Skip to main content

Scrivo la mia prima storia: sono ben accetti consigli e critiche. Quella raccontata è una storia di fantasia che non si ispira a persone o fatti accaduti. Il protagonista maschile è liberamente ispirato alla mia persona.
Mi presento: mi chiamo Silvio, ho superato i 50 anni e vivo nell’interland romano. Spostato da 25 anni, tre figli e una moglie devota che, nella routine della vita di coppia, è diventata più una sorella che una complice: provo per lei ancora una forte attrazione fisica ma, ormai da diversi anni, i nostri rapporti intimi si sono molto diradati e trovo consolazione e ristoro nelle molte avventure extraconiugali. Non colpisco per la mia avvenenza ma non sono ancora da buttare via: alto 1.80 per 90 kg, spalle larghe, appena brizzolato, lineamenti regolari, sempre ben rasato, occhi grigi, un leggero filo di pancia dovuto alla scarsa attività sportiva.
Uno dei terreni di caccia che preferisco è il posto di lavoro: sono socio di una piccola e ben avviata agenzia pubblicitaria e questo mi porta ad avere contatti con molte persone, spesso di genere femminile. Una tra le ultime mie avventure inizia in un tiepido giorno autunnale. Con la mia agenzia collaboriamo, tra gli altri, con una radio locale che indirizza verso di noi alcuni dei loro sponsor: in questa occasione mi rigirano il contatto di un noto centro estetico della periferia intenzionato ad avviare una campagna pubblicitaria radiofonica. Mi presento presso il centro in tarda mattinata e vengo accolto dalla proprietaria: un peperino di un metro e sessanta scarso sui 40 anni, mora con capello corto, trucco non eccessivo che sottolinea i sui lineamenti fanciulleschi su cui spiccano due occhi verde smeraldo. E’ vestita da ragazzina, con un pantaloncino corto molto aderente e una maglietta che lascia scoperto un addome molto tonico, coprendo quella che, ad una prima occhiata, sembra una seconda abbondante. Ci presentiamo e lei mi invita a seguirla nel suo ufficio: uno sgabuzzino scarno con un personal computer su una piccola scrivania, due sedie e una decina di faldoni ordinatamente disposti su una libreria. Nel seguirla non posso non notare che i pantaloncini stringono a fatica un culetto niente male. Devo dire che Nadia aveva attirato la mia attenzione e non nego di aver fantasticato su quel culetto…
Mi accomodo nel suo studio e comincio con le domande di routine volte a conoscere meglio la realtà aziendale e gli obbiettivi da raggiungere. Più volte veniamo interrotti dalle signorine del salone che vengono a chiedere consigli e indicazioni a Nadia. Alla quarta interruzione conveniamo che l’appuntamento in orario lavorativo non è stata una grande idea, così ne fissiamo un altro alle ore 18:30 del giorno successivo, all’incirca all’orario di chiusura dell’attività.
Mi presento puntuale alle 18:30, parcheggio lo scooter davanti alle vetrine ed entro accolto dal bel sorriso di Nadia. Questa volta è vestita in maniera più castigata, con un paio di jeans aderenti ed una maglietta che lascia scoperta la spalla sinistra: comunque sempre molto carina e con un sguardo luminoso. Saluta le ragazze, congeda l’ultima cliente e mi fa cenno di sedermi su una delle poltrone della manicure nella sala principale. Procedo a concludere l’intervista del giorno precedente non senza una certa difficoltà: sono solo, in un centro estetico inebriato dal tipico profumo che riempie posti del genere, con una donna che trovo molto attraente. Comunque in maniera professionale porto avanti la mia attività fin quando non mi accorgo che sono passate circa due ore. Raccolgo le mie cose, e sto per uscire quando Nadia mi chiede se voglio bere qualcosa con lei nel wine bar dall’altra parte della strada. Non me lo faccio dire due volte e neanche 15 minuti dopo siamo seduti su un divanetto a parlare del più e del meno. Il tempo con lei vola e complice un paio di bicchieri di buon vino, comincio a fare domande più personali alle quali lei risponde tranquillamente: mi racconta di essere single da un po’ di tempo, di non avere opportunità di conoscere persone dal momento che si dedica molto al lavoro e poco a coltivare amicizie. Prendo coraggio e comincio, durante la conversazione, a farle complimenti per il suo aspetto fisico e la cura nel vestire. E la faccio ridere, di gusto, tanto che, in uno di questi momenti di ilarità, “inavvertitamente” appoggia la mano sulla mia gamba. Faccio finta di niente, nonostante abbia accusato la sua mossa: lei non accenna a togliere la mano ma la lascia inerte abbandonata sulla mia gamba. Una serie di pensieri cominciano a balenarmi per la mente: alcuni mi portano a pensare che il gesto fosse completamente naturale e involontario, altri che Nadia lo stesse facendo apposta per farmi eccitare. Hanno prevalso i secondi, portandomi ad avere una prepotente erezione. Evidentemente leggendo negli occhi il turbinio dei miei pensieri, mi chiede, con un sorriso da monella, se fosse tutto ok e, nel dirlo, si avvicina di un palmo verso l’inguine. Di solito sono io a prendere l’iniziativa e non nego che per un brevissimo lasso di tempo ho provato un po’ di imbarazzo: poi ho con la mia mano ho stretto la sua e, coperto dal tavolino, l’ho portata ad accarezzarmelo. Per tutta risposta Nadia ha stretto nella sua manina la mia gioiosa erezione provocandomi un sussulto di piacere.
