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Era molto tempo che non sentivo Cristina.
Ci eravamo messi assieme ai tempi del liceo fino alla fine dell’università, poi, pochi mesi dopo l’inizio del suo Master negli USA, le cose fra noi cambiarono e dopo quasi 8 anni di fidanzamento, mi lasciò improvvisamente dandomi solo vaghe spiegazioni al telefono.
Non la vidi mai più, nonostante volessi raggiungerla per poterle parlare di persona.
Al suo ultimo indirizzo risultava irreperibile, ed anche la sua famiglia non era in grado di darmi spiegazioni, né, probabilmente per richiesta della figlia, informazioni.
Fu un periodo terribile e solo alcuni anni dopo, per caso, seppi che si era trasferita a Roma, ma un po’ per l’orgoglio ferito, un po’ perché non avrei saputo che cosa dirle, mi ripromisi di non cercarla più.
Ogni tanto mi chiedevo che fine avesse fatto.
Specialmente in quei periodi di solitudine nei quali si cerca di ripensare alle storie più belle per capire come mai sono finite…
E quando sul computer vidi un messaggio a suo nome, rimasi di sasso!
“Caro Massimo,
Spero che tu stia bene e che l’indirizzo mail che ho trovato sia ancora valido.
La settimana prossima sarò a Milano.
Vorrei tanto rivederti per una cena e due chiacchiere da vecchi amici.
Ci riusciamo?
Io arrivo il 19 e mi fermo per qualche tempo.
Fammi sapere i tuoi impegni.
Chicca”
Dopo un momento di perplessità mi accorsi di essere felice di sentirla, nonostante tutto: le inviai i miei nuovi numeri di telefono e concordammo la data.
Quando ci frequentavamo era davvero una bella ragazza, alta 1.77, bionda naturale, con un corpo snello ed atletico ed una terza abbondante di seno, in grado di mettere in dubbio molte teorie sulla forza di gravità.
La proverbiale ragazza di ottima famiglia, sempre vestita con gusto e molto curata.
Ma a parte questo, a parte il piacere di rivedere una delle persone più importanti della mia vita, avevo anche altri pensieri.
Quando ci eravamo conosciuti eravamo vergini ed innocenti, adesso eravamo due quarantenni.
Io avevo un matrimonio alle spalle, naufragato dopo un paio d’anni per noia, più che altro; avevo visto morire mio padre, ero diventato un uomo.
E lei?
Era diventata una donna, certamente, ma che donna?
Quando ci eravamo lasciati per molti mesi non potevo nemmeno pensare di fare sesso con un’altra.
Lei era tutto.
Ed ogni volta che pensavo a lei, e alla sua fuga improvvisa, immaginavo che si fosse innamorata di un altro, che in quel momento, in quel preciso istante si facesse scopare da un estraneo, che donasse a lui la sua intimità, anzi, a lui, agli altri; mi partivano fantasie erotiche di ogni genere, ma sempre con lei come protagonista. Lei che si scopa uno, lei che glielo succhia, che lo mette fra le tette e si fa venire in faccia, in bocca, lei che offre il culo al primo stronzo che le paga una cena, anzi sono due, anzi tre, che le pagano la cena (sono anche tirchi, visto ch si dividono il conto) solo per scoparsela a turno…
Per quasi un anno guardai solo pornografia e ogni volta che c’era un’attrice bionda, mi immaginavo fosse lei…
Poi ho incontrato altre donne, me ne sono innamorato, lasciando Cristina in un cassettino della memoria.
Ma ora, mancando poche ore al suo arrivo, sentivo di nuovo emergere dalla mia parte oscura, l’eccitazione per quelle fantasie. Per quelle domande…
“Chissà quanti se ne è fatti da quando ci siamo lasciati?”…
Conoscendo il suo carattere, cercavo di soffocare questa curiosità morbosa, sapendo che difficilmente avrei trovato una risposta.

