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Tradimento scoperto sul cellulare – 5

By 30 Novembre 20225 Comments

Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 5

Questo racconto è tratto liberamente da fatti realmente accaduti, rielaborati con fantasia dell’Autore, e collocati in uno scenario liberamente disegnato senza riferimenti a personaggi e luoghi determinati..
Ogni diritto di autore, compreso quello di riproduzione (in tutto o in parte) è strettamente riservato all’avente diritto.

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Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 5

5. La spiegazione finale

La giornata trascorsa mi aveva dato forza e consapevolezza di quello che era il mio convincimento: qualunque cosa avesse detto Maura, per cercare di discolparsi o chiedere perdono, sarei stato irremovibile ed avrei preteso la separazione per colpa e, appena possibile, il divorzio.

Il patto matrimoniale era stato rotto e non ci sarebbe più stato un legame matrimoniale tra noi. Era una questione di principio.

Avevo chiesto un tavolo appartato ed ordinai dei piccoli antipastini ed una bottiglia di champagne ghiacciato per quando mia moglie fosse arrivata.
Trascorsa una mezzora, vidi entrare mia moglie, nella sala del ristorante, ancora mezza vuota.

Era truccata in modo sobrio ed indossava un bell’abito nero, stretto in vita, che cadeva un paio di centimetri sopra le ginocchia; era scollato e si intravedevano le parti superiore del seno, trattenuto da un piccolo reggiseno. Portava ai piedi delle eleganti scarpe di vernice nere con un tacco medio alto, senza calze. Non aveva gioielli se non la vera del nostro matrimonio al dito.

Una donna elegante senza essere appariscente, una donna di classe come socialmente risultava essere. Anche io mi ero vestito per l’occasione, con un completo scuro. L’unico tocco casual (era ancora estate) era la mancanza di cravatta.

Mi alzai con un sorriso sforzato, quando entrò arrivò al tavolo, accompagnata da un cameriere.

Si avvicinò a me per scambiare un bacio di saluto, come eravamo usi a fare, ma la intercettai prima, le presi prima le sue mani e le feci un perfetto baciamano. Rimase sorpresa per quell’inusuale accoglienza (che usavo con le donne nelle occasioni di rappresentanza) e dalla distanza che avevo messo tra noi, senza apparente motivo.

La feci sedere e mi calai sulla sedia all’altra estremità del tavolo: c’era distanza fisica tra noi, dal momento che il tavolo era piuttosto grande, avrebbe potuto ospitare anche sei persone, ed era stato, su mia richiesta, elegantemente apparecchiato con due soli coperti.

Quando si fu seduta giunse subito il cameriere con la bottiglia di champagne ed il cestello del ghiaccio.

Ci fu servito un primo flute di champagne con dei piccoli antipastini molto gustosi e, appena si fu allontanato, mi chiese quando gli altri commensali sarebbero arrivati. Le dissi con un mezzo sorriso che non ci sarebbero stati altri ospiti quella sera.

Un po’ meravigliata, fece una smorfia ma stette al gioco e provò a dire che, tutto sommato, era anche meglio godersi una buona cena senza doversi occupare di parlare di noiosi affari.

Non feci commenti e le chiesi enigmaticamente se avesse qualcosa da comunicarmi circa la famiglia.

Mi guardò un po’ sorpresa e mi disse che i nostri figli erano in vacanza, la casa in città era in ordine e che non c’era niente altro di nuovo.

Si avvicinò nuovamente il cameriere, riempì di nuovo i flutes ed ordinammo delle crudità di pesce come ulteriore antipasto, un piatto di pesce con alcuni contorni, mentre decisi che avremo continuato a bere champagne come vino. Mia moglie approvava con cenni del capo le scelte fatte, conformi alle nostre abitudini quando andavamo fuori a cena da soli.

Lasciai che il pasto si svolgesse senza problemi, scambiando qualche parola di circostanza sul cibo e sull’ambiente accogliente del locale, che, nel frattempo si era riempito. Quando finimmo di mangiare ordinai della granita di limone e due piccoli dessert.

