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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 27

By 4 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La Rossa divenne folle, folle!
Le avevano strappato il suo amore affettuoso e lei non lo poteva più stringere a sé’ Le mancava quella carezza tenera e quel piacere, che lingua mortale non potrà mai raccontare!
Di tanto in tanto, una lacrima bianca le solcava le guance.
Ogni cosa svaniva davanti agli occhi suoi’ Le guglie, rosse o nere, delle torri del villaggio, le vedove dai manti color di carbone, gli uomini dalle lunghe barbe, che spingevano le carriole, o guidavano i carri, le finestre illuminate, i giorni di neve’ Illusioni! Sogni! Ricordi!
Follie!
Cieli ardenti e tersi, miracoli di luna, nella notte, felicità perdute, e mai confidate, cavalcate selvagge, poesie, fatte di stelle e di silenzi’ Questo, oh, sì, questo era il vero volto della vita sua’ Un violino suonava, ma la voce sua si spegneva, nel vento, nel vento!
Ricordo di corse forsennate in mezzo al bosco, la povera giovane invocava un nome, l’amato nome’ Poi, si lasciava cadere al suolo, come una foglia morta’ Raccoglieva manciate di neve e languiva così, nelle ore perdute del meriggio senza fine, sino al calar del tramonto.
I lunghi capelli rossi di lei carezzavano i geli selvaggi della montagna, prossimi al disgelo, mentre i banditi sogghignavano nell’ombra.
Durante una delle ormai consuete peregrinazioni cui la spingeva lo spirito suo, la violinista si spinse fin lassù, vicino al confine, sì, giunse presso la casa del gabelliere e bussò forte, tanto, tanto forte!
– Amico mio, aprimi, ti scongiuro! ‘ gridò l’infelice, con tutta la forza del suo pianto. ‘ Il destino mi perseguita’ Ho perduto l’uomo che amo! L’hanno strappato al mio affetto, forse, per sempre!
Udì il rumore degli stivali, che calpestavano il pavimento di legno’ Qualcuno tolse la spranga dall’uscio. Era lui, lui, sì, lui’
– Oh, ti prego, consolami! ‘ sospirò la bella, abbracciandolo con tutte le sue forze. ‘ Sono disperata’
– Che cosa ti &egrave successo, piccolo angelo? ‘ le chiese l’altro.
– Hanno arrestato il mio tesoro’ Sono stati i gendarmi, sì, i gendarmi! Ed io non ho più niente, per cui vivere! Cielo! Il dolore mi soffoca! Mi uccide!
– Non fare così’ Te ne prego! Mi fai venire in mente il volto delle donne che ho amato, e che poi ho perduto per sempre’
– Oh, io impazzisco! Impazzisco! La testa mi gira talmente’ Il cuore mi &egrave salito in gola’ Ho la sensazione di morire!
– Le lacrime non hanno risparmiato neppure la tua vita, purtroppo!
Erano l’uno di fronte all’altra, davanti alla stufa, il gabelliere quasi singhiozzava, la bella violinista si era aggrappata alla sua spalla, che stava bagnando di lacrime!
Ad un tratto, l’infelice si gettò ai suoi piedi e gridò, piangendo:
– Ti prego, salvalo!
Si era alzato un vento di bufera, i rami spogli degli alberi sbattevano implacabili sui vetri appannati della finestra. Una voce muggiva, dal nulla. Erano i fantasmi della tristezza!
Le labbra di lei, scarlatte, rimanevano semiaperte, tremanti, mentre, chiusa nel suo silenzio, la poverina non faceva che ripetere il nome del suo giocoliere.
– Ti scongiuro! ‘ disse poi, giungendo le mani, in ginocchio davanti al gabelliere. ‘ Restituiscilo al mio affetto!
– Non posso farlo’ – le rispose l’altro. ‘ Non so se posso’ Mi dispiace, credimi!
– Allora, prendi il tuo fucile e sparami! Uccidimi! Tanto vale morire, piuttosto di vivere senza di lui! Mi trascinerai fuori, sulla neve, e i corvi si nutriranno delle mie spoglie mortali’
– No, non lo farò! Questo mai! Vedrò, cercherò di aiutarti’ Tenterò l’impossibile, pur di rivederti felice!
– Grazie! Sei così buono, in fondo’
La Rossa si rialzò in piedi. I suoi singhiozzi si spensero, nel bruire confuso del torrente, che scorreva a pochi passi da loro.
La bella si asciugò le lacrime appassionate che le avevano inondato il volto, con il suo fazzoletto bianco. Era lo stesso, con cui soleva salutare le folle, al termine dei suoi concerti. Una volta, lo aveva usato per consolare un orfanello!
Ella se ne andò piena di infelicità e di speranza. Il gabelliere rimase sulla soglia, a salutarla, dopo averle fatto mille promesse. La vide voltarsi, si accorse che teneva le labbra socchiuse, come per dirgli qualcosa, poi, più nulla.
La violinista fece un sogno.
Si trovava a Parigi, nella grande cattedrale di Notre-Dame, c’erano tanti ceri accesi, tutt’intorno’ Era notte e nel cielo brillavano le stelle immense. Al suo fianco, c’era il giocoliere’ Consumavano insieme un amplesso fatato, accanto alle statue ed ai monumenti sacri della religione’ Il loro, era soltanto un atto d’affetto, consacrato all’affetto. Le parve di sfiorare una felicità inenarrabile, che certo non offendeva la sacralità di quel luogo incantato.
Godevano insieme di baci sulla bocca e di emozioni della carne ardenti’ Credette di udire anche le fisarmoniche, allegre e malinconiche insieme, dei vagabondi, degli artisti di strada che affollavano la capitale francese. Un suono chiamava un suono, poi, un altro suono’
Vide delle allegre fanciulle danzare, tenendo un fiore vermiglio tra le labbra. Erano creature nate per i violini, i violoncelli e le serenate languide.
Una ad una, le stelle cadevano dal cielo e piovevano come un firmamento perduto sul tetto e le torri di Notre-Dame’
Poi, più nulla!
La Rossa ebbe la sensazione che qualcuno baciasse i suoi begli occhi, quantunque fosse impossibile conoscere il suo nome.
Dalle sue ciglia sfuggì una lacrima d’argento, placida e tranquilla.
Sogni di luna, sogni di mistero, sogni fatati, sogni di tenera madreperla, sogni di Parigi, sogni di diamante, fatti per rivivere le gioie perdute di un tempo, sogni d’oro colato, come la Senna sotto il cielo eterno, sogni d’immenso.

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