio passatempo preferito, raccatto le mie poche cose, e insieme ci avviamo nelle nostre stanze, per preparaci alla serata.
Ci ritroviamo davanti alla sala del ristorante, e siamo davvero le due star del villaggio.
Ho messo un pareo di seta nero semitrasparente legato da una parte, e ho utilizzato due ornamenti che mi hanno regalato, due grandi cuori adesivi di perline colorati da applicare sui seni, che lasciando il capezzolo nel centro, diventano una specie di ricamo, con sopra un copricostume bianco, trasparente, che non lascia nulla da immaginare.
Lei ha un vestito arancione lungo fino ai piedi, elasticizzato, che la fascia come un guanto, sembra una statua pagana, per un istante resto senza fiato.
Quando entriamo per un attimo cala il silenzio, tutti i maschi sarebbero pronti a pagare pur di avvicinarsi alle nostre figure, le mogli vorrebbero vedere scorrere il nostro sangue impuro.
Noi galleggiamo indifferenti, come in un mondo irreale ed ovattato, celebriamo il nostro rituale, ci accomodiamo al nostro tavolo con i camerieri che si affrettano a farci sentire a nostro agio, mentre sbirciano curiosi e eccitati, dimenticando la professionalità, folgorati dal delirio che trasmettiamo.
Poi come per magia ci estraniamo, e iniziamo un lungo corteggiamento, fatto di sguardi e indugi,
tra un calice di bollicine e una tartina al salmone, le nostre gambe che si sfiorano, un calore che inizia a farsi sempre più insistente, la mia vagina che inizia a pulsare, e a diventare fradicia di umori.
Dopo la seconda bottiglia ormai sono ubriaca, mentre lei è ancora lucida, lo sento da come parla, dalla sua voce calda, da come mi fissa e mi scruta, sento che anche lei mi vuole, che presto mi chiederà di seguirla, che il mio sogno si sta per avverare.
Nel tragitto verso la sua stanza sento che mi sorregge, mi son tolta i trampoli su cui non riesco più a camminare, e non vedo l’ora di sdraiarmi sul suo letto, di stare tra le sue braccia.
La sua stanza è simile alla mia, stessi arredi e disposizione, mi butto sul letto, sciolgo il nodo del pareo,
sfilo il copricostume trasparente e resto con il mio perizoma e la decorazione a forma di cuore, appiccicata sulle tette.
Lei si siede su di una poltroncina, si è levata il vestito arancione, e mi guarda divertita, senza fretta di raggiungermi, forse contemplandomi, più probabilmente per far ancor più crescere la mia voglia.
Sto per dirle, ti scongiuro vieni qui e fai qualcosa che sto per impazzire, quando si alza, e si viene a sdraiare
sul letto accanto a me.
Sono supina, quasi paralizzata dalla tensione, mentre inizia a baciarmi, subito in bocca, sento la sua lingua che mi scava tra i denti, che risucchia la mia nella sua, mentre con le mani inizia ad accarezzarmi leggera,
mi sfila il perizoma, e poi inizia a scendere, prima il seno decorato, che bacia delicata, dedicandosi al capezzolo che svetta in mezzo alle perline, per poi con un salto improvviso incollarsi alla mia vagina fradicia, esplorandola, risucchiandola tutta nella bocca, facendo forza con gli incisivi sul clitoride, mordicchiandolo delicatamente, stimolandolo con la punta della lingua.
Vengo quasi immediatamente sbrodolando e urlando, uno degli orgasmi più intensi della mia vita.
Quando il respiro mi si sta calmando sento che striscia su di me, come un serpente, e quando la sua bocca è vicina alla mia, inizia a sussurrarmi nelle orecchie frasi dolci, carezze leggere, movimenti della pelle contro la mia, fino a che mi prende una mano e la guida leggera verso le sue parti nascoste, quelle mutande nere che ancora indossa.
Il cuore mi batte forte, e quasi si ferma, quando sento che invece di una vagina, la mia mano si ritrova a palpare un membro maschile.
Sorpresa, emozione, turbinio di sentimenti, poi la sua bocca si rincolla alla mia, e la mia mano sente il desiderio di quel membro turgido e duro, di dimensioni persino ragguardevoli, pronto per esplorarmi.
