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Rivelazioni su me stessa- parte seconda

By 12 Ottobre 2023No Comments

Nella prima parte di questo racconto ho omesso di dare riferimenti temporali e di descrivermi, lo faccio adesso.

Riguardo alla durata, tutto si svolge nell’arco di una settimana, da venerdì a venerdì.

Quanto a me, io sono piccola, alta intorno al metro e sessanta, e piuttosto rotondetta, con forme tipicamente femminili.
Il mio corpo è fatto a clessidra, o se si volesse descriverlo in modo canzonatorio, “a formaggino”.
Ho un sedere decisamente grosso, che si contrappone ad un punto vita abbastanza ben delineato.
Non ho tendenza ad avere la pancia, quando sono in forma ho la pancia quasi del tutto piatta.
Credo che alcuni uomini siano attirati da questa combinazione di caratteristiche fisiche, ma di solito mi vesto in modo pratico, casual, senza metterle in evidenza.
Oltre a questo, ho un seno piuttosto sviluppato, una quarta misura; questo aspetto è molto evidente su un fisico come il mio ed è impossibile da dissimulare. Questo può essere a volte fastidioso, non sempre ho voglia di mettermi in mostra.
Ho un viso largo, con un caratteristico naso a patata, ed un incarnato chiaro, roseo, con capelli castani tendenti al biondo, ed occhi chiari di colore grigio azzurro.
Parlando del mio volto, penso di poter dire di essere carina; credo però che la descrizione precedente faccia capire che come femmina non sono da buttare via, ma neanche una bomba sexy.
Quando vado in giro per città vestita in un certo modo, mi capita di essere fatta oggetto di vari tentativi di rimorchio, ma credo che il motivo sia anche che molti uomini mi prendono per una turista americana.
Come confidavo al mio amante, mi capitava e mi capita di essere agganciata da giovani e prestanti albanesi ventenni o giù di lì (io ho passato la trentina) che mi fanno avances dirette e molto spinte, volgari, da maschi sciovinisti, e in quel periodo ero anche spesso molto tentata dalla voglia di cedere.
Mi aveva fino allora “salvato” solo il fatto che aborrivo lo sciovinismo maschile.
Ho appena nominato il mio amante; stavo per scrivere che il suo ruolo in questa vicenda è secondario, ma poi ci ho ripensato.
Si tratta di un uomo sposato (di nome Marco) sulla quarantina, molto virile, con il quale ho una ralazione da un paio d’anni.
Io sono single e quando conobbi Marco ero reduce da un lungo periodo di convivenza con un ragazzo; non volevo più una relazione fissa ma avevo voglia di divertirmi, di sperimentare.
Fu con Marco che scoprii il sesso forte, le scopate che alla fine ti ritrovi il letto spostato di un metro e manco te ne sei accorta.
Gli orgasmi strabilianti che ti lasciano senza fiato, l’adorazione per il membro maschile, per il maschio che ti scopa con forza facendoti sentire tutta la sua virilità.
Certo che Marco come persona non ha niente a che fare col signor Mario: è colto, intelligente, sensibile; con lui non mi trovavo solo per il sesso, ma anche per momenti di intimità in cui gli confidavo di tutto.
Sta di fatto, però che in quel periodo fare sesso era diventato per me sempre più una necessità, una esigenza quasi fisica: se questo uomo sposato, Marco, mancava ad un appuntamento, stavo subito male.
Mi pareva che fare sesso con lui, e farlo bene, mi avesse fatto diventare dipendente dal sesso.
Il rapporto tra noi era difficile, con alti e bassi e periodi di assenza da parte di lui; in questi periodi, mi rendevo conto, mi trovavo praticamente costretta a darmi ad altri perché assetata di sesso; nonostante questo, il rapporto sopravviveva perché la passione che lui mi trasmetteva era forte e superiore a quella di avventure passeggere, e in fin dei conti anche perché lui tornava sempre.
Tutto questo per dire che in quel periodo la mia sessualità era molto forte, forse anche grazie alle esperienze che vivevo.
I miei ormoni dovevano essere al massimo; ricordo che un giorno appena tornati al mio appartamentino da una passeggiata, il mio amante mi assalì e mi scopò selvaggiamente e divinamente, dicendo che era stato sconvolto dai miei odori naturali.