Terminato il desinare, cominciai a dire che era giunto il momento parlare di “affari” tra noi. Mia moglie, alquanto disorientata, mi fissò con uno strano sguardo interrogativo ed io replicai ancora se lei avesse qualcosa di comunicarmi che riguardasse la nostra famiglia.

Si cominciò ad innervosire, esclamando che non capiva cosa intendessi chiedere con quell’insistenza, quello che aveva da dire lo aveva già detto.

“Va bene, “le dissi “Allora, parlo io degli affari che ci riguardano.
Da questa sera io e te non stiamo più insieme, cessiamo di convivere sotto lo stesso tetto e procediamo a separarci. Ognuno vivrà per conto suo e provvederà al proprio mantenimento.”

La sua faccia impallidì di colpo.

Continuai. “La casa in città ed il villino al mare verranno venduti quanto prima ed il ricavato diviso a metà per procurarci abitazioni separate.”

Conclusi chiedendole come volesse procedere, se di comune accordo senza clamore e dare dettagli alle nostre figlie, ovvero se dovessimo andare a litigare in Tribunale, e tirare fuori palate di fango ed imbarazzanti dettagli.

Provò a chiedere perché avessi pronunciato quelle strane parole. Non capiva, diceva.

Risposi acidamente: “Se non lo sai tu il motivo per cui è stata demolita la nostra famiglia ti invito a leggere questa relazione”.

Aprii la borsa e tirai fuori la relazione preliminare dell’agenzia di investigazione che le misi sul tavolo davanti a lei.

Aperta la prima pagina, vide una fotografia che riprendeva lei ed Andrea che uscivano dal portone dell’edificio dove si trovava il nostro appartamento, e l’espressione da pallida diventò terrea.

Sconvolta, provò ad accennare a mezza voce un “Non è come sembra ! Posso spiegare …”.

Freddamente, le consigliai: “Prima di dirmi l’ennesima bugia, dai un’occhiata alle pagine successive”.

Girò una pagina dopo l’altra, lesse qualcosa, vide altre fotografie che la ritraevano a letto con Andrea la sera prima e quella mattina. Arrossì nel vedere l’esposizione della sua intimità così esplicitamente evidente.

Capì di essere perduta, mutò totalmente la sua espressione. Il viso si imbruttì, gli occhi si incassarono, rimanendo letteralmente senza parole: apriva la bocca e non emetteva alcun suono. Non dissi nulla, la guardavo come un’estranea.

Si riprese abbastanza, in un agghiacciante silenzio che durò un lunghissimo minuto. Dopo aver bevuto dell’acqua, mise il tovagliolo davanti alla bocca e sussurrò a bassa voce “Da quanto lo sai ?”.

Risposi amaramente: “Da poco. Avrei preferito che me ne parlassi tu onestamente, anche in extremis. Ti ho dato l’opportunità pure stasera, due volte, di dirmi la verità. Hai preferito mentire, tacere e continuare nella menzogna.” Non ebbe la forza di replicare e teneva gli occhi bassi.

Continuai: “Così hai distrutto ogni residua fiducia dopo 25 anni insieme. Non credo di aver meritato questo trattamento. Pensavo di valere di più per te, pure se non provavi più amore per me. Avevo sperato che tu potessi avere un residuo slancio di dignità ed onestà per rispetto del nostro passato insieme. Mi sbagliavo ed ero l’unico a non conoscere la verità. L’ho dovuta conoscere da solo, con sofferenza indicibile”.

Dopo una pausa, sibillai: “Per quello che mi riguarda, da stasera sei morta per me come moglie e compagna a causa della tuo inescusabile comportamento offensivo nei miei confronti. Ti sei comportata da troia in calore ed egoista”.

Incassò l’insulto ed il colpo cercando di abbozzare in fretta un’improbabile scusa: “Ma non è così. Io ho sempre amato e scelto te”.