Spalanco le cosce, tirandola verso di me, e con la bocca incollata alla sua, mi faccio penetrare, afferro le sue natiche con le mani, la spingo dentro di me, iniziando a mugolare come una cagna in calore.
Quando mi risveglio siamo entrambe nude, dormiamo abbracciate, lentamente mi disciolgo dall’abbraccio e inizio ad osservarla in tutta la sua conturbante bellezza.
La notte mi si riavvolge rapida nella mente, dopo una prima lunghissima scopata, in cui mi ha penetrata in tutte le posizioni immaginabili, un po’ dolcemente, un po’ selvaggiamente, con i travasi di umori e di salive,
quando finalmente ha goduto, un orgasmo di cui ho assaporato ogni istante e sensazione, si è alzata, ha frugato in un cassetto e ha portato un oggetto nero, uno strap on, con due membri ricurvi, e mi ha detto che era venuto il momento che fossi io a scoparla.
Mi ha introdotto nella fica quello che dei due membri mi sembrava il più piccolo, e mi sono ritrovata con la sensazione di avere il cazzo, e ho provato subito a masturbarmi, trasmettendo il piacere attraverso una protuberanza appositamente studiata, al mio clitoride e alla vagina.
Ancora non avevo bene assimilato questa nuova sensazione, che lei era già inginocchiata di fronte a me con il buchetto pronto, per essere anche lei scopata, per soddisfare la sensazione di essere puttana, di essere donna.
Dopo un inizio un po’ condizionato dalla novità, quando ho trovato il movimento giusto, ed il suo ano si è adattato alle dimensioni del giocattolo nero, ho iniziato a scoparla prima piano, e poi con sempre più forza, mentre lei ha iniziato a godere, insieme a me che mi stimolavo nella stessa penetrazione, provando per la prima volta nella vita, la sensazione di un maschio mentre scopa la sua donna.
Ora il nero giocattolo, è appoggiato sul comodino, vicino ai miei due cuori di perline adesivi, e la voglia di ricominciare inizia risalirmi dalla vagina, mi avvicino al suo membro depilato, liscio e invitante, lo bacio piano e poi lo faccio sparire nella bocca, mentre sento che lei si risveglia, inizia ad accarezzarmi il capo, e il suo cazzo si ingrossa, e mi riempie la gola.
Le salgo sopra mi penetro piano e ricominciamo a fare l’amore.
Finalmente siamo riuscite ad uscire dalla stanza di Adele, quando il pomeriggio era ormai inoltrato e a passo svelto raggiungiamo la nostra postazione sulla spiaggia. Abbiamo avvicinato i lettini, e ora siamo entrambe sdraiate al sole, con il seno scoperto, ogni tanto le nostre mani si accarezzano furtive, lasciamo intendere che ormai la nostra conoscenza è diventa qualcosa di molto più peccaminoso, le fantasie dei nostri vicini di ombrellone stanno galoppando in chissà quali territori indefiniti.
Andiamo insieme a fare la doccia, poi ci spalmiamo una cremina abbronzante che Adele dice essere una specie di “unguento miracoloso” con effetti addirittura afrodisiaci.
Mi sono trasferita nella sua stanza, dove facciamo all’amore in continuazione, la notte la passiamo tra brevi dormiveglia e lunghi amplessi indiavolati, ormai sono diventata un esperta dell’uso dello strap on, mentre Adele sa ormai come farmi godere, dove più mi piace sentire il suo arnese, sorprendentemente sempre duro, mai sazio, mai domo, una protuberanza maschile in una Venere di Milo.
Il divertimento che più ci cattura è la sfilata serale nel ristorante dove servono la cena.
Siamo uscite nel paesino appena fuori dal villaggio e in un negozietto abbiamo comprato due vestiti uguali, molto provocanti, con l’idea di dare ancora più scandalo, abbiamo scoperto che per entrambe la provocazione è fonte di enorme eccitazione.
All’ingresso del villaggio, abbiamo recuperato alcuni volantini, in uno dei quali viene pubblicizzata una discoteca all’aperto, su di una spiaggia, in una località vicina.
Adele mi guarda e dice, “stasera ci andremo, andiamo a donne insieme”.
Prendiamo un taxi e ci facciamo accompagnare.