Arrivò la sera, e quando le aprii la porta di casa sorrisi istintivamente: era bellissima…
Certo aveva qualche leggera ruga ed il suo fisico atletico si era leggermente trasformato, ma i fianchi più tondi, ed anche i piccoli segni dell’età, invece che renderla meno bella, avevano trasformato una ragazza acqua e sapone in una stupenda donna.
Sì, forse era meno perfetta, ma proprio per questo più sexy…
Ci baciamo sulle guance, come forse non avevamo mai fatto prima…
L’atmosfera era imbarazzata, come è naturale, ma col passare dei minuti e dei drink, fu spontaneo parlare più liberamente.
Io avevo prenotato in un ristorante molto carino, ma lei proponeva di prendere una pizza a domicilio e di passare la serata in casa: aveva portato dei vecchi album di foto e una bottiglia di ottimo vino francese e sembrava volesse parlare all’infinito dei vecchi tempi, guardando foto e scherzando sul passato.

Rivederci, giovani e sorridenti nelle foto, eliminava ogni traccia di imbarazzo…Così anch’io presi dall’armadio una vecchia scatola dove custodivo tutte le vecchie foto che preferivo non vedere, ma che non avevo mai avuto il coraggio di distruggere e ci sedemmo fianco a fianco per guardarle insieme.

“Bella questa ragazza, chi è?”
“E’ la mia ex moglie…anzi, tecnicamente è ancora mia moglie, ma siamo separati da 2 anni.”
“Mi spiace….”
“Non ti preoccupare. E’ finita di comune accordo. Siamo in buoni rapporti. E tu?”
“Niente mariti, niente fidanzati. Solo casa e lavoro” rispose seria, guardandomi dritto coi suoi occhioni blu.

