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Racconti Erotici Lesbo

Primo viaggio

By 24 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Anzitutto mi presento, mi chiamo Eveline, mio padre era magistrato, si occupava di indagare sui rapporti della mafia tra l’Italia e la Sicilia. Fin da quando posso ricordarmelo, sono stata sballottata fra Los Angeles, New York e varie città italiane. Quando avevo poco più di dieci anni, mia madre morì. Fu un grosso colpo per papà, che cominciò a dare la colpa alla mafia di ciò che era successo. Fu un incidente, ma lui era sconvolto, per questo mi fece frequentare le più prestigiose scuole di combattimento d’oltreoceano, ogni tre mesi cambiavamo città ripeteva sempre .
In ogni caso io continuavo a impiegare il mio tempo libero per addestrarmi. All’età di vent’anni, sapevo come uccidere un uomo in almeno sedici modi prima che toccasse terra (‘vabb&egrave ora sto esagerando, ma rende bene l’idea’). Ma non vivevo la mia vita. A ventuno anni, invece, decisi di fare un lungo viaggio, da Denver (dove all’epoca abitavo), percorrendo tutto il tratto costiero dell’america settentrionale e rientrando di nuovo a Denver. Quello che voglio raccontarvi &egrave il primo di una lunga serie di rapporti sessuali che ho avuto con altre donne.
In particolare questo oltre ad essere, come ho già detto, il primo, &egrave stato praticamente uno stupro.

Ero appena arrivata in un piccolo paese in Texas, al confine con il Messico. Nonostante la stanchezza, entrai in un locale hard , la cui entrata dava su una lunga strada fatta di tornanti che scendeva lungo la collina. Mi sedetti al bancone e ordinai una birra. I ragazzi attorno erano tutti impegnati a guardare uno spettacolo di lap dance. La mia attenzione venne attirata da una ragazzina alle prese con un uomo di una trentina d’anni. Mi avvicino ‘Qualche problema?- lui mi guarda dalla testa ai piedi ‘Certo che c’&egrave qualche problema, questa pu*****lla non vuole saperne!- mi volto verso la ragazza ‘Quanti anni?- -Sedici- risponde timidamente. Dannazione, sedici anni e &egrave già sulla strada?? ‘Basta voi due- mi volto verso l’uomo ‘Tu: trovatene un’altra- poi alla ragazzina ‘Tu invece vieni con me- Ci dirigiamo all’uscita di gran carriera e usciamo. L’uomo di prima esce con la sua banda, una trentina di individui, tutti armati di spranga. La prostituta &egrave fuggita e io inizio a fuggire. Mi rotolo per tutto il pendio e scappo oltre il bosco sottostante alla collina, ma gli inseguitori sono sempre più vicini sento già le loro grida ‘Torna qui p*****a!- -Ora vedrai!-. Il petto mi bruciava, e ormai non ce la facevo più’ Stavo per rassegnarmi quando vedo una villa enorme in mezzo alla radura. Suono il campanello ma nessuno risponde, non ho scelta: sfondo la porta con un calcio, questa esce dai cardini e cade verso di me. Una porta blindata mi impedisce l’accesso. Poi più nulla’

Mi sveglio, sono su un divano enorme o su un letto ‘Dove sono?- mormoro.
-Sei a casa della mia signora. Ora riposa e preparati per la cena-
-Grazie- faccio per alzarmi ma mi accorgo di essere completamente nuda ‘Dove sono i miei vestiti?-
-Li abbiamo buttati perché logori, ma ti abbiamo comprato qualcosa della tua taglia- Mi volto e su un tavolo di legno c’&egrave appoggiato un vestito magnifico.
Lo infilo e scendo nella sala da pranzo dove ad aspettarmi c’&egrave la donna con cui ho parlato prima. Una vera amazzone, bellissima con una lunga chioma rosso fuoco. Alta più di me di almeno mezza testa (sono alta un metro e novantuno) ed enorme ‘La mia signora &egrave nella palestra, vuole vederti-
Mi dirigo nella palestra di quella che &egrave una vera magione. Se la inserviente era un’amazzone, altrettanto si poteva dire della padrona di casa. I erano corti e argentei, la statura di almeno due metri e dieci e il fisico granitico la rendevano uno spettacolo da osservare. Ciò che però mi colpì maggiormente erano i seni. Il top bianco che aveva indosso lasciava i capezzoli induriti dalla fatica ben visibili. Sono sempre andata fiera del mio corpo da sballo e della mia quarta abbondante, ma impallidì alla vista di quel corpo perfetto e di quella sesta di seno ‘Ti sei svegliata finalmente. Hai dormito quasi una giornata intera Eveline- -Come conosci il mio nome?- -Ho visto il portafogli con i documenti. Spero che vorrai unirti a me per cena- -Certo, grazie infinite. Come sono svenuta?-
La donna iniziò a sollevare pesi ‘Sei stata aggredita da una banda del posto e ti ho portato in casa-
-Grazie infinite-. La donna rimise il peso al suo posto, si alzò e mi strinse la mano con forza ‘B&egrave, direi di andare a mangiare-. La cena trascorse tranquillamente, la donna si presentò come Selina, e io raccontai del mio viaggio e della mia vita. Al momento di andare a dormire, Selina mi chiamò
-Ascolta, ti spiace dormire con me? Una stanza la stiamo facendo imbiancare e il letto non c’&egrave, l’altra non puoi usarla. Li &egrave morta mia madre- -No, capisco. Nessun problema-. In realtà problemi ne avevo eccome: la temperatura era altissima, oltre i 28’C, perciò Selina decise di dormire nuda.
Io non potevo fare altrimenti visto che non volevo certo sciupare il vestito che mi era stato dato, tuttavia mi peritavo a chiedere un pigiama.
Se vestita con abiti aderenti, Selina era uno spettacolo, da nuda era qualcosa di indescrivibile. Nonostante la grande forza fisica, non era una donna tutta muscoli, certo, gli addominali erano tranquillamente visibili a occhio nudo, e i muscoli delle spalle creavano delle sensuali calettature. Era come vedere il mio corpo allo specchio, però enormemente ingigantito.
La notte trascorse senza troppi problemi e, verso le tre, mi addormentai.

Al mio risveglio Selina non c’era più. Indossai un top nero e un paio di lunghi pantaloni estivi che mi aveva lasciato sul comodino. Mi stupii di trovarla in palestra, dopotutto erano solo le sette e mezzo, ma tant’&egrave.
Facemmo colazione e ci lavammo in bagni separati, ancora poche ore e sarei ripartita per il mio viaggio.
-Voglio mostrarti una cosa- mi disse.
-Ok, non ho niente in contrario- risposi. Tornò cinque minuti dopo con indosso un vestito attillatissimo di pelle nera che sembrava potesse essere stato tolto direttamente da Catwoman. Dio, com’era bella così, stavo provando invidia per una donne simile a me. E la cosa mi faceva morire di rabbia e vergogna. Io ero nuda al suo cospetto. In un attimo si sfilò l’abito rimanendo nuda anche lei, con solo un paio di stivali neri dai tacchi altissimi che le arrivavano fin sotto le ginocchia. Si avvicinò a me e mi pose una mano sotto alla passera, accarezzandomela con il palmo. Poi mi lanciò contro il muro e mi sferrò un calcio allo stomaco facendomi scivolare a sedere. Si avvicinò e mi pose la punta dello stivale dove poco prima aveva la sua mano e cominciò a premere provocandomi un dolore terribile ‘Che diavolo fai, se impazzita?-. Lei non rispose subito, inizialmente prese a masturbarsi, solo dopo pochi minuti si degnò di togliere quel piede maledetto e di rispondermi ‘Io ti voglio, ma per averti devo sottometterti. E lo farò ora- -Cosa?? Ma dico, sei scema?! Io non farò proprio niente, anzi, una cosa farò- mi alzai ‘Me ne vado! Ecco cosa faccio-.
Ero quasi arrivata alla porta quando una morsa, come fatta d’acciaio, iniziò a stringermi. Sferrai una testata all’indietro, ma andò a vuoto. Poi fui scaraventata sul letto. Selina mi bloccò le gambe e le aprì, percorrendo tutta la coscia sinistra con la sua lingue un paio di volte.
In un certo senso, il pensiero di combattere Selina e poi farci l’amore, mi aveva spesso sfiorata da quando l’avevo vista, ma adesso non ne ero tanto sicura. Non mi aspettavo una donna così forte e desiderosa. Poi montò sopra di me, mi bloccò le braccia e le gambe e iniziò a succhiarmi un seno. Stavo godendo tantissimo, ma io non volevo, volevo che fosse una cosa decisa in due. Mi divincolai e fuggii dalla sua stretta. Scattai in piedi, Selina mi seguì. Le sferrai un pugno, ma lei lo schivò abilmente e contrattaccò con un colpo al seno destro e uno in faccia spaccandomi un labbro, non perse tempo e mi caricò afferrandomi alla gola e colpendomi con una ginocchiata alla passera, quindi strinse la presa e mi baciò bevendo tutto il sangue che mi stava colando dal labbro. Mi lanciò di nuovo sul letto e iniziò a possedermi. Mi baciava ovunque.
Ero ormai bagnata fradicia quando si caricò la mia gamba sinistra sulla spalla e iniziò ad andare su e giù col bacino facendo collidere con forza le nostre fiche. Ogni suo affondo era per me doloroso come una martellata, ma mi regalava un piacere che mai ho provato dopo quel giorno. In breve tempo raggiungiamo un intenso orgasmo, giace immobile su di me per qualche minuto prima di parlare ‘Se non collaborerai ti infliggerò un dolore tale che ti pentirai di non essere caduta vittima di quella banda di teppisti l’altra sera- mi afferra per i capelli e mi solleva la testa dal materasso ‘Ma dovrai anche impedire di farti domare- detto questo mi da un bacio, la sua lingua esplora la mia bocca, sino ad entrarmi in gola sino quasi a farmi soffocare. Iniziamo quindi una danza erotica che molto ricorda una lotta.
La afferro da dietro, i capezzoli dei miei seni si muovono incerti sui muscoli delle spalle di Selina, incespicano e spesso rimangono incastrati quando lei ha un sussulto. Presto si stanca di quella posizione e mi ribalta di fronte a lei. Una volta sopra di me, nulla &egrave in grado di fermarla, e per quanto tenti di divincolarmi, non riesco a schiodarmi da quella posa. Con un colpo di addominali riesco a tirarmi su e a mettermi in ginocchio. Lei &egrave dietro di me, mi immobilizza e mi chiude in una morsa d’acciaio con le braccia. Sento il raso e soffice pelo della sua vagina sfiorarmi schiena e i suoi umori colarmi lungo il corpo. Dopo il secondo orgasmo lei non &egrave ancora sazia, quindi inizia a colpirmi. Per quanto abile e forte io non potevo nulla contro un mostro del genere, quindi i pugni e le ginocchiate che ricevevo erano infinitamente maggiori (per forza e quantità), di quelli che davo.
Selina bevve tutto il sangue che mi colava dalle ferite e io ero distrutta ‘Adesso- esortò ‘Tu ti farai sottomettere- Mi schiacciò a terra e si mise a cavalcioni su di me. Iniziai a leccarle il clitoride gonfio e rossissimo quindi ci unimmo in un 69 che durò un’ora buona causandoci un intenso orgasmo. Facemmo sesso sino alle due del pomeriggio senza sosta. Alla fine io ero sfinita, avevo avuto sedici orgasmi prima che Selina fosse sazia di me.

