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Il rappresentante 1 – La proposta

By 2 Settembre 2023No Comments

Facendo il rappresentante, si conosce un sacco di gente, di ogni tipo: ci sono quelli ai quali, anziché sorridergli e proporgli gli articoli che vendi, ti vien voglia di dargli subito fuoco e altri invece, con i quali, oltre ad una certa… neutralità emotiva, può scattare un livello di cordialità fin quasi a    rapporti amichevoli.
Proprio l’aver conosciuto una persona di questa categoria, ha profondamente cambiato la mia (ma dovrei dire nostra!) vita matrimoniale.
Ho 32 anni e sono sposato da 5 anni con Marica, di 2 anni più giovane ed è una bella ragazza: sul metro e settantadue, snella, capelli neri riccioli, profondi occhi verdi tagliati obliqui, un bel paio di tette della 4a misura ed un culo tondo e tonico, come del resto è tutto il suo fisico, plasmato dalla passione per il nuoto. E’ progettista in una grossa azienda elettronica ed è una persona allegra, deliziosa, sensuale… forse anche troppo, per i miei gusti, riflettevo ripensando alle volte che mi si è offerta in ogni frangente, in ogni punto della nostra casa… in cucina, appoggiati su qualunque superficie disponibile, pavimento compreso; le volte che abbiamo fatto la doccia insieme, uscendo esausti dal cubicolo sono innumerevoli… e poi ancora ovunque: scale, cantina, rimessa per l’auto, solaio compresi.
Sentivo che la sua sensualità, la sua giocosa voglia di fare sesso, di conoscerlo e di esplorarlo a fondo era più ampia della mia e, devo essere onesto, ne ero un po’ spaventato, forse perché avevo paura di perderla. Ero geloso di tutti gli uomini di cui lei attirava lo sguardo: sulle proprie gambe tornite, sul seno sodo, sul tonico culetto, sulle spalle attondate dalla muscolatura da nuotatrice, dal suo contagioso sorriso e dalla sua dolce aria maliziosa.

Sergio è un uomo davvero adorabile. Un marito tenero, premuroso, affettuoso… peccato solo che non pensi mai al sesso; certo, meglio così, piuttosto di quei mariti che son sempre in giro a cercare puttane o semplici amiche compiacenti, ma insomma… devo sempre cominciare io…
E’ raro che a lui venga l’idea di cominciare anche se, poi, fa alla grande la sua parte. Ama la mia bocca, la mia fica, il mio culetto, le mie mani, le mie poppe, la mia pelle tutta, il mio corpo e la mia mente, però… però beh… non capisce, non immagina neanche che io possa aver voglia di ampliare la mia, la nostra conoscenza riguardo al sesso: ogni volta che cerco di affrontare il discorso, mi guarda con gli occhi sgranati, come se mi fossero spuntate le ali o se avessi cominciato a parlare in aramaico antico.

Una domenica eravamo andati al parco, a correre in mezzo al verde; per raggiungerlo avevamo usato lo scooter e alla fine della nostra corsetta, sudati ed un po’ ansanti, stavamo tornando al piazzale dove lo avevo lasciato per prendere da sotto la sella i due asciugamani.
Proprio mentre ero a pochi metri, una Mercedes, facendo manovra in retromarcia, urtava lievemente il mio scooter.
Il «Cosa cazzo fai?» all’indirizzo del conducente mi uscì d’impulso dalle labbra; il tipo fermò l’auto, scese e si accertò degli eventuali danni: nulla, solo una toccatina senza alcun segno.
Mi sorrise e si scusò, affabile, per aver urtato il mio mezzo: era un uomo sulla quarantina, abbronzato, col fisico atletico e le tipiche rughe di chi strizza gli occhi ridendo spesso, sul volto simpatico. Sorrise ancora più ampiamente a Marica che mi era venuta accanto e propose, per farsi perdonare, di offrirci una bibita al chiosco lì accanto.
Declinammo l’invito e lui, dopo aver appena insistito, fece un garbato baciamano a mia moglie, mi salutò simpaticamente e se ne andò al volante della sua Mercedes.
Mentre osservavo l’auto allontanarsi, mormorai, tra me e me: “che tipo…” e sorrisi pensando alla naturale simpatia dell’uomo; Marica commentò a sua volta. “Sì! Davvero un tipo affascinante!”
Non so: questa sua semplice frase fece scorrermi un piccolo brivido lungo la schiena…