Più si scavava in profondità nella scatola, più ci si avvicinava al nostro passato comune.
E ad ogni foto era istintivo associare un ricordo intimo, un particolare che pensavo di aver scordato, ma che ora, con lei vicina, esplodeva nella mia mente.
La foto del diploma, con noi due sorridenti…
La foto della sua laurea… era talmente tesa in quel periodo che erano settimane che non riuscivamo a fare l’amore…
Ma fu quando dalla scatola tirai fuori una sua foto in topless, mentre prendeva il sole su una barca, ci scappò una sincera risata!
“Certo avevi un bel seno!”
”Stronzo! Questa foto l’avevi fatta di nascosto…non ti avrei mai lasciato fare!” disse nascondendo il suo sorriso imbarazzato dietro la mano.”
E poi con tono leggermente diverso: “perché dici “avevi”…guarda che anche adesso le mie tette si difendono bene!” aggiunse ridendo sonoramente.
“Massì dicevo per dire…” e poi aggiunsi scherzando “E poi chi lo sa? Sono anni che non le vedo!”
Mi guardò con uno sguardo insolito, dicendo “sei il solito porco… adesso magari vorresti che ti mostrassi le tette e magari che te le facessi toccare, per provare a vedere se sono sode”…
Ero stupito…tutto si stava svolgendo così in fretta… “Si, sarebbe bello provare…” balbettai cercando di avere un tono scherzoso…lentamente prese la mia mano e se la portò verso il seno.
“tocca, tocca pure. Ti piacciono?”
Ero talmente stupito dal veloce cambiamento di situazione che l’imbarazzo era superiore al piacere di toccare quei seni come sognavo da tanti anni.
“Allora, queste tettone non sono di tuo gusto? Ti fanno schifo?”
” no..è che..”
“Hai ragione, come puoi giudicarle attraverso il reggiseno…povero piccolo…scusami..” e dicendo così, di sflilò velocemente la camicetta ed il reggiseno, mostrando il suo seno. Bianco, con dei grandi capezzoli rosa e l’inconfondibile piccolo neo sul seno sinistro. Appariva meno sodo di anni prima, ma molto più gonfio e non meno seducente.
Lei prese la foto in mano e me la mostrò.
“Allora sono ancora belle le mie tette?”
“Si sono…molto sexy!”
“Ma mi preferivi allora o ti piaccio anche adesso?”
Era una domanda sciocca, visto che con la mano sinistra aveva preso ad accarezzare attraverso i pantaloni il mio cazzo che dopo i primi momenti di stupore, era diventato durissimo. “non saprei, le tue tette sono belle come sempre… ma con i jeans che indossi, che ne so del resto?”
Sorrise come se non aspettasse altro.
“Lo so che sei un porco, un porco bastardo e adesso vorrai vedere se anche il culetto è sodo!”. Le stavo palpando a piene mani le tette…”Si…magari pensi che adesso abbia un culo flaccido, a stare tutti i giorni seduta per ore al computer!”
Si alza in piedi, levandomi il piacere delle sue tette, si abbassa lentamente i jeans restando solo con un minuscolo perizoma e si volta dandomi le spalle…”Contento? Me lo dicono tutti che ho un gran bel culetto, sai?”
Senza troppi complimenti inizio a palparle il culo…
“Tutti chi?”
“Tutti quelli che mi sono scopata”
E mentre si chinava per farmi accarezzare meglio i suoi glutei sodi, io iniziavo lentamente ad avvicinarmi con le dita sempre più verso l’interno coscia, non per timidezza, adesso, ma per prolungare il mio ed il suo piacere.
“E te ne sei scopata tanti?”
“Non sono affari tuoi. mi sono scopata tutti quelli che mi sono voluta scopare.” rispose alzandosi e facendo il gesto di allontanarsi verso i vestiti.
La trattengo per un braccio, e lei si lascia andare girandosi d’improvviso e baciandomi per interminabili secondi mentre mi abbraccia.
Poi a bassa voce e l’aria da bambina “Ti spiace che trovato tanti cazzi da quando non ci vediamo?”
“Tanti? quanti sono “tanti” secondo te? 10, 100, 1000?”
“Non lo ricordo nemmeno, scemo” mi dice ridendo.”Ma vedo che a lui questi discorsi interessano poco” mentre con la mano destra aveva rincominciato ad accarezzare il mio cazzo da sopra i pantaloni.
“A lui interessano, invece! Sai quante seghe mi sono dovuto fare in questi anni pensando a te che ti scopavi altri?”
“poverino… E mi sognavi? Sai che sono stata tanto cattiva e che ho fatto tante cose porche?” mentre lentamente fa scivolare la mano dentro i pantaloni.
“sognavo che in america facevi pompini a tutti. Anche ai professori per avere un bel voto.”
mentre lo dicevo la sua mano afferrava per bene il mio cazzo ancora nei pantaloni, mentre io le palpavo il culo accarezzandole da dietro la figa.
“E ti spiacerebbe se l’avessi fatto?” rispose stringendomi il pene con un pizzico di crudeltà.
“Perchè, l’hai fatto?”
“Non sono affari tuoi, te l’ho detto. E cos’altro sognavi di me?” con la mano libera adesso slacciava i bottoni dei miei pantaloni, per poter muovere più liberamente la mano che mi stava mastrubando.
“Che ti facevi scopare da più persone contemporaneamente e che tu godevi”
“Eh si. quando vengo chiavata bene e c’é anche bel cazzo da succhiare, godo tanto.”
“allora l’hai fatto?”
“non te lo dico. Sei un porco. ti ricordavi di me solo perché volevi fottermi ancora?”
Si era chinata in ginocchio davanti a me con le tette a sfiorare il mio cazzo. La mano destra stava facendomi una sega lentissima mentre la sinistra mi accarezzava le palle.
“beh, mi è sempre piaciuto scoparti. lo sai.” risposi mentre con i polpastrelli le accarezzavo i capezzoli rosa.
“vuoi venirmi sulle tette? o preferisci venire in faccia? o sulla lingua per poi vedermi bere la sborra?” disse con aria innocente mentre alternava il lavoro con la mano con colpetti di lingua sulla punta del pene per poi ingoiarlo fino alla radice.
“Hai davvero imparato a fare le pomp…..” cercai di dire ma improvvisamente sentii arrivare il mio orgasmo. Terribile e bellissimo, come se tutti gli anni di forzata lontananza si prendessero la loro rivincita.
Senza scomporsi inghiottì il primo schizzo, poi il secondo e il terzo rialzandosi per prendere fiato un quarto mio schizzo, incredibilmente ancora violento, la colpì all’attaccatura del naso, all’altezza dei suoi occhi.
Mentre leccava la cappella per pulirla, mi lanciò un’occhiata misteriosa, con quel rivolo di seme che ormai colava verso la sua guancia.
“Sai di buono ma io sono una vera idiota” mi disse…
Prima che potessi chiederle qualunque cosa, si alzò di scatto e andò verso il bagno, lasciandomi come uno scemo con il cazzo ancora duro.
E mi accorsi che piangeva
(continua)

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