Al tramonto Selina si comportò come se nulla fosse successo e mi riaccompagnò in città in modo che potessi prendere la mia roba all’albergo e che potessi ripartire. Non la denunciai perché in parte era accaduto quello che volevo, averla per me.
Dopo gli avvenimenti narrati nel precedente capitolo (‘Incontro con l’Amazzone’), ero troppo scossa per continuare il mio viaggio in autostop, ma anche per tornare a casa. Una parte di me avrebbe voluto fare dietro front e raggiungere Selina, un’altra parte voleva lasciarsi alle spalle quell’orribile (ma neanche troppo) vicenda. Decido quindi di optare per una terza opzione e mi dirigo verso una grande città che non manca di nulla per rilassarmi: Miami. Chiedo a mio zio (che gestisce un’azienda di telecomunicazioni) di prestarmi il suo appartamento in città, un attico di 3500 mq. In poco tempo mi faccio delle amiche e ricomincio a frequentare una palestra. Una sera organizziamo a casa mia una festa per sole donne. Ci divertiamo molto e decidiamo di rifarlo la settimana successiva. Purtroppo la settimana successiva io mi busco una brutta influenza e non organizziamo niente. Una volta tornata in palestra conosco una nuova ragazza molto bella, più alta di me di una spanna. Attacco conversazione e scopro che si chiama Sarah, &egrave di New York e si trasferita da poco per motivi di lavoro. Ha circa otto anni più di me, quindi trenta, e pratica body building da quando ne aveva quindici. Abbiamo in comune la passione per la lotta e un seno molto prosperoso (‘non &egrave molto, ma &egrave un inizio’), lei porta la terza, riesco a vedere la bandiera del suo reggiseno negli spogliatoi.
Ci alleniamo insieme ai pesi e per gli addominali
‘Vogliamo combattere?- mi propone.
-Ok, non ho problemi- aspettammo che il tatami si liberi e facciamo un breve riscaldamento per dare il tempo agli uomini di raggiungere il tappeto e piazzare qualche scommessa. Regoliamo un timer su cinque secondi, la lotta andrà avanti fino a che una delle due non sverrà, si arrenderà o verrà tenuta a terra per dieci secondi.
Il timer suona. Via.
La colpisco subito con un destro facendola cadere. Sarah, una volta a terra, afferra le mie gambe con le sue portandomi a terra e mettendomi in leva un braccio. Riesco a liberarmi e a colpirla con una testata al ventre. Ci rialziamo. Con agilità sorprendente mi scivola dietro e mi colpisce con un calcio alla schiena. Mi afferra per i capelli e solleva in ginocchio. E’ questione di un attimo: mi rigiro afferrandole il braccio e facendola cadere con la schiena a terra. Le immobilizzo le braccia con le ginocchia e la testa con le mani. Un ragazzo conta -Uno!’ Due!’ Tre!’ Quattro!’ Cinque!’- a questo punto sollevo la testa della mia avversaria e le passo la lingua dalla base del collo sino alla fronte scatenando grida di approvazione da parte degli spettatori.
Negli spogliatoi spiego a Sarah che le ho dato un bacio solo per gli spettatori fatto

La sera stessa mi telefona un’amica, Kitty, che mi dice che entro due settimane si sposerà e che sono invitata alla sua festa di addio al nubilato. Mi chiede inoltre di poterla organizzare a casa mia perché l’unica abbastanza grande. Accetto volentieri, mi piace rendermi utile alle amiche.

Arrivata la fatidica sera, Kitty arriva con delle amiche comuni ‘Dobbiamo montare il gioco!- mi spiega. Sono curiosa di sapere quale gioco vogliano preparare ma la domanda trova presto risposta: le ragazze hanno steso una piscina di gomma come quelle per i bambini piccoli, ma molto più grande, 50mq come ho scoperto in seguito.
Alle 20.30 tutte le invitate erano arrivate. Kitty aveva organizzato una sorta di torneo di ‘oil fight’ (sono sicura di non dover spiegare cosa sia). Io arrivai in semifinale contro Sarah che era stata invitata perché amica mia: il suo corpo nudo era meno imponente ma più scolpito del mio, la sua passera era rasata quasi completamente e una rosa di una decina di centimetri era tatuata sulla sua coscia interna sinistra. Non mi sentivo attratta da lei come potete pensare.
Il combattimento inizia: provo ad afferrarla ma l’olio la rende troppo viscida e sguscia via dalle mie braccia, con una mossa fulminea Sarah riesce a schiacciarmi a terra e ad immobilizzarmi. Simula anche una scissor sister. Per quanto io mi divincoli, lei blocca ogni mio tentativo di fuga e riesce perfino a mettermi in leva un braccio e a schiacciare la mia passera con un ginocchio causandomi un dolore tale da farmi cedere. Una volta uscita dalla vasca mi massaggio la vagina e mi accorgo di essere bagnata fradicia, non di olio, ma di umori. Ero attratta da Sarah.

Alla fine della festa, le invitate tornano a casa, tutte tranne Sarah ‘Ti ecciti per così poco?- mi chiese.
Ero sbigottita non sapevo cosa dire. ‘Non giustificarti, io ti capisco. Vuoi essere domata. Non importa se a farlo &egrave una donna, ma tu vuoi che qualcuno più forte di te ti prenda e ti faccia fare il comodo suo. Quando mi ‘hai battuto’ in palestra non eri eccitata-. Aveva ragione, io volevo farmi possedere da qualcuno di più del semplice ragazzo che sbava sul mio fisico. Volevo essere domata, ma non volevo sottomettermi. Sarah andò in cucina e ne uscì con una mela. Se la appoggiò nell’incavatura del gomito e la schiacciò mandandola in frantumi.Ne porse una anche a me, ma io riuscì solo ad incrinarla. Il pensiero che Sarah fosse più forte di me mi fece bagnare tutta. Essendo ancora nuda per il precedente combattimento nell’olio, i miei umori scivolarono lungo la mia gamba cadendo sul pavimento. ‘Rimarrò qui questa notte- annunciò Sarah voltandosi. Io l’afferrai per un braccio, ma lei fu più svelta. Passò alle mie spalle e mi afferrò per il collo sbattendomi la testa sul pavimento. Sentivo tutto il suo corpo sudato strusciare contro il mio Mi aprì le gambe e infilò tre dita della mano libera nella mia passera ‘Oh, siii’ E’ questo che vuoi non &egrave vero?-. Avrei voluto rispondere di si e farmi scopare sul tavolo, ma lei mi lasciò. ‘Dovrai resistere questa notte, poi domani ti spiegherò-. Cosa doveva spiegarmi dannazione? Era bella e forte e io la volevo. ‘No, tu mi avrai ora!- provai a colpirla ma tutto era vano. Ogni pugno che ricevevo era un flash bianco nei miei occhi. Con un calcio mi fece stramazzare al suolo. Prese qualcosa dalla tasca dello zaino che aveva sul tavolo. Un vibratore. Me lo infilò dentro e lo accese. Godevo, ma non era ciò che volevo. ‘Non togliertelo! Toglitelo domattina, non spegnerlo e non masturbatici!- mi ordinò. Obbedì.
Andammo a letto alle sei.

