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Trio

Il cliente dimenticato

By 18 Maggio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Nota di demos:
questo racconto non è stato scritto da me, ma da un autore che preferisce che sia io a pubblicarlo (ringrazio per la fiducia), eventuali commenti potete inviarli a demos29@libero.it, io li girerò all’autore

Sabrina si era tenuta il mezzo pomeriggio libero per metter un po’ d’ordine nella contabilità del centro estetico. Litigare con quei pezzi di carta la stancava più di dieci massaggi, ma era una cosa che doveva fare se voleva mandare avanti la baracca.
Aveva quasi finito quando Francesca,la ragazza che lavorava con lei, entrò nello stanzino adibito a segreteria e dicendo di aver finito gli appuntamenti le chiese se poteva uscire qualche minuto prima.
Sabrina le disse che non c’erano problemi, in fondo anche lei si era stufata, altre due ricevute e poi dopo una doccia se ne sarebbe andata.
Finalmente si era messa in pari, e pensando con soddisfazione che gli affari non andavano affatto male, si spogliò dirigendosi al reparto docce.
Fu fermata dallo squillo del telefono, era Francesca che con aria preoccupata le disse che nella cabina n. 2 c’era un cliente che aspettava un massaggio del quale si era completamente dimenticata.
Sia da dipendente che ora da titolare non le era mai capitato di sentire che qualcuno si era dimenticato di un cliente, e pensò a quale figura avrebbe fatto se invece di farsi la doccia se ne fosse andata anche lei chiudendolo dentro.
Fu interrotta nei suoi pensieri da una voce in avvicinamento proveniente dal corridoio.
Sabrina realizzò subito di essere nuda e guardandosi intorno cercando qualcosa con cui coprirsi vide solo il grembiule di Francesca poggiato su una sedia.
Ci saltò letteralmente dentro ringraziando questa volta il suo disordine e fece appena in tempo a chiudersi i bottoni davanti che vide apparire alla porta il ‘cliente dimenticato’.
Sarà stato alto quasi due metri e giustamente aveva l’aria scocciata, forse era meglio non farlo arrabbiare, quindi con il suo sorriso più accattivante gli disse di tornare pure in cabina, giusto il tempo di prendere una crema e sarebbe arrivata anche lei.
Parlava da dietro il bancone dell’accettazione e quindi lui non poteva vedere quanto corto fosse il grembiule infatti Francesca, che li usava abbastanza sopra il ginocchio, era anche più bassa di lei e quindi era più adatto per il night che per un centro estetico.
Il suo tentativo di mandarlo avanti andò a vuoto perché lui, anche se con cortesia, disse di aver aspettato fin troppo e non voleva perderla nuovamente.
Il suo tono non si poteva definire arrabbiato, ma piuttosto infastidito, al che Sabrina pensando a come avrebbe accolto Francesca il giorno dopo lo seguì.
Una volta entrati nella cabina lui disse di aver cercato gli slip usa e getta ma di non averli trovati, quindi toltosi l’accappatoio si sdraiò nudo a pancia sotto sul lettino.
Mentalmente Sabrina all’accoglienza che avrebbe riservato a Francesca aggiunse che l’avrebbe strozzata, ma questa faccenda riguardava il giorno dopo, ora invece le brutte figure aumentavano di numero e non sapendo che dire preferì il silenzio, e preso l’olio iniziò a massaggiargli i piedi.
Notò subito la sua struttura poderosa di chi pratica sport attivo, fisico possente ma senza il filo di grasso, i glutei erano muscolosi e ben modellati; aveva la gambe leggermente aperte e si intravedeva il pene che seppur in posizione di riposo aveva una certa consistenza.
Con la sua clientela aveva sempre chiacchierato, ma questa volta non riusciva a trovare dialogo, ne d’altra parte sembrava che lui fosse molto loquace.
Trovò spunto per parlare allorquando si accorse che un muscolo della coscia era in tensione, non che fosse nulla di grave, ma era meglio osservare un po’ di riposo.