Purtroppo durante la storia che racconto il mio amante non c’era, era via per lavoro e sarebbe tornato per il venerdì successivo; ci sentivamo tutti i giorni per telefono ma non gli raccontai di cosa era successo col signor Mario.
Quest’ultimo in settimana continuava a fare le sue solite comparsate in albergo, sedendo all’ingresso e attaccando discorso con le receptionist e il resto del personale. Lo sorpresi due o tre volte a guardarmi con un sorriso sardonico stampato sul volto. Quello sguardo lo leggevo come se volesse dirmi: prima o poi te lo metto il sale sulla coda, prima o poi aggiungerò una tacca dedicata a te sul calcio della mia pistola di carne…
Mi disgustava l’assoluta vacuità e amoralità del personaggio.
Chiesi un favore ad un mio amico che di mestiere faceva il tecnico di computer e che sapevo esperto, e gli feci esaminare il computer a lavoro. Mi assicurò che sul PC non c’era assolutamente niente fuori dalla norma, e non c’era nessun programma spia e trojan che dir si voglia che potesse servire a registrare le mie chat col mio amante.
Mi nacque dunque il sospetto o la pressochè quasi assoluta certezza che il signor Mario avesse inventato una furfanteria solo per soddisfare le sue perverse voglie.
Mi sembrò di avere commesso un errore il venerdì precedente: avrei potuto non cedere, in fin dei conti avere una chat in ore di lavoro ma in momenti liberi (come in effetti avveniva) non era poi cosa così grave. In tutta questa vicenda ho commesso molti errori. Un altro è stato quello di non essermi confidata con nessuno.
Passi non avere detto niente al mio amante, ma ho alcune amiche intime; parlare con loro mi avrebbe aiutato a liberarmi del peso di quella esperienza negativa e magari avrei ricevuto qualche consiglio utile.
Invece mentre ero occupata nelle mie attività quotidiane rimuginavo da sola il ricordo dell’accaduto e cresceva in me il desiderio di rivalsa che però non sapevo come mettere in pratica.
Il fattaccio descritto nella prima parte del racconto accadde un venerdì, come già detto, mentre quello che racconto di seguito accadde nel tardo pomeriggio del martedì successivo.
Mentre ero al lavoro arrivò una chiamata dalla suite, una camera isolata, la sola camera all’ultimo piano. A me risultava che la suite fosse libera, ma comunque andai su per servire la richiesta.
La porta della camera era socchiusa e quel che vidi mi lasciò impietrita.
Davanti a me c’era Jasmine sul letto matrimoniale, nuda dalla vita in giù.
Stava sopra al signor Mario, stavano scopando a smozzacandela.
Dalla mia posizione potevo vedere il cazzo asinino del signor Mario che entrava fino alla radice nella fica dilatata di Jasmine.
Non sono una guardona, ma non riuscii ad andarmene subito, ero come ipnotizzata dalla scena che si presentava ai miei occhi.
Le espressioni di Jasmine, che potevo vedere parzialmente perché pur dandomi la schiena, stava di tre quarti rispetto a me, erano indecifrabili.
A volte scuoteva la testa in segno di diniego dicendo “no, no, no…”, a volte invece rovesciava la testa all’indietro con gemiti di puro godimento.
Il signor Mario nel frattempo oltre a martellarle la figa, mostrava anche tutti i comportamenti che aveva avuto con me.
Le dava forti schiaffi sul culo, i capezzoli erano continuamente succhiati e pizzicati con violenza, era tutta una litania di discorsi offensivi come sei una troia, sei il mio sborratoio, ti spacco in due, ti riempio di sborra…
Al culmine del rapporto il signor Mario si bloccò col bacino proteso ed il cazzo eretto e lasciò che Jasmine continuasse da sola in una danza sempre più veloce fino a gridare quello che doveva essere un piacere immenso.
Solo allora mi accorsi che il signor Mario mi stava fissando in viso.
Scappai via, tornai giù alla mia scrivania alla reception, scendendo le scale con passo incerto ed il cuore in tumulto.
Mi tremavano le gambe e il fremito interno si placò solo dopo molto tempo.
