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Sensazioni

La Ilaria che non conoscevo – 2

By 29 Maggio 2023No Comments

Dopo il primo incontro tra le lenzuola il nostro rapporto nella vita di tutti i giorni non era cambiato: continuavamo a frequentarci come amici districandoci tra un aperitivo e l’altro.

Di tanto in tanto Ilaria partiva con le sue voglie e improvvisamente mi ritrovavo catapultato a casa sua nudo e in preda alle sue fantasie.

Non che mi dispiacesse, anzi. Ero ormai dipendente da quei momenti nei quali dimenticavamo qualsiasi tipo di educazione e savoir faire per trasformarci in due disinibiti amanti.

Facevamo sesso protetto tranne in quei momenti nei quali desiderava “sentire il calore del mio sperma dentro di lei”, cosa che accadeva puntualmente dopo un energico rapporto anale. “Fammelo sentire nel culo” diceva “ma non venire subito, aspetta di venire insieme a me”.

Non avevo particolari problemi rispetto alla mia prima volta con lei, la mia resistenza era notevolmente migliorata e lei non mancava mai di prendersene il merito. Quando passava un po’ di tempo tra un rapporto e l’altro, comunque, Ilaria si tutelava prodigandosi con la sua bocca a farmi venire prima di farsi prendere.

“Hai le palle belle gonfie eh? Ti ho trascurato un po’ troppo, ma mi faccio perdonare” e iniziava a succhiare. Iniziava a leccarmi con la punta della lingua il prepuzio e continuava finché la mia cappella non diventava bella gonfia. Diceva che avevo un “fungo al posto del cazzo” perché la mia cappella era secondo lei sproporzionata rispetto al pene. Diceva però allo stesso tempo che la cosa le piaceva soprattutto quando la penetravo per la sensazione che le davo. Insomma sapeva alimentare anche il mio ego.

Succhiava e mi faceva venire. A volte teneva solo la cappella tra le labbra gustando un po’ il mio seme prima di ingoiare, a volte invece lo teneva in bocca per farsi venire direttamente in gola, cosa che mi piaceva da matti soprattutto quando le veniva da tossire. Mi chiedevo sempre da dove arrivasse tutta quella sua abilità, ma poi cancellavo il pensiero e mi concentravo sul fatto che stesse dedicando a me le sue attenzioni.

Ultimamente si lamentava del fatto che fossi troppo “educato” e che non usassi parole spinte durante i rapporti. “Cazzo sembri un vocabolario. Va bene quando siamo in giro, ma in camera da letto ti voglio porco.” Non era facile per me, ma pian piano stavo provando ad essere come lei mi voleva e la cosa iniziava anche a piacermi. E anche a lei ovviamente.

“Ti piace succhiarmelo eh?” oppure “Girati che voglio scoparti a pecora” erano per me l’inizio di un percorso linguistico che non si sarebbe fermato.

Una volta mi portò in camera e mi disse: “tu adesso mi devi sbattere come fossi una troia, senza sentimento e solo per il tuo piacere”. Rimasi per l’ennesima volta spiazzato ma lei rintuzzò. “Fai quello che devi fare, se esageri te lo dico”.

Quelle parole mi infuocarono e allo stesso tempo mi diedero sicurezza perché pensai che comunque lei avrebbe accettato solo ciò che la faceva godere. La presi delicatamente per la nuca e la abbassai fino a farla inginocchiare. “Succhiami il cazzo, troia”. Glielo infilai in gola tenendole la testa con entrambe le mani e le scopai la gola per un paio di minuti, poi la staccai da me. La saliva le colava dalle labbra e dal mio cazzo. I suoi occhi luccicavano di lacrime ma il suo sorriso malizioso mi tranquillizzava.

“Sei un porco, bravo. E adesso che vuoi fare?”.

“Adesso ti scoperei, ma voglio approfittare di tutta questa saliva che hai lasciato sul cazzo come lubrificante”. La presi per i fianchi la girai e la spinsi sul letto in modo che avesse il busto contro il materasso e i piedi poggiati a terra.

“Lo sai che mi piace il culo e adesso me lo prendo”. Appoggiai la cappella al suo ano e iniziai a spingere. Non ci volle molto per farla entrare e non ci volle molto perché il suo buco del culo si adattasse alla mia circonferenza. La pompai senza ritegno e senza pietà. Lei godeva, mugugnando ad ogni colpo.

“Vienimi nel culo come piace a me!” disse.

“Sono io a decidere, non tu, troia.”

Sfilai il cazzo e le venni sul buco del culo dopodiché restai a guardare il mio sperma colare tra le sue grandi labbra.

“Non sono venuta, ma cazzo che scopata!” disse “stai diventando davvero bravo”.

“Anche tu sei una brava troia. Ah e se non sei venuta puoi rimediare masturbandoti mentre vado a farmi la doccia”. Senza dire nient’altro presi e andai in bagno sotto il getto dell’acqua calda.

CONTINUA…

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