Come esternò queste sue riflessioni lui parve sciogliersi. Seppe quindi che si chiamava Marco aveva 40 anni e da sempre era vissuto nell’atletica, senza grosse pretese, ma qualche medaglia se l’era guadagnata senza contare una pur fugace partecipazioni alle Olimpiadi.
Ora superata l’età delle gare si era dedicato all’allenamento ed anzi aveva un appuntamento, ormai ampiamente superato, davanti al centro con un suo allievo.
In quel momento squillò il cellulare di Marco. Era Massimo, l’allievo, che chiedeva dove fosse finito. Lui rispose che si stava facendo fare uno stupendo massaggio e aggiunse di entrare così avrebbe conosciuto la titolare del centro poi sarebbero andati agli allenamenti.
Sabrina avrebbe preferito che avesse aspettato fuori ma non ebbe neanche il tempo di pulirsi le mani dall’olio che sentì la porta d’ingresso chiudersi e dei passi avvicinarsi.
Non essendo il locale gigantesco, non appena uscì dalla cabina se lo trovò di fronte.
Alto, robusto, tutto nervi e muscoli, una faccia simpatica e scanzonata sotto una massa di capelli neri ma nonostante la giovane età con qualche filo bianco di troppo.
Alla vista di Sabrina il suo viso si illuminò di una ammirazione tanto sincera quanto spontanea e sorridendo disse che trovava completamente giustificato il ritardo del suo ‘maestro’.
L’indiretto complimento colorò vistosamente le guance di lei che rimase in silenzio con un sorriso imbarazzato e il flacone dell’olio in mano.
Pensando che la cosa migliore fosse sbrigarsi ricominciò a massaggiare la schiena di Marco mentre Massimo dopo aver buttato in terra la sua sacca ci si mise a sedere sopra.
Non era ancora passata la sensazione di imbarazzo dovuta al complimento che lei si sentì osservata da dietro o forse sarebbe stato meglio dire da sotto.
Infatti Sabrina aveva il dubbio (se non la certezza?) che Massimo stando seduto in pratica quasi per terra potesse accorgersi che era senza mutandine.
L’imbarazzo di prima diventò doppio.
Divenne triplo quando dovette dire a Marco di girarsi.
Neanche lui aveva gli slip.
Il pensiero che l’indomani avrebbe strozzato Francesca che con la sua sbadataggine l’aveva messa in quella situazione non cambiava le cose; intanto però ora ci stava dentro e cercò una strada per uscirne fuori.
Si dedicò quindi alla parte alta del torace cercando di non spostare lo sguardo, ma non era per nulla facile.
I due stavano zitti e anche lei per quanto cercasse qualcosa di cui parlare non trovava argomenti e quel silenzio non la favoriva certo, parlando si sarebbe distratta.
Riflesso in uno specchio fissato al muro aveva notato che Massimo si era allungato ancora di più per terra per avere una visione ancora più completa.
Ogni tanto incrociava lo sguardo di Marco ma non riusciva a sostenerne il confronto e abbassava gli occhi che invariabilmente andavano sul sesso di lui.
Oltre tutto ora si stava spostando verso gli addominali.
Poi, quando lui le chiese di massaggiargli la spalla più lontana da lei, e lei dovette allungarsi sul lettino favorendo una ulteriore salita del grembiule, capì che era una trappola, che l’aveva fatto apposta, ma non poteva certo dire di no adducendo come scusa che altrimenti Massimo le avrebbe visto tutto.
Si stavano divertendo con lei ma non sapeva che farci, non sapeva come uscirne fuori.
Quel sottile gioco aveva eccitato Marco il cui membro stava assumendo dimensioni sempre più importanti, mentre gli occhi di Sabrina erano sempre più calamitati da quella massa di carne che cresceva come per magia.
Il respiro affannoso di lei tradiva il suo stato d’animo, sentiva che stava cominciando a sudare.
Pensò che era meglio trascurare la pancia e dedicarsi ai muscoli delle gambe, quindi, forse un po’ troppo bruscamente si spostò di lato.
Per poco non cadde, il suo piede destro urtò le gambe distese di Massimo, e per non cadere alzò la gamba e lo scavalcò.
Ma lo fece con una gamba sola restando pertanto in piedi davanti a Massimo con le gambe divaricate.
