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Racconti Erotici Lesbo

La prima volta di Bea

By 5 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

La prima volta che accadde avevo ventitré anni ed ero nel pieno del passaggio tra la gioventù e il diventare una vera e propria donna. Fisicamente dimostravo meno anni di quanto ne portavo realmente, ero alta un metro e settanta ed ero ben in carne con la ciccia nei punti giusti, occhi scuri e dei lisci capelli mori che cadevano fino alle spalle. Mentalmente, invece, già dimostravo di aver acquisito una certa maturità. Molti dei miei amici e delle mie amiche si stupivano del mio modo di pensare, sempre per lo più improntato alla positività, ma era anche vero che tra l’università e l’impiego part-time trovato come volontaria non avevo mai tempo per me stessa né di stare a casa. Fatto sta che quel pomeriggio primaverile ero in municipio, nella piccola saletta riunioni con un’altra volontaria, Silvia. Insieme svolgevamo il compito di chiamare le associazioni presenti sul territorio e sottoporgli un questionario per estrapolare vari dati. L’impiego era prettamente statico e, per non annoiarci, tra una telefonata e l’altra chiacchieravamo tra di noi. La mia estroversione portò in poco tempo a farmela amica e ogni tanto ci scappava qualche intimo segreto. Silvia aveva ventotto anni ed era esattamente come me: fisicamente sembrava più giovane, ma mentalmente dimostrava di essere una vera donna. Il suo aspetto mi colpiva ogni volta che ci incontravamo; era sempre molto bella, pulita e ben curata, la sua statura era uguale alla mia, portava capelli castani lisci che le cadevano fino a metà schiena, occhi verdi e un visino delicato, ma talmente snella che invidiavo la sua magrezza. Si presentava sempre in ottima forma ed ero leggermente attratta da lei, ma caratterialmente era una persona riservata che sapeva anche essere una grande amica. Inoltre aveva un portamento mozzafiato e dei modi di fare veramente gentili. Insomma, le ore passavano piacevolmente insieme e quel giorno non era da meno. Ci accorgemmo che era ora di chiudere solo guardando lo schermo del computer che segnava le cinque e mezzo. Come sempre ci salutammo, cingendoci in un abbraccio amichevole, ma mi accorsi subito che in quei momenti c’era qualcosa di diverso dal solito. Quel giorno indossavo un particolare abito a tubino nero che non solo mi sfinava, ma metteva anche in risalto le mie forme, oltre ad avere una buona scollatura a V che permetteva di sbirciare un po’ le mie grazie. Eravamo entrambe a stretto contatto, io avevo il mento poggiato sulla sua spalla destra e il mio olfatto poteva avvertire il suo buon profumo che si era spruzzata prima di uscire e la fragranza dei suoi capelli. Non sapevo esattamente il perché ma, in quel momento, i suoi odori uniti alla leggera brezza primaverile che trapelava dalle finestre socchiuse mi spinsero a non voler più staccarmi da lei, oltre che a mandarmi su di giri. Per non destare sospetti, però, decisi di sciogliermi velocemente dalle sue braccia e restammo per qualche minuto con lo sguardo immerso l’una nell’altra. Trovai i suoi occhi semplicemente deliziosi e la cosa mi eccitò. A quei tempi ero digiuna di sesso tra donne, avevo visto qualche film con qualche mia cara amica, dove il massimo delle scene hot erano baci, ma nella mia mente risuonarono le parole di una mia compagna di università che mi aveva parlato di una sua esperienza saffica.

-“&egrave diverso capisci? &egrave tutto un altro mondo, tutto un altro piacere. Quando lo provi non vuoi più tornare indietro e ci sono due strade da poter percorrere: una &egrave quella della bisessualità, l’altra invece &egrave quella di diventare lesbica a vita. Io dopo quella piacevole esperienza ho scelto la seconda e non me ne pento affatto. Dovresti provare, sai?”-