Più tardi cercai Jasmine, accennai a cosa avevo visto e le chiesi spiegazioni. Scoppiò a piangere dicendo: “ Ti prego Marika, non dire niente a nessuno! Se lo viene a sapere mio marito mi uccide…”
La rassicurai, avrei mantenuto il segreto. Mi raccontò che il signor Mario l’aveva trascinata piano piano in un baratro di perversione; tutto era iniziato con un ricatto, era sparito un oggetto di un cliente (il quale probabilmente era stato borseggiato mentre era fuori, in giro per città) ed il signor Mario l’aveva presa da parte e le aveva detto che secondo lui, lei era una ladra e l’avrebbe denunciata alla polizia.
Lei lo aveva supplicato di non farlo e lui le aveva detto che non avrebbe fatto niente, se lei si fosse spogliata per lui.
Voleva solo vederla nuda, non l’avrebbe toccata con un dito.
Con estrema angoscia lei fu costretta ad accettare, se non che lui si era organizzato in modo da farle di nascosto delle foto e poi le arrivò un ricatto più pesante, e quindi poi sempre peggio fino a costringerla ad avere rapporti sessuali.
La storia, mi disse piangendo, andava avanti da un po’.
Era preoccupatissima di poter dare scandalo o essere scoperta, perché lui pretendeva di scopare senza preavviso e nei luoghi più impensati, cucina, camere, una volta addirittura sulla scrivania ove io lavoro.
Inoltre lui spesso le veniva dentro, il rischio di una gravidanza era concreto.
Infine, le aveva rotto il culo, e, mi assicurò, non era un modo di dire: le prime volte aveva avuto seriamente paura di non riuscire più a trattenersi quando doveva andare in bagno, ed aveva avuto anche perdite di sangue.
Ringraziava il Cielo che a suo marito non interessavano i rapporti anali, altrimenti sarebbe stata scoperta di sicuro col buco spanato che si ritrovava e che veniva riaperto in continuazione.
E la cosa peggiore, mi disse, era che ogni volta provava piacere estremo, tanto che con il sesso normale di coppia ormai si eccitava poco e pur amando ancora suo marito, quando faceva sesso con lui era a volte costretta a fingere l’orgasmo, e questa era la cosa che più le dispiaceva.
Queste confessioni di Jasmine ebbero l’effetto di sconvolgermi ancora di più, ed accrescere il mio risentimento verso il signor Mario. il culmine lo raggiunsi la sera stessa, quindi nel dopocena del martedì, a casa mia. in giornata era arrivato un pacco che mi venne consegnato dalla signora vicina, dirimpettaia. Il pacco aveva quell’aspetto anonimo tipico di quelli contenenti uno dei vari giocattoli sessuali che ho acquistato online, ma io ero certa di non avere ordinato niente recentemente; curiosa, lo aprii subito.
Conteneva una confezione ed un biglietto.
Aprii la confezione; conteneva un completino intimo nero. non poteva che essere un regalo del mio amante! Ero felice. Ci eravamo già scambiati regali, ma mai di questo genere. Invece sul biglietto era scritto:
“ Questo lo indosserai per la nottata di sesso che presto passerai con me. Prima di indossarlo, ti depilerai completamente, non solo il tuo sesso: non voglio vedere un solo pelo in tutto il corpo, a parte capelli e sopracciglia. l’altro invece te lo metterai dentro fin dalla mattina e lo avrai ancora dentro la sera quando ci vedremo.
P.S. la mattina dopo camminerai male, ma non te ne pentirai.
M.”
Il mio stato d’animo ebbe una virata dalla felicità più totale allo sdegno più assoluto.
Nessuno mai finora si era permesso di rivolgersi a me in quel modo, ma in fondo considerato il personaggio, non c’era nulla di nuovo rispetto a quel che era successo la settimana precedente.
Poi cosa avrei dovuto “mettere dentro?” cercai nel pacco ed in effetti c’era un oggetto per me misterioso.
Per descriverlo, immaginate il basamento di un bicchiere di cristallo col peduncolo che si collega al calice. Rispetto al bicchiere, questo aveva il basamento più piccolo ed il peduncolo un più grosso, e invece del calice, terminava con un ingrossamento a forma di uovo; un uovo però di forma strana, con una estremità più stondata verso il basamento, ma che finiva con una forma pur stondata ma appuntita dalla parte opposta.
Questo mi incuriosì molto.