Ero da poco riuscita ad addormentarmi quando qualcosa si posò sulla mia schiena ‘Scusami, ma sono stata io a non resistere- mi sussurrò. Sarah era entrata nel mio letto e non aveva la minima intenzione di andarsene. Mi destai immediatamente e mi voltai. Lei strappò il vibratore ancora acceso dalla mia passera. Una vena comparì sul suo collo e i suoi muscoli si flessero, il vibratore andò in pezzi ‘Se dobbiamo godere, dobbiamo godere da sole!-.
Quella notte fu incredibile.
Sarah aprì senza troppi complimenti le mie gambe con le sue e portò la sua mano sulla mia passera. La risollevò immediatamente. Ero già bagnata fradicia, un po’ per l’eccitazione, un po’ per il vibratore. Mi dimenai e assunsi una posa di lotta a terra, la presi per la figa e il collo e la sbattei con forza contro il muro. Iniziai a masturbarla e a baciarla (sempre tenendola per il collo). Poi fu il suo turno: sempre attaccata al muro mi sollevò di peso mettendosi in ginocchio. Appoggiò le mie gambe sulle sue spalle e iniziò a leccarmela dissetandosi con i miei umori. Poi iniziò a mordicchiare il mio clitoride quasi a volermelo strappare. Mi sbatte sul letto e infila le sue gambe tra le mie iniziando una sorta di scissor sister. Mi bacia infilando la sua lingua nella mia gola tanto affondo da farmi mancare l’aria. La lasciò dentro per quasi un minuto prima che io non diventai blu per la mancanza di fiato. Sarah si era scatenata, al momento dello orgasmo alzò le braccia al cielo e abbatté due pugni chiusi sui miei seni. Lo fece ancora,e ancora, e ancora per sette volte causandomi un grosso livido sulla tetta sinistra. Non contenta iniziò a succhiarmi i capezzoli con fare vampiresco mentre io inizio a maneggiare i suoi. Mi schiaccia nuovamente contro il muro e infila la sua faccia tra le mie gambe con fare esperto. Vengo una volt’ due volte, e lei non si crea problemi: beve il mio nettare e continua il suo la voro.
-Non trovi che faccia caldo?- mi chiede, interrompendo quell’attività goduriosa. Io capisco al volo e accendo l’aria condizionata. Mi fermo e raccolgo qualcosa dal suo zaino, un vibratore ‘a doppia lama’. La temperatura nella stanza scende rapidamente sino ai 2’C. Siamo eccitate e spronate dal freddo. La faccio sdraiare a pancia sotto e infilo la mia testa sotto le sue gambe. Inizio a leccargliela con avidità. La pulisco dei suoi liquidi bevendoli con avidità. Infilo la mia lingua tanto affondo che non riuscivo a crederci. Sarah urlava, si dimenava e scalciava, spesso colpendomi sulla schiena. Dopo qualche minuto risalgo sopra di lei. La chiudo con le braccia in una morsa con tutta la forza che ho e le infilo il vibratore nel sedere, iniziando a muoverlo con ipiedi.
‘Se vuoi fare una cosa, falla bene troietta- mi grida. Con il minimo sforzo si libera della mia presa, si strappa il vibratore e me lo infila dentro tanto affondo da usarne più di metà. Mi stringe con le sue braccia causandomi un dolore lancinante agli arti. Poi afferra il vibratore con la vagina e inizia a muoverlo su e giù ‘Vuoi sentirti violentata?-mi dice ‘Avrai ciò che vuoi-. Mi sbatte a una ‘zampa’ del letto a baldacchino e inizia a legarmi con le corde delle tende del letto stesso. Quando ha finito, io sono lì: ho le gambe aperte che gocciolano legate alle braccia, legate a loro volta alla cornice del letto. Il legno scricchiola, a malapena riesce a sopportare il mio peso.
Mi conficca il vibratore con forza nella vagina. Poi lo estrae di nuovo e lo riconficca, quasi come se mi pugnalasse. Ad un tratto scompare oltre la soglia della porta, lasciandomi lì al gelo dei due gradi dell’aria condizionata. Torna dopo una decina di minuti con una prolunga in mano staccata probabilmente ad un elettrodomestico. Taglia la spina della prolunga con un paio di forbici e inizia a frustarmi. Sto godendo come’ Non so come cosa, ma sto godendo tantissimo. ‘Vengo!’ Vengo!- urlo. Questo orgasmo &egrave diverso da tutti gli altri. Il vibratore blocca i miei liquidi all’interno, provo un certo dolore. Sarah si siede sotto di me e rimuove il vibratore, bevendo i miei liquidi mentre cadono nella sua bocca.
Con un calcio, Sarah, mi fa cadere all’indietro portando con me anche il pezzo di cornicione del letto a cui ero attaccata. Mi strappa le piccole corde di nylon ed infila le mie dita nella sua vagina bollente e bagnata. Con la sua muscolatura interna mi fa sobbalzare. Mi torce le dita che la masturbano come se volesse spezzarle. L’orgasmo arriva, e io metto le mani a coppa sotto le sue gambe aperte. Raccolgo i suoi nettari e bevo senza ritegno. Presto ci addormentiamo l’una con le dita nella figa dell’altra.