Il posto è davvero interessante, una specie di grotta naturale su di una spiaggia, dove all’interno c’è la pista da ballo con la musica ed il dj, mentre fuori c’è il bar dove servono i beveroni, e una serie di divanetti e poltrone, tra vasi di piante tropicali e cespugli profumati.
Gli avventori sono tutti molto giovani, tranne qualche solitario un po’ più attempato in cerca di qualche turista in vena di avventura.
Forse non è il tipo di ambiente che pensavamo di trovare, ma decidiamo comunque di restare, ci saremmo in ogni caso divertite.
Beviamo un paio di drink, per scaldarci un po’ e poi decidiamo di andare a ballare.
Come previsto iniziamo a dare spettacolo, vestite uguali, abbronzate, due gnocche da paura, facciamo di tutto per sembrare ambigue, lascive, e un paio di volte non resistiamo alla tentazione di baciarci in bocca, con la lingua, facendo in modo che tutti lo possano notare, siamo al centro dell’attenzione, le due regine della serata.
Poi torniamo al nostro divanetto, un po’ sudate, cerchiamo di riprendere fiato.
Ad un certo punto noto una ragazza, che se ne sta seduta su di uno sgabello davanti al bancone del bar con un bicchierone pieno di un liquido rossastro, che ci fissa da un po’.
Mentre tutti sono a gruppetti di tre o quattro, lei sembra essere sola, ha un aria un po’ scanzonata diversa da tutti gli altri, un po’ troppo impettiti, troppo presi dalla serata in cui si dovrebbero per forza divertire.
Do’ un colpetto di gomito ad Adele indicandogliela, e lei mi fa occhietto, come per dire, l’avevo già notata.
Poi mi dice, andiamo al bancone che mi è venuta sete.
Ci avviciniamo la posso osservare meglio, e devo dire che mi piace davvero.
Giovane, appena oltre la ventina, bruna occhi scuri, un po’ rotondetta, ma si vede che ha tutto al punto giusto, sotto al vestito colorato che indossa.
Restando in piedi la mettiamo in mezzo, Adele le mostra il suo sorriso irresistibile, e con la sua voce calda e incantatrice, le dice” io sono Adele, lei è Veronica, e tu, solitaria creatura chi sei”?
Si chiama Agnese, e prima di vedere noi due si stava annoiando in discoteca, ma ora forse qualcosa le dice, che potrebbe essere svoltata la serata.
Ritorniamo sulla pista tutte e tre, e Agnese dopo un approccio un po’ timido lentamente si scatena.
Si toglie le ciabatte ornate di lustrini, e inizia a ballare come una forsennata, con movimenti sensuali del bacino, struscia il sedere un po’ contro di me e un po’ contro Adele, a noi non sembra vero, e la mettiamo sempre più in mezzo, ogni tanto la palpeggiamo, lei si dimena e inizia pure lei a toccarci, fino a che io e Adele la stringiamo in mezzo e iniziamo a limonare, con lei che beata si struscia, e si lascia palpeggiare.
Poi ci accorgiamo che tutta la discoteca ci sta guardando, e che lo show sta diventando un po’ troppo
pericoloso.
Ci guardiamo tutte e tre negli occhi e decidiamo che è giunta l’ora di sgommare.
Agnese ha una Smart a due posti, con il logo di un centro estetico.
Cerco di appollaiarmi sul sedile che abbiamo tirato tutto indietro, seduta davanti a Adele, e spingendo il culo contro di lei, sento che le sta venendo duro che tutta questa situazione la sta eccitando.
Agnese ci racconta che abita a Milano, e che d’estate viene a fare la stagione lavorativa nel centro estetico che gestisce una sua zia.
Ha le chiavi e ci sta portando li’, c’è un enorme vascone idromassaggio, con i drink, la musica di sottofondo, basterà sgommare prima che domattina arrivi la zia.
Guida veloce per una stradina che si inerpica in mezzo alla vegetazione, e poi arriviamo in uno spiazzo dove una moderna costruzione mette in mostra un insegna con il logo che campeggia anche sugli sportelli della Smart.
Allora Adele prima di scendere accarezza un braccio di Agnese, e le sussurra “guarda che potresti trovare una sorpresa”.
