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XXXtina 2 Una strana “malattia”

By 12 Agosto 2023One Comment

Io ero ancora eccitato e non realizzai immediatamente, poi dopo qualche secondo mi avvicinai alla porta chiusa del bagno chiedendole se tutto andava bene…
No, non andava affatto bene: sentivo distintamente i suoi singhiozzi mentre mi chiese se poteva fare una doccia.

Quando uscì dal bagno, nonostante la doccia, i suoi occhi erano ancora arrossati…ma soprattutto era la sua espressione a dare un senso di disperazione.

“Non so immaginare cosa penserai di me adesso…anzi me lo immagino bene. Si, è vero, sono diventata una troia”, disse a bassissima voce con gli occhi abbassati…
Io non sapevo cosa rispondere.

Definirmi stupito non rende l’idea…inoltre proprio non mi venivano le parole per confortare una persona che in pochi minuti si era trasformata da una persona normale, anzi addirittura un po’ pudica, ad una maniaca sessuale, per poi cambiare di nuovo improvvisamente…

“Hai voglia di parlare?” fu l’unica cosa intelligente che mi venne in mente…
“No, ma una spiegazione devo darla comunque…” adesso il tono era fermo e abbastanza sereno…anzi no, sembrava il tono di una persona che ha imparato a memoria un discorso e che lascia che le parole escano da sole…più o meno sempre le stesse, e le dice col tono un po’ distante di chi è stato costretto a dirle decine di volte…

