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Racconti Trans

Ylenia

By 28 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Andrea e Silvia erano da poco usciti. Era contento che fratello e sorella si concedessero una bevuta insieme ogni tanto. Lei era da poco stata lasciata da quello stronzo del suo ragazzo e lui, da sempre il più sensibile della famiglia, era sicuramente la persona più adatta con la quale sfogarsi. Ma quel che più contava era che non sarebbero tornati che a notte fonda ed Emilio aveva dunque la casa tutta per sé. E per chiunque avesse desiderato invitare per fargli compagnia. Non era un cattivo padre, da quando la madre dei ragazzi era morta otto anni prima non aveva fatto loro mancare niente, ne’ in termini affettivi ne’ dal punto di vista materiale. Li aveva sempre sostenuti, ascoltati, coccolati, aveva fatto molti sacrifici per loro, li aveva forse addirittura viziati più di quanto non fosse necessario. Solo, non riusciva a trovare una compagna degna di colmare quel vuoto che ancora si portava dentro, e preferiva dunque amicizie più effimere e carnali, delle quali preferiva non condividere i dettagli coi figli. Preso da queste riflessioni, fu bruscamente richiamato alla realtà dal suono del campanello. Ylenia era arrivata.

“Posso sedermi?”

“Certo, accomodati dove vuoi!”

“Quando ci sono due divani non so mai quale scegliere.”

La trasparenza quasi fanciullesca di Ylenia era una delle caratteristiche che aveva contribuito a renderla desiderabile agli occhi di Emilio. La sua genuinità, la sua totale mancanza di filtri stridevano con l’aspetto curatissimo e artificioso della sua persona.

“Ho fame, mi prepari un panino prima?”

“Sicuro, con cosa?”

“Burro di arachidi.”

“Non c’è in casa.”

“Ah.”

La delusione nella sua voce era palpabile.

“Allora fai tu.”

Avviandosi in cucina Emilio soffermò a lungo lo sguardo sulla sua ospite. Le misure, le forme del corpo tradivano certo il suo vero sesso ma un’innata dolcezza, una certa grazia naturale la rendevano più femminile di molte donne che aveva conosciuto. Bionda, una lieve ricrescita color cenere, i capelli lisci, scalati andavano a incorniciare un ovale allungato dal mento sfuggente, occhi cerulei slavati e mobilissimi. Le spalle erano larghe, ma incassate, e tutta la figura era come chiusa su se stessa, forse per l’imbarazzo dovuto all’altezza eccessiva. La bocca era sottile ma molto seducente, così come le mani, magre e affilate, le unghie ricoperte da una patina rossa di smalto mangiucchiata in più punti. Ylenia si era presentata a casa sua con un abitino di lana nera, morbido nei punti critici, e un paio di stivali di pelle dello stesso colore, molto appuntiti. Poteva nel complesso dirsi persino elegante, molto di più, si ritrovava di nuovo a pensare Emilio, di tante altre donne che aveva incontrato nel corso della sua vita. Nell’osservarla, sentì l’eccitazione salirgli dai genitali alla gola, su fino alla punta dei capelli: il panino avrebbe aspettato.

Il seno di Ylenia, perfettamente rotondo come tutti quelli artificiali, non aveva mai suscitato in lui più che una morbosa curiosità di osservarlo insieme al suo pene. Quello sì, invece, che lo accendeva di un desiderio intenso e proibito. Stretto, lungo e duro come l’acciaio ma allo stesso tempo morbido e vellutato come la pelle di una bambina. Lo strinse con entrambe le mani avvicinandoselo alle labbra, che erano fredde, e lo sentì quasi bruciare al contatto con esse. La sua lingua attraversava lenta ogni regione di quel membro maschile che come per miracolo sorgeva eretto da un meraviglioso corpo di donna. Ad un certo punto non resistette più alla pressione che il suo cazzo, anch’esso granitico e impaziente, gli esercitava sui pantaloni. Li abbassò e intimò a Ylenia di voltarsi mettendosi a quattro zampe. Lei obbedì silenziosa, come sempre. Prima le accarezzò le natiche, facendo aderire il suo pacco all’incavatura del sedere di lei. Poi si inumidì un dito con la saliva e le stuzzicò il buco del culo. Sentendolo leggermente dilatarsi lo infilò dentro, toccandosi contemporaneamente con l’altra mano i genitali. Quindi si abbassò e iniziò a leccare tutta l’area intorno alla quale aveva inserito il dito. Una volta sfilatolo, lo sostituì con la lingua, che andò a penetrare la stretta fessura del suo didietro. Quando la sentì completamente lubrificata, scostò il viso e appoggiò la punta del suo pene (a dire il vero già prossimo all’orgasmo) e a poco a poco un gemito strozzato di Ylenia accompagnò l’ingresso di quel corpo estraneo nel profondo delle sue viscere. Fu sufficiente la sensazione di calore avvolgente mista al desiderio di possedere quel corpo ibrido e bellissimo a squassare il poco autocontrollo rimasto ad Emilio, che accompagnò il punto più alto del suo piacere con degli sconnessi movimenti del bacino ed eiaculò sulla schiena di Ylenia con numerosi fiotti bianchi e caldi di sperma.

Quella sera, rientrando a casa, Andrea e Silvia trovarono il proprio padre addormentato sul divano, nudo, con una ragazza alta e ossuta che guardava la televisione mentre con una mano gli accarezzava la testa e con l’altra teneva quello che aveva tutta l’aria di essere un panino al prosciutto.

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