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Racconti Erotici

Note armoniose

By 25 Maggio 2020Settembre 13th, 2020No Comments

La notte, in linea di massima, ma non solamente, è il momento in cui tutte le utopie, i capricci, le creatività, i sogni e le smanie s’accatastano, viziose si raccolgono, in quanto accumulandosi oltremisura gradiscono in seguito prorompere, mostrandosi e sfogandosi decisamente in un sonoro trionfo d’emozioni e in un’apoteosi d’eccitanti carnali suggestioni. Sara, di notte è senz’eccezione eccitata, talora scalpita, di tanto in tanto frigge, talvolta ribolle e sogna accavallando i pensieri. Sara calcola, escogita, inventa e presume, fa scorrere le mani sul corpo, insinua le mani tra le sue gambe di femmina in calore, s’accarezza con la mano la fica fremente e ingorda. Considera, pensa e vede con la mente di fare sesso con il suo maschio immaginario, o meglio con quello che la farà godere in maniera esplosiva e sensazionale.

Le sue tette al momento sono compatte, i suoi capelli sono sciolti e la sua deliziosa e odorosa fica intrisa di fluidi s’agita smaniosa rimestandosi. Sara elucubra, fantastica ed elabora, è fra le nuvole, gode e muove la mano, con queste visioni e con le sue sregolate velleità si masturba con vigore gemendo, respira con affanno muovendo il corpo in modo erotico, intanto che il pensiero sfugge ripensando all’amico d’uno dei suoi genitori che le fa visita ogni tanto presso l’azienda di famiglia, per il fatto che Sara gli ha piantato immancabilmente gli occhi addosso tempestandolo con la sua astuta e smaliziata occhiata. Lui è diventato il distinto fautore, il caro e gradito compagno di notti scostumate, d’oscurità smodate e viziose, quando il richiamo erotico di fare da sola per accontentarsi è tanto come adesso che vibra. L’anonimato, l’assenza di luce e l’appannamento dei lascivi sensi del luogo e tutto il contorno di quell’intenso momento fanno il resto, conducendo Sara a compiere oscillazioni frenetiche nei movimenti con le dita, in quanto avvengono in modo incontrollato e smisurato, alternandosi a momenti di reciproco piacere, con la mente che vaga in maniera dissoluta e con il corpo che attende lo sbotto finale.

Sara attualmente s’accarezza delicatamente ma voluttuosamente l’irto clitoride, dopo si ferma, prolunga quell’intemperante, peccaminoso e insaziabile atto, lei vorrebbe però di più, escogitando e stimando d’appagare e d’acquietare al meglio il suo sensuale e corporeo istinto. Adesso Sara chiude gli occhi e prosegue, mentre davanti agli occhi ha la figura di lui, che con lo sguardo tormentato dalla sete del desiderio e con gli occhi attenti, la sta adesso impudicamente esaminando con una smisurata e avida cupidigia, mentre Sara sta pensando d’ingoiare il suo cazzo, lui invece bramerebbe romperla in due e farla strillare, facendole sperimentare un piacere veemente e indescrivibile, proibito e finanche lussurioso, per tanto tempo negato.

I pensieri di Sara sono un risucchio multiforme di percezioni, un gorgo sfaccettato di sentori, l’apice monta in modo sfrenato, il bassoventre freme senza ritegno di calore, è irrefrenabile, la sua mano accelera la cadenza circolare di quel lascivo e sregolato gioco proibito, perché improvvisamente si capta un focoso gemito fendere screpolando irrimediabilmente l’aria, perché Sara viene strepitando il suo lussurioso e intimo carnale piacere, gustandosi quel poderoso e svigorente solitario empireo dal giardino delle sue intime delizie. Lui, l’amico delle sue recondite e sfrenate fantasticherie preferite non è da meno, perché tra un fiotto lungo e consistente, adesso lo sperma sta fluendo inzaccherando il corpo ansimante di Sara, che al momento rilassa appagata i muscoli, assaporandosi libidinosamente in completo isolamento quel piacere intenso. Ci voleva proprio, mi sento meglio, rimugina Sara sentendosi alquanto paga e felice, toccandosi la fica intrisa all’inverosimile di secrezioni.