Non sapeva più che fare, come un automa cominciò a massaggiare una coscia di Marco.
Capiva che stava perdendo completamente il controllo della situazione, era in balia delle sue stesse sensazioni.
Ora si trovava esattamente davanti al bacino di Marco in mezzo al quale sembrava fosse stato eretto un obelisco.
Era nella confusione più completa, aveva la mente vuota, non riusciva a pensare a nulla, si sentiva svuotata di ogni energia e una pericolosa mollezza la stava invadendo.
Guardava ipnotizzata la punta di quel bastone che si stava avvicinando a lei.
Poi capì che era lei che si stava abbassando sotto la pressione delicata ma decisa di un braccio di Marco.
Docilmente si chinò.
Docilmente dischiuse le labbra e lo accolse in bocca.
Nello stesso momento Massimo aprendole delicatamente le natiche frugava con la lingua dentro la sua fica.
La tensione sbocciò improvvisamente in un orgasmo violento ma veloce che la lasciò stordita, poteva udire i propri gemiti uscire distorti dalla sua bocca occupata da quel membro che le arrivava fino alla gola.
Sentiva Massimo che leccava i suoi umori, quella lingua, che entrava e usciva da lei scorrendo fino al buchino poi ritornare a leccare il suo fiore bagnato della propria rugiada, le stava regalando sensazioni delicate, ma nello stesso tempo di una intensità fortissima.
Mentre la sua testa si muoveva su e giù le sue mani vagavano sul corpo di Marco non alla ricerca di muscoli da sciogliere ma alla ricerca del piacere dato e ricevuto.
Mentre con la sinistra gli accarezzava il torace, l’altra si insinuò sotto di lui, tra le sue natiche, istintivamente cercò e trovò quell’orifizio nascosto e lo penetrò con un dito.
Essendo unta di olio entrò facilmente e si spinse fino in fondo.
Il piacere di Marco fu immediato e si manifestò eruttando nella sua bocca un fiume di liquido caldo che quasi la soffocò.
Sabrina bevve senza sprecarne una goccia.
Stava ancora ripulendo con la lingua quell’asta che non dava cenno di cedimenti quando si sentì afferrare per i fianchi.
Era Massimo che da dietro la sollevò come fosse un cuscino di piume e la mise a cavalcioni sul corpo dell’amico la cui verga, ben lungi da essere sazia, sembrava un missile puntato nella sua direzione.
Sabrina si sollevò sulle ginocchia e con la mano ne guidò la punta verso la sua fica poi lentamente scese fino a farlo scomparire dentro di lei.
Le mani di Marco le strinsero i capezzoli la tirò verso di lui finché i suoi seni non toccarono il suo torace.
Nello stesso istante sentì che Massimo accarezzandole le natiche la stava spalmando di olio e subito dopo premere sul suo buchino.
Aveva usato poche volte quella porta, ma l’olio favorì l’entrata e lentamente si fece strada nel suo intestino
La sensazione di essere piena, riempita le tolse quasi il respiro.
Li sentiva muoversi dentro di se quasi con arroganza, come se avessero preso possesso del suo corpo e lo sbattevano a loro piacimento.
Si accorse che stava per essere sommersa da un’onda gigantesca di piacere.
E quest’onda la travolse e un’altra la raggiunse e quando i due la inondarono del loro seme le parve che il piacere le scoppiasse nel cervello.
Poi esausta poggiò il viso sul corpo di Marco assaporandone il suo odore di maschio.
Non seppe calcolare quanto tempo rimasero intrecciati in quel modo, poi lentamente si alzarono.
E quando Massimo rivolto a Marco disse che quello che aveva appena sostenuto era stato il più piacevole allenamento mai fatto scoppiarono tutti e tre a ridere.
Entrarono insieme nella doccia allegri come se fossero tre amici che si conoscevano da sempre.
I due insaponavano lei mentre lei insaponava i due, ma ben presto tra una strofinata e l’altra Sabrina si trovò tra le mani due bastoni di carne.
S’inginocchiò mentre pensava che per questa volta avrebbe perdonato Francesca.

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