La sfrontata le sorride, e dice” guarda che prima in discoteca ho sentito quel coso che hai e che fatichi a tenere a bada”.
Scendiamo dalla minuscola vettura, io mi son tolta le calzature, e sculetto dietro a quelle due, che si palpeggiano le natiche durante il percorso.
Aperta la porta a vetri oscurata dell’ingresso, attraversiamo un paio di stanze colorate, un corridoio con le luci soffuse, e poi entriamo in una grande salone piastrellato di bisazza azzurra, con al centro un enorme vascone idromassaggio dalle piastrelle blu scuro.
Agnese apre uno sportello e pigia un paio di pulsanti, immediatamente l’acqua inizia a borbottare e a ribollire, le luci si fanno soffuse, e una musica ambient, si diffonde per tutto lo stanzone.
Mi levo il vestito, mi sfilo il perizoma e resto nuda.
Adele mi imita veloce, e noto il suo cazzo già bello duro, saltiamo nella vasca, e mi metto con la schiena a contrasto di uno dei getti di acqua che sfuggono dalle pareti,
Lei mi raggiunge, spalanco le cosce e con un colpo preciso, mi penetra, procurandomi quella strana sensazione che si prova quando si scopa immersi sott’acqua.
Iniziamo a baciarci in bocca mentre la sento che scorre nella mia vagina, poi vedo Agnese che anche lei si è spogliata, si avvicina e appoggia le sue mani sui nostri culi, di lato, e si avvicina con la bocca alle nostre, cercando le nostre lingue con la sua, iniziamo a limonare in tre.
Sento che con un dito sta infilando il mio buchetto, e immagino stia facendo lo stesso con Adele, che inizia a mugolare, e a sbattermi più forte.
Allora io vengo, come sempre sono la più veloce, mi tiro indietro e afferro Agnese e la metto di fronte ad Adele, che quasi senza perdere un colpo penetra anche lei.
Continuiamo a baciarci, mentre ora sono io che con le dita inizio a ravanare nei loro buchetti, che sento si allargano e si allagano, infilo prime due e poi tre dita, poi sento che anche le loro mani mi stanno cercando, e mi ritrovo anche io con entrambi i buchi riempiti e stimolati.
Andiamo avanti per qualche minuto, e poi sento che Adele inizia a venire, seguita subito dopo da Agnese, e allora anche io mi lascio andare, per il secondo orgasmo della serata.
Usciamo dall’acqua e ci asciughiamo con degli accappatoi morbidi e profumati.
Poi Agnese ci dice di trasferirci nella sala relax, la seguiamo in un altro ambiente più raccolto dove un grosso materasso colorato ricoperto di cuscini ci attende invitante e voluttuoso.
Ci sdraiamo sul materasso con ancora gli accapatoi addosso, e improvvisamente mi torna alla mente il mio istinto primordiale, quello che mi ha portata a vivere questa incredibile situazione, la voglia di leccare la passera di una donna, che ho coltivato, accarezzato, avvicinato, senza realmente avere ancora soddisfatto in pieno.
Sciolgo il nodo che tiene chiuso l’accappatoio di Agnese, le apro il morbido indumento, le spalanco le cosce con forza, e mi tuffo sulla sua fica appena lavata.
Una strisciolina di pelo nero sapientemente rasato le decora, quella fessura scura, su cui incollo la mia bocca avida, affondo la lingua nella cavità morbida, da cui le mie papille gustative finalmente possono assaggiare quel mistero acidulo, che avevo intuito, quando mi succhiavo le dita, impregnate dei miei umori.
Come un idrovora aspiro tutta dentro la bocca quella vagina, le grandi labbra in mezzo ai miei denti,
il clitoride contro agli incisivi, la lingua che disperatamente vaga in quella morbidezza, mentre un liquido salmastro inizia a riempirmi la gola, pulsioni incontrollate che ricordano i miei orgasmi solitari, perdo la concezione del tempo, quando mi accorgo che Adele mi sta sodomizzando, mi pompa duro, la vagina mi esplode, inizio a gridare, perdo le forze, cado svenuta, ho goduto come fossi stata in paradiso.
Siamo tutte e tre in piedi al bancone di un bar, il primo che apre in tutta la costiera.