“Tutto è iniziato qualche mese dopo che mi trasferii a Boston.
Te ne avevo parlato: ho avuto un leggero incidente andando in bici nel campus, sono caduta ed ho sbattuto la testa. Lì per lì, niente di grave, anche gli accertamenti non avevano evidenziato nulla di preoccupante.
Eppure qualcosa è successo. Deve essere successo.
Sai che ti sono sempre stata fedele e che non sono… Non ero certo una donna che andava in cerca di avventure.
Qualche giorno dopo essere stata dimessa, ero appena uscita da una lezione e stavo pensando ai fatti miei, quando incrociai lo sguardo di un vecchio ciccione, un addetto alle pulizie che ogni volta che passavo mi guardava sempre la scollatura…
La cosa mi imbarazzava un po’, ma tutto si fermava lì, anzi, quando avevo bisogno di un piacere, una riparazione o altro, approfittavo un po’ del suo “debole” per me: non si era mai comportato male nei miei confronti.
Quel giorno invece ebbi una strana sensazione: pensai che che magari si era masturbato pensando alle mie tette, pensai a come poteva scopare un uomo così grasso e alle donne che aveva scopato durante la sua vita e mille altre cose e, senza nemmeno capire come e perché, mi sentivo eccitatissima e con la scusa della doccia che non funzionava lo invitai nella mia stanza.
In realtà fu molto più carino di altri: mi sporgevo per mostrargli come la doccia gocciolasse, in modo da mettergli la scollatura dell’accappatoio proprio davanti agli occhi, poi mentre lui lavorava gli facevo strusciare le tette sulla schiena, come dovessi mostragli qualcosa di particolare.
Sentivo che era eccitato e che non riusciva a lavorare perché lo sguardo gli cadeva sempre sul mio seno, ormai quasi tutto di fuori.
Ma temendo che fosse uno scherzo o, peggio, una trappola, cercava di mantenere la calma.
Alla fine presi l’iniziativa, mi misi dietro di lui ed inizia ad accarezzare il suo pene da sopra i pantaloni, mentre gli strusciavo le tette sulla schiena.
Il suo pene era piccolo ma durissimo.
Era così eccitato che venne quasi immediatamente, dentro i pantaloni.
Ma io ero ancora insoddisfatta, gli levai i pantaloni ed iniziai a succhiarglielo quasi con rabbia. l’odore ed il sapore dello sperma mi resero ancora più eccitata.
Io godei masturbandomi mentre gli succhiavo quel pene moscio e piccolo. E quando riuscii a renderlo di nuovo duro, mi feci scopare. ma il suo pene era piccolo, e la mia vagina dilatate e troppo bagnata.
Alla fine lo supplicai di sodomizzarmi.
Ti rendi conto? IO supplicavo un ciccione orrendo di incularmi con violenza mentre mi sditalinavo.
E finalmente venni ed anche lui venne dentro il mio culo.
Uno sconosciuto, che probabilmente scopava solo con puttane o zoccole da bar.
Senza precauzioni, senza preservativo…e mi aveva fatto godere come mai nella mia vita.
Mi viene quasi da sorridere, ora.
Ma una volta passata la “crisi” andai su tutte le furie, lo accusai di avermi drogata e stuprata.
Volevo denunciarlo, ma mi resi conto che non potevo essere drogata e, comunque, lui non c’entrava nulla.
Per diversi giorni non riuscii ad uscire dalla mia stanza, dandomi per malata.
Ero terrorizzata all’idea di incontrarlo di nuovo.
Ero terrorizzata dall’idea di non capire, per la prima volta nella mia vita, che cosa diavolo stava succedendo.
Decisi di prendermi una vacanza: tanto non riuscivo a studiare, e tornai a Milano per incontrarti e confessarti tutto.
Volevo lasciare Boston se necessario e tornare a vivere a Milano con te. Pensavo mi avrebbe aiutata.
Però mentre ero sull’aereo, mi resi conto che il liceale che avevo come vicino di posto, stava sbirciando timidamente nella scollatura della mia camicetta.
Di nuovo un flusso di pensieri inarrestabile mi sconvolse.
Gli sussurrai parole oscene, coprendogli le gambe con una coperta, iniziai a masturbarlo…a ben vedere fui fortunata anche in quella situazione: era buio e la maggior parte dei passeggeri dormiva o ascoltava l’audio del film con le cuffie.
Facendo finta di rannicchiarmi sulle sue ginocchia, glielo presi in bocca e, dopo pochi secondi, il ragazzino venne, sporcandomi tutta, ma non mi importava niente…continuai a leccarlo ed a gustare lo sperma.
Il ragazzo, passata l’eccitazione e terrorizzato dalla situazione, mi disse che, per ora, gli bastava…ma non bastava a me: la posizione ed i jeans che indossavo mi impedivano di masturbarmi e non ero ancora venuta.
Avevo le tette mezze di fuori e schizzi di sperma sul viso, il busto ed i capelli…proprio mentre stavo finendo di succhiare il pene del ragazzo, passò un’hostess… Mi accorsi che stava guardando, ma quando le rivolsi lo sguardo, si girò da un’altra parte facendo finta di niente.
In quel momento non mi importava di niente. Dovevo solo godere.
Così, nonostante le mie condizioni, mi alzai, presi dal bagaglio a mano il mio beauty case e mi diressi verso le toilette.
Mi levai i pantaloni e cercai nel beauty qualcosa di adatto…un flaconcino di shampoo.
Andava bene, andava MOLTO bene in quel momento. Me lo infilai dentro. Ed iniziai a pompare.
Ebbi un orgasmo violento. Mi scpai con ferocia, tanto da lacerarmi dentro…e subito dopo essere venuta, mi resi conto che avevo fatto un pompino ad un ragazzo che conoscevo appena su un aereo.
Poteva passare chiunque, ero stata vista…eppure mentre lo facevo non mi importava niente.
Mi rimisi in ordine e aprii la porta proprio mentre passava l’hostess che mi aveva vista…vedendomi si fermò qualche istante a guardarmi, intuendo quello che avevo fatto. Io, prima che potesse dire o fare qualcosa, la strinsi con forza e la baciai in bocca. Lei era sorpresa, ma dopo pochi istanti ricambiò il bacio, condividendo con me il gusto di sperma che ancora sentivo in bocca.
Ma dopo pochi istanti, lei mi spinse via “Sei davvero una troia e mi ecciti da morire…ma io non posso rischiare il posto per una malata di mente”.
Si sistemò in fretta la divisa e filò fuori dal corridoio.

Aveva ragione.
Aveva assolutamente ragione. Il ragazzo dormiva e io mi misi in un posto libero, lontano dal suo sguardo. Per tutto il resto del viaggio, ero sconvolta. Ogni tanto tornavo in bagno per soffocare le crisi di pianto,ed arrivata a Milano fuggii letteralmente dall’aeroporto e mi rinchiusi in casa.
Ti lasciai in quei giorni, se ricordi. Ti raccontai che pativo la lontananza e tante altre storie.
In realtà capivo che non ti volevo coinvolgere in una situazione del genere.“

Non la interruppi per tutto il racconto. Ogni tanto mi guardava negli occhi, ma il più delle volte lo sguardo era fisso per terra. Non un singhiozzo, non un lamento.
Raccontava queste cose come se parlasse di un’altra persona. Quando finì restammo a guardarci negli occhi in silenzio.

