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Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 6

By 1 Febbraio 2023No Comments

Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 6

Questo racconto è tratto liberamente da fatti realmente accaduti, rielaborati con fantasia dell’Autore, e collocati in uno scenario liberamente disegnato senza riferimenti a personaggi e luoghi determinati..
Ogni diritto di autore, compreso quello di riproduzione (in tutto o in parte) è strettamente riservato all’avente diritto.

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6. Patti chiari per il futuro.

Eravamo arrivati alla sua auto, ma vi si appoggiò, come per sorreggersi e non cadere. Era sconvolta e fragile come non l’avevo vista mai. Ma la mia collera fredda mi permise di resistere.

Fece un ultimo disperato tentativo, non so se per vera disperazione o per calcolo. Si avvicinò, tentò di abbracciarmi, implorando: “Torna a casa con me, stasera. Non ti pentirai, avrai tutto quello che vuoi. Per sempre, te lo giuro. Dammi una possibilità di correggere l’enorme errore che ho fatto. Non voglio perderti, accetto qualsiasi condizione”.
Stavo per girarmi ed andarmene, come l’istinto mi suggeriva, travolto dalla rabbia degli ultimi due giorni, quando mi venne in mente l’idea di vedere fino a quale limite si sarebbe sottomessa per non essere abbandonata su due piedi. Perché sentivo, nella concitazione della mia collera, in quel momento che avevo perso ogni fiducia in lei e, come moglie e compagna di vita, l’avrei comunque abbandonata al suo destino, come meritava. Le immagini di lei che si rotolava nel nostro letto con l’amante mi tornavano alla mente ogni volta che faceva le sue promesse ed implorava di darle fiducia.

Abbozzai una nuova strategia. Volevo vedere se avesse veramente avuto la risolutezza di lasciare l’amante, umiliandosi davanti a lui ed a me, senza alcuna garanzia. E poi, approfittare dei suoi sensi di colpa che la spingevano ad offrirsi a me, per fare sesso con lei senza quei limiti e tabù che il nostro rapporto sentimentale aveva reso insormontabili.
Mi sembrava un giusto epilogo da dare alla nostra storia. Ma volevo che fosse chiaro cosa ero disposto a fare.

Le dissi: “Il nostro matrimonio è finito. Appartiene ad un passato che non esiste più. Fattene una ragione per il futuro. In questo momento, ti ho detto, ti considero al massimo una escort che si offre, una con la quale si fa sesso e la si paga senza alcun coinvolgimento. Con la quale non si fanno figli e non si pretende di costituire una famiglia”. Iniziò a singhiozzare.

E continuai: “Se anche accettassi di passare questa notte con te, e poi altre giornate, non potrebbe esserci mai più il rapporto di prima, la fiducia e la complicità che avevamo sono finite. Non sarai mai più riconosciuta da me come moglie, quella è morta ieri, dopo che ti ho visto come mi tradivi. Al massimo, saresti solo una donna disponibile per fare del sesso, visto che hai detto che hai scelto l’amante solo per fare sesso. E ne approfitterei finché saresti in grado di soddisfarmi e togliermi ogni sfizio che mi venga in mente. Ma prima che io accetti questa possibilità, c’è una condizione che devi rispettare, altrimenti non se ne fa niente. Devi chiamare subito Andrea e confessargli la verità che mi hai dichiarato, che lo facevi solo per sesso. Perché voglio che anche lui sappia che non sei un’amante ma una prostituta e che vai con gli uomini a pagamento. E voglio sentirti dire a lui che se vuole ancora fare sesso con te, dovrà pagare ogni prestazione”.

Se l’avessi colpita con un pugno in pancia non le avrei fatto più male. Si piegò quasi in due e si mise a piangere, appoggiata alla macchina. L’angolo del parcheggio dove eravamo era poco illuminato e non c’era nessuno nelle vicinanze che ci vedesse o ci potesse ascoltare.

Dopo essersi disperata senza che facessi un gesto, si calmò abbastanza per dirmi: “Tu vuoi che io mi umili fino ad essere disprezzata da tutti, per vendicarti del mio tradimento. Va bene. Ho sbagliato e devo pagare fino in fondo. Accetto le tue condizioni, per non perderti e distruggere l’immagine della famiglia, anche se ora mi odi e vuoi sfogare la tua rabbia. Ebbene, sì sono pronta a fare quanto pretendi”.