Nel mentre riflette per quel sensazionale orgasmo appena ottenuto, Sara seguita nel suo vizioso e vorace intento, mentre dentro se stessa ripensa a quello che accadde una settimana prima, ammettendo liberamente e confessando apertamente a una sua amica:

“Ho sempre adorato masturbarmi sin da piccola, ammette Sara. Ho cominciato con le dita, poi con piccoli oggetti sferici, tipo penne o tubetti della crema, per poi finalmente acquistare un vibratore tramite il segreto ausilio d’una mia amica dell’ateneo e intravedere le stelle. Nonostante ciò, ogni tanto mi piace ritornare sui miei passi, usando ogni volta qualcosa d’improbabile e d’originale, per goder sempre di più, una sorta di fai da te, il mio privato self-service, come io l’ho spensieratamente e gioiosamente nominato. Un primo pomeriggio ero a casa da sola, rientrata da scuola mi sentivo stracarica e anelante dalla voglia, alla ricerca di qualcosa che potesse perlomeno soddisfarmi. Sennonché spalanco il frigorifero e là di fronte mi trovo tre grandi grappoli d’uva. Faccio una smorfia di biasimo e di dissenso perché sto per chiudere il frigorifero, quando cambio repentinamente idea e decido di prendere un grosso acino, il più grande che trovo. Lo squadro alla luce del sole che filtra dalla finestra, lo rigiro tra le dita con la mano sinistra, mentre la mano destra me l’infilo repentinamente sotto le mutandine, per tastare il clitoride già rigonfio e pulsante. Io ansimo e gemo, mi siedo e spalanco le cosce, sfilo le mutande e mi dirigo nella mia camera da letto, sedendomi nuda davanti allo specchio dell’armadio scorrevole. Comincio ad accarezzarmi le tette, stringo i capezzoli ribelli, mentre continuo a maltrattare ritmicamente il mio clitoride diventando sempre più madida. Acciuffo l’acino d’uva e inizio a sfregarlo sul clitoride, facendo dei movimenti circolari; sto godendo moltissimo, sono bagnatissima. L’acino scivola davanti alla mia fica, e lo spingo dentro: uno spasmo indescrivibile e inesprimibile di piacere s’irradia nelle mie viscere avvolgendomi la zona dell’inguine, è un piacere vorticoso che ti sconquassa, mentre proseguo nel carezzarmi il clitoride. L’acino è dentro di me, lo sento entrare bene, pure lui è abbondantemente intriso dei miei fluidi. Lo estraggo, è rovente, io lo lecco eccitata e poi lo rimetto dentro. Ci gioco, spingendolo dentro e togliendolo, e ogni volta è sempre più irrorato. Sono gonfia e bagnata, sto per venire. Strofino ancora l’acino sul mio clitoride, l’orgasmo è vicino. Piego la testa all’indietro, gemendo, mentre due dita entrano dentro di me. A poco dall’orgasmo l’acino si rompe, e io vengo, scardinata e scompaginata da quell’inenarrabile ed entusiasmante piacere, tra il succo dolce dell’uva che sento cadere sul mio clitoride e la sapidità salata delle mie stesse intime secrezioni”.

Anche se la masturbazione svolge un’aggiuntiva sostanziosa mansione, ovvero quella di rabbonire l’ansia e di convertire limitando la tensione fisica, va calcolato che il piacere ricopre una collocazione indispensabile nel bilanciamento mentale e interiore. La masturbazione ha anche una funzione ricreativa di fuga e di distrazione, che non cagiona nessuna né danneggiamento alcuno alla persona o al prossimo: svincolando infatti l’individuale fantasia, contando sulle rappresentazioni erotiche, catapultandosi e rintanandosi in un mondo fittizia e favoloso, dove ognuno di noi reperisce e scopre il suo legittimo e istintivo bilanciamento, per il fatto che si libera, si forgia il singolo giardino personale inaccessibile, dove riacquista le prestanze, in cui sazia la sua vigoria per poter sostenere le compressioni del mondo esterno.

Sara però vuole dell’altro, la masturbazione non è tutto, sì, d’accordo, ha la il suo ruolo e la sua connaturata funzione, però lei predilige decisamente una vigorosa, sana, ricostituente ed energetica scopata, perché così si ritempra tutto, si tonifica sia la psiche che il corpo, perché le sue posizioni più gettonate nell’ordine sono quella della pecorina, posizione apprezzata anche dal maschio, che può ammirare in tutta la sua bellezza il fantastico lato delle chiappe perfetta per il sesso passionale, dal momento che permette una penetrazione profonda ed efficace. In ordine di gradimento Sara ama e predilige in modo tassativo stare innanzitutto sopra, posizione peraltro da lei privilegiata, dove si possono gestire i movimenti. Apprezzato specialmente, se lui a letto è poco esperto, può capitare, o pensa d’essere un grande amatore, ma in realtà non lo è. Sara gradisce inoltre scopare al contrario dandogli la schiena: una volta raggiunta la sintonia dei movimenti, la stimolazione del clitoride è più agevole, mentre la penetrazione diventa maggiormente profonda e la stimolazione dell’ano, rende tutto indubbiamente più piacevole e intrigante. Nella lista delle preferenza di Sara, non manca quella del missionario, anche se lei sostiene che di frequente questa posizione la si pratica in modo meccanico, ma che permette numerose variazioni, perché oltre alla corretta stimolazione del punto G unita allo sfregamento del clitoride, è un imbattibile e sicuro binomio del piacere.