La mattina dopo, lei mi spiega che da giovane era simile a me. Il sesso DOVEVA essere estremo. Non sapeva perché, ma incontrarmi aveva risvegliato in lei quegli istinti. Mi disse anche che dovevo imparare a controllarmi, perché un giorno mi sarei anche potuta fare molto male nel farmi picchiare a letto.
Io ero attratta da chi riusciva a dominarmi perché, come ho scoperto in seguito, durante la mia vita avevo sempre avuto vinto tutto. Iniziai anche un corso con Sarah -Sei vigorosa, ma anche molto inesperta- mi disse
‘Resta altri quaranta giorni qui con me e diventerai molto più esperta di come sei ora-. Ebbe ragione anche quella volta. Quando me ne andai da Miami quarantadue giorni dopo, ero molto più abile sotto le coperte di quanto non lo fossi prima.
Avrei continuato il mio viaggio anche se ormai non l’avrei potuto più compiere. Mi ero presa un anno e erano già passati sette mesi da quando ero partita e non avevo ancora compiuto metà del mio itinerario ‘Poco male’ mi dissi ‘Girerò l’america come verrà, senza meta e senza tempo’.
Erano trascorsi due mesi da quando me ne ero venuta da Miami. Col tempo erano passate anche le amanti e i rapporti.
Mi ero fermata in un piccolo villaggio di pescatori d’aragoste nel Maryland. La gente del posto era molto cordiale e interessata al mio viaggio, tutti volevano dare una mano a tutti. Dal momento che la pensione del posto era stata chiusa per cause di salute dell’anziana direttrice lo sceriffo del posto, un anziano ma arzillo uomo sulla sessantina. Sua moglie non era più del tutto autosufficiente, il suo cuore malandato le impediva sforzi eccessivi o attività durature, intense o meno. La casa dello sceriffo era appena fuori dalla piccola cittadina Spesso andavo in città per acquistare cibo, medicine o altro. In poco tempo conoscevo tutti gli abitanti, e loro conoscevano me.
Insomma, una mattina sono di ritorno da casa della signora Kimberly, che gestisce il bar del posto. Avevo promesso di farle da baby-sitter alla figlia perché suo marito a pescare e lei impegnata ad andare in banca nella città più vicina (25 km!) ma il tempo richiesto era stato minore del previsto.
Torno da casa della signora Kimberly appunto e passo a salutare lo sceriffo ‘Buon giorno sceriffo, come va la lotta contro il crimine oggi?-. Lo sceriffo era accasciato su una sedia con la testa tra le mani, credevo dormisse ‘E’ terribile Ivy- Ivy &egrave il mio diminutivo ‘Ha avuto un malore e la stanno portando all’ospedale più vicino- capisco subito che si sta riferendo a sua moglie. -Perché non va da lei? Se qualcuno ha qualcosa da denunciare capirà. Dannazione non viene mai nessuno!-. -Non posso farlo- mi risponde ‘Mi hanno affidato un detenuto e devo tenerlo qui sino a domani. Non posso lasciarlo solo-
Ci penso su un minuto buono prima di rispondere ‘Lo tratterrò io. Dopotutto non può certo fuggire dal nulla. E se fosse qualcuno di pericoloso, con tutta franchezza, non lo affiderebbero certo a lei. Inizia ad avere acciacchi dovuti all’età, non potrebbe fermarlo se tentasse di scappare- Mi guarda dritto negli occhi ‘Lo faresti?- -Certo!- rispondo con euforia. Senza dire niente lo sceriffo corre fuori e sale in macchina sparendo dalla mia vista. Mi accomodo sulla scrivania e inizio a leggere un romanzo rosa che avevo comprato e iniziato in precedenza. Mi annoio dopo circa un’ora. Sono le una e devo dar da mangiare al detenuto. Mi accorgo che nonostante l’autunno alle porte, la temperatura &egrave molto alta. Inizio a sudare e subito mi cambio indossando un top bianco. Prendo il vassoio con il cibo che ho preparato e mi avvicino alla cella chiusa da una porta metallica ‘Ehi bell’addormentato! Il tuo pranzo- Mi aspettavo di vedere un energumeno, e invece mi ritrovo davanti una visione celestiale. Una giovane donna, non più di ventidue – ventitre anni, completamente nuda e sudata dai lunghi capelli rossi si alza in piedi in tutta la sua maestosità.
E’ alta circa un metro e settantacinque, ha dei seni non molto grandi ma perfettamente sodi e tondi, che non risentono minimamente dell’effetto di gravità. Nonostante sia più bassa di me, io sono alta un metro e novanta circa, si muove con fare imperioso. Ha un tatuaggio sulla spalla con un drago giapponese che le corre per tutto il braccio. Il pelo della sua passera &egrave folto ma lascia intravedere la pelle olivastra e abbronzata. ‘Me**a!- esclama ‘Pensavo che il vecchio vedendomi nuda mi aprisse per prendermi così sarei evasa, ma ha mandato solo una t***a-. Io entro per porle il pranzo e mi chiudo la porta alle spalle. Anche volendo non sarebbe riuscita a fuggire: avevo bloccato la porta blindata che dava sull’ufficio, avevo sprangato la porta d’ingresso per evitare intrusioni e le finestre erano sbarrate e a chiusura ermetica. Inizia a spiegarmi di come sia finita in galera. Aveva rubato un’auto perché rimasta in balia di persone poco raccomandabili ma, sfortunatamente per lei, aveva tamponato un’auto di pattuglia e adesso doveva farsi ancora quattro mesi di prigione prima di scontare tutta la pena. Le passo il braccio intorno alle spalle.
Il caldo &egrave opprimente. Sono sudata fradicia.
Poi, qualcuno fa qualcosa. Le nostre bocche si incontrano e si fondono. Le nostre lingue si abbracciano. Mi stacco subito da lei. Sono li per fare la guardia ad una detenuta perché un mio amico &egrave all’ospedale con sua moglie malata di cuore. Faccio per uscire ‘Maledetta!- mi grida piangendo ‘Maledetta! Sei come loro! Sono una t***a, una ladra e una s*****a! Trovo una persona e lei mi abbandona! Dannazione, io ti amo! Ti amo! Ma sei solo una t***a come tutti loro!- Mi da uno schiaffo. Carica un pugno ma lo fermo in tempo. Lei si posa sul mio petto e inizia a singhiozzare. Con la guancia sente i miei capezzoli duri ‘Ma allora’ mi ami?- -Si, ti amo-.
Lei torna a sedere sulla sua branda e inizia a spogliarmi velocemente. Mi passa una mano sugli addominali a tartaruga. Poi con decisione mi lacera con le sue unghie. Grido di dolore e piacere al tempo stesso. Ci baciamo molte volte mentre lei mi graffia la schiena. Mi avvento su un suo seno iniziando a succhiare con voracità la carne morbida e a giocare con il capezzolo solleticandolo con le dite. Mi cinge le gambe attorno alla vita e mi strappa il reggiseno che ancora indossavo. Siamo bagnate fradice. Con le sue unghie affilate inizia a tracciare dei circoli sempre più piccoli attorno alla mia passera, poi mi infila tre dita dentro, eccitandomi con le unghie. Io, sempre succhiando i suoi capezzoli, dai quali sono abbastanza sicura sia fuoriuscito latte, infilo la mano libera dentro di lei usando tre dita e con le altre solleticandole abilmente il clitoride. Con un urlo liberatorio, la carcerata mi viene quando ancora la mia mano &egrave infilata dentro. Inizio a leccare la mano come fosse un gelato. Presto vengo anche io, colandole i miei umori sulla gamba. Inizia a succhiare tutte le ferite causatemi dagli artigli che si ritrovava al posto delle unghie. Quando ha bevuto tutto il mio sangue ed il mio nettare, inizia a sculacciarmi fino a che il mio sedere non &egrave completamente rosso. Mi afferra per i seni e mi solleva in piedi causandomi un dolore lancinante, ma piacevole. La criminale fece una verticale appoggiando le sue gambe sulle mie spalle, quando fui sicura di tenerla la sollevai iniziando a leccargliela. Quando mi venne in bocca cambiò posizione facendomi quasi cadere, dandomi il buco dietro dove iniziai a soffiare e a leccare. Ci stendemmo di nuovo sulla branda dove subito lei mi afferrò il collo con forza facendomi sanguinare con le sue unghie. Bevve il mio sangue come una vampira e ci esibimmo in una scissor sister (credo che la chiamiate così in Italia). Raggiungemmo l’orgasmo all’unisono. Ci baciammo ancora e io uscii dalla cella. Erano passate cinque ore da quando lo sceriffo se ne era andato, così lo chiamai. Sua moglie stava benissimo ora e si era fatta ricoverare perché un nocciolo di limone le si era conficcato in gola rendendole la respirazione affannosa, perciò si era pensato ad un infarto.
Tre giorni dopo, di notte, ci fu un furto nell’ufficio dello sceriffo. Non avevano rubato nulla di valore come fascicoli o altro e la ragazza non era evasa. Dieci giorni dopo partii per una meta imprecisata.
Dio com’era stato eccitante scopare con una criminale!! In ogni caso lei adesso &egrave fuori, ha scontato la sua pena e quattro mesi dopo gli eventi da me narrati fu rilasciata.
Il prossimo capitolo sarà il terz’ultimo riguardanti il primo viaggio che ho fatto. Mi raccomando, leggete e, soprattutto, commentate! Avete mai incontrato voi stessi? Vi &egrave mai capitato di incontrare una versione 1.2 di voi? In altre parole, avete mai incontrato una persona del tutto simile a voi ma più bella, forte, brava, capace e amata da tutti? A me &egrave capitato proprio questo: mancavano cinque mesi al mio rientro a Denver, e mi ero stabilita in una piccola cittadina nella regione dei Grandi Laghi (Lago Superiore, Lago Michigan, Lago Huron, Lago Erie, Lago Ontario). In soli due mesi ero diventata la beniamina di tutti. Tutti mi volevano bene e mi rispettavano. Raccontavo le mie storie (particolari piccanti esclusi), aiutavo nei lavori in città e avevo aperto una piccola palestra nella quale insegnavo autodifesa (gestita in ogni caso da un uomo del posto). Insomma, ero ‘una di famiglia’ come mi dicevano i più anziani. Alloggiavo in una pensione con ristorante.
La pace fu comunque turbata dall’arrivo in città di una donna con il suo seguito di tre conturbanti ragazze.
La nuova arrivata (Ricadonna) mi assomigliava molto, ma era più alta di cinque o sei centimetri, aveva un seno più grande (una quinta a occhio e croce), capelli lunghi e mossi e un corpo da paura, muscoloso come il mio, ma mantenendo una grazia femminile che si potrebbe addire a una donna dell’alta società. Le due ragazze al seguito erano Rachel e Misty, tutte e due erano alte un metro e settanta circa. La prima si era chiaramente tinta i capelli di un acceso blu elettrico, mentre la seconda aveva dei capelli nerissimi e mossi. Immediatamente tra noi si era instaurata una forte antipatia, ma non ci consideravamo mai. In meno di una settimana alle ragazze era stata data una casa in ristrutturazione come alloggio, un vecchio rudere appena fuori città. Avevano anche guadagnato la fiducia di tutti che ora mi dicevano ‘Impara da Ricadonna, quella &egrave un angelo!’; mi avevano messo in ridicolo più di una volta e io questo non potevo permetterlo. Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso si &egrave avuta a una manifestazione cittadina, quando io ero a cena con il mio ragazzo (un accompagnatore più che un ragazzo vero e proprio). Fu proprio Ricadonna a raggiungerci al tavolo e a parlare al mio ragazzo ‘Se la troietta ti da buca, vieni pure da me- sussurrò. Accompagnò quelle parole passando la sua lingua sul suo viso. Mi alzai in piedi afferrandola per un braccio, ma una delle ragazze che le stavano accanto mi gettarono a terra. Tutti risero. Ricadonna porse una mano per rialzarmi ma la rifiutai ‘Se ti azzardi ancora a toccarmi- sussurrò passandomi una mano nell’interno coscia ‘Giuro che non ti rialzerai- accompagnò anche quelle parole con una leccata sul volto data in modo che nessuno potesse vedere. Il mio ragazzo si stava scompisciando. Si alzò dal tavolo e raggiunse Ricadonna prendendola a braccetto.
Fui derisa da tutti, ma non volevo arrendermi. Volevo dimostrare a tutti che ero migliore di quelle sgualdrine.