L’orologio che campeggia sopra alla scaffalatura dei liquori segna le sei e mezza.
Sorseggio un cappuccino, mentre Adele ed Agnese di nascosto si palpeggiano le parti intime all’oscuro del barista semi addormentato, che si sta chiedendo da dove scappino fuori quelle tre sciroccate a quell’ora del mattino.
Risaliamo sulla Smart e arriviamo al parcheggio del villaggio, dove forse dormiremo per tutto il giorno per riprenderci dalla folle nottata.
Poi come in una visione, vedo il nostro suv, con le biciclette sopra al tetto, parcheggiato a lato dell’ingresso della reception.
Le guardo ed esclamo”cazzo è arrivato Marco, mio marito”.
Veronica e Agnese mi osservano con sguardo stralunato e sorpreso.
I bagordi notturni devono aver loro annebbiato le capacità di connettere, e questa idea che un imprevisto potesse sostanzialmente compromettere il decorrere naturale degli eventi, per come ce li eravamo immaginati, ancora non aveva fatto molta breccia nelle loro menti intorpidite.
Le guardo e cerco di ricordare loro che sono sposata, che ho un marito all’oscuro di questa mia nuova abitudine di trascorrere nottate di follia e di sesso con un’altra donna, e un oscuro oggetto del piacere dal sesso indefinito.
Le due sciagurate invece di dimostrare comprensione si mettono a ridere e probabilmente non avendo ancora smaltito del tutto il delirio della nottata, iniziano a palparmi, e a toccarsi, ridacchiando e sussurrandomi “dai lo facciamo in quattro” “vedrai che il marito, con una puttana come te, si arrapa come un mandrillo e ci scopa tutte tre” “dopo una settimana di astinenza ne avrà almeno mezzo litro da schizzare”.
Le guardo, e nella mia mente inizia a farsi largo l’idea di infilarlo nella nostra folle giostra del piacere, però finora il nostro è sempre stato un matrimonio normale, abbiamo scopato molto e con notevole vigore, senza però mai aver avuto bisogno di questo tipo di distrazioni.
Sono quasi certa che anche lui non mi abbia mai tradita, quasi ogni sera l’ho sfiancato, lasciato quasi inerme, la sua sindrome di maschio stallone montatore, completamente prosciugata di ogni qualsivoglia altra distrazione.
Le guardo e dico loro che, la cosa mi piacerebbe oltre misura, ma che lo dovrò preparare all’avvenimento,
di sicuro avrà prima voglia di sfogarsi per bene con me, e poi dopo avervi conosciute, magari dopo averlo ubriacato, dopo una cena a quattro, lo trasciniamo dentro un letto, e gli facciamo tirare fuori il vero maschio che da qualche parte tiene dentro di sé, che solo qualche volta ho avuto la fortuna di collaudare.
Quelle due mi lasciano davanti alla porta della mia stanza, dove in reception mi hanno confermato esserci Marco che probabilmente dorme, ieri sera tardi è arrivato, il portiere gli ha detto che ero uscita con un amica, e lui non mi ha nemmeno disturbata, forse anche per farmi una sorpresa.
Le due sciagurate mi cacciano a turno la lingua in bocca, dopo avermi palpeggiata in mezzo alle gambe,
e se ne vanno verso la stanza di Adele, slinguazzandosi e toccandosi il culo.
Mi fanno di nuovo eccitare, e senza indugio entro nella stanza.
Marco dorme tutto nudo, e forse per l’astinenza settimanale, o per qualche sogno erotico, o più facilmente per la naturale erezione mattutina che attiva le parti intime dei maschi, ha il cazzo ritto, svettante, pronto per la scopata.
Mi spoglio silenziosa, e senza svegliarlo gli salgo sopra, mi infilo quella spada di carne nella vagina, e inizio a cavalcarlo.
Mi risveglio che è pomeriggio inoltrato.
Marco non ci ha messo molto a svegliarsi, e dopo essere venuto quasi all’istante, la prova che in montagna ha solo praticato il ciclismo, mi ha scopata per tre ore come un assatanato, in tutte le posizioni possibili e immaginabili.
Mi duole un po’ la schiena, e la vagina è quasi insensibile, mentre il culo mi brucia se lo sfrego con un dito.