Tra parentesi, non sono mai riuscita a capire come avesse fatto il signor Mario a intuire che io fossi un terreno fertile per la semina di queste proposte un pò trasgressive, un po’ oscene; al lavoro mi ero sempre vestita in modo castigato e comportata in modo irreprensibile.
Effettuai una ricerca sul web; immaginavo che fosse una variazione sul tema del dildo, e non mi sbagliavo.
Era un plug anale.
A differenza del dildo, però, non sporgeva e quindi si poteva indossare segretamente.
Sempre sul web c’erano descritte le sensazioni, da parte di donne e uomini gay, che avevano provato ad andare in giro col plug inserito.
Per me era una tentazione talmente irresistibile che non provai nemmeno a combattere l’impulso di provare.
Me lo infilai dentro, aiutandomi con un po’ di olio per il corpo; mi guardai dietro con uno specchietto per il trucco: si vedeva appena a causa delle notevoli dimensioni dei miei glutei rotondi.
Grazie alla forma, rimaneva bene in posizione, non c’era rischio che uscisse.
Mi rivestii e scesi giù per una passeggiata in giro per la città.
Dopo non più di tre quarti d’ora fui costretta a rientrare perché ero talmente bagnata che sentivo gli umori colarmi tra le cosce, e anche se avevo la gonna, temevo che si potesse scoprire cosa stavo facendo.
Non so se questa eccitazione fosse causata dalla stimolazione continua del plug a tutta la zona del perineo, o dalla stessa idea di fare una cosa trasgressiva, o tutt’e due.
Mi spogliai, mi sdraiai sul letto e con ancora il plug dentro, iniziai a masturbarmi; il piacere era notevole.
Pensavo al mio amante, ma ad un certo punto si insinuò in me l’idea di essere soggetta ad un trattamento come quello subito da Jasmine.
La fantasia di fare sesso col mio amante sbiadì inesorabilmente, per quanto cercassi disperatamente di rimanervi ancorata.
Ma ormai ero partita completamente e sentivo arrivare il piacere e dovevo venire.
Mi arresi ad immaginare una cavalcata a ritmo forsennato sopra quel gran cazzo e blaterando in modo sconnesso “ si signor Mario si… dammelo tutto” venni in modo scomposto, bagnando anche il letto.
Più tardi prima di dormire, riflettevo.
Era chiaro che quello che mi proponeva il signor Mario non mi era affatto indifferente.
Cercavo di capire com’è che potessi desiderare un rapporto così degradante e forse anche pericoloso.
Certo è che l’esperienza della settimana prima mi aveva rivelato che ci poteva essere qualcosa di ancora più “forte” di tutto quanto provato prima in termini di sesso, e una parte di me desiderava sperimentarlo.
Ma col signor Mario? No…
Certo nessuno meglio di lui dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista mentale era veramente troppo degradante.
O forse questo suo comportamento era parte integrante e necessaria di questo tipo di esperienza sessuale?
Sarebbe stato molto meglio, riflettevo, vivere una esperienza di dominazione in condizioni protette.
Avrei potuto averla con il mio amante.
In fin dei conti un po’ di sesso forte lo avevamo già fatto.
Ero però incerta. Io e Marco non eravamo solo amanti, eravamo anche amici e confidenti. Avevo paura di passare per una troia ancora più di quello che già avevo fino ad allora mostrato.
Non volevo rovinare un così bel rapporto.
Mi ritrovai una seconda volta a pensare al signor Mario.
Forse in fin dei conti si trattava solo di giochi di ruolo.
Non c’era confidenza tra noi e non ci sarebbe mai stata, questo era chiaro e per questi rapporti forse questo era un vantaggio.
Ero sorpresa da me stessa: fino allora per quanto avessi avuto molteplici esperienze sessuali, non ero mai arrivata a pensare di fare sesso senza intimità o con una intimità artificiale, quale può essere quella tra una sweet e il suo padrone in un puro gioco di ruolo.
Ero tentata di andare avanti col signor Mario.
Alla fine decisi di no, più che altro per paura: dato che il fare sesso per me era così importante, non sarebbe stato per me possibile confinarlo ad un gioco di ruolo, ma avrebbe stravolto anche altri rapporti, primo fra tutti quello col mio amante, a cui tenevo molto; e forse avrebbe stravolto anche tutta me stessa.
Di fatto però avevo scoperto in me nuove pulsioni, alle quali dovevo trovare il modo di dare sfogo…

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