La casa di Ricadonna era una vecchia fattoria in via di ristrutturazione. Il piano terra era molto confortevole e arredato alla meglio dalle tre donne. Il primo piano invece aveva una parete sfondata e il pavimento era ceduto in più punti dando sullo strato di legno che lo separava dal piano terra. In poche parole, al primo piano il pavimento vero e proprio, distante circa un metro da quello vecchio in travi di legno, aveva diverse ‘buche” No, non &egrave vero: il pavimento assomigliava ad un pezzo di formaggio olandese. Mi arrampicai sulla parete ceduta e salii al primo piano. Mi calai in un buco e cercai di strisciare fino ad individuare Ricadonna, ma gli indumenti provocavano un attrito eccessivo, quindi li nascosi sotto un mucchio di detriti. Rimasi solamente con un paio di slip bianchi. Finalmente vidi Ricadonna, era sdraiata nuda su di un lettino, gli splendidi capelli ricci color dell’oro le cadevano delicatamente sulla schiena. In piedi accanto a lei c’era Misty, che la massaggiava con un olio speciale. Stetti li ad osservarla per qualche momento quando uno scricchiolio mi riportò alla realtà. Il soffitto di legno marcio si aprì sotto di me facendomi cadere. Una volta ripresami dalla caduta vedo Misty che mi carica mettendomi le mani sulle spalle e schiacciandomi al muro ‘Lasciala! Ed esci- ordina Ricadonna. Misty obbedisce senza fiatare. Vado verso Ricadonna ‘Mi dispiace per l’altra sera, il tuo ragazzo a letto &egrave veramente una forza della natura!- -Ricadonna! Mi hai rovinato la vita! Messo in ridicolo! Devi pagare!-. Le do un pugno ma non sortisce effetto, lo para senza problemi. Inizia a colpirmi con il mio stesso pugno ridendo. Mi lascia la mano colpendomi con un pugno. La prendo di forza, ma lei &egrave troppo superiore a me. Mi spazza via e quando sono a terra comincia a pestarmi ripetutamente la fica. Urlo, piango. Sono disperata, ma presto si ferma. Mi solleva di peso per i capelli e mi sferra un pugno nello stomaco come mai ne ho ricevuti. Misty entra nella stanza con una videocamera. ‘Sai, non &egrave stato volontario. Ti abbiamo rincontrata in una stazione di servizio ed abbiamo capito che era destino-. Ricadonna fa partire un video in cui io faccio l’amore con una carcerata ‘La rapina nell’ufficio dello sceriffo. Roba nostra, video della sorveglianza spariti. Non vuoi che questo video faccia il giro del mondo per arrivare nell’ufficio di tuo padre. Vero?- Mio padre si sarebbe sconvolto se avesse saputo che ero lesbica, ma vedere che facevo l’amore con una carcerata nell’ufficio di uno sceriffo’.
Abbassai lo sguardo ‘Non vuoi vero?’ VERO?- mi pestò il seno affondandoci le unghie ‘NO NON VOGLIO!- -Bene, allora d’ora in poi farai ciò che ti dico. Potrai riacquistare la libertà se conquisti il video. Mi dovrai avvertire tre giorni prima, e potrai tentare di prenderlo. Se riesci potrai ottenerne una copia, se fallisci verrai violentata. Esistono quattro copie inclusa l’originale- Si fermò a pensare -Dovrò trovarti un nome, tutte ne abbiamo uno: Misty &egrave ‘la Nera’ (per via del colore della pelle); Rachel &egrave ‘Gatta’, io sono la Padrona (presto capirai perché); tu sarai’ Che nome potrei dare ad una t***etta come te? Ad una che si spaccia per una donna? Perché tu non sei una donna vera. Le donne vere sono come me, o come quelle normali che vediamo tutti giorni nelle città. Non sono t***e come te che vagano e si fanno mettere i piedi in testa dalle donne vere- Mi sferrò un calcio in faccia e riprese a parlare ‘Tu sarai la ‘Domata’-. Solo allora mi accorsi della passera perfettamente depilata di Ricadonna: era la versione big bamboo delle passere. Le sue grandi labbra coprivano l’enorme buco. Nonostante la situazione era invogliante. Ricadonna si accorse del mio stupore nel vedergliela ‘Guardi questa vero? Ti piace, perché sei una tr**a! Si, &egrave veramente bella- con le mani aprì il buco mettendo in mostra l’interno. Poi si infilò un intero pugno all’interno ‘Enorme vero? Misty, prepara la signorina qui presente, io torno tra poco-. Misty mi penetrò con due dita sino a che non ebbi un piccolo orgasmo, poi mi sdraiò sul letto dove poco prima giaceva Ricadonna.
Presto Misty uscì ed al suo posto entrò la Padrona. In mano aveva un pene di lattice enorme, del diametro di 10cm e della lunghezza di 30 ‘Ok tr***tta! Adesso tu ti farai sottomettere senza storie altrimenti sarò molto, molto cattiva. Ho mandato Misty in paese e Rachel non c’&egrave, ho bisogno di essere sola per potermi esprimere al meglio-. Mi passò una mano sulla fica per controllare che fosse abbastanza umida. Decise che lo era ‘Ti eccitano le donne forti, e ti eccita essere maltrattata. Hai trovato ciò che vuoi allora! Sono molto più forte di te, e se volessi potrei annientarti- a dimostrazione di ciò che diceva si infilò dentro il vibratore quasi per intero, la sua espressione cambiò mostrando che si stava sottoponendo ad un notevole sforzo fisico, i suoi umori scivolavano lungo le gambe cadendo a terra. Dopo qualche minuto si tolse il vibratore dalla fica’ Lo tolse in due pezzi! Aveva rotto un pene in lattice con la sola forza della sua muscolatura interna
‘Impressionante vero?- Mi fece scendere dal letto e mi schiacciò sul freddo pavimento. Era la sola possibilità che avevo. Colpii Ricadonna con una testata e provai a fuggire, ma lei fu più svelta: quando ero a pochi passi dalla porta mi raggiunse e mi afferrò sbattendomi al un muro ‘Non provarci mai più!-. Iniziò a penetrarmi più volte da dietro per mezzo del pene in lattice. Ogni colpo mi causava sia dolore che piacere. Presto si stancò e si sdraiò a terra. Mi spiegò cosa dovevo fare. Io iniziai succhiandole i seni enormi e i capezzoli duri come l’acciaio. Dopo nemmeno un minuto uno schiaffo poderoso mi colpisce sulla guancia sinistra
-Andiamo- grida ‘Scopi come una verginella. Forza, sei una tr**a no? Fammi vedere come scopano le tr**e!- Iniziai a leccare e a succhiare i suoi capezzoli uno alla volta. Mentre lei con le dita mi entrava sia da davanti che da dietro. Presto vengo con un orgasmo spaventoso gridando di piacere. Ricadonna non &egrave contenta e mi afferra la gola in una stretta potentissima ‘Cos’&egrave questo? Un orgasmo dopo pochi minuti? Io devo godere, tu al massimo puoi contribuire! E ora di nuovo al lavoro!- Ricomincio a succhiarle il seno come fossero dei grossi ca**i, questa volta emulo una certa avidità. Poi col ginocchio le struscio sulla fica esercitando una certa pressione. Rimaniamo così finché lei non viene, poi ricominciamo. Mi inginocchio e inizio a leccargliela. Lei mi schiaccia la testa verso di sé e si mette ad urlare -Siiii’ Siiii’ Oddio, siiiii! Forza! Forza! Cosa sei? Cosa sei ?- -Sono la tua tr**a Ricadonna! Sei la mia signora! Sei la mia Padrona! E io sono solo una Tr**a! La TUA Tr**a- il mio grido &egrave parzialmente soffocato per lo schiacciamento sul pube.Presto viene e io bevo, mi nutro come una vampira. Ricadonna mi afferra la testa e mi molla una ginocchiata, stramazzo al suolo e sputo un dente. Mi rialzo, non devo arrendermi né provare a liberarmi o per me &egrave la fine. Ricadonna afferra il mio clitoride con due dite e inizia a giocarci e a massaggiarmelo mentre guarda le mie smorfie. Poi con una sorta di pizzicotto me lo incide. Il sangue esce a fiotti, il dolore &egrave enorme. Mi sferra una ginocchiata proprio lì facendomi stramazzare. Inizia a succhiare il sangue misto di umori, poi si accerta che io continui a sanguinare affondando le sue unghie nel taglio precedente. Misty e Rachel entrano nella stanza ‘Assicuratevi che sanguini ancora un po’, poi portatela a casa-.