Uhhmm… sì, sì… tipo davvero interessante! Atletico, abbronzato, appena oltre la quarantina e… con un bel pacco, sotto i jeans!! Niente male, proprio niente male…

Dopo pochi giorni, mi presentai a proporre i miei articoli ad una ditta, con la quale l’agenzia di zona mi aveva fissato un appuntamento.
Gli uffici, in una discreta palazzina accanto al capannone dove avveniva la produzione, avevano una sobria eleganza, senza lo sfoggio –spesso pacchiano- di cose dall’aria inutilmente costose: quell’arredamento dava un senso di solidità, di certezze, di serena disponibilità finanziaria: quello che ci vuole per chi, come me, ha da vendere qualcosa.
Una giovane impiegata mi accolse e in breve mi pilotò nell’ufficio del principale, il dottor Moretti.
Lo stupore reciproco fu quasi comico: era il tizio del Mercedes!
Mi sorrise a 32 denti, fece una risata divertita, mormorando qualcosa di scontato tipo «com’è piccolo il mondo!» e mi fece accomodare su una poltrona. Mi chiese se gradivo bere qualcosa e chiese (non disse, non ordinò: chiese, come un favore!) alla giovane donna di portarci le nostre bevande.
Coi bicchieri in mano, prima di cominciare le nostre trattative commerciali, brindò «…a tutte le belle donne, come la sua signora!»
Stranamente, anziché irritarmi –come mio solito- l’apprezzamento a Marica mi diede una sensazione molto piacevole.

Dopo circa due ore di confronto, ero pronto a lasciare gli uffici con un sontuoso contratto nella mia valigetta: il dottor Moretti si era dimostrato competente e molto interessato alle nostre attrezzature, al punto da averne ordinato una significativa quantità. Moretti mi accompagnò alla porta e, prima di salutarmi, dopo una brevissima esitazione, propose: «Lei è una persona davvero capace, gradevole e comunicativa. Il tipo di persona che stiamo cercando per la nostra azienda»
Non mi aspettavo certo una proposta da lui ed alzai un sopracciglio, interdetto; lui a quel punto sapeva di essersi assicurato la mia attenzione ed espose quanto aveva da propormi: accennò alla posizione che sarei andato a ricoprire, allo stipendio annuale, a tutti i vantaggi e gli agi che il passare alle sue dipendenze avrebbero comportato.
«…Ma non voglio una risposta adesso. Capisco che cambiare lavoro è una cosa importante e che ne vorrà sicuramente discutere con la sua deliziosa signora…»
Fece una breve pausa, forse per meglio delineare la proposta che mi fece subito dopo:
«Per illustrarle meglio la mia proposta e presentarla anche ai miei soci,anzi,    mi farebbe davvero molto piacere se accettaste l’invito a trascorrere il prossimo weekend nella mia villa in Riviera. Cosa ne dice?»

Beh, quella sera a casa ne ho parlato a Marica e lei, innamorata del mare e della Riviera, mi ha supplicato di accettare quantomeno l’invito.
Per convincermi, addirittura, cominciò a strusciamisi addosso, come una gattina in calore e… beh, dopo pochi minuti mi son trovato la bocca piena della labbra della sua fichetta, mentre la sua lingua guizzante mi percorreva attentamente le palle ed il cazzo.

Il sabato, dopo un viaggio di poco meno di due ore, raggiungemmo la villa di Moretti: una bella villa su due piani, con un parco dal lato strada e aggrappata sulla scogliera sotto la quale il mare rombava tra gli scogli.
A Marica gli occhi luccicavano dalla gioia, come una bambina davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli.
Moretti ci accolse in abbigliamento sportivo –mocassini, jeans e polo- e fu uno squisito padrone di casa. Ci presentò Angela, sua moglie, la quale fu felice di mostrarci la camera che avremmo occupato: una grande ed elegante stanza con una magnifica balconata sulla scogliera.
Marica era entusiasta del posto, della villa, della vista, del mare, di Moretti, di sua moglie, di me, di tutto!
Passammo il pomeriggio sulla spiaggetta privata della villa. Marica era così entusiasta del posto che, nonostante di solito io non approvi, si era levata il top del bikini.
Verso le sei, il maggiordomo ci venne a ricordare che la cena sarebbe stata servita alle venti, per cui, lì a poco, tornammo nella nostra camera per rinfrescarci e per cambiarci e lì Marica trovò, sul letto, un delizioso abito lungo, nero, di quella semplicità che dà davvero il tocco dell’eleganza.