Sara aveva imparato conoscere e ad ascoltare il suo corpo, assicurandosi e ottenendo sempre orgasmi garantiti. La laboriosa ed esasperante giornata lavorativa era volta al termine. In verità era stata alquanto disagevole e gravosa, con incessanti telefonate, varie adunanze e come se non fosse sufficiente perfino un acquirente assai pretenzioso l’avevano in ultimo snervata sfinendola. Imbattersi con un individuo frequentato via posta elettronica, l’aveva sennonché lasciata gradevolmente accalorata, al pensiero che fosse proprio lui quello spasimante e connivente che stava inseguendo.

All’interno di quella locanda alquanto stipata ambedue si sentivano naturalmente a proprio agio, gli sguardi erano immensi e i sorrisi ammiccanti non erano di certo mancati. Lui più volte si era trattenuto squadrando intenzionalmente la scollatura di lei, accarezzando con lo sguardo quell’enorme misura, che risaltava in maniera insolente da quell’elegante reggipetto. Sara avrebbe voluto sentire scorrere la sua lingua tra i seni, lentamente, rovente come quel porto che la scaldò in un istante. Entrò in casa con in mano il casco, il telefono, la borsa delle compere, la rivista e si lasciò la porta alle spalle, scaricando tutto il contenuto delle sue braccia per terra nel corridoio. Sfilò gli stivali bassi a punta e a piedi nudi si diresse verso il bagno, mentre passando davanti allo specchio non poté fare a meno di sorridere a quegli occhi impertinenti di colore verde acquamarina che la osservavano con una luminosità che era tutta sua.

Si spogliò e rimase in reggipetto, appena si sfiorò la fica con la mano rimase impigliata nei suoi foltissimi riccioli scuri e al pensiero di quello che avrebbe eseguito a quello sconosciuto, se lo avesse avuto tra le mani in quel momento, la portarono ad un’eccitazione immediata, smisurata e vivace. Indugiò un poco, persuasa di prendersi un orgasmo lì, seduta, ma privilegiò di proseguire spogliandosi e introducendosi sotto la doccia. Riempì la mano d’un bagnoschiuma che adorava eccezionalmente per la sua speciale fragranza speziata, aprì il getto e cominciò a massaggiarsi il seno, le braccia, per scendere sulla pancia e accarezzando le grandi cosce si diresse nuovamente al pube, che pulsante l’implorava di darle pace.

Dall’altra stanza, frattanto, il melodioso, penetrante e ritmato brano “Some Shunk Funk” dei Brecker Brothers accompagnava ogni suo movimento con la carica trascinante del suo eccellente sassofono, congiuntamente ben miscelato agli altri strumenti musicali. Udendo quella melodia, se avesse avuto là il forestiero di stasera, lo avrebbe indubbiamente indotto a stare in ginocchio davanti a sé, avrebbe voluto percepire la sua lingua dappertutto sul suo corpo scompaginandole inevitabilmente le membra con flemmatiche e ritmate lappate, perché sarebbe venuta lì in piedi infilando le mani nella chioma di lui.

Uscendo dalla doccia Sara s’avvolse nel grande asciugamano azzurro, si spostò in camera lasciando le impronte sul rivestimento del bagno, aprì il cassetto dove teneva i suoi inconfessati gingilli ed estrasse un involto di lino con una fusciacca di pelle conciata d’annodare in vita, con annesso un meccanismo sul quale inserire un membro di lattice, con dovizia lo inserì e lo indossò, stringendo in conclusione le cinghiette laterali facendosele passare tra le natiche. Allorquando transitò di nuovo di fronte alla grande specchiera dell’andito, quel pene spuntò dal canovaccio che lo fasciava e Sara ebbe l’istintivo pungolo di prenderlo in mano, accarezzandolo come avrebbe fatto se lui fosse stato lì ancora in ginocchio di fronte a sé, perché lo avrebbe costretto nuovamente a restare inginocchiato, avrebbe cosparso le natiche di quell’uomo dal corpo atletico e nerboruto di gel, in seguito lo avrebbe frizionato a rilento, successivamente lievemente sculacciato, per prepararlo dapprima con le mani a quella penetrazione che lo avrebbe predisposto a un’erezione esemplare.

Sara si diresse verso la camera rischiarata solamente dalla luce dei lampioni, che emettevano una distinta luce di gradazione arancione, successivamente sradicò quel pene dal suo supporto, lo infilò in bocca lentamente, poi cominciò a premere sfregandosi il glande di gomma sul suo clitoride, per poi infilarselo dapprima lentamente, più avanti costantemente più velocemente dentro di sé, fino a raggiungere un piacevole e sensazionale orgasmo, piacevolmente garbato, diffuso, lungo e sincopato, così come il sassofono del brano Common Ground” dei Brecker Brothers.

{Idraulico anno 1999}  

 

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