Faccio una lunga doccia, so che lui è andato in spiaggia, me lo ha detto prima di uscire, di dormire quanto mi pareva, e di raggiungerlo con tutta calma.
L’acqua fresca lentamente mi risveglia, e il mio cervello ricomincia a funzionare.
E un campanello d’allarme inizia a suonare.
In spiaggia avrà di certo incontrato quelle due, che vedendolo nel mio posto sicuramente lo avranno già messo sotto torchio, raccontandogli chissà quale follia sul mio conto.
Fuggo veloce verso l’arenile, e quando giungo all’ombrellone, lo ritrovo solo sul lettino, che se la dorme al riparo dal sole.
Delle due sfacciate non c’è traccia, da come sono posizionati i lettini mi rendo conto che non si sono ancora presentate. Mi guardo intorno e mi accorgo che la gente intorno a noi è tutta nuova, c’è stato il cambio della settimana, per fortuna siamo tra sconosciuti.
Lo lascio dormire, mi sistemo sul lettino e inizio a trafficare con il cellulare, trovo un messaggio di Adele che mi dice, che lei e Agnese si sono “fidanzate” di godermi per un paio di giorni il maritino, e che avrebbero organizzato un rientro alla grande, prima della fine della settimana.
Penso a quelle due troiette che mi hanno fregato, e un po’ sono gelosa, di natura sono possessiva, e iniziavo a considerare Adele come una mia proprietà privata, ma poi guardo Marco, e penso che mi è mancato, che due o tre giorni a fare gli sposini innamorati mi sarebbero piaciuti, che vedere la faccia del personale del villaggio, nel notare questo folle cambio di partner sarebbe stato troppo divertente.
Passiamo tre giorni nel relax più totale, smetto di fare la troia e mi calo nella parte della mogliettina innamorata, sulla spiaggia chiacchiero con i nuovi vicini di ombrellone, Marco fa lo spaccone decantando le sue doti di ciclista scalatore di montagne, indosso costumi castigati, anche se noto che i mariti quando le mogli sono distratte mi fissano a lungo, soffermando lo sguardo sulle poppe maestose, e sul culo sodo,
pensano a come sarebbe scoparmi, e io fingo con qualche occhiata malandrina di poter anche cedere alle lusinghe, è il mio vecchio gioco di affabulatrice che continuo ad attuare.
Ma ho Marco dentro al letto, e ogni sera mi faccio trovare pronta, già lubrificata.
Ha trovato il vibratore, il porcello, e ha deciso di introdurlo nei nostri giochi, cosi mi ritrovo sempre con entrambi i pertugi penetrati, dal suo cazzo e dal morbido lattice, il che mi procura doppi orgasmi a ripetizione. Il giorno sono rilassata e soddisfatta, ma la mattina sono spossata e fatico riprendere del tutto le normali funzioni vitali.
Marco mi prende in giro, e mantiene il suo super attivismo, va a correre, il pomeriggio si fa un giro in bicicletta, dove prenda tutte quelle energie lo vorrei sapere.
Ogni tanto ripenso alle due “fidanzate” che sono completamente sparite.
So che Adele non ha lasciato la stanza, il receptionist mi ha detto che un paio di volte è tornata, con una ragazza, ma che dopo poco sono di nuovo sparite.
Ogni tanto me le immagino mentre scopano, e mi prende l’agitazione, un paio di volte nella doccia mi sono anche toccata pensando a loro, a quella sera sul materassone, mentre la leccavo ad Agnese, e da dietro Adele mi scopava.
Poi quando sto perdendo la speranza di rivederle, mi arriva un messaggio:
Stasera passiamo a prendervi abbiamo prenotato un tavolo nel miglior ristorante della costiera, per le venti fatevi trovare pronti.
Siamo sul nostro suv con Marco alla guida che ci stiamo inerpicando su per la montagna in una stradina tortuosa e stretta.
Il panorama è mozzafiato con la vista del mare dall’alto, e quelle due, sedute nel divanetto posteriore sono uno splendore.
Adele ha il suo vestito arancione elasticizzato che la fascia come un guanto, Agnese un completino in lino giacchetta e pantaloni, chiaro, un po’ castigato, ma abbastanza trasparente da lasciare intravedere la biancheria scura sottostante.