Replicai bruscamente: “Adesso mi vuoi dire che mi hai tradito per amore nei miei confronti, è questo quello che intendi dire?”

E lei proseguì: “Vedi, è stato un momento di debolezza … Quello che mi è capitato ieri e stasera era solo sesso. Mi dispiace di averti ferito”.

Non riuscii a trattenermi: “Se lo avessi fatto occasionalmente e lontano da casa poteva essere solo sesso. Sarebbe stato comunque disonesto, perché potevi dirmi che avevi bisogno di libertà e di attenzioni che non ritenevi che potessi darti. Non so come l’avrei presa, ma almeno avremmo provato ad affrontare il problema insieme. Ma questa relazione dura da oltre un anno, diciamo che scopate insieme da parecchio tempo. Ne ho le prove. Non provare a raccontare menzogne inutili. Quello che hai fatto è semplicemente ignobile: invece di usare discrezione per consumare solo sesso, lo hai portato a casa, persino nel nostro letto, sporcando tutto e tutti, unendoti a lui senza nessuna remora o dignità.”

Mi tolsi il peso più grande che mi sentivo addosso: “Hai concesso ad un amante, ad un uomo diverso dal marito che ancora ti credeva fedele compagna di vita, quelle attenzioni che si concedono solo per amore e passione. Gli hai concesso il culo. Ed ora hai provato a giocare con me a fare la moglie fedele. Così sei stata totalmente scorretta. Avevi un patto di fedeltà da rispettare. Potevi chiedermi di scioglierti da quel patto e fare quello che volevi. Avrei accettato, anche se avrei sofferto da cane, la tua decisione ma almeno non avrei subito l’umiliazione di essere tradito di nascosto.”

D’impeto, le presi la mano sinistra tra le mie mani e, con un movimento fluido ma deciso, le sfilai la vera nunziale dal dito.

Non oppose resistenza, mentre aveva gli occhi spalancati. Dissi che quella era per me la cancellazione del nostro matrimonio, prima che formalmente venisse dichiarata da un giudice.

Proseguii il mio discorso, dopo aver bevuto un sorso di champagne, in una specie di muto brindisi: “Pure se fossi diventata ninfomane o una puttana avevo il diritto di saperlo e scegliere se continuare a viverti accanto o lasciarti. Mi hai tolto questa libertà di scelta. Non posso perdonarti di non avermi detto la verità, oggi ed i mesi passati. Perché, solo tu sapevi che la bocca che mi offrivi per baciare aveva bevuto lo sperma del tuo amante un’ora o due ore prima, o che ti strofinavi contro di me nel nostro letto, dopo che poche ore prima ti eri fatta scopare e inculare dal tuo amante. Provo solo disgusto per il tuo comportamento infame”.

Fece ancora un tentativo di rabbonirmi: “Ho sbagliato, lo ammetto. Sono disposta a fare quello che vuoi, a lasciarlo e non vederlo più. Non ti voglio perdere.”

Dissi gelidamente, guardandola negli occhi: “Come pensi che possa credere che sia la verità quando mi hai mentito fino a dieci minuti fa ? La tua parola non vale nulla, pensi di giocare con le parole e che io possa crederti. Ti sbagli di grosso, Per me la discussione è finita e la chiudiamo qui”.

I suoi occhi si riempirono di lacrime e singhiozzò: “Ti prego, lasciami una possibilità di ricominciare”.

Le risposi con rabbia: “Te l’ho detto, non c’è niente da ricominciare: non sei più mia moglie. Per me, sei diventata come una escort, e sono educato, che fa godere uomini per denaro. Quello che mi offri da ora in poi sono io che decido se e quando comprarlo. E posso averlo da altre donne, il mondo è grande”.

Chiesi il conto e le dissi che l’avrei accompagnata alla sua auto, lasciandole la scelta di andare alla casa in città o al villino al mare. Io sarei andato alla destinazione opposta.

Pagai il conto e ci alzammo per uscire dal ristorante.
Come avevo promesso l’accompagnai alla sua auto nel parcheggio.

(continua)

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