Stava delineandosi il risultato che volevo conseguire e le dissi: “Va bene, ma voglio che sia chiaro che non hai nessuna garanzia, dopo che avrai liquidato il tuo amante. Accetterò di stare con te qualche giorno insieme, ma sarai trattata da me come una prostituta. Se non mi soddisfi come voglio e non fai tutto quello che ti chiedo di fare, me ne andrò per sempre, non ti chiamerò più e non avrai alcun diritto di interferire nella mia vita. Presenterò le prove che ho in Tribunale ed otterrò la separazione con addebito e poi il divorzio. Non mi interesserà quello che farai, saranno problemi tuoi.”

Continuai: “Voglio chiudere con il passato di certezze e fiducia che è terminato con il tuo tradimento. Una nuova esistenza ci aspetta dopo che ci saremo separati e, poi, divorziati. Non voglio averti più come moglie. Ogni relazione che potremo avere sarà tra due persone che non hanno più una vita trascorsa insieme. Potremo apparire insieme ma rimarremo due estranei. La nostra storia insieme cambia stasera dopo che avrai lasciato il tuo amante. Se non ti va bene, potrai smettere quando vorrai ed ognuno se ne andrà per la sua strada. Lascio a te di spiegarlo alle nostre figlie”.

Lei annuì con il capo. Si asciugò le lacrime e, con un’espressione tristissima, prese il suo cellulare.
Chiamò Andrea accanto a me, affinché potessi ascoltare tutta la conversazione, e gli fece tutto il discorso che le avevo imposto.

Gli confessò di avere avuto molti altri uomini e di essere divenuta da tempo una prostituta. Che quello che avevano fatto insieme era stata solo una parentesi di piacere, senza sentimento. E che aveva un cliente da soddisfare stasera che era molto esigente. E che sarebbe stata occupata con altri uomini nei prossimi giorni e di non contattarla. Se lui voleva rivederla e fare sesso con lei, si sarebbe dovuto prenotare ed avrebbe dovuto pagare. Come avrebbe pagato ogni suo cliente.

Andrea rispose alla sua chiamata, ascoltò senza fiatare la sua dichiarazione e, reagì in modo stralunato, non voleva crederci e le chiese, urlando, se non fosse impazzita o fosse tutto uno scherzo di cattivo gusto.

Lei, guardandomi negli occhi, gli confermò che era tutto vero e che aveva deciso di dirgli la verità. Lui si arrabbiò, la insultò pesantemente ed alla fine la mandò al diavolo, dicendole che “non aveva bisogno di pagare delle puttane”.
Mia moglie, mortalmente avvilita dall’insulto di quello che era stato il suo amante appassionato fino a poche ore prima, rimase davanti a me con il cellulare in mano mentre Andrea aveva già chiuso la telefonata.

Maura appariva distrutta. Aveva un’espressione così prostrata ed indifesa al punto che mi stavo preoccupando che nemmeno riuscisse a guidare e potesse avere un incidente. Sembrava che fosse stata investita da un camion e che veramente soffrisse terribilmente per le ferite subite nell’incidente.

Non le volevo dare alcun perdono, era fuori discussione. Il nostro matrimonio era finito ed avrei preteso il divorzio. Ma, anche se aveva compiuto un atto importante di pentimento, volevo punirla cento volte per quello che mi aveva fatto.

L’avrei trattata per quello che era, aveva detto che aveva cercato solo sesso e doveva accettare di non essere più considerata come moglie. Nei nostri rapporti futuri poteva solo comportarsi come la donna affamata di sesso che aveva affermato di essere quando aveva provato a giustificarsi, cercando di dividere sesso e sentimento. Visto che aveva ucciso il (mio) sentimento non poteva che rimanere una relazione di sesso anche con me.

Non sarebbe stato un gioco di ruolo per una nottata. Doveva capire che era una scelta definitiva. Non sentivo alcuna pietà per lei. Come non aveva avuto pietà lei per me quando mi aveva sistematicamente tradito.

Le dissi da andare avanti verso casa in macchina, io l’avrei seguita con la mia auto.

(continua)

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