Quando ci siamo visti mi hanno baciata e palpeggiata, avevo spiegato a Marco che erano due amiche che avevo conosciuto nella settimana passata, che eravamo uscite un paio di sere, ma tutta quella confidenza un pochino lo ha spiazzato.
E poi tutte le battutine sul bel marito, allusive di chissà quali capacità amatorie e sessuali, devono avergli fatto suonare qualche campanello di allarme, ora questo capisce che non siamo state solo amiche di ombrellone, ma la cosa in fondo non mi dispiace, l’idea di finire tutte e quattro in un letto inizia a diventare un sogno da realizzare.
Il ristorante è spettacolare, in cima ad un promontorio dove si gode la vista di due grandi insenature sul mare.
I proprietari sono vecchi amici della zia di Agnese e siamo ospiti speciali. Ci hanno riservato un tavolo su di una veranda dove trionfa il panorama.
Le portate sono sublimi, tutte di pesce cucinato in modo molto raffinato, i vini spettacolari, il meglio di quello che la produzione italica abbia in serbo.
Mangiamo e ridiamo, scherziamo e conversiamo, e quando siamo ormai ai digestivi, le due porcelle con una scusa mi trascinano in bagno.
Come mi immaginavo mi mettono in mezzo e iniziano a toccarmi,”ci sei mancata da morire”, poi dopo un bacio con la lingua a tre, mi palpeggiano in mezzo alle cosce, e mi dicono che per il seguito della serata, saremmo andate al centro estetico, dove ci aspettava la nottata della vita, il coronamento della vacanza, il suggello della nostra amicizia.
Abbiamo lasciato il ristorante dopo un infinito giro di grappe e limoncelli.
L’unica in grado di guidare, che regge l’alcool come fosse acqua minerale è Adele che si è messa alla guida del suv, e con chirurgica precisione affronta le curve e i saliscendi delle stradine che ci stanno portando al centro estetico della zia di Agnese.
Le siedo al fianco e mi gira la testa, per guidare più comoda si è alzata il lungo vestito fino alle mutande, e le sue cosce affusolate risplendono nella penombra notturna dell’automobile.
Osservo gli scatti nervosi quando pigia il freno o la frizione per cambiare le marce, e non resisto, inizio ad accarezzarla e poi con la mano raggiungo il suo cazzo, che diventa in men che non si dica duro, strizzato nel perizoma, la voglia di prenderglielo in bocca è quasi incontrollabile.
Poi mi giro e vedo Marco e Agnese che stanno quasi per scopare.
Si stanno baciando in bocca con le mani infilate nelle mutande, i calzoni già mezzi abbassati, come fossero da soli, completamente andati.
Allora mi chino e glielo prendo tutto in bocca lo ingoio fino alle palle, e inizio a pompare con la gola, mentre sento che Adele pigia sull’acceleratore, e mi dice “succhiamelo tutto sei la mia troia”.
Mi sveglio e sono seduta sul sedile dell’auto.
Marco è alla guida, mi guarda sorride e mi dice che tra mezz’oretta saremo a casa.
La vacanza è finita, e meccanicamente ripasso la notte, l’ultima, passata nel centro estetico, con Adele e Agnese.
Marco ci ha scopate tutte e tre senza battere ciglio, mentre io e Agnese ci leccavamo e slinguazzavamo ovunque, Adele mi sodomizzava, con Marco che mi scopava, sodomizzava Agnese mentre Adele la scopava,
prima nel vascone con l’idromassaggio, poi sul materasso con le candele accese.
Alla fine come sempre sono crollata, e mi sono risvegliata con il cazzo moscio di Adele infilato con lei coricata sopra di me, e di fianco a noi Marco e Agnese abbracciati e addormentati come due angioletti.
Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci, vista la distanza per qualche week end a metà strada.
Loro due andranno a convivere, abitano nella stessa città, dicono di essersi innamorate.
Cara Adele, ti sto seguendo da un po’, mi piace molto come scrivi, i tuoi racconti hanno spesso accompagnato le mie mani sul mio sesso, a darmi piacere. Iniziero’ a scrivere fra poco anch’io, spero mi seguirai e vorrai lasciare anche tu qualche traccia del tuo passaggio. Un bacio, da donna a donna.