Nel prossimo racconto vi narrerò del mio primo tentativo di recuperare il video!
Avete mai incontrato voi stessi? Vi &egrave mai capitato di incontrare una versione 1.2 di voi? In altre parole, avete mai incontrato una persona del tutto simile a voi ma più bella, forte, brava, capace e amata da tutti? A me &egrave capitato proprio questo: mancavano cinque mesi al mio rientro a Denver, e mi ero stabilita in una piccola cittadina nella regione dei Grandi Laghi (Lago Superiore, Lago Michigan, Lago Huron, Lago Erie, Lago Ontario). In soli due mesi ero diventata la beniamina di tutti. Tutti mi volevano bene e mi rispettavano. Raccontavo le mie storie (particolari piccanti esclusi), aiutavo nei lavori in città e avevo aperto una piccola palestra nella quale insegnavo autodifesa (gestita in ogni caso da un uomo del posto). Insomma, ero ‘una di famiglia’ come mi dicevano i più anziani. Alloggiavo in una pensione con ristorante.
La pace fu comunque turbata dall’arrivo in città di una donna con il suo seguito di tre conturbanti ragazze.
La nuova arrivata (Ricadonna) mi assomigliava molto, ma era più alta di cinque o sei centimetri, aveva un seno più grande (una quinta a occhio e croce), capelli lunghi e mossi e un corpo da paura, muscoloso come il mio, ma mantenendo una grazia femminile che si potrebbe addire a una donna dell’alta società. Le due ragazze al seguito erano Rachel e Misty, tutte e due erano alte un metro e settanta circa. La prima si era chiaramente tinta i capelli di un acceso blu elettrico, mentre la seconda aveva dei capelli nerissimi e mossi. Immediatamente tra noi si era instaurata una forte antipatia, ma non ci consideravamo mai. In meno di una settimana alle ragazze era stata data una casa in ristrutturazione come alloggio, un vecchio rudere appena fuori città. Avevano anche guadagnato la fiducia di tutti che ora mi dicevano ‘Impara da Ricadonna, quella &egrave un angelo!’; mi avevano messo in ridicolo più di una volta e io questo non potevo permetterlo. Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso si &egrave avuta a una manifestazione cittadina, quando io ero a cena con il mio ragazzo (un accompagnatore più che un ragazzo vero e proprio). Fu proprio Ricadonna a raggiungerci al tavolo e a parlare al mio ragazzo ‘Se la troietta ti da buca, vieni pure da me- sussurrò. Accompagnò quelle parole passando la sua lingua sul suo viso. Mi alzai in piedi afferrandola per un braccio, ma una delle ragazze che le stavano accanto mi gettarono a terra. Tutti risero. Ricadonna porse una mano per rialzarmi ma la rifiutai ‘Se ti azzardi ancora a toccarmi- sussurrò passandomi una mano nell’interno coscia ‘Giuro che non ti rialzerai- accompagnò anche quelle parole con una leccata sul volto data in modo che nessuno potesse vedere. Il mio ragazzo si stava scompisciando. Si alzò dal tavolo e raggiunse Ricadonna prendendola a braccetto.
Fui derisa da tutti, ma non volevo arrendermi. Volevo dimostrare a tutti che ero migliore di quelle sgualdrine.

La casa di Ricadonna era una vecchia fattoria in via di ristrutturazione. Il piano terra era molto confortevole e arredato alla meglio dalle tre donne. Il primo piano invece aveva una parete sfondata e il pavimento era ceduto in più punti dando sullo strato di legno che lo separava dal piano terra. In poche parole, al primo piano il pavimento vero e proprio, distante circa un metro da quello vecchio in travi di legno, aveva diverse ‘buche” No, non &egrave vero: il pavimento assomigliava ad un pezzo di formaggio olandese. Mi arrampicai sulla parete ceduta e salii al primo piano. Mi calai in un buco e cercai di strisciare fino ad individuare Ricadonna, ma gli indumenti provocavano un attrito eccessivo, quindi li nascosi sotto un mucchio di detriti. Rimasi solamente con un paio di slip bianchi. Finalmente vidi Ricadonna, era sdraiata nuda su di un lettino, gli splendidi capelli ricci color dell’oro le cadevano delicatamente sulla schiena. In piedi accanto a lei c’era Misty, che la massaggiava con un olio speciale. Stetti li ad osservarla per qualche momento quando uno scricchiolio mi riportò alla realtà. Il soffitto di legno marcio si aprì sotto di me facendomi cadere. Una volta ripresami dalla caduta vedo Misty che mi carica mettendomi le mani sulle spalle e schiacciandomi al muro ‘Lasciala! Ed esci- ordina Ricadonna. Misty obbedisce senza fiatare. Vado verso Ricadonna ‘Mi dispiace per l’altra sera, il tuo ragazzo a letto &egrave veramente una forza della natura!- -Ricadonna! Mi hai rovinato la vita! Messo in ridicolo! Devi pagare!-. Le do un pugno ma non sortisce effetto, lo para senza problemi. Inizia a colpirmi con il mio stesso pugno ridendo. Mi lascia la mano colpendomi con un pugno. La prendo di forza, ma lei &egrave troppo superiore a me. Mi spazza via e quando sono a terra comincia a pestarmi ripetutamente la fica. Urlo, piango. Sono disperata, ma presto si ferma. Mi solleva di peso per i capelli e mi sferra un pugno nello stomaco come mai ne ho ricevuti. Misty entra nella stanza con una videocamera. ‘Sai, non &egrave stato volontario. Ti abbiamo rincontrata in una stazione di servizio ed abbiamo capito che era destino-. Ricadonna fa partire un video in cui io faccio l’amore con una carcerata ‘La rapina nell’ufficio dello sceriffo. Roba nostra, video della sorveglianza spariti. Non vuoi che questo video faccia il giro del mondo per arrivare nell’ufficio di tuo padre. Vero?- Mio padre si sarebbe sconvolto se avesse saputo che ero lesbica, ma vedere che facevo l’amore con una carcerata nell’ufficio di uno sceriffo’.
Abbassai lo sguardo ‘Non vuoi vero?’ VERO?- mi pestò il seno affondandoci le unghie ‘NO NON VOGLIO!- -Bene, allora d’ora in poi farai ciò che ti dico. Potrai riacquistare la libertà se conquisti il video. Mi dovrai avvertire tre giorni prima, e potrai tentare di prenderlo. Se riesci potrai ottenerne una copia, se fallisci verrai violentata. Esistono quattro copie inclusa l’originale- Si fermò a pensare -Dovrò trovarti un nome, tutte ne abbiamo uno: Misty &egrave ‘la Nera’ (per via del colore della pelle); Rachel &egrave ‘Gatta’, io sono la Padrona (presto capirai perché); tu sarai’ Che nome potrei dare ad una t***etta come te? Ad una che si spaccia per una donna? Perché tu non sei una donna vera. Le donne vere sono come me, o come quelle normali che vediamo tutti giorni nelle città. Non sono t***e come te che vagano e si fanno mettere i piedi in testa dalle donne vere- Mi sferrò un calcio in faccia e riprese a parlare ‘Tu sarai la ‘Domata’-. Solo allora mi accorsi della passera perfettamente depilata di Ricadonna: era la versione big bamboo delle passere. Le sue grandi labbra coprivano l’enorme buco. Nonostante la situazione era invogliante. Ricadonna si accorse del mio stupore nel vedergliela ‘Guardi questa vero? Ti piace, perché sei una tr**a! Si, &egrave veramente bella- con le mani aprì il buco mettendo in mostra l’interno. Poi si infilò un intero pugno all’interno ‘Enorme vero? Misty, prepara la signorina qui presente, io torno tra poco-. Misty mi penetrò con due dita sino a che non ebbi un piccolo orgasmo, poi mi sdraiò sul letto dove poco prima giaceva Ricadonna.
Presto Misty uscì ed al suo posto entrò la Padrona. In mano aveva un pene di lattice enorme, del diametro di 10cm e della lunghezza di 30 ‘Ok tr***tta! Adesso tu ti farai sottomettere senza storie altrimenti sarò molto, molto cattiva. Ho mandato Misty in paese e Rachel non c’&egrave, ho bisogno di essere sola per potermi esprimere al meglio-. Mi passò una mano sulla fica per controllare che fosse abbastanza umida. Decise che lo era ‘Ti eccitano le donne forti, e ti eccita essere maltrattata. Hai trovato ciò che vuoi allora! Sono molto più forte di te, e se volessi potrei annientarti- a dimostrazione di ciò che diceva si infilò dentro il vibratore quasi per intero, la sua espressione cambiò mostrando che si stava sottoponendo ad un notevole sforzo fisico, i suoi umori scivolavano lungo le gambe cadendo a terra. Dopo qualche minuto si tolse il vibratore dalla fica’ Lo tolse in due pezzi! Aveva rotto un pene in lattice con la sola forza della sua muscolatura interna
‘Impressionante vero?- Mi fece scendere dal letto e mi schiacciò sul freddo pavimento. Era la sola possibilità che avevo. Colpii Ricadonna con una testata e provai a fuggire, ma lei fu più svelta: quando ero a pochi passi dalla porta mi raggiunse e mi afferrò sbattendomi al un muro ‘Non provarci mai più!-. Iniziò a penetrarmi più volte da dietro per mezzo del pene in lattice. Ogni colpo mi causava sia dolore che piacere. Presto si stancò e si sdraiò a terra. Mi spiegò cosa dovevo fare. Io iniziai succhiandole i seni enormi e i capezzoli duri come l’acciaio. Dopo nemmeno un minuto uno schiaffo poderoso mi colpisce sulla guancia sinistra
-Andiamo- grida ‘Scopi come una verginella. Forza, sei una tr**a no? Fammi vedere come scopano le tr**e!- Iniziai a leccare e a succhiare i suoi capezzoli uno alla volta. Mentre lei con le dita mi entrava sia da davanti che da dietro. Presto vengo con un orgasmo spaventoso gridando di piacere. Ricadonna non &egrave contenta e mi afferra la gola in una stretta potentissima ‘Cos’&egrave questo? Un orgasmo dopo pochi minuti? Io devo godere, tu al massimo puoi contribuire! E ora di nuovo al lavoro!- Ricomincio a succhiarle il seno come fossero dei grossi ca**i, questa volta emulo una certa avidità. Poi col ginocchio le struscio sulla fica esercitando una certa pressione. Rimaniamo così finché lei non viene, poi ricominciamo. Mi inginocchio e inizio a leccargliela. Lei mi schiaccia la testa verso di sé e si mette ad urlare -Siiii’ Siiii’ Oddio, siiiii! Forza! Forza! Cosa sei? Cosa sei ?- -Sono la tua tr**a Ricadonna! Sei la mia signora! Sei la mia Padrona! E io sono solo una Tr**a! La TUA Tr**a- il mio grido &egrave parzialmente soffocato per lo schiacciamento sul pube.Presto viene e io bevo, mi nutro come una vampira. Ricadonna mi afferra la testa e mi molla una ginocchiata, stramazzo al suolo e sputo un dente. Mi rialzo, non devo arrendermi né provare a liberarmi o per me &egrave la fine. Ricadonna afferra il mio clitoride con due dite e inizia a giocarci e a massaggiarmelo mentre guarda le mie smorfie. Poi con una sorta di pizzicotto me lo incide. Il sangue esce a fiotti, il dolore &egrave enorme. Mi sferra una ginocchiata proprio lì facendomi stramazzare. Inizia a succhiare il sangue misto di umori, poi si accerta che io continui a sanguinare affondando le sue unghie nel taglio precedente. Misty e Rachel entrano nella stanza ‘Assicuratevi che sanguini ancora un po’, poi portatela a casa-.