Compiaciuta dall’effetto provocato, mi chiede se voglio proseguire l’intervista nel suo angusto studiolo. Chiedo il conto e la seguo. Entrati nel salone, chiude la porta e, prendendomi per mano, mi trascina nel suo ufficio. Non appena entriamo l’abbraccio da dietro cingendole la vita. Comicio a baciarle il collo, scendendo verso la spalla scoperta mentre lei spinge il suo bacino verso il mio. Nel frattempo le nostre bocche e le nostre lingue si aggrovigliano e, perso nel suo bacio appassionato, lascio scivolare avidamente le mie mani sul suo corpo: rispetto a me è piccolina e nel mio abbracio si perde completamente. Porto le mie mani sotto la maglietta cingendole i seni, che poc’anzi avevo liberato dal regiseno, e torturandole i capezzoli induriti dall’eccitazione: avevo ragione circa le dimensioni delle sue tette, piccoline e rotondette. Nel frattempo la mia mano destra sbottona i suoi pantaloni, tira giù la lampo e si insinua tra le sue cosce iniziando a torturare la sua fighetta ormai fradicia dei suoi umori. Il mio cazzo stava letteralmente esplodendo: allontano da me Nadia e provvedo a sfilare le scarpe e a togliere i pantaloni liberandolo dai boxer.
Per tutta risposta Nadia si inginocchia davanti al mio membro in erezione e lo adora come un totem, spalmandoselo sul viso prima di iniziare a leccarlo avidamente: è piccolina ma sa il fatto suo e, a più riprese, lo fa sparire letteralmente nella sua bocca provocandosi conati ad ogni affondo. Vedo la sua lingua che scorre sull’asta e che si ferma a giocare con il glande, poi la sua bocca lo accoglie tutto affogandolo con la sua saliva. Ormai preso dall’eccitazione la prendo per la testa le scopo letteralmente la bocca facendole, a più riprese, strabuzzare gli occhi. Inondato dalla sua saliva, la rialzo di peso per adagiarla delicatamente sulla poltrona sulla quale mi ero seduto il giorno prima: le alzo le gambe e, chinatomi sul suo sesso, inizio a leccarle la figa e a succhiare il suo clitoride. Ha delle labbra rosee e piccoline che si schiudono al passaggio della mia lingua per scoprire un clitoride pulsante e di un vivido colore rosso.
Lo lecco e lo succhio a ventosa provocandole lamenti e spasmi di piacere. Vado avanti a succhiarla per un po’ scopandola, contemporaneamente, con un dito fino a che non si irrigidisce, mi prende per i capelli e inizia a tremare venendosene con un poderoso orgasmo. Continuo, ora più dolcemente, a leccarle la passera fino a che sue mani non allentano la presa sulla mia testa ed io, alzandomi, raggiungo la sua bocca per un lungo e profondo bacio. Mi rialzo e porto il membro all’altezza della sua bocca: Nadia non se lo fa ripere due volte e ricomincia a succhiarmelo in maniera delicata e amorevole. Ormai la voglio, quindi, raccolto il portafogli, tiro fuori un condom, e lo indosso. Alzo Nadia e la faccio abbarbicare sulla sedia dandomi la schiena. Con le dita stimolo la sua figa facendomi strada tra le sue labbra ed infine la penetro in maniera decisa strappandole un sussulto ed un lamento di piacere. Comincio a scoparla con veemenza, senza tregua, mentre con le mani strapazzo i suoi seni e torturo il suo clitoride. La stendo con la pancia sulla scrivania, e la prendo con vigore, quasi con violenza: è stretta, Nadia, e mi godo questa scopata torturandole le chiappe sode e schiaffeggiando il suo culetto strappandole, ogni volta, un sussulto e procurandole un secondo e bagnato orgasmo. Continuo a sbattermela a pecorina, cercando con le dita di violare il suo buchetto: inutile dire che in maniera cortese ma decisa mi ha invitato a non profanare il suo culetto, neanche con un dito. Proseguo quindi a scoparla fino a quando sento che sono prossimo a venire; le chiedo di finirmi con la bocca e lei, tolto il profilattico, ricomincia a succhiarmelo e a segarmi finché il mio piacere non esplode sul suo viso mentre i suoi occhioni verdi mi guardano voluttuosi. Avrò scaricato sul suo viso e sui suoi capelli corti e neri una quantità di sperma da film porno. Mi accascio sulla sedia e Nadia mi si abbandona sulle gambe: l’ho cinta in un abbraccio per un tempo che mi è sembrato infinito. Ci siamo asciugati e rivestiti: l’ho aiutata a chiudere il salone e l’ho riaccompagnata alla sua auto, strappandole un ultimo lungo bacio ed una palpata al suo bel culetto.
Ci siamo rivisti, con Nadia, in ambito professionale un altro paio di volte e la campagna pubblicitaria ha avuto un discreto successo. Nel tempo libero ci siamo frequentati per tre mesi nei quali abbiamo fatto del sano e disinteressato sesso, affrontando i sui timori e infrangendo i suoi taboo. Poi, fortunatamente, come spesso mi accade, ci siamo allontanati prima che la nostra amicizia sessuale diventasse qualcosa di più serio e invadente.

Leave a Reply