“Hai sentito uno specialista? Un…non so, un neurologo o uno psichiatra…”
Fece cenno di si col capo. “Ne ho ascoltati diversi. Nessuna spiegazione clinica, nessun problema fisiologico.
E’ tutto nella mia testa: faccio quello che faccio perché in alcune situazioni i miei freni inibitori si annullano totalmente. Quella lì sono io.
Nella vita di tutti i giorni sono terrorizzata, non pratico sesso normale da anni, tanto che ho smesso di cercarlo. Poi, in certi momenti, basta uno stimolo e mi comporto come hai visto qualche minuto fa. Mi ritrovo a scopare con sconosciuti nei bagni di una discoteca o propongo al taxista di pagare la corsa con un pompino…”
Ero senza parole.
La sua voce per un attimo si ruppe, come a soffocare un singhiozzo…”L’unica..l’unica consolazione è che vorrei fare l’amore con te comunque. Ormai non ci riesco più. Normalmente non riesco nemmeno a sopportare l’idea che un uomo mi tocchi.”
Adesso stai dai tuoi genitori? Le chiesi…
No. Loro non sanno nemmeno che sono qui. Per evitargli preoccupazioni, non gli ho mai detto nulla di preciso sul mio… il mio problema.
Sto in albergo, ma praticamente vivo reclusa in camera, per evitare… tentazioni..
E fu in quel momento che ebbi un lampo, l’idea che sembrava poter rimettere a posto tutti quegli anni di lontananza.
———-