Nel prossimo racconto vi narrerò del mio primo tentativo di recuperare il video!
Ricadonna mi aveva costretta a fare cose deplorevoli. Dovevo essere sempre vestita con una minigonna, senza tenere biancheria intima. Ciò era terribile vista la stagione fredda che era. Dovevo essere sempre disponibile per i capricci di Ricadonna, fare tutto ciò che mi veniva ordinato. Avevo chiesto a Ricadonna di poter battermi per il video, ma non mi aveva mai risposto.

Una sera ero appena rientrata a ‘casa’ (un albergo chiuso che non aveva clienti da mesi, messomi a disposizione dal proprietario), mi ero spogliata e stavo entrando in doccia. Mentre regolo la temperatura dell’acqua (per averla calda dovevo fare ogni volta uno stupido e complesso balletto con i rubinetti), sento chiaramente che la porta d’ingresso che si apre. M’infilo l’accappatoio e vado a vedere, una donna nuda con una maschera bianca sul volto stava nel corridoio. Mi sferra un calcio nella fica e mi parla, riconosco immediatamente Rachel sotto quella maschera ‘La mia Signora, Ricadonna, ha ascoltato la tua deplorevole richiesta di conquistare la prima copia del video. Fatti trovare domani al casale nel terreno degli Hawkins. Ma solo se accetterai le mie condizioni-
-Quali condizioni?- Rachel si tolse la maschera, aveva uno sguardo malizioso. Avvicinò la mia faccia alla sua fica e mi ordinò di iniziare a leccare. Io obbedì, non potevo fare altro. Fra un mugolio e l’altro sentì la sua voce ‘Inizia ad insultarti e. Poi lodami. Poi insulta me cosicché io possa punirti- Feci come disse e in poco tempo raggiunse l’orgasmo. Io bevetti i suoi nettari e mi feci frustare con i cordoni delle tende.
Ero una ninfomane semi-masochista finita in un gruppo di ninfomani sadiche!
-Riferirò il tuo messaggio- si dileguò lasciando la maschera e un biglietto che recitava ‘Questa maschera indica che riferirò il tuo messaggio. Fatti trovare domani mattina alle dieci e mezzo al casale nel terreno degli Hawkins e indossala o mostrala a Misty.
P.s: Abbiamo ciascuna una copia delle tue chiavi di casa. Non provare a cambiare le serrature’.

La mattina seguente mi faccio trovare al casale degli Hawkins verso le dieci e un quarto. Aspetto le dieci e venticinque, poi entro nella struttura. Ad aspettarmi vedo Misty e Ricadonna, entrambe mi guardano con aria maliziosa, probabilmente per gli espedienti sessuali che ho con entrambe. Non riesco a scorgere Rachel, ‘probabilmente &egrave in ritardo’, penso. Ricadonna non sopporta i ritardi, ‘non vorrei essere in lei quando arriverà’. Rachel arriva verso le 10:45. Ha portato con se una ragazza: si chiama Alicya (come scoprirò in seguito), &egrave più alta di me di tutta la testa, ha un seno piccolo e sodissimo, ma comunque molto pronunciato (non so come spiegarlo ma penso abbiate capito aveva una ‘circonferenza minima’, ma una ‘profondità’ notevole), ha dei capelli corti che le arrivano si e no alle spalle castani con sfumature rosse alle punte. I suoi addominali non erano scolpiti come i miei, ma comunque ben visibili. I muscoli non li aveva proprio, o comunque non erano vistosi come quelli di altre donne che avevo conosciuto. Indossava una maglia bianca attillatissima che non le copriva l’ombellico e tutta la pancia e un paio di pantaloni di pelle nera, anch’essi attillatissimi, a vita bassa. ‘Si chiama Alicya- annuncia Ricadonna posandole una mano sul sedere e alzando lo sguardo per guardarla dritta negli occhi ‘Ha sedici anni, ed &egrave orfana. Col corpo che si ritrova avrebbe potuto fare e avere qualunque cosa. Fortunatamente per noi, invece ha voluto unirsi al nostro gruppo. E’ la sua ‘prima volta’ in un incontro del genere- poi si gira verso Alicya e la guarda ‘Ah! E’ ancora vergine-.
Ero contenta di dover combattere contro Alicya, non sembrava molto forte nonostante fosse enorme, e non poteva essere più abile di me in combattimento. Il fatto, però, che Ricadonna l’avesse scelta non poteva significare che fosse un’avversaria da prendere alla leggera ‘Le regole sono molto semplici: Ivy deve resistere per mezz’ora, sarà consentito qualunque colpo. Potete cominciare!-. Le tre donne uscirono lasciandomi sola con Alicya. Non persi tempo e la colpii subito con un pugno nello stomaco e con una ginocchiata nelle costole. Alicya non fece una piega, afferrò il mio braccio con calma e iniziò a stringere la presa con noncuranza causandomi un dolore tremendo. Quando il dolore aveva raggiunto punti altissimi, fui lasciata. Un pugno mi colpì in pieno viso facendo schizzare sangue dal naso e dalle labbra. Caricai Alicya a testa bassa, ma lei fermò la carica afferrandomi e lanciandomi verso una colonna di legno. Stavolta fu lei a caricarmi, quando mi raggiunse si dette slancio sulle mie spalle e mi colpì con un ginocchiata sulla tempia. Mi ripresi in fretta e scappai sulle scale per andare al piano superiore del fienile ‘A cosa mi sono ridotta, scappare da una ragazzina’. Ebbi la buona idea di tirare su le scale mentre Alicya era ancora a terra. Pensavo di poter restare lì per un’altra mezz’ora, mala mia avversaria era ingegnosa, prese delle balle di fieno e iniziò a creare una pila su cui salire. Quando ebbe finito di costruire la pila, mi lanciai su di lei scaraventandoci a terra. Alicya fu più veloce a rialzarsi e mi afferrò, da dietro con la mano sinistra, per i capelli e, con la mano destra, per il collo. Poco prima di soffocarmi, mi schiacciò il volto sanguinante a terra e mi riempì di calci sul fianco, ma almeno adesso respiravo. Rotolai alle sue spalle e l’afferrai da dietro, ma Alicya si liberò agilmente. Ero a terra, sfinita, massacrata, con altri ventotto minuti da resistere. Non ce la facevo più, mentre Alicya era ancora perfettamente a suo agio. La colpì al ginocchio facendola cadere e afferrai un bastone che mi era capitato a tiro. Glielo spezzai sulla schiena. Si accasciò al suolo in preda al dolore, ma presto si rialzò, mi prese per il collo e iniziò a colpirmi sulla fica e sul seno. Si fermo dopo una trentina di colpi ‘Ricadonna ha detto che posso fare di te ciò che voglio. E io voglio rompere la mia verginità con te- -Ma io non voglio che tu lo faccia con me- risposi spavaldamente ‘Non c’&egrave bisogno che tu collabori, anzi’ Se cerchi di fuggire sarà tutto molto più eccitante-.
Mi strappò la maglia di dosso e iniziò a tastarmi il seno. Poi mi tirò a terra e iniziò a muovere la sua mano fra le mie gambe fino a trovare ciò che cercava. Mi prestai al gioco, ogni volta che non lo facevo mi infliggeva tanto di quel dolore che era difficile capire come potessi resistere. Iniziai a leccarle dolcemente il clitoride, venne dopo pochi secondi, dopotutto quella era la sua prima volta. Si mise a cavalcioni su di me, in modo che io potessi leccarla a lei e lei potesse penetrarmi con le dita (o con un intero pugno, facendomi un male boia!). Mi venne in bocca e io mi nutrii dei suoi dolci umori, poi assumemmo la posa del pilastro, variata però da rendere possibile lo sfregamento delle nostre vagine. Mancavano 15 minuti prima che le mie ricattatrici tornassero. Passammo tutto questo tempo in un 69 durante il quale io subì numerose percosse alla figa. Io venni due o tre volte, mentre Alicya innumerevoli volte.
Quando arrivò Ricadonna la situazione si complicò. Sollevò Alicya e la lanciò senza tanti complimenti ‘QUESTA TR**A &egrave ROBA MIA! ‘ poi la raggiunse e con un pungo la fece cadere oltre le balle di fieno. Sparì anche Ricadonna, io potevo solamente sentire le grida di dolore. Fu però Alicya a venir fuori per prima, aveva la faccia grondante di sangue, il naso spaccato e probabilmente la mascella rotta. Mi accorsi che sulla sua faccia era stampata un’espressione di paura, Ricadonna la stava inseguendo; non aveva riportato il minimo danno da quella piccola rissa. Quando ebbe raggiunto la fuggiasca, Ricadonna le sferrò due o tre pestoni sulla figa con gli stivali a spillo, poi si rivolse a Misty e Rachel che erano entrate nel frattempo ‘Fate in modo che abbia capito e poi occupatevene-.
Mi portò a casa mia e salì anche lei ‘Ti avevo detto cosa sarebbe successo se tu avessi perso-. Dalla sua borsa estrasse diversi oggetti: una cintura con un doppio fallo in lattice, un vibratore, un gatto a nove code, una maschera e dei fili da pesca con attaccate diverse palline colorate: uno da tre, uno da cinque, da dieci, da dodici e da venti.

Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete informazioni, qualsiasi cosa, il mio indirizzo email &egrave yoda92@hotmail.it (Yoda &egrave il personaggio di Star Wars, mentre 92 sta per 1992, l’anno di nascita del mio nipotino).
Questo racconto &egrave la seconda parte del precedente (Primo tentativo), e inizia esattamente dove lo avevate lasciato.

Ricadonna si spogliò nuda, io feci lo stesso, poi, senza tanti complimenti, si mise la cintura con il fallo in lattice mi schiacciò sul letto e, salendomi a cavalcioni sulla schiena, iniziò a penetrarmi da dietro. Quando ebbe raggiunto l’orgasmo, complice il fallo a doppia penetrazione, cambiò posizione e iniziò a penetrarmi frontalmente colpendomi con degli schiaffi sul volto e sul seno ‘Adesso servimi come fa una schiava putt**a- mi disse. Ero sottomessa, non potevo fare nulla anche volendo, quindi le feci togliere la cintura e la faci avanzare sul mio corpo iniziando a leccargliela. Con fare felino si volta dandomi l’ano che inizio a sforacchiare prima con le dita e poi con la lingua. Prende il filo da dodici palline colorate e le infila una per una nella mia figa. Quando infine viene e ho finito di bere i suoi liquidi, strappa le palline con forza. Ripete l’operazione per sei volte facendomi avere un orgasmo ogni volta. Mi ordina di andare a prendere una cravatta nel armadio e di infilarmela, io eseguo senza fiatare. Impiego qualche minuto, poi torno da Ricadonna che mi colpisce in pieno viso per averci messo troppo tempo.
Sono sfinita: il combattimento con la ragazzina mi ha sfinito, la mia foga &egrave in fiamme e non riesco più a muovere la lingua. Non posso fermarmi, la sto leccando con tuta me stessa, me la sto strofinando addosso; se mi fermo inizia a menarmi il seno. Veniamo tutte e due.
-Ok putt**a, adesso sdraiati. Ti farò sentire come fa godere una donna vera-.
Con abilità disarmante inizia a solleticarmi il clitoride con le dita della mano sinistra, mentre con la destra solleva leggermente la mia schiena dal materasso. Con la lingua inizia a massaggiarmi un capezzolo, per poi infilarselo in bocca per tutta la sua interezza. ‘Cosa stai facendo?- mi chiede staccandosi dal capezzolo ‘Sto godendo- rispondo fra uno spasmo e l’altro ‘Stai godendo?-
-SI! Sto godendo come una tr**a ninfomane in calore! Sei la mia Padrona e mi stai dominando!- urlo. Presto l’abilità e la freddezza lasciarono il posto all’eccitazione. Impetuosa come il mare in tempesta, forte come un terremoto e efficace come la pioggia che cade sui campi, la mia Padrona mi stava offrendo la furia del vero sesso. Avemmo un orgasmo simultaneo. Qualcosa simile a una diga che crolla.
Cadde su di me respirando affannosamente. La baciai e la accarezzai sui capelli, per la prima volta non ero arrabbiata con lei, anzi, cominciavo a capire perché altre donne le erano devote come ad una dea. Io ero fradicia, sia di umori (miei e di Ricadonna) che di sudore. La mia compagna si riprese immediatamente e ripeté l’azione di prima, stavolta utilizzando il fallo in plastica al posto delle dita e tenendomi con entrambe le mani che raggiunsero il mio collo formando una sorta di X sulla mia schiena. Iniziò a penetrarmi dapprima lentamente poi aumentando il ritmo ‘Sei stata la migliore schiava che mi abbia mai servito. Nonché la più coraggiosa. Normalmente, presto ti avrei lasciata andare. Ma tu non rientri nella normalità: hai persino accettato la mia sfida, hai perso, ma mi hai sfidata- Non smise di parlare neanche durante l’orgasmo ‘Rimarrai con me finché non mi sarò stancata di te- detto questo infila una mia mano nella sua figa (la cintura con il fallo che stavamo usando la lasciava scoperta). Provai a muoverla ma non si smuoveva di un millimetro. Poi passò una mia mano sotto di lei fino al suo sedere sodissimo. Ero immobile. Sul suo viso comparì un ghigno malvagio. L’orgasmo le fece fare una smorfia.
Con le sue mani ormai attorno al mio collo iniziò a soffocarmi in una morsa terribile ‘Non posso rischiare che tu comprometta tutto, se non ti caccio le ragazze si ribelleranno. Ma non posso separarmi da te finché respiri-
Credevo di morire.
Quando avevo ormai perduto ogni speranza mi disse ‘No, ti ho dato la mia parola. Intendo mantenerla- Mi lasciò, prese la sua roba e se ne andò ancora mezza nuda’ Piangendo.
Due giorni dopo, feci i bagagli. Passai a salutare Ricadonna, Misty e Rachel. Non credevano in ciò che stavo facendo (e francamente nemmeno io). Chiesi di rimanere sola con Ricadonna ‘ Me ne sto andando- -Se lo fai io distribuirò il video e ti denuncerò a tuo padre- Se fari questo, io darò questo alle tue tr**e. Un video della notte scorsa, non vorrai vedere che hai pianto’ Vero?- Ricadonna esitava, se avesse voluto avrebbe potuto aggredirmi e fare solo Dio sa cosa. Porsi la mia mano ‘Tu mi dai i miei video, e io ti do i tuoi. Io rischio la galera, ma tu?- Sapeva che l’avrebbero uccisa se l’avessero vista esitante, dopotutto lei insegnava loro così.
Per fortuna accettò.
Io tornai a casa, molto era cambiato: lo zio aveva acquistato una società di import-export e stava volgendo le sue attenzioni sulle nuove tecnologie. Papà era andato in pensione e non era più ossessionato dalla morte della mamma, anzi, era tornato un Casanova come in gioventù.

‘.Finalmente ero tornata a casa’.

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