Ero immersa in un piccolo mondo tutto mio e ne uscii solamente quando Silvia mi accarezzò delicatamente le guance. Il suo tocco caldo e raffinato mi provocò un brivido che si espresse in una particolare pelle d’oca. Quel pomeriggio tutto taceva, al piano c’eravamo solamente noi. Lei mi rivolse la parola lusingandomi con qualche parolina dolce, sciogliendo ogni mia paura; adesso ero veramente curiosa di sapere che sapore aveva l’amore femminile. Qualche attimo dopo, quello che accadde mi lasciò interdetta: Silvia mi portò una mano sotto il mento, avvicinando il suo volto al mio, e le nostre labbra si sfiorarono senza nessun preavviso, ritrovandomi estremamente eccitata. Le dissi che ne volevo ancora e lei portò le sue mani dietro di me, calandomi la zip invisibile. Avvertii un brivido di libidine partire dalla testa, attraversarmi la spina dorsale e sciogliersi in mezzo alle gambe, iniziando a inumidirmi mentre pensavo a cosa sarebbe successo di lì a poco. Grazie al mio aiuto fu in grado di togliermi l’abito e restai in intimo: portavo un reggiseno morbido con motivo geometrico, la cui parte superiore delle coppe era in tulle con un ricamo circolare, mentre la parte inferiore del tessuto presentava piccoli tondini bianchi. Al centro delle coppe c’erano dei piccoli fiocchetti, così come sulle spalline. La mia intimità era coperta dai tondini, mentre ai lati c’era un ricamo circolare che terminava dietro, e le mie natiche erano coperte da un tessuto liscio. Silvia espresse uno sguardo che trasudava una forte voglia di fare sesso. Mi fece accomodare sul lungo tavolo, mi tolse le scarpette e iniziò subito a solleticare i miei giovani piedini, poi le sue mani salirono, mi accarezzarono le gambe e rapidamente arrivarono fino alle cosce. Mi colse al volo il pensiero di dove avesse affinato la sua esperienza e, ruppendo ogni indugio, glielo chiesi. Mi rispose che la sua prima volta era stata con una sua amica nel giardino di casa sua, per puro gioco, durante i primi anni di liceo. Dopo scelse la strada della bisessualità, ma preferiva con un certo interesse le donne. Altre esperienze l’avevano portata a imparare la giusta sensibilità, me ne elenco un paio, poi riprese da dove si era interrotta. Avvertii un fuoco animarmi di passione, mentre poggiai le mani sul tavolo. I suoi gesti d’affetto continuarono senza sosta arrivando a toccarmi il ventre. Sentirli sulla mia pelle mi fece sorridere, provocandomi qualche brivido di troppo. Iniziai ad accarezzargli con una mano i suoi capelli lisci, trovandoli deliziosamente setosi al tatto, nel frattempo che gli umori m’inumidivano le mutandine, facendomi sentire completamente zuppa. Silvia nel frattempo arrivò fino al mio reggiseno e fece scivolare con maestria le spalline lungo le braccia. Lo trovai un momento meraviglioso: Il cuore mi esplodeva in petto e non potevo più fare a meno di lei. Dopodiché prese con delicatezza i miei seni ben pronunciati e iniziò ad assaporare le loro mammelle turgide, passando in rassegna prima l’una poi l’altra. Il piacere che provai era alle stelle, il respiro si fece sempre più corto e intenso, finché Silvia non decise di lasciare la presa per scoprirsi. In quel momento sospese il suo amore, lasciandomi per qualche minuto appesa a un filo. La vidi togliersi prima le scarpe da ginnastica, poi si fece scivolare di dosso i suoi lunghi e neri pantaloni aderenti, dopodiché si tolse la maglietta viola a maniche lunghe. Si passò una mano tra i suoi capelli contemporaneamente che con l’altra si slacciò il reggiseno bianco di pizzo, rivelando i suoi piccoli ma floridi seni. Mise mano anche al suo perizoma, scoprendo la sua figa giovane e completamente depilata. Restai esterrefatta dalla sua visione: vestita era bella ma svestita era ancora più incantevole. Provai subito un’irresistibile voglia di toccare il suo corpo quando Silvia mi prese le mani e le poggiò sui suoi fianchi. Le mie mani iniziarono un movimento sensuale e una scossa di libidine mi accecò la razionalità; la sua pelle era così vellutata da farmi impazzire. Silvia arrossì in volto nel frattempo che mormorò paroline dolcissime e, qualche