“Perchè non ti trasferisci qui?
la casa è grande: io e mia moglie l’avevamo presa pensando che presto avremmo avuto figli, ma non sono arrivati.
E poi dopo tutto quello che mi hai raccontato, mi farebbe piacere darti una mano”.
Alzò lo sguardo e mi guardò coi suoi occhi blu.
Un ciuffo ribelle dei suoi capelli biondi le dava un’aria innocente che la rendeva ancora più desiderabile…
“Non penso che sia il caso.” rispose con un filo di voce
Pensaci: qui potresti stare senza problemi. Io sono a lavoro tutto il giorno e stare accanto a qualcuno che conosci, che conosce la tua condizione e che ti vuole bene è meglio che stare in albergo dove puoi incontrare chiunque.
Ebbe un attimo di esitazione, e lì lanciai la stoccata finale
“Pensa che succederebbe se in albergo ti venisse una delle tue crisi: qui saresti molto più al sicuro.”
“Forse, ma ti rovinerei la vita e non me lo potrei mai perdonare…” mi disse
“La vita me l’hai rovinata 10 anni fa, quando sei diventata una troia” le dissi con voce calma.
Mi guardò intensamente per qualche secondo. era chiaro che non si aspettava la mia frase. poi con voce rotta “Pensi anche tu che sia diventata una troia?”
“No, penso che tu lo sia sempre stata… il colpo in testa, il trauma… tutto vero, sicuramente. ma alla fine non è che il pretesto per fare quello che dentro di te desideri, ma ti vergogni ad ammettere.”
“Pensi davvero questi di me, mi chiese con un filo di voce. pensi che io sia sempre stata una troia?”
“Sì, sono le troie quelle che fanno come fai tu, e anche tu lo sai, vero? E adesso te lo dimostro”, le dissi slacciandomi i pantaloni e tirandomi fuori il cazzo, che dopo tutti quei discorsi di nuovo quasi mi scoppiava.
“Sei uno stronzo me ne vado”.
Ma non si mosse mentre osservava il mio membro gonfio.
Mi avvicinai col cazzo al suo viso.
Scostava il volto per negarsi, ma avvicinando la mano per accarezzarlo, in modo sempre più convinto.
“Sei solo uno stronzo come tutti gli altri. mentre mi guardava con sguardo d’odio.”
Feci entrare la mano nella scollatura del suo maglioncino.
Nella fretta non aveva rimesso il reggiseno e ovviamente lo avevo notato durante tutto il tempo della sua confessione.
Come era accaduto poco prima la sua espressione cambiò rapidamente, osservando rapita il mio cazzo, la sua mano scappellarlo lentamente e il suo pulsare ad ogni tocco.
“E’ uno dei cazzi più belli che abbia visto… grande ma non gigantesco, proporzionato e sempre duro…” sussurrò
“Non metto in dubbio la tua competenza…”
“Guarda che di cazzi ne capivo anche prima dell’incidente” disse con un mezzo sorriso, lasciandomi un po’ spiazzato, visto che quando ci eravamo messi insieme, da adolescenti, lei era vergine e davo per scontato di essere il suo primo ragazzo serio…
“Quindi tu…?!”
Ma lei mi interruppe prima che riuscissi a chiedere chiarimenti “Allora vuoi un altro pompino? “ disse, scappellando con maestria il cazzo e scivolando lentamente con la sua mano.
“Bocca, figa, culo… dimmi tu qual è la specialità della casa?”
“Con la bocca sono brava, ma se te lo succhiassi ora, per come sei eccitato verresti in pochi secondi e a me resterebbe una gran voglia. Uscendo dovrei andare in un bar, portarmi qualcuno nei bagni e sperare che sappia farmi godere.”
“Oppure potresti restare qui, e fare sesso con me tutta la notte, come facevamo da ragazzi…” Risposi. “Potresti essere la mia puttana e imparare assieme a convivere con questa tua fame di cazzo.”
Neanche finisco la frase e sento la sua lingua dardeggiare alla base delle mie palle e poi a lingua completamente aperta, leccarmi il perineo..
“Cazzo sei brava davvero” mi venne da dire mentre sentivo le gambe molli per l’eccitazione.
“Il maschio medio non capisce niente di pompini, basta che lo prendi in bocca, succhi un po’, tre leccate e schizza un litro di sborra. Non c’é nemmeno gusto a fare le pompe così” mi diceva mentre leccava e succhiava lentamente la base del mio cazzo.
“E com’é che ti piace fare le pompe?”
“Con calma… Per poi fare cose così”
E in un solo gesto prese completamente in bocca il mio cazzo, in una gola profonda come pensavo si potesse fare solo nei film.
Quando lo estrasse, era completamente pieno di saliva
“Te lo succhiava così tua moglie?”
“Perché sei gelosa?”
Lo riprese tutto fino in gola, questa volta per qualche secondo in più: riuscivo a sentire come faceva comunque lavorare la lingua sotto la base del cazzo e nel frattempo succhiava a fondo la punta….
Lo estrasse nuovamente.
“Golosa si, gelosa no… però era una gran figa tua moglie, com’era a letto?”
“Ti interessa sapere se era brava come te a fare pompe?”
“No, veramente, vorrei trovare il modo di scoparmela…”
Quella frase mi eccitò ancora di più… “le piaceva molto scopare in tutti i modi, ma non credo le piacciano le donne”, risposi, ma già immaginando la scena.
“Nemmeno io pensavo mi piacessero così tanto sino a qualche tempo fa”. E si rituffò a ingoiare fino alla radice il mio pene, soppesando le palle.
“C’é ancora tanta roba! Se questo è l’effetto che ti faccio inizio credere che ti sia fatto davvero tante seghe pensandomi. Prima meno male che ho imparato a far scivolare la sborra direttamente in gola facendo i pompini, sennò prima avrei rischiato di soffocare per quanta ne avevi…”
“Allora vuoi scoparti mia moglie?”
“Forse, ma soprattutto voglio che tu sappia come sarà la tua vita se viviamo assieme. Mi scoperai come vorrai, ma io potrei farmi chiunque altro in qualunque momento, portare sconosciuti in casa o farmi chiavare da qualche tuo amico o amica. Sei sicuro di volere questo?”
“Quale delle due Cristina mi sta parlando in questo momento?” Le chiesi
“Entrambe le Cristina sanno che potrei rovinanti ancora di più la vita e vogliono entrambe avvertirti perchè ti vogliono bene.”
Mentre mi parlava guardandomi negli occhi, con la mano destra menava dolcemente il mio cazzo.
Quello che mi diceva era terribile e eccitante, ma siamo sinceri: in una situazione del genere, con davanti la donna che hai idealizzato per tutta la vita, bellissima, mezza nuda, col mio cazzo in mano, che mi dice che avrei potuto chiavarla come e quando volevo, che avrei mai potuto dirle?
No grazie, tu mi spaventi troppo?
Siamo sinceri, dicevo…
In certi casi chi se ne frega del futuro?
“Ti amerò sempre” le dissi e mi chinai per baciare la sua bocca che sapeva di sesso.
Un bacio lungo e sincero per entrambi.
“Ti amo anch’io, per questo ho paura di farti del male” mi sussurrò nell’orecchio. “Ma per stasera basta giochini e andiamo a fare davvero all’amore, ti prego.”
La presi in braccio come fosse una bambina e andammo, finalmente, verso la camera da letto.
“Adesso dovrai scoparmi tutta la notte: me lo hai promesso” mi disse mentre entravamo in camera.

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