Dio che bello, tutto!!
Sempre più affascinante ed intrigante il tipo, Stefano Moretti, e con delle occhiate che mi fanno ribollire la fichina…Gradevole anche Angela, con gli occhi da birbante ed un modo di guardarmi che mi fa pensare, forse, di… interessarle! E poi la villa!! Ed il maggiordomo!! E l’abito che sembrava fatto su misura per me: mi calzava perfettamente, tanto che ho deciso, all’insaputa di Sergio, di indossarlo senza nulla sotto. Mi sentivo porcella, un pochino, e sentivo che… beh, che da quel giorno la mia (nostra?) vita sarebbe cambiata parecchio.

Alle otto, scendemmo a cena: io indossavo jeans, mocassini ed una camicia bianca, Marica era deliziosa nel suo nuovo vestito –che le calzava meravigliosamente bene- ed i suoi sandaletti dorati.
Moretti ci presentò i commensali: Angela sua moglie (una bella donna alta quasi un metro e ottanta, coi capelli rossomogano, un alto solido seno e lunghe gambe appena velate da una gonna di tulle bianco), il suo socio Branco, un uomo appena oltre i sessanta, sul metro e sessantacinque e un pochino soprappeso, il classico piccoletto paffuto, calvo e allegro. L’altro socio, Franchi, era invece alto, magro, austero, con folti capelli bianchi e un profilo da senatore romano: probabilmente a ridosso dei settanta. L’ultimo socio -Gus White, uno statunitense- era un nero che dimostrava poco più di trent’anni, alto, con una muscolatura da tuffatore olimpico ed un affascinante sorriso bianchissimo.
Dopo un giro di aperitivi (molto alcolici!) ci sedemmo a cena e, mentre Angela e Marica parlavano e a volte ridevano tra loro, i quattro soci mi illustrarono la loro proposta, mentre le portate si susseguivano, annaffiate da eccellenti vini.
Un’occhiata verso le due donne mi fece cogliere un particolare che, lì per lì, non considerai significativo: Angela proponeva a Marica di bere e, mentre mia moglie vuotava il calice, lei ne beveva meno di metà e, come i bicchieri tornavano sul tavolo, il maggiordomo subito riempiva    nuovamente.

L’aria era carica di… non so. Elettricità? Ormoni? Situazioni sul punto di realizzarsi?
Sentivo nitidamente che quella sera, quelle persone così compite, così formali, stavano ardendo dalla voglia di giocare col mio corpo… e, man mano che la cena procedeva, ero sempre meno propensa di essere contraria.
Marco Branco era il classico piccoletto, pancione, pelato… mi dava l’idea di amar baciare la fica; Franco Franchi era il classico tipo autoritario, di quelli che amano dare ordini alle donne… inoltre era piuttosto anziano e… beh, a me gli uomini non più giovani hanno sempre ispirata un sacco…e poi Gus… affascinante, con sorrisone abbagliante e… ed un cavallo dei pantaloni che mi fa pensare che quello che si dica dei neri sia vero… e mi riservai di scoprirlo entro poco tempo!!!
Notai subito il lavoro di squadra teso a metterci a nostro agio, ma anche a farci ubriacare… la mia vita, prima di conoscere Sergio, mi aveva portato d essere in una compagnia di ragazzi dove bevevamo parecchio e quindi, visto quell’allenamento, so che non sarà facile farmi ubriacare… Però, visto che sembrano tenerci, sarò gentile e farò finta di sbronzarmi.