istante dopo, mi prese le gambe e mi trascinò a sé finché non fui in pizzo sul tavolo e le mie mutandine pregne di umori furono a contatto con il suo pube. Le sue labbra si unirono alle mie, ma a causa delle forti stilettate di piacere poco dopo dovetti chiederle di interrompere il nostro rapporto. Silvia indietreggiò subito e mi fece spazio per alzarmi in piedi. Calai frettolosamente il mio intimo gettandolo lontano da noi due, mentre le sue mani lisciavano il mio monte di Venere, facendomi rabbrividire. Lei mi abbracciò e le nostre mammelle inturgidite furono a contatto l’una con l’altra, i nostri respiri affaticati scaldavano i nostri volti. Silvia mi guardò con i suoi occhi, uno sguardo che fu in grado di penetrare dentro la mia anima e scrutare ciò che desideravo ardentemente. Mi fece sdraiare sul tavolo, s’inginocchiò e arrivando con la testa poco sopra la mia intimità, mi prese le gambe e le portò sulle sue spalle. Senza dire una parola iniziò ad assaporarmi, costringendomi a lanciare qualche gemito strozzato. Mi sentivo al settimo cielo; lei lappava rumorosamente la mia vagina e quei gemiti che esprimevo a mezza bocca fuoriuscivano copiosamente, mentre ogni tanto mi rivolgeva un piccolo sguardo, facendomi provare uno strano sentimento verso di lei, finché le sue pennellate raggiunsero il mio clitoride sbocciato come un fiore e con abile delicatezza lo stimolò. Provai fin dal primo momento forti emozioni: il mio cuore fece una capriola nel frattempo che con i suoi amorevoli gesti stuzzicava la mia libido e i miei gridolini di piacere riempivano l’ambiente. Silvia era implacabile, meravigliosa, così stupenda che poco dopo il mio piacere culminò in un orgasmo. Gridai il suo nome più volte intanto che gli spasmi prendevano pian piano il controllo del mio corpo, portandomi sempre più in alto. Mi mossi leggermente, ma lei non mi staccò neanche per un istante le attenzioni di dosso, finché non mi vide tornare con i piedi per terra. Ero venuta e la cosa mi piacque tanto che la ringraziai di cuore. Lei mi fece alzare di nuovo, mi strinse a sé, mi passò una mano tra i capelli filtrando le mie ciocche, mi accarezzò le spalle, le scapole, poi ci sciogliemmo. I nostri occhi brillavano di una luce intensa, ma adesso toccava a lei. Mi chiese con gentilezza se potevo farcela ed io annuii; dopotutto si trattava solamente di usare la lingua, cosa non semplice per una alle prime armi, ma dentro di me sapevo che potevo affrontare la situazione. Silvia si sdraiò esattamente come me, m’inginocchiai e mi mise le gambe sulle spalle. Iniziai ad accarezzarla con titubanza, cercando un contatto visivo con i suoi occhi che subito mi rassicurarono che stava andando tutto bene. Mi eccitai di nuovo nel sentire il profumo e il sapore dei suoi umori sulla mia lingua e la vidi ansimare mentre sferzavo colpi leggeri alla sua vagina, ma fu solamente quando avvertii le sue gambe alzarsi leggermente dalle mie spalle che decisi di darci dentro. Rapidamente il suo respiro si fuse con gemiti di piacere e tra un mugolio e l’altro la avvertivo mormorare il mio nome. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, lappando con vigore la sua femminilità, stuzzicando il suo clitoride, animandola. Silvia iniziò a muovere il bacino e così pennellai la sua intimità con velocità sempre più crescente. Mi accorsi che era arrivata al dunque quando gridò un’imprecazione e la sentii tremare: il suo seme mi finì in bocca e non mi persi neanche una goccia del suo nettare. Averlo nel mio palato mi riempì di gioia e così decisi di ingoiarlo, ma era da un po’ che non lo facevo e mi ritrovai a storcere il naso per qualche attimo. Era caldo e dolciastro e vedendomi compiere quel gesto Silvia mi chiese se andava tutto bene. Risposi di sì con un certo vigore e lei mi disse che finalmente ero pronta per affrontare il sesso con un’altra donna. Il suo giudizio mi mandò su di giri: la feci alzare e le diedi un bacio, uno di quelli che se ci penso ancora oggi &egrave in grado di eccitarmi e farmi rivivere quei dolci momenti come se tutto ciò accadesse adesso.

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