Dopo cena, soddisfatto dalle possibilità ventilate e dei chiarimenti avuti, mi rilassai come del resto fecero anche i nostri ospiti: avevo necessità di tempo per riflettere sulla proposta e poter dare una risposta.
Moretti propose una partita a carte e i suoi soci acconsentirono con entusiasmo: come potevo rifiutarmi?
Musica di sottofondo, il carrello delle bibite accanto al tavolo da gioco, il personale messo in libertà, ci sedemmo e cominciammo a giocare a poker; erano anni che non giocavo, dai tempi dell’università ma, anche se arrugginito, ricordavo ancora come si giocava.
Mi venne data una dotazione di fiches e cominciammo la partita.
Mentre la partita proseguiva, Angela -adducendo ad un fastidioso malditesta- ci aveva lasciati, mentre Marica era restata accanto a noi, felice.
Quando Branco si allungò per versarsi da bere, lei si offrì ad occuparsi dei bicchieri da riempire, offerta che venne da tutti accolta con gioia; mentre ci riforniva, veniva incitata a bere anche lei e mi resi vagamente conto, nella foschia alcolica che stava appannando un poco le mie percezioni, che anche lei sembrava un po’… allegrotta.

Che tenero, mio marito: non ha alcun sospetto, non ha capito le manovre e si sta dolcemente inciuccando… la cosa mi incuriosisce e mi diverte ed il fatto che Angela mi abbia lasciata, dopo avermi fatto domande sulle mie preferenze sessuali, mi fa pensare che qualcosa sta preparandosi, per me e Sergio.

Mi resi conto di aver bevuto oltre il mio solito quando notai che Marica, mentre porgeva un drink a Gus, venne… “ringraziata” dalla mano di lui che le accarezzava il culo; non solo lei non rifiutò il contatto, ma neanch’io trovai nulla da eccepire al gesto.

Che mano! Sentire una mano che mi esplora le natiche è una cosa che ha sempre mandato in libidine… E’ per quello, che amo andare a lavorare in metropolitana.
Ho sentito la fichina che mi inumidiva e quel porco ha annusato rumorosamente, per segnalarmi che aveva percepito la mia eccitazione.

Le mani di gioco ed i bicchieri si susseguivano e notavo che Moretti sciorinava tutto il suo fascino nei confronti di mia moglie: quando lei gli portò un ennesimo scotch, lui la ringraziò, la cinse alla vita con un braccio e si sporse per mormorarle qualcosa in un orecchio; ridacchiarono un istante, poi lei si scostò e venne verso di me; si mise dietro di me e, posandomi le mani sulle spalle, mi cercò la bocca per un bacio sensualissimo.
Continuai a giocare dopo un poco mi trovai gli sguardi di tutti addosso; o meglio: non guardavano me, ma verso di me. Guardavano Marica, che percepivo armeggiare dietro di me, e tutti, come ad un comando, sorrisero contemporaneamente. Non capivo bene, ma girandomi ho visto Marica che sorrideva incantevolmente, mentre mi appoggiava di nuovo le mani sulle spalle.

Stefano mi chiese un whisky e quando mi avvicinai per porgerglielo, mi cinse la vita e mi mormorò nell’orecchio: «Potresti anche sfilarti le mutandine, non trovi?”» Risi: «Guarda che, sotto questo abito, non indosso nulla…» «Non ci credo, fammi vedere!»
Così andai dietro a Sergio, lo baciai con passione e poi, mentre lui si concentrava nuovamente sul gioco, alzai sensualmente il vestito fino a mostrare il piccolo ciuffo che avevo lasciato sul mio pube.

Poi Marica tornò accanto al carrello bar e continuò ad occuparsi dei nostri drink.
Ad un certo punto Franchi, allungando la mano per prendere il pacchetto di sigarette, lo fece invece cadere e fece per scostare la poltroncina e… ma Marica si chinò prontamente sotto il tavolo a raccoglierlo e… doveva essere ruzzolato proprio sotto: non si rialzava più!
No. Eccola! Si rialza e si liscia il vestito sui fianchi, la mia inappuntabile mogliettina.
Le sorrido e lei ricambia con gli occhi stranamente brillanti, come quando fa una delle sue monellerie.

Franchi è davvero un vecchio porco! Ha fatto cadere le sigarette e mi ha chiesto, con uno sguardo, di raccoglierle; mi sono chinata, ma lui le ha deliberatamente spinte col piede sotto il tavolo ed, abbassandomi, ho visto! Il porco l’aveva tirato fuori: non durissimo ma grosso, nodoso… il gioco mi incuriosiva: leccai la sua cappella e poi la imboccai un attimo: sapeva di pulito. Mentre ero inginocchiata sotto il tavolo, sentii la mano di Stefano insinuarsi sotto il vestito e accarezzarmi il solco